Autodeterminazione, La posta di Eretica

Sono incinta e non ce la faccio più

Lei scrive:

Ciao Eretica,
Sono incinta all’8 mese inoltrato, 34 settimane per la precisione. Premetto che sono contenta e che va tutto bene. Nascerà una bambina, voluta ardentemente.

Sono stata una delle gravidanze della quarantena, tutto sommato niente male: casa, niente lavoro ma bonus dell’inps, compagno sempre vicino perché ha lavorato con il famoso “smartuorky”, pochi parenti, tante telefonate e ospedali sempre liberi e vuoti perché sono rientrata nei percorsi che non si potevano sospendere (quasi sempre: c’è stato un buco di 2 mesi in cui sono stata figlia di nessuno, ma poca cosa tuttavia).

Dicevamo. Stiamo bene: lei sta bene, cresce, si muove, è già cefalica, io gravidanza fisiologica tutto ok: niente pressione alta, niente diabete gestazione, niente piedi e gambe gonfie. Insomma una bomba. E quindi?

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Antisessismo, Autodeterminazione, Comunicazione, Critica femminista, R-Esistenze

Padri tutti cattivi? Retorica che ci riporta alla madre in tempo fascista

Premiazione della miglior madre fedele alla patria

 

In questi giorni si è tanto parlato del padre che ha ucciso i figli per vendicarsi dell’ex moglie. La stampa ha deciso che lui è la vittima. Non si parla dei figli uccisi ma della cattiveria della ex che ha osato separarsi e tentare di andare avanti con la sua vita. A parte alcuni articoli critici ed equilibrati che hanno parlato della questione sono circolate le solite generalizzazioni che pongono i padri che desiderano continuare ad avere una relazione con i figli dopo la separazione tutti nello spazio dei violenti. La retorica è sempre la stessa: se chiedi di stare con tuo figlio sei un violento. Lo dicono alcune persone che criminalizzano in generale i padri e che considerano l’affido condiviso come una bestemmia che lede il diritto proprietario delle mamme santissime.

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Autodeterminazione, La posta di Eretica, Personale/Politico

Incinta. Bambino tutto bene. Del mio corpo chissenefrega!

Lei scrive:

Ciao Eretica, scrivo qui perchè ho bisogno di confronto e non so davvero più dove cercarlo. In aprile ho scoperto di essere incinta, non è stata una gravidanza cercata ma io e il mio compagno abbiamo scelto di portarla avanti, nonostante i dubbi e le paure. Pochi giorni dopo, ho avuto delle perdite di sangue con forti mal di pancia e sotto consiglio della mia dottoressa sono andata al pronto soccorso ostetrico dell’ospedale Mangiagalli di Milano.

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Come insegno a mia figlia a difendersi dal sessismo quotidiano che dovrà subire?

Lei scrive:

La prima lezione che ho imparato a proposito del sessismo l’ho ricevuta a 9 anni. Ebbi le mestruazioni abbastanza precocemente e mi spuntarono le tette che su una bambina facevano abbastanza impressione. Io mi sentivo a disagio e le mie compagne e i compagni mi sfottevano continuamente. Ma quella lezione la ricevetti da un uomo adulto che mi invitò a prendere un gelato chiamandomi “bella signorinella” sollecitandomi a mostrare i miei seni. Io rifiutai, naturalmente e da bambina qual ero risi perché mi sembrò scemo. Ma lui fu solo il primo di una serie che vedevano nelle tette un segno di crescita sessuale. Non riuscivano a reprimere parole e pensieri e io mi chiedo oggi come sia possibile che un uomo adulto non provi vergogna quando guarda una bambina e vede solo un oggetto sessuale.

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La posta di Eretica, Personale/Politico

Il mio post parto gemellare così tanto complicato

Lei scrive:

Ciao Eretica,
Dopo mille pensieri e mille volte che volevo scriverti, ma che non ho mai scritto adesso penso sia giunto il momento.

Sono madre da 8 mesi e sono gemelli, ho 38 anni e sono disoccupata, il mio compagno si fa carico di tutto. Dette queste generalità, cercherò di spiegare il mio stato emotivo che non è per niente positivo. Tutto inizia dal concepimento, confusione mista a gioia, dieci anni prima ho praticato una interruzione di gravidanza volontaria, scelta difficile e mi sono ripromessa che mai più avrei ricorso a questa pratica, perciò c’è poco da spiegare, l’età di entrambi per essere genitori è più che matura. Qualcosa di questa gravidanza mi disturba, all’epoca, cioè lo scorso anno, stavo per rimettermi in gioco con il lavoro e progetti indipendenti, ero al top.

