Antiautoritarismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Contributi Critici, Critica femminista, Il Femminismo secondo la Depressa Sobria, R-Esistenze

Donna e Femminismo come Brand (per legittimare culture reazionarie)

L’altro aspetto che riguarda le donne che possono essere usate come mezzo di liberazione per le donne bianche (le colf, ad esempio come già scritto qui) riguarda il fatto che le donne di questo paese non si interessano della volontà delle donne straniere di migrare. Ovvero se ne interessano solo quando si parla di tratta confondendola con il traffico di esseri umani. Molto spesso le vittime di tratta sono semplicemente donne che vogliono migrare e che pagano qualcuno per poter varcare illegalmente le frontiere, costrette dalla legislazione razzista del paese che vogliono raggiungere, quindi facendo debiti con chi promette loro opportunità e lavoro presso il luogo in cui stanno andando. Non si tratta di donne rapite affinché poi siano impiegate nell’esercizio della prostituzione. Più spesso si tratta di donne che arrivate nel luogo che volevano raggiungere non trovano assolutamente il lavoro che gli era stato promesso e non sanno come ripagare il debito nei confronti di chi ha consentito loro di passare le frontiere.

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Comunicazione, Critica femminista, R-Esistenze, Violenza

La Regione Liguria e il muro dell’orrore (con le bambole) dedicato alle vittime di femminicidio

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Luisa scrive:

“Ci sono passata davanti piu’ volte da fine novembre e ogni volta ho fotografato con l’indignazione che mi faceva tremare la mano e le foto venivano mosse. oggi ce l’ho fatta e posso mostrare il muro delle bambole. l’horror wall voluto dalla Regione Liguria per il 25 novembre e che ahime’ sempre lì sta e stara’. Bambole, pupazze, icone di film dell’orrore di quart’ordine inanimate appese. vittime anonime disumanizzate infantilizzate con ferocia. Non in mio nome. in quel muro io non mi ci vedo e non vedo neanche le tante donne che ogni giorno combattono la violenza o la subiscono. Rimbocchiamoci le maniche c’e’ da lavorare e tanto.”

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Antiautoritarismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, La posta di Eretica, R-Esistenze, Violenza

#Antiviolenza #Brand: Wycon dona ricavato a un CAV

immagineCarlotta scrive:

Cara Eretica,

Seguo la tua pagina facebook da relativamente poco, e ti scrivo a seguito del post in cui chiedevi di tenere d’occhio iniziative di marketing che distorcono la lotta alla violenza di genere ai fini di vendita.
Ebbene, di recente io mi sono imbattuta nell’immagine che vedi (sopra).

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Comunicazione, Critica femminista, Femministese, R-Esistenze, Ricerche&Analisi, Violenza

#Femminicidio #Brand: no all’antiviolenza forcaiola, viscerale, emergenziale

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In giro per l’Italia avviene l’ennesima catena di delitti imputabili alla violenza di genere. Lei lo lascia e lui la uccide. Lei vuole separarsi e lui la uccide e si suicida. I titoli dei quotidiani sono significativi. Qualcuno scrive che lui non ha saputo resistere, altri scrivono che si tratta della solita follia che arriva con la prima ondata di caldo. Le uccisioni sono imputate a qualunque cosa meno che alla cultura che li genera. Questo è fastidioso, per usare un eufemismo, quanto fastidioso è vedere la congregazione delle sorveglianti del sacro fuoco, la passione perenne che infiamma gli animi delle donne borghesi che attendono la conta dei cadaveri per dare fiato alla sete di linciaggio.

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Comunicazione, Contributi Critici

Iva al 4% su assorbenti: anche la strumentalizzazione delle donne è violenza!

Giacomo ha letto il mio post sulla riduzione dell’Iva al 4% per gli assorbenti e non è d’accordo su un po’ di cose. Molto volentieri pubblico qui la sua argomentata e bella critica. Buona lettura!

