Seguirli è appassionante, le ricostruzioni appaiono convincenti, mentre li guardo però sento che qualcosa mi procura disagio e dapprincipio non capisco cosa, a parte il fatto che pare siano seguitissimi da donne, poi mi concentro e riesco a focalizzare un punto: i più appassionanti sviscerano i crimini che coinvolgono donne, stuprate, uccise, accusate ingiustamente o condannate per ossessioni maniacali, aver ucciso figli da sacrificare in nome di un credo da setta, aver ucciso un uomo che le brutalizzava, aver ucciso qualcuno chiedendo perdono alla famiglia delle vittime.
Continua a leggere “Documentari true crime: sulla pelle delle vittime!”Categoria: Critica femminista
Gli uomini uccidono. Gli uomini indagano. Un mondo di uomini
Il titolo è una citazione, nel bel mezzo di un dibattito tra due colleghi poliziotti, un uomo e una donna, lei pronuncia queste parole. Si dice anche a disagio nell’indossare una divisa da poliziotta, perciò preferisce stare tra chi indaga. La divisa non rappresenta un mezzo di salvezza per le donne uccise ma un ulteriore strumento di controllo e di paternalistica censura.
Il noir francese non è un film d’azione, ma inizia con un femminicidio, una donna viene bruciata viva. Da lì le indagini, la colpevolizzazione della vittima, con quanti uomini scopava, a quanti aveva dato il pretesto di agire per gelosia, con quanti aveva flirtato senza dargliela. L’amica della ragazza ricorda che lei era una donna, uccisa per questa ragione, non perché faceva sesso, ma perché donna. Se fosse stato ucciso un uomo nessuno avrebbe chiesto con quante donne scopava.
Continua a leggere “Gli uomini uccidono. Gli uomini indagano. Un mondo di uomini”La ragazza di neve: perché il libro è meglio della serie tv

Javier Castillo ha scritto un gran libro, che ho letto tempo fa e tutto d’un fiato. Non solo abbatte alcuni stereotipi sul genere ma costruisce con perizia personaggi e critiche sociali sulle leggi che dominano gli Stati Uniti, luogo in cui la sua storia è ambientata. C’è una giornalista che supera uno stupro di gruppo e diventa una combattente al punto da beccare criminali e denunciarne l’esistenza attraverso i suoi articoli e poi c’è il rapimento di una bambina in un contesto in cui c’è un uomo cui viene rifiutata l’assicurazione per ulteriori tