di Giulia C.
Ebbene: stavolta mi sono imbattuta in questo articolo di Ida Magli, avendo per l’ennesima volta davanti a me un esempio del fatto che sono soprattutto le donne a essere contro le donne, un po’ come quando il fidanzato ci mette le corna e ci si arrabbia con “quella stronza” (stronza se le va bene ovviamente). E allora riesco a capire come non siamo ancora arrivate alla parità di genere, perché spesso sono le stesse donne contro il proprio genere e educano anche i figli verso questa via.
Questo articolo, che oserei definire vergognoso, soprattutto perché in prima pagina in un quotidiano di importanza nazionale, infatti dice che è un grave danno che la maggior parte delle insegnanti siano donne, soprattutto perché le menti femminili nei secoli non hanno scoperto nulla di ciò che si insegna a scuola, perciò non sarebbero in grado di insegnarlo, perché avendo la vagina non comprendono a pieno questo sapere <<vero>>.
Ovviamente tutto ciò senza considerare che fino a un secolo fa alle donne non era assolutamente consentito di studiare in nessuna parte del mondo, se non a quelle ricche (ma in questo caso accadeva semplicemente per renderle piacevolmente erudite per un futuro marito) e ancora oggi in più di mezzo mondo vorrei ricordare che tantissime bambine non studiano perché sono bambine, e di conseguenza destinate a essere incubatrici, schiave, oggetti sessuali e casalinghe.
Anzi non solo prima non potevano studiare, probabilmente non potevano battere ciglio senza l’autorizzazione di un uomo che le facesse da padrone (padre, fratello, marito, figlio), nel corso della storia infatti alle donne è stato proibito di cantare, di lavorare fuori di casa, di uscire dopo una certa ora, di pubblicare libri, di vestirsi in un certo modo, di indossare gonne troppo corte, di avere proprietà o ereditare etc..
Il ruolo femminile era solo ruolo di cura, ed è per questo che la maggior parte dei lavori femminili sono quello della maestra o dell’infermiera ancora oggi, perché appartengono a un pregiudizio lungo mille secoli. Anche alla nascita dell’Italia, tantissime ragazze furono formate per fare le maestre e “creare gli italiani” assumendo così la figura di “madri della patria”. Eppure basterebbe aprire un libro di storia, leggersi un po’ di sociologia per conoscere i cambiamenti della condizione femminile, e di conseguenza maschile che c’è stata nell’ultimo secolo, dalle suffragette alla rivoluzione sessuale.
Non dico che sia giusto che non ci siano abbastanza insegnanti maschi, ma dico che in tutti i settori dovrebbero esserci sia donne che uomini! E visto il numero di donne che lavorano in Italia – solo il 47 percento – vorrei rassicurare la giornalista tanto intimorita dalla “dittatura femminile” di dormire sogni tranquilli! Anche la scuola cambierà se ci sarà un progresso nella parità di genere nella nostra società, non saranno più solo queste demoniache insegnanti femmine che passano un sapere che gli appartiene, ma ci saranno anche tanti uomini capaci, non si preoccupi.
Altra cosa che mi lascia basita è l’incolpare le troppe insegnanti femmine dell’omosessualità maschile, del “coito sterile” dei maschi che si ribellano a questa dittatura, come se ci fosse qualcosa di male nell’omosessualità o come se questa fosse un disturbo provocato da disagio psicologico.
D’altra parte da quando le donne hanno iniziato a studiare non hanno dato alcun contributo al sapere scientifico o alla cultura, infatti nomi come Marie Curie, Mary Shelley, Virginia Woolf, Grazia Deledda, Oriana Fallaci, Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, le sorelle Bronte, Suor Thèodore, Emily Dickinson e tante altre (e per riferirci all’antichità anche Saffo, o Ipazia), sono nomi che non dicono niente, non hanno cambiato niente loro nel corso della storia.. O forse il vero problema è che queste donne hanno cambiato tanto, una società intera, ma i libri di scuola e tantomeno quelli della “Buona Scuola” ne parlano poco?
Perché si scopre molto di più di donne nella cultura facendo una ricerca su internet che sui libri?
Pensate che addirittura si dice che dietro diversi premi Nobel ci siano progetti rubati alle donne (anche se non so quanto sia vero), o che ci sono state tante donne che hanno finto di essere uomini per fare carriera, per esempio guardate la vera vita di Billy Tipton. O senza andare molto lontano basta guardare come le scoperte di ragazzine africane che hanno la fortuna di andare a scuola, stiano aiutando i loro piccoli e poveri villaggi.
In ogni caso mi chiedo, allora, cara signora giornalista, che ci vanno a fare le ragazze a scuola se secondo lei le donne non sono in grado di comprendere il “puro sapere maschile”? Perché lei è andata a scuola e produce giornalismo se il giornalismo non è stato inventato dalle donne? Ah si, ecco la risposta, probabilmente il suo giornalismo è così scadente perché è una donna e il suo cervello funziona male.
L’aspra ironia critica contro questo articolo esprime a pieno il mio disgusto per chi disprezza la dignità umana, della persona in quanto tale, a prescindere dal sesso femminile o maschile, che non sta nel cervello ma semplicemente nei caratteri sessuali e riproduttivi, e che sì ci rende differenti per molti aspetti, ma complementari, differenti in un modo che dovrebbe essere bello, non disprezzato dall’egemonia dell’uno sull’altro. E che soprattutto non ci rende diversi dal punto di vista cognitivo e dell’intelligenza. E non esiste un sapere maschile o femminile, esiste un sapere umano.