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In questi giorni sta circolando la notizia di una proposta di legge avanzata da Civati, per ridurre l’Iva sugli assorbenti dal 22% al 4%, equiparandoli a beni di prima necessità. L’idea della proposta ricalca leggi simili già presenti in altri paesi occidentali, ma anche le iniziative lanciate diverso tempo fa da svariate realtà del panorama politico radicale e libertario.

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Comunicazione, Critica femminista, Recensioni

Star Wars VII: come il marketing normalizzò il femminismo

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Star Wars, il risveglio della forza, secondo me non è poi tutta sta gran cosa femminista. Anzi prende il femminismo e lo normalizza, lo norma, dirigendolo in una sola, unica, chiara, traiettoria. Ci sono delle novità rispetto alle puntate precedenti ma nulla che non sia già noto agli/alle amanti delle saghe fantascientifiche. Non lo è più di quanto lo sia stata la protagonista di Mad Max Fury Road. Proverò a non spoilerare e cerco di fare solo alcune considerazioni sul perché sia stato venduto come prodotto femminista (gran bella dose di pinkwashing targata Disney) anche se in realtà non introduce chissà quali novità.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Precarietà, R-Esistenze, Violenza

#25Novembre #IoMiSalvoDaSola: siamo tutt* Cappuccetto Rosso!

Siamo tutt* Cappuccetto Rosso
Siamo tutt* Cappuccetto Rosso

 

La giornata del 25 novembre volge al termine e io vorrei raccontarvi la storia di tre donne.

Barbara è una quarantacinquenne che è stata licenziata cinque anni fa a causa della “crisi”. Non ha più trovato lavoro ed è rimasta ad abitare con l’ex marito, da separati in casa. L’ex marito non è una persona violenta e anzi le è molto amico. Ma Barbara ha tante colleghe che sono disoccupate come lei e dice che una delle loro maggiori preoccupazioni, all’epoca del licenziamento, era il fatto di dover dipendere da mariti e genitori. Tre su 27 si sono separate senza possibilità di mantenersi da sole. Sono tornate a vivere con i genitori e a subire perciò situazioni di grande tensione. In qualche caso sono tornate dagli stessi genitori dai quali erano fuggite molti anni prima. Due su 27, a parte Barbara, sono state costrette a restare in casa con l’ex marito, per il bene dei figli, e dopo qualche tempo hanno confidato che pur volendo andare via non potevano farlo. Perciò la dipendenza economica, spesso, è causa di gravi conseguenze per le vittime di violenza. Tale dato viene trascurato da borghesi e teoriche della violenza da estirpare semplicemente estirpando l’uomo. Cosa certa è che tante di queste signore non hanno bisogno di un lavoro, hanno una casa e percepiscono un reddito. Ecco perché non gliene frega niente di proporre leggi a prevenzione della violenza, di genere, economica e sociale, che parta da una redistribuzione equa del reddito per tutt*. Meglio legittimare, all’insegna dell’emergenzialità, giocando con i numeri della violenza, esagerando, gonfiando, come oggi fa Repubblica contrariamente agli stessi dati diffusi dai Centri Antiviolenza che segnano un – 40 rispetto al dato fasullo del quotidiano online, leggi repressive, securitarie, che sono fedeli alla prassi di uno stato paternalista, di istituzioni patriarcali che esaltano le presunte operazioni di salvataggio a cura di tutori dell’ordine invece che esaltare le scelte autodeterminate delle donne. Più denunce non significa meno violenza. Chi lo afferma dice il falso. Se le donne restano sole e dipendenti dagli ex mariti dai quali, peraltro, continuano a dipendere economicamente (con assegno di mantenimento e varie), la denuncia non è una valida opzione. Prima devono realizzarsi le condizioni affinché le donne possano ricominciare a vivere altrove e poi, solo poi, si chiede alle donne se vogliono denunciare o meno. Ricordo, tra l’altro, che tutto il percorso che le istituzioni al momento seguono, dal percorso rosa negli ospedali all’impossibilità di ritirare la querela, tende a dimostrare che le donne non sono affidabili e che possono perfino essere considerate delle bambine non in grado di intendere e di volere al punto che le istituzioni insistano nel sostituirsi a loro in ogni decisione possibile.

