Contributi Critici, Culture, Violenza

Concorso a premi per il miglior serial killer

Dopo l’invenzione del modello criminale più gettonato da media e forze di polizia che aspirano ad una promozione, segue il comportamento del misogino per acquisire uno status sociale invidiabile.

Procure e polizie fanno carriera e gioiscono quando possono attribuire all’egocentrico killer quella ventina di casi che altrimenti rimarrebbero ad ammuffire negli archivi e a fare numero per rafforzare le statistiche negative di chi non vuole ammettere di non capirci un tubo sulle indagini da fare per beccare stupratori e femminicidi.

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Genealogia di un serial killer

I primi a parlarne furono quelli che travisarono le gesta di misogini ai danni di prostitute in pieno ottocento vittoriano.

Seguirono gli Stati Uniti che hanno difficoltà a parlare di femminicidio, stupro e violenza di genere e dunque hanno rinominato un mostro per insistere sulla sicurezza delle donne nella famiglia tradizionale.

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Contrattacco maschilista: il terrorismo no-choice

Nella storia che negli USA osserva la repressione delle lotte femministe degli anni 70/80 e la restaurazione maschilista dagli anni ’90 in poi, serve includere il terrorismo no-choice. Uno dei diritti che le femministe acquisirono fu quello di poter abortire. Maschilisti, misogini, antiabortisti fanatici, si allearono non solo per restituire potere al pater familias (l’unico che può decidere del destino della prole), con riforme sul divorzio e affidi di minori, ma anche per cancellare una legge che in assoluto toglieva loro autorità sul corpo delle donne.

Il movimento per i diritti degli uomini e dei padri si concentrò su divorzio e affidi ma non venne meno il loro supporto alle frange più fanatiche antiabortiste. Insieme, oggi, celebrano vittorie per il dopo Trump che per le donne significa cancellazione diritto all’aborto e ritorno alla schiavitù riproduttiva per il pater familias. In alcuni Stati tra quelli confederati Usa l’aborto infatti non è più legale.

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Perché i fascisti vogliono mettere le mani sulle scuole

Lo spiega perfettamente Erika Mann nel suo La scuola dei barbari – L’educazione dei giovani nel terzo reich.

Lei racconta con precisione come il nazismo ha addestrato i giovani tedeschi a considerarsi superiori come “razza ariana” mentre studiavano documenti realizzati apposta per far crescere l’odio per gli ebrei, far diventare quei ragazzi dei delatori che spiavano ogni movimento in casa e nel vicinato e dei misogini convinti che ogni ragazza “ariana” dal corpo sano fosse la futura madre dei figli donati alla patria. Perché quei figli appartenevano di fatto allo Stato.

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Social Dilemma: come i social manipolano le nostre menti

Il documentario The social Dilemma, presente su internet, così come il libro “Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social” di Jaron Lanier, ci spiegano quel che succede a monte delle strategie di marketing e di profitto di social importanti, come Facebook o Instagram e altri meno frequentati.

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Legittima difesa: vietata alle donne abusate

La legittima difesa è normata dall’art. 52 del codice penale che trovate qui. La norma non concepisce che sia la donna a poter difendersi legittimamente in caso di violenza domestica o stupro. Le sentenze, nel caso in cui una vittima di abuso invischiata nel ciclo della violenza decida di difendersi, dimostrano che l’unica difesa possibile per la donna è quella di affidarsi allo Stato, ancor più se lo Stato la infantilizza e pretende in termini paternalisti e patriarcali di decidere in sua vece togliendole ogni facoltà e libertà di scelta.

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Disaster Movies: la morte della fantascienza

Ebbene sì. Mentre tento di gestire i miei malesseri studio e ho fatto una lunga ricerca su una branca nata dalla fantascienza ma che poi si è tradotta in un papocchio catartico per chi vuole star bene quando vede che il mondo va a rotoli.

Si comincia con la serie di film in cui gli alieni devastano la terra, e fin qui possiamo anche lasciar correre i patriottici slogan americani che sono sempre i numeri uno nella vittoria del nemico. Se il film è di produzione russa l’eroe è russo se cinese è cinese e così via.

La cosa curiosa è che fin dagli anni ’50 hollywood si è messa in moto per tentare di rifare il trucco agli USA sterminatori tramite l’uso della bomba atomica, perciò hanno inventato un plot in cui la bomba serve ovviamente a salvare tutta l’umanità.

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Di devianze, manicomi, stigmi e cose da ricordare se parliamo di malattie mentali

Le ultime affermazioni, gravissime, da parte di fascisti che continuano a parlare di “devianze”, riferendosi a disturbi fisici e/o mentali, richiedono una ulteriore analisi. Il punto è che si tratta di opinioni diffuse e ancora culturalmente legittimate, poiché siamo in un periodo di pieno revisionismo storico serve delineare un quadro di quel che era ed è in relazione alla psichiatria. Dalla monarchia al governo fascista, con il codice Rocco, la malattia mentale veniva definita devianza dalla norma in senso antisociale ed era trattata come un problema di ordine pubblico. Manicomi e carceri erano simili nel ruolo di contenimento della “devianza” per consentire maggiore tranquillità sociale. Lo psichiatra era  – per dirla alla maniera usata da Franco Basaglia – un funzionario del consenso che agiva in senso repressivo per lenire il conflitto di classe. Le istituzioni manicomiali erano strapiene di gente povera e che non rispettava le norme imposte. Non era diverso dalla destinazione d’uso fatta dai nazisti nei campi di concentramento. Quando Basaglia e i suoi colleghi arrivarono nel manicomio di Gorizia trovarono reparti stracolmi di persone definite come deviati cronici, la cui cronicità era documentata in appositi registri che venivano custoditi in questura. Si riteneva che il malato mentale fosse un criminale, veniva considerato tale, pur se non aveva mai commesso alcun crimine. I metodi usati per il contenimento di questi “deviati” andava dalla legatura mani e piedi, dall’imprigionamento con gabbie lucchettate disposte attorno ai materassi, dall’obbligo di indossare il “corpetto” o camicia di forza, dall’elettroshock punitivo, dalla strozzatura della persona malata mediante panno bagnato, premuto sulla faccia, mentre qualcuno versava altra acqua. Vi ricorda qualcosa? 

