Antiautoritarismo, Comunicazione, Contributi Critici, Culture, Recensioni, Vedere

Social Dilemma: come i social manipolano le nostre menti

Il documentario The social Dilemma, presente su internet, così come il libro “Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social” di Jaron Lanier, ci spiegano quel che succede a monte delle strategie di marketing e di profitto di social importanti, come Facebook o Instagram e altri meno frequentati.

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Personale/Politico, Salute Mentale

Agorafobia e burocrazie

Mi hanno concesso qualche mese di invalidità ma mi hanno sospeso la patente. Per riaverla dovrei uscire, telefonare, organizzare. Tutto è lontano e solo guardare info sul web mi fa venire il panico. Posso inoltrare qualcosa se ho la firma digitale ma per averla devo fare lo spid alle poste e mi gira la testa, comincio a sudare freddo e infine si appanna la vista. Se non ho nessuno che mi aiuti non so come fare ma non vorrei sempre delegare e non posso farlo.

Dipendo, da qualcuno, da leggi complicate, dalle mie paure irrazionali. Se devo affrontare qualcosa di burocratico vado in paranoia. Ancora sudore freddo, capogiri, vista appannata.

Per andare dalla psichiatra mi serve la macchina, quindi qualcuno che mi accompagni e poi ricomincia la procedura per chiedere il riesame di invalidità. Andare al disbrigo pratiche, fissare appuntamenti, poi attendere convocazione, tornare con certificati medici. Se non avessi nessuno a darmi una mano potrei annegare nel panico.

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Pensieri Liberi, Personale/Politico, Salute Mentale

Anestetizzarsi: come si diventa dipendenti

Penso molto a ciò che mi distrae dal non pensare, ovvero da quello che mi fa paura affrontare, anche se non dovrei provarne per quello che ho narrato e vissuto. Eppure la ricerca di metodi per anestetizzarsi è una parte quasi cosciente della vita di molte persone. C’è chi beve (io per fortuna almeno quello no), c’è chi fuma (nicotina a tratti un decennio sì e uno no e adesso il tabacco impera), c’è chi mangia e si abbuffa (poi vomita, come faccio io e chi soffre di disturbi dell’alimentazione). C’è chi eccede nell’uso di droghe (quelle illegali e quelle legali, tipo i farmaci calmanti che mi vengono prescritti). C’è chi si anestetizza guardando la tv per ore e ore, guardando sui social le vite altrui che scorrono mentre la tua resta salda sul divano. C’è chi affoga le paure nei videogiochi, o con un milione di altri metodi che ti danno l’illusione di muoverti mentre sei ferma.

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Personale/Politico, Recensioni

Come mi sento

Per un motivo per un altro sono giorni che non parlo con nessuno e non mi confronto su quello che mi sta succedendo. Vedrò la psichiatra e l’assistente sociale domani e spero di poter confidare in loro per tentare di ottenere un po’ di sicurezza per stare meglio. In questo periodo tutto è diventato confuso e complicato, io stavo meglio e la persona che si prendeva cura di me è crollata e ho deciso di sostenerla e di prendermi cura di lui perché gli voglio bene e qualunque bizzarria riguardi il suo malessere va posta in secondo piano perché non abbandono chi si è preso cura di me per tanti anni. Rifiorisce la speranza di poter ricominciare da capo e riacquisire la certezza di una relazione della quale ho analizzato punti deboli e forti.

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La posta di Eretica, MalaRazza, Personale/Politico, Precarietà, R-Esistenze

MalaRazza e la disoccupazione

La povertà non è uno stato d’animo. Non si tratta di trascuratezza o di degrado soggettivo. Così vogliono farvi credere quelli che vi consegnano la colpa di essere poveri. Io sono povera e non è colpa mia. Non sono in grado di pagare la bolletta della luce a fine mese, spero solo che non la taglino. Il gas posso ancora usarlo ma quando finiscono i soldi che avevi messo da parte per i tempi bui, quelli in cui non avresti trovato lavoro, quei tempi bui si affacciano alla tua vita e tutto succede una cosa dietro l’altra, una disgrazia dietro l’altra. Ti senti un’accattona mentre giri per uffici a verificare le tue possibilità. Torni a casa con la rivistina che trovi da qualche parte dove stanno scritte le offerte di lavoro. Poi scopri che non c’è una vera offerta di lavoro in nessuna delle pagine attentamente sfogliate. La tragedia è che non si può fare diversamente. Non hai alternative a meno che non ti metti a rapinare banche e anche per quello ci vuole un talento che non ho.