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Ancora una campagna antiviolenza che colpevolizza le donne

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Gabriella mi segnala una terribile campagna contro la violenza sulle donne. Naturalmente è tutta colpa della donna, perché non confida nelle istituzioni, perché crede ancora che lui possa cambiare e inoltre è necessario presentare la donna piena di lividi non rispondendo alle stesse richieste che chi si occupa di comunicazione da tempo fa a chi promuove queste sbagliatissime campagne antiviolenza.

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Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

Il brand antisessista che realizza altri stereotipi sessisti

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C’è stato un tempo in cui avremmo fatto carte false pur di leggere un ragionamento critico sui condizionamenti estetici che obbligavano le donne a ritoccarsi per adeguarsi al modello offerto dalle riviste patinate. Poi avvenne che ci si interessò, fino all’ossessione, di quel che il corpo delle donne doveva patire per guadagnare punti in paradiso. Qualcuna fu felice di veder scippate lotte antisessiste da chi ne realizzò un ulteriore business ed eccoci ad avere a che fare con il brand donne, antiviolenza, antisessismo, riprodotto in salsa glamour senza che sia minimamente messo in discussione nulla di quel che bisognerebbe far notare.

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Antiautoritarismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Comunicazione, Critica femminista, R-Esistenze

L’otto marzo secondo Vodafone e le favole sovvertite

Pubblicità Vodafone. Sembra la descrizione del mondo secondo chi asserisce che la teoria giender sta rovinando il mondo. Perciò è meglio ribadire che le differenze di sesso sarebbero indispensabili. Come farebbe d’altronde una bambina a crescere bene se non sapesse, un giorno, di poter indossare una scarpina di vetro per poi auspicare uno sponsalizio con un bel principe? E come fa un bambino a sopravvivere all’idea che le favole parlino di una eroina invece che di un eroe?

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Antisessismo, Comunicazione, Critica femminista, Femministese

Cindy Crawford non ha scelto di far pubblicare una foto non ritoccata

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Quando ho letto su Repubblica che Cindy Crawford era stata addirittura eroica per aver mostrato il suo corpo da quasi cinquantenne, senza ritocchi con photoshop, mi sono detta che non c’era nulla di eroico. I nostri corpi sono normali, li vediamo per quello che sono, con i segni del tempo, le nostre cicatrici, le rughe di espressione, le gravidanze, i dimagrimenti, la perdita di tono muscolare, la cellulite, le smagliature, perché noi non dobbiamo esibire un’immagine costantemente menzognera per continuare a procacciarci consenso. O meglio, non avremmo alcuna difficoltà a mostrare un culo un po’ più grosso, un seno un po’ più cadente, una pancia che non è più piatta, un corpo che è e rimane splendido per quanto ad alcune sia difficile accettarlo.

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Comunicazione, Critica femminista, R-Esistenze

Pinkwashing all’Expo Milano 2015: come usare le donne per tingere di rosa uno sfondo scuro!