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Autodeterminazione, Contributi Critici, Personale/Politico, R-Esistenze, Recensioni

In “God of War“ le mamme vengono per ultime

Articolo in lingua originale QUI. Traduzione di Cecilia del gruppo di lavoro Abbatto i Muri.

In un gioco incentrato prevalentemente su padri e figli, il ruolo della madre è destinato ad essere invisibile o tossico.

Questo testo contiene spoilers di ‘God of War’, compresa la conclusione del gioco. Continua a leggere “In “God of War“ le mamme vengono per ultime”

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Donna. Disobbediente. Cattiva. Egoista

Non scegli la famiglia in cui nascere. Ti capita. Ecco tutto. A me è capitata una famiglia con un padre furioso e una madre al suo servizio, martire e sacrificata “per il bene dei figli”. Quando sono rimasta incinta non c’era niente che mi facilitasse l’idea di abortire e così ho partorito, attorniata da gente che mangiava confetti e confezionava copertine del colore adatto al sesso biologico della prole. Un parto doloroso e poi la sorpresa: non somigliavo affatto a mia madre. Non mi piaceva il martirio, il sacrificio, perciò ero egoista. Molto egoista. Talmente egoista da scegliere di ribellarmi all’altro padre padrone che entrò nella mia vita grazie ad uno spermatozoo e all’esaltazione del modello femminile sponsorizzato ovunque.

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Iva su assorbenti, paternalismo e maternalismo (Sterilizzateci Tutte!)

Maternalismo. Ho trovato il termine appropriato. Lo descrive Lina Meruane nel suo ultimo libro “Contro i figli” (da leggere!). Quando le altre dicono cosa sia meglio per te, per tutte le donne, parlando di maternità e questioni biologiche, riproduttive. Paternalismo: quando lui sa quel che è meglio per te. Unito all’ambientalismo pretestuoso, imposto come dovere di ritorno ai vecchi ruoli sociali delle donne, il paternalismo è quello dell’esponente del M5S che ci impone la maniera di raccogliere il sangue delle nostre mestruazioni.

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La famiglia tradizionale? Io avrei preferito non nascere

Lei scrive:

Ciao a tutta la redazione di abbatto i muri.
Desidererei rimanere anonima, vi ringrazio.

Oggi vi racconterò il perché l’aborto è un importante diritto che le donne devono essere libere di utilizzare quando non vogliono il figlio che hanno concepito.
Io ho 23 anni, ho sofferto per 20 di questi e oggi mi porto ancora dietro i problemi di quei 20 anni passati a soffrire.
La mia mente è a soqquadro, il mio cervello mi sembra una viscida poltiglia nera che mi cola amara giù per la gola quando ricordo tutto il male che ho subito, solo per il fatto di esistere. Solo per il fatto di essere nata contro la volontà di mia madre.

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Contro i figli, Pamphlet di Lina Meruane

recensione di Virginia

Meruane descrive con tono brillante ma intessuto di partecipazione le violente pressioni cui ogni donna è sottoposta nel sistema patriarcale e capitalista occidentale per costringerla a procreare. Il pamphlet è punteggiato da preziosi rimandi e citazioni di scrittrici, soprattutto sudamericane (ma non solo). Ogni capitolo si muove attorno ad un tema ed ogni capitolo lascia qualche ricordo felice, perciò vorrei brevemente annotare quello che mi piace di più di ciascun capitolo.

Nel primo capitolo “La macchina sfornafigli”, da diverse angolazioni e con toni anche divertenti – i ragazzini del piano di sopra che ballano il tip tap – emerge la posizione indiscutibilmente “dovuta”, contro ogni logica razionale, che il Figlio ha assunto nell’immaginario collettivo odierno: “l’insistente ticchettio del dettame sociale: ormoni e sermoni sulla riproduzione si sommano, facendo sì che la maternità come obbligo diventi difficile da evitare”. E’ contro i Figli e non contro le bambine e bambini che disserta Meruane, non contro i tanti piccoli che arrivano dai luoghi più martoriati del pianeta, piccoli (o grandi) che potrebbero essere accolti in relazioni familiari: questa è un’altra storia e altri libri e il pamphlet si scaglia invece contro la figura del Figlio-Di-Sangue, contro il “destino materno normalizzato e naturalizzato”.

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“La mamma è sempre la mamma”? Non quando è un’egoista alcolista

Lei scrive:

Ciao Eretica,
è da tanto che penso di scriverti e finalmente mi sono decisa a farlo.
Ti chiedo di mantenere l’anonimato,se deciderai di pubblicare questa lettera.

Parto premettendo che questo è più che altro uno sfogo per una situazione che ho vissuto e sto continuando a vivere, ma che non ho mai voglia di condividere con nessuno o quasi.
Sono figlia di una madre alcolista.

