Antiautoritarismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

A #Catanzaro un altro femminicidio. Ragazze, non sottomettetevi mai a chi non rispetta le vostre scelte

Dopo una notte trascorsa a vomitare, per via di una influenza orribile, provo a riconciliarmi con il presente fino a quando non accendo la tv e sento al tg3 di una donna e del suo nuovo compagno uccisi dall’ex che non poteva sopportare che i due trascorressero un felice natale insieme. Giuro che è quello che in tv hanno detto. Ho sentito di tutto a proposito di pretesti per compiere un femminicidio con vittime collaterali, ma mai avevo ascoltato di un assassino che nomina il natale. Esprimere la solitudine interiore e la disperazione per buon rapporto finito, attraverso l’assassinio, non mi pare una buona cosa. Non è un metodo di comunicazione proprio di chi desidera ascolto. Poteva farselo donare da uno psicologo o da una parente o un amico che  avrebbero dovuto distoglierlo dall’obiettivo e dirgli che tutti abbiamo vissuto, più o meno, momenti tristi, ma mai abbiamo anche lontanamente pensato di ammazzare qualcuno. Semplicemente perché affrontiamo le sofferenze così come tutte le persone dovrebbero fare.

Se una persona dice che vuole andare altrove e vivere con un’altra persona di certo non spetta ad un ex manifestare prepotenza con la pretesa che lei sia sua o di nessun altro. La persona che vuole rifarsi una vita lontana da voi non è proprietà di nessuno e non può subire un delitto d’onore, perché di questo si tratta, commesso da chi non rispetta le sue scelte. Di mezzo ci sono sempre le scelte delle donne, la pretesa che essa si dedichi alla cura di un ex che pretende attenzioni – diciamo così – c’è di mezzo il non rispetto per il diritto di quelle donne a vivere secondo il proprio principio di autodeterminazione.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Ethan Bonali, Personale/Politico, R-Esistenze

Gender Creative: la libertà di essere Tomboy

Di Ethan Bonali

Propongo oggi, continuando la serie di articoli sulla libertà di genere e sul diritto all’autodeterminazione dei bambini, un articolo del 2011 comparso sul Telegraph

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FinchéMorteNonViSepari

Vi presento Pasquale e Gina: i miei sabotatori interni!

La seconda volta che tornai con lui mi dissero che dovevo averci una specie di sabotatore interno. Sabotatore. Sabotatrice. Se sei vittima di violenza e agisci quella situazione solo in quanto vittima, senza ritenere minimamente di avere ruolo che non sia di passiva ricevitrice di legnate, è più probabile che non ne uscirai mai.

Io questa cosa l’ho imparata sulla mia pelle. Ho cominciato a vederci chiaro e a “salvarmi” quando ho smesso di percepirmi come vittima e mentre tutti quanti mi indicavano il mio nemico esterno io ho cominciato a cercare il mio nemico interno. Se non sconfiggi quello, bella mia, o se quanto meno non impari a familiarizzare e a capire di che si tratta, hai mille e una possibilità di ricaderci e puoi pure dare la colpa alla sfiga e al mondo cattivo attorno a te quanto ti pare ma ciò non toglie che se vuoi salvarti la vita devi innanzitutto capire perché mai nutri il tuo sabotatore interno in una coazione a ripetere senza fine.

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FinchéMorteNonViSepari

Se non mi dai lavoro non posso lasciare chi mi picchia

La mia migliore amica ad un certo punto si decide. Prende il numero di telefono e chiama il Centro Antiviolenza. Risponde una operatrice molto giovane, così sembra, che le chiede di che si tratta. Cinzia, così chiamerò la mia amica, dice che vorrebbe sapere come fare per andare via. Non vuole ritornare dai parenti, non vuole ritornare a fare la figlia. Vuole semplicemente vivere, andare avanti, crescere.

Cinzia non ha figli. Non ha un lavoro. Non ha neppure una consapevolezza piena di quello che le sta accadendo. Ci siamo confrontate un po’ sui lividi. Me li ha mostrati senza timore ben sapendo che io non l’avrei mai giudicata. E come avrei potuto farlo se i miei lividi stavano ancora tutti lì in bella mostra.

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Malafemmina

Quanto mi fanno male le donne a cosce chiuse!

Sapete che nei quotidiani si parla di donne, spesso, e il modo in cui se ne parla tende a schiacciare, a uniformare le opinioni e tutto sembra, ancora, l’ennesima strategia per battere su un chiodo che scatenerà misoginie diffuse e che sarà il pretesto per dare ai quotidiani online più click di femmine indignate, più click di quelle che vogliono leggere com’è bello crescere figlie che restino a cosce strette, alle donne di partito più motivi per fare un documento in cui si dirà che le donne devono scendere in piazza contro le puttane che non solo sono puttane ma se ne vantano pure. E che cazzo!