Non bastavano quelli della decrescita felice ad appioppare alle donne la cura di tutto il pianeta, ci si mette pure Expo Milano 2015 a stabilire che le donne hanno l’unico impegno, in vita, di cullare il pianeta e partecipare a tutta la faccenda in quanto noi Tonne saremmo specialiste in fatto di corretta nutrizione. Dunque se devi parlare di faccende culinarie parli con le femmine. Se parli di meccanica parli con gli uomini. A scambiare i nostri presunti saperi su questa competenza attribuita per sessismo malefico e assai diffuso ci sono niente meno che artiste, scrittrici, imprenditrici, e così via e non ho capito se parteciperanno per raccontare del momento clou della loro vita, ovvero quando hanno allattato il bebè, o se osserveranno semplicemente gli scambi di competenze tra uomini inserendo, ogni tanto, quel tocco “femminile” che a certuni piace tanto. Un tenda a fiori qui, un ricamo là. Voglio dire: se parteciperanno rappresentanti istituzionali e membri di governo… alle donne presenti spetterà far attaccare alla loro tetta perfino il presidente del consiglio o potranno proferire verbo ogni tanto?

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Antiautoritarismo, Comunicazione, Critica femminista, Culture, Recensioni, Violenza

Gone Girl e Il Sospetto: due film sulla costruzione sociale del mostro!

[Avviso spoiler – se non volete anticipazioni dei film andate oltre]

Del film Gone Girl (L’amore bugiardo) ha già scritto la bravissima Angela Azzaro. Dopo averlo visto vorrei condividere anche le mie riflessioni. In scena è un femminicidio simulato, seguendo la traccia dettata dai media e dalle trasmissioni tv sullo stile di quelle che registrano presenze e conduzioni piangenti e nazional/popolari. Tutto quel che avete visto in occasione di altri delitti qui in Italia lo vedete in questo film i cui attori si impegnano in una interpretazione magistrale che ti lascia con il fiato sospeso fino all’ultima imprevedibile scena. Tutto segue un copione preordinato, e alle persone che vivono quella vicenda non resta che adeguarsi e condurre una recita adeguata alla Tv. Infinite possono essere le analisi su questo film. Tutto può essere detto salvo, come qualcuno mi riferiva, chiederne la censura perché la narrazione rompe i cliché preordinati e stereotipati in cui lui è cattivo e lei è buona. Qualcun@ avrebbe perfino detto che il film andrebbe ritirato dalle sale perché parla del femminicidio in quanto “brand” utile a fare audience e restituisce delle donne una immagine non evidentemente strapositiva. Sono umane, con i loro pregi e difetti, come gli uomini, e sanno provare sentimenti cruenti, perfidi, mettendo in atto vendette estreme, nel caso in cui perdono il controllo delle loro relazioni.

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Gone girl, quando il femminicidio diventa un format tv

(avviso spoiler-se non volete anticipazioni sul film andate oltre)

di Angela Azzaro

Gone girl o L’amore bugiardo è un film – regia di David Fincher (Seven, Fight club) – che tutti dovrebbero vedere. Tutti coloro che credono che la tv dica sempre la verità ma anche e soprattutto coloro che combattono questa convinzione ormai assodata nella testa della maggior parte dei cittadini-telespettatori. Niente di nuovo, direte voi. Se non fosse che Gone girl è molto bello e soprattutto assai complesso. Infatti il tema dei processi in tv si sposa con un’altra questione molto dibattuta, in Italia, e non solo, visto che il film è statunitense: la violenza maschile sulle donne e il modo in cui i media la stanno sfruttando. E, purtroppo, anche banalizzando.

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'SteFike, Comunicazione, Critica femminista, R-Esistenze

Brand antiviolenza, marketing e sfilate di moda

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In questi giorni sicuramente avete notato come il marketing che pubblicizza qualunque cosa in nome della lotta contro la violenza sulle donne sia invasivo a tutti i livelli. E’ anche un marketing creativo che sulla pelle delle donne morte rivende la muraglia di orribili bambole realizzate da stilist* a Milano. Rivende anche un canale televisivo con l’annuncio di una programmazione fatta di puntate tratte da varie serie televisive nelle quali vedremo le donne squartate, sventrate, sgozzate, ischeletrite e dunque funzionali alla nuova pornografia televisiva che non vuole solo vederci nude, oh no, vuole vedere anche quel che che c’è dentro di noi, organi e ossa incluse.

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