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Prostitute in Rivolta: un libro da leggere

Prostitute in rivolta è un libro pubblicato dalla Tamu edizioni e scritto da Molly Smith e Juno Mac, con prefazione di Barbara Bonomi Romagnoli e Giulia Geymonat e postfazione del gruppo Ombre Rosse. Il libro sarà presentato In un evento organizzato dal mit Sex worker Fest dal 26 al 28 maggio dove sarà presentato anche “Naked and organized. Sex work as practice and representation“. 

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Donna e Femminismo come Brand (per legittimare culture reazionarie)

L’altro aspetto che riguarda le donne che possono essere usate come mezzo di liberazione per le donne bianche (le colf, ad esempio come già scritto qui) riguarda il fatto che le donne di questo paese non si interessano della volontà delle donne straniere di migrare. Ovvero se ne interessano solo quando si parla di tratta confondendola con il traffico di esseri umani. Molto spesso le vittime di tratta sono semplicemente donne che vogliono migrare e che pagano qualcuno per poter varcare illegalmente le frontiere, costrette dalla legislazione razzista del paese che vogliono raggiungere, quindi facendo debiti con chi promette loro opportunità e lavoro presso il luogo in cui stanno andando. Non si tratta di donne rapite affinché poi siano impiegate nell’esercizio della prostituzione. Più spesso si tratta di donne che arrivate nel luogo che volevano raggiungere non trovano assolutamente il lavoro che gli era stato promesso e non sanno come ripagare il debito nei confronti di chi ha consentito loro di passare le frontiere.

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Esercizi di sevizia e seduzione esce a Malta, e con un titolo perfetto

A nove anni dalla sua pubblicazione in Italia per Mondadori, Esercizi di sevizia e seduzione non è invecchiato affatto. Lo sa bene la casa editrice maltese Horizons che, grazie al contributo del Fondo nazionale del libro, propone adesso una traduzione nella lingua dell’isola. Particolarmente appropriato sembra il titolo Mur Ġibek…, traducibile con un “Mettitici tu…” che sottintende un “al mio posto”. L’inversione proposta dall’autrice è infatti mirata a sottolineare quei paradossi ormai invisibili agli occhi di una società assuefatta. 

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Antropologhe femministe e transfemministe a favore della legge contro l’omo-lesbo-bi-transfobia e il sessismo

Ecco un comunicato e un appello che ci piace condividere. QUI il link dove potrete dare la vostra adesione. Buona lettura!

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In occasione della discussione del Disegno di Legge Zan alla Camera prendiamo parola come antropologhe femministe e transfemministe per esprimere il nostro sostegno alla legge contro i crimini d’odio verso donne e soggettività lesbiche, gay, bisessuali, asessuali, trans*, intersex, queer e non binary e per rimarcare la necessità di mantenere all’interno del testo di legge il concetto di identità di genere insieme a quello di orientamento sessuale.

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Antiautoritarismo, Contributi Critici, R-Esistenze

Aboliamo le prigioni? – di Angela Davis

Qualche anno fa minimum fax pubblicò un libro radicale, Aboliamo le prigioni? di Angela Davis, che faceva piazza pulita di tutta una serie di luoghi comuni sulle carceri. Su Minima&Moralia ne hanno ripubblicato un estratto, che prendiamo in prestito.

di Angela Davis

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Il Techbro Prodigo

di M. Farrell

traduzione di diorama

pubblicato in origine il 5 marzo 2020  su: https://conversationalist.org/2020/03/05/the-prodigal-techbro/

I dirigenti tecnici diventati “data justice warrior” sono celebrati come paladini della verità, ma qualcosa va un po’ troppo liscio in questa narrazione.

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Attivismo, Autodeterminazione, Contributi Critici, Personale/Politico, R-Esistenze

E’ ora di parlare di abilismo nei centri sociali

di Gruppo Jump – Oltre tutte le barriere

«Chi commette delle violenze non ne è per forza cosciente, infatti questi meccanismi si fondano spesso su privilegi visti come legittimi, basati su schemi introiettati presenti nella società in generale».

La frase (pescata da “Lavomatic – laviamo i panni sporchi in pubblico”), si riferisce alla violenza di genere, in particolare a quella presente nel movimento antiautoritario. Il fascicoletto prosegue con esempi più o meno provocatori del concetto di violenza («quando qualcuno/uno sbirro ti chiede di stringere la mano al tuo violentatore per riconciliarsi, è violento») e del suo rapporto con il privilegio. Uno di questi esempi mi ha stupito. Continua a leggere “E’ ora di parlare di abilismo nei centri sociali”