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Autodeterminazione, La posta di Eretica, Personale/Politico, R-Esistenze, Storie

L’infinito cerchio della violenza e i nuovi inizi

Lei scrive:

Cara Eretica, mi sono fatta male a sedici anni, quando ho deciso di consegnarmi anima e corpo ad un uomo che mi ha maltrattata e mi ha costretta molte volte a fare cose che non avrei voluto fare. Lui esercitava controllo su di me e io non riuscivo a sottrarmi e andare per la mia strada. Per molto tempo ho pensato di amarlo e che lui mi amasse e quando qualcuno si intrometteva io dicevo che non erano affari suoi e che io stavo bene così. Ho impedito a mia madre di interferire e ho preferito stare con la madre del mio “uomo”. Pensavo che fosse giusto così. Non sapevo risolvere il conflitto con mia madre e sono scappata da lei a costo di sprofondare all’inferno.

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La posta di Eretica, Personale/Politico, Precarietà, R-Esistenze

Lo stigma sulla “tossica” e la sua povertà sono altre cause della sua morte

Lei scrive:

Cara eretica, ho compiuto ventuno anni da poco. Quando avevo sedici anni ero una tossica e frequentavo “brutti” ambienti”. A me poteva accadere quello che è successo ad altre ragazze. Sono stata fortunata e non mi sento diversa dalle ragazze che vengono giudicate male, sempre che chi le stupri o le uccida non sia uno straniero. In quel caso il cattivo giudizio si trasforma in una beatificazione della vittima perché se la vittima non è beatificata allora il “nero” di passaggio non può essere colui sul quale si sfoga tutto l’odio di chi sa solo odiare.

Quello che io vorrei fosse chiaro è che in certe situazioni non è l’ambiente ad essere brutto ma brutta è l’indifferenza di una società che ti getta in un angolo, che ti tratta come immondizia perché si pensa che se ti droghi sia totalmente colpa tua. Ho visto tante persone drogarsi di nascosto. Figli di papà cocainomani, padri di famiglia che sniffavano eroina, donne eleganti che si facevano di tutto e di più. Quello che voglio dire è che la differenza tra me e loro erano i soldi. Se io avessi avuto i loro soldi non avrei corso certi rischi. Avrei potuto drogarmi in un salotto firmato senza rischiare niente. A meno che non ti fai un’overdose perché vuoi crepare.

I ricchi arrivano nelle periferie solo per comprare e a volte non fanno neanche quello perché hanno l’amico ricco che si fa più ricco vendendo droghe. Quello che ci separa è la classe di appartenenza. Nessuno ha pensato al perché alcune vittime si trovassero in certi ambienti. Nessuno ha analizzato il perché del fatto che i drogati si nascondono. Se non hai un posto dove andare o se non hai il papino che ti paga l’appartamento in centro non hai molta scelta. Se ci sono i fascisti che continuano a criminalizzare il tossico come categoria rognosa della società, al punto da riempire le galere di poveri, per lo più immigrati, solo perché in possesso di un paio di canne di hashish, quel tossico viene disumanizzato.