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Autodeterminazione, R-Esistenze

Perché dovrei avere rispetto delle tradizioni cattoliche se quelle tradizioni non rispettano le donne?

Lei scrive:

Oggi sulla pagina ho letto un divertente scambio di accuse e in qualche caso di utili informazioni. Tutto partiva da una immagine in cui chiaramente si celebrava un rito cristiano e che quei ridicoli costumi siano parte della nostra cultura, come di quella dei templari, o del massoni e in seguito, con il dovuto copyright ai cattolici, del ku klux klan poco importava perché il senso di un post di quel tipo, a mio avviso, sta nella sua ironica laicità.

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Non ho allattato e me ne vanto!

Lei scrive:

Avevo già scarse intenzioni di allattare mio figlio. L’ho fatto ma è durata tre settimane e poi il latte puff è scomparso. Quando l’ho detto a mia madre si è messa a strillare. “Bisogna attaccare il bambino che tira e tira fino a quando il latte non ritorna… è un miracolo”. Allora ho detto che evidentemente io non ero una miracolata e che il bambino pur se attaccato al capezzolo finiva per addormentarsi dopo due secondi. A quel punto è partita l’inchiesta. Forse io avevo un liquido malefico per farlo addormentare. Forse lo ipnotizzavo per ammansirlo. Forse, forse, forse. In ogni caso era colpa mia.

Io non volevo allattare mio figlio e il latte era morto. Che bello, pensavo. Se tutto fosse così allora basta che io dica “non voglio” e tutto smette. Tipo che non voglio più restare incinta o che non voglio più avere le mestruazioni o che non voglio essere donna. Perché questo impiccio doveva toccare solo a me? Mio marito se la rideva, conoscendo il mio senso dell’umorismo non se la prendeva più di tanto e poi è corso in farmacia a prendere il latte in polvere e ha cominciato ad aggeggiare preparando i biberon. Per lui era stata una liberazione. Vai, vai, diceva. E io uscivo tranquilla mentre lui si intratteneva con il bambino in braccio.

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Leaving Neverland: Michael Jackson, presunto pedofilo, e le madri dei bambini

Ho visto il documentario e ciò che a mio avviso viene fuori con maggiore intensità è il fatto che ad essere colpevolizzate degli abusi subiti da Wade Robson e James Safechuck sono le rispettive madri. Entrambe fuggite da una dimensione provinciale e con l’idea di poter lasciarsi alle spalle anche matrimoni “normali”, le due donne alla fine dichiarano il proprio fallimento, il fatto di non essersi rese conto di niente ma figli e nuore sembrano non riuscire a perdonarle. La madre di Wade Robson, soprattutto, colei che dall’Australia è partita lasciandosi alle spalle un marito mentalmente fragile che poi finirà per suicidarsi. Ma anche l’altra madre che nel suo racconto elenca i numerosi benefici, anche economici, che dal rapporto con Michael Jackson le sono derivati. Viaggi in prima classe, in limousine, alloggi in ambienti da sogno, prestiti per acquistare case e promuovere le carriere dei figli. Accecate da questo non si sarebbero rese conto di quanto stesse accadendo sotto i loro occhi.

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#Verona: Congresso per la Famiglia. Ecco i punti in programma di chi vuole ristabilire “l’ordine naturale”

Avete presente le campagne contro il “gender” o contro la “maternità surrogata” (con strategie fake che sembrano occuparsi del bene delle donne quando di donne non gliene frega assolutamente niente – cosa che ci fa capire perché organi di stampa ipercattolici danno spazio a sedicenti “femministe” che parlano esattamente lo stesso linguaggio omofobo) e le proposte di demolizione della legge 194 e ancora altre proposte contro le unioni civili per coppie omosessuali e l’opposizione alle proposte di legge contro l’omofobia e altre cose ancora che in questi ultimi anni vi sono sembrate separate le une dalle altre?

In realtà fanno parte dello stesso piano concepito da ideologi e politici che in Europa e nel Mondo applicano esattamente le stesse teorie al servizio di propaganda che vuole raggiungere i medesimi obiettivi. Quello che vedete sotto è un report realizzato da Epf, una rete di parlamentari di tutta Europa impegnati a tutelare la salute sessuale e riproduttiva delle persone nel loro paese e all’estero. Questo report, una ricerca complessa e approfondita, è stato diffuso in rete per informare quelle persone che non sanno ancora nulla di ciò che più o meno potrebbe discutersi a Verona al Congresso mondiale della famiglia che è alla tredicesima edizione e comprende un programma che non lascia dubbi sulle finalità che si propone di raggiungere.

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