Mica si può essere puttane e vantarsene. Devi restare affranta, coprirti di un velo nero se decidi di apparire in pubblico, prostrarti di fronte all’inquisizione cattolica e poi prepararti al rogo perché il linciaggio è pronto e tu sei figlia di Eva e devi pagare.

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Malafemmina

Va’ dove ti porta l’intelligenza

La mia collega, quella che dorme nell’alloggio/loculo con me, che aveva la passione indiziaria per quell’altro collega, continua a rintronarmi delle cose sue d’ammmore e sentimento, che se ci penso un po’ c’è da spararsi un chilo di insulina perché il diabete si espande a vista d’occhio.

Non che io abbia qualcosa in contrario ai sentimenti, anzi, ma dove vedo il nulla o vedo solo una che ha una propensione ad umiliarsi mi viene un po’ il nervoso e non riesco a restare compostamente in ascolto e in silenzio.

Vi sottopongo il caso, che voi siete a distanza da queste dinamiche e forse avete le idee più chiare o comunque un parere in più male non fa.

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Malafemmina

Chi ha ancora bisogno del sindacato?

Io non li sopporto i sindacati, per esempio. Me lo ricordo, si, che sono fatti di lavoratori e lavoratrici. Almeno chi ha le tessere lo è, lavoratore e lavoratrice. Ma sono diventati enti parastatali, escrescenze istituzionali, prolungamenti di confindustria, erezioni dei membri del governo. Sono diventati qualcosa che non rappresentano me, precaria, lavoratrice, disoccupata a fasi alterne, con tre lavori tutti di cacca a fasi altrettanto alterne, anzi no, contemporaneamente, altrimenti non ci si fa a fine mese.

I sindacati sono questa cosa per cui il governo decide che tra una manovra finanziaria e l’altra mette dentro anche un paragrafo in cui si dice che con l’accordo dei sindacati quegli sfruttatori degli imprenditori possono licenziare chi gli pare. Come se i sindacati fossero diventati agenzie interinali.

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Malafemmina

Masturbazioni precarie

Un post che è un omaggio al piacere, al buon umore, a quello che noi siamo, arrabbiati, pronti a fare la rivoluzione e comunque mai lontani dai nostri bisogni. Perché noi vogliamo un lavoro, vogliamo la fine della precarietà, vogliamo avere garanzie di diritti e vogliamo godere, sempre.

Un post che potrebbe intitolarsi “Le inchieste precarie di Malafemmina” e che inizia con una domanda semplice:

L’argomento della serata è? Masturbazione (bimbi a letto!) Il luogo più strano in cui l’avete fatto! :D Comincio io: in attesa per un colloquio di lavoro, un mini vibro in borsa, per scaricare la tensione. La toilette fu divinamente complice!

Le risposte sono la somma di quello che agisce in modo sotterraneo, mentre tutti fingono che il sesso sia un optional di cui possiamo fare a meno, ci sono tantissimi uomini e tante donne che si toccano, si danno piacere, non dimenticano se stessi e non temono di raccontarlo perché si sappia che il mondo non è quella cosa grigia e noiosa di cui tutti parlano e che siamo fatti di carne, sangue, vita, testa, cervello, cuore, gemiti.

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Malafemmina

Pensieri sovversivi: la rivoluzione non può attendere!

Ieri sera avevo bisogno d’aria e ne ho trovata tanta su faccialibro. Comunicavo che “qui c’è l’atmosfera da foglie e organi genitali cadenti. L’autunno dei corpi. Tutti piantati in piscina. Li vedo che tentano di prolungare le vacanze e l’abbronzatura con fissanti simili al calcestruzzo.” e subito si sono materializzate tante belle persone che hanno condiviso con me quel momento, quella sintesi, quel bisogno d’aria pura.

La discussione si è evoluta in altre direzioni perché alla fine si finisce per parlare di quello che ci preoccupa di più: lo studio, la precarietà, il futuro.

Qualcun@ parlava di studio e obiettivi e io rispondevo da persona che ha già in tasca quei titoli e che sa bene come sia avvilente e tremendo togliere speranze a chi ancora ne ha prospettandogli un futuro per niente roseo.

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Malafemmina

Bilancio di (quasi) fine stagione!

Domani la mia nuova amica riparte. Io continuo a contare i giorni che mi separano dalla fine di questo lavoro (il 20 settembre sarà il mio ultimo giorno).

Ho ricevuto ad ora solo una mensilità. Continuo a dormire in un alloggio/loculo. Continuo a soffrire di mal di testa per l’umidità del loculo. Mi devono anche i soldi che mi hanno promesso per i due extra da Pr con gli artisti esterni intervenuti nel villaggio.

Allo stato attuale c’è una collega che non ce l’ha fatta più e se ne è andata. Il suo lavoro è stato redistribuito. Io ne ho acquisito solo un piccola parte.

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Malafemmina

Se sei precaria e ti propongono di fare l’imprenditrice: usa il dito medio!

Le mie giornate procedono più o meno allo stesso modo. Unica eccezione un cubo di donna con collo a scomparsa, telefonino con cuffie sempre attivo e tono da imprenditrice che mi ha ricordato il personaggio della “prosivendola”, uno dei libri del ciclo Malaussene (di mestiere: capro espiatorio) di Daniel Pennac.

La donna senza collo ha una parure di bijotteria ricavata da fondi di bottiglia e tutto l’abbigliamento in tinta. Ha le unghie lunghe dipinte con colori forti e una bocca larga che la fa apparire definitivamente sgraziata.

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Malafemmina

Le mie emozioni non sono in vendita

Io e la mia nuova amica stiamo facendo accordi a lunga scadenza. Così almeno lei propone. Le piaccio. Tenta di acchiapparmi, fagocitarmi. Data la mia condizione mi ha proposto di fare qualcosa con lei. Di lavorare dove lei può darmi una mano.

Sarò scema ma io non la voglio la sua mano, come non vorrei la mano di un uomo. Non voglio essere dipendente da qualcuno. Vorrei poter dire domani che non le devo niente e che se la frequento è perché mi piace.

Tanto penso di un uomo, tanto penso di una donna. Le dipendenze sono dipendenze e per quanto certe proposte vengano fatte in assoluta buona fede sono certa che in fondo ci sia l’intenzione di impigliarmi.

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Malafemmina

Trasgressioni precarie

Io non so esattamente come è andata, o forse lo so, ma preferisco riassumere senza analizzare. Mi sono svegliata nel letto della donna che ieri dalla platea aveva preso in giro il boss capo animazione e alla quale avevo dato appuntamento per la serata.

Ci siamo viste, abbiamo tanto parlato, ci siamo capite, abbiamo riso insieme, ci siamo toccate e ci è venuta voglia di toccarci ancora, di toccarci meglio.

Se sono lesbica? Non la vedo come una religione. Anche lei credo la pensi così. Penso che non sia una scelta di campo. Penso che ci siano delle persone che si sentono attratte da persone diverse, o esclusivamente da persone dello stesso sesso. Io vivo le situazioni, mi lascio guidare dall’istinto. Faccio sesso con uomini che mi piacciono e stavolta ho fatto sesso con una donna che mi è piaciuta.

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Malafemmina

Le precarie e l’età della fecondità

Stamattina è arrivata una famiglia con otto figli. Tutti spesati nel villaggio turistico. Metà di questi saranno destinati a me nel miniclub, l’altra metà andrà in giro a fare altro e l’unica ragazzina della famiglia starà religiosamente assieme alla mamma. Perché fare figli maschi uno dopo l’altro per avere la femminuccia, ovvero la dama di compagnia per la madre, pare sia una prassi riconosciuta in alcune zone d’Italia. Così come fare tante figlie pur di avere il figlio maschio per garantire la continuità del cognome del padre.

Questa cosa del cognome andrebbe a lungo dibattuta perché trovo increscioso che ancora oggi in Italia le donne spariscano fisicamente dall’esercizio genitoriale. Nasce un figlio e la madre non lo chiama, non c’è, non esiste, ed è lo stesso trattamento che viene garantito a chi viene considerata ne più e ne meno che un contenitore.

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Malafemmina

Se le rivendicazioni non si negano l’un l’altra

Oggi a pranzo una turista si è lamentata per il timballo, quella formula tritatutto che contiene i resti del giorno prima ma insaporita di mille odori.

Lei lo ha preso, lo ha assaggiato e se ne è lamentata. Voleva sapere esattamente cosa c’era dentro. Uno sguardo fiero, aria di sfida, determinatissima, non ha mollato la presa e mentre riceveva risposte vaghe faceva ancora altre domande.

Voglio parlare con il cuoco, il vicecuoco, il vice capo, il capo in persona. Voleva parlare con tutti.

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