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La posta di Eretica, Precarietà, R-Esistenze

Sono precaria e mia figlia è dipendente da giochi a pagamento

Lei scrive:

Cara Eretica, volevo parlarti di un problema che credo riguardi molte persone e molti genitori. Ho una figlia che ho educato secondo i principi che mi hanno aiutata a crescere e credevo lei fosse libera da dipendenze di qualunque tipo ma all’improvviso ho scoperto che ha addebitato alla mia carta i costi di tanti giochi che vengono dapprima proposti gratis come app salvo poi il fatto che se vuoi evolvere più in fretta o accedere a più risultati devi pagare. Paghi per comprare “diamanti” che puoi spendere in un gioco di ruolo, quando partecipi ad una gara tra regni in guerra. Paghi per comprare un livello in più in stupidi giochi in cui guadagni soldi finti e per guadagnarne di più finisci per pagarne di veri.

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Cosa fai se la persona che ami soffre di disturbi psichiatrici?

Relazioni e malattie psichiatriche. Meglio: avere una relazione con una persona che soffre di una malattia psichiatrica. A parte la definizione che può risultare più o meno controversa o più o meno stigmatizzante quel che vorrei approfondire, con il vostro aiuto, come sempre, con le vostre storie e le vostre esperienze personali, è il fatto che una relazione con una persona affetta da un qualunque tipo di disturbo sia di fatto una scelta consapevole o una scelta in presenza di ricatti emotivi e sensi di colpa.

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Io mi nascondo, perché ho paura di vivere

Icaro – Matisse Henri

 

Lui scrive:

Ciao, sono un ragazzo di Roma, ho 26 anni e mi nascondo. Da tutti. Da tutto ciò che può essere, ai miei occhi, una minaccia. Vi ho scritto un paio di volte, in passato, per cercare un po’ di conforto in un momento particolarmente difficile della mia vita; attraversavo un forte momento depressivo dovuto a tanti diversi motivi.
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Cronache Dublinesi

Cronache Dublinesi: il santo natale!

La mia distribuzione di curriculum va a rilento. Ho deciso che voglio provare con i sexy shop. Sono preparata sulla materia, posso vendere qualunque prodotto e chissà che da lì non vengano fuori mille storie da raccontare. E’ strana Dublino con il caldo che fa in questo periodo. Oggi 12 gradi e mi dicono che è veramente strano un natale così. Le vetrine sono piene di oggetti regalo e di presepi laici con gnomi, elfi e tutti i personaggi delle tradizioni locali. Non ho ancora visto un presepe con il bambinello.

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Menopausa e narcisismo

di THELMA

Cara Eretica, ti racconto una storia che ritengo contenga utili spunti di riflessione.
Le vicende risalgono a questa estate ma alcune premesse sono indispensabili per la comprensione del racconto.

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Chi ha paura di una storia di violenza e sete di libertà?

Oggi è successa una cosa per nulla inusuale. Pubblico una storia di una ragazza che chiede supporto, solidarietà, aiuto. Qualche maschilista, o molti, probabilmente galvanizzati dalle varie campagne denigratorie di sessisti che ci vorrebbero far chiudere e da giorni attaccano, insultando, la pagina (salvo poi piagnucolare in privato per chiedere la rimozione del ban) e chi la gestisce, l’hanno segnalata. Risultato: nel giro di poche ore la storia è sparita e mi viene notificato il motivo della censura: istigazione all’odio. Odio contro chi? Non si capisce. I maschilisti leggono una storia di violenza e abusi e ritengono che sia istigazione all’odio contro il “maschio”. Molti erano i commenti, cancellati anch’essi assieme al post, di supporto, consigli, calore, affetto, altre testimonianze giunte alcune in forma pubblica e altre in privato (che le ho girato come richiesto). Chi ha segnalato la storia e l’ha fatta rimuovere ha fatto cancellare tutto questo patrimonio di meravigliosa e collettiva solidarietà reciproca.

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Antiautoritarismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Precarietà, R-Esistenze, Violenza

#NonUnaDiMeno #Argentina #3Giugno: “disindebitate ci vogliamo”

Il *3 giugno* in Argentina si terrà un’altra grande mobilitazione di Ni Una Menos, qui la piattaforma.

Qui l’evento fb di Buenos Aires
(on line trovate anche Rosario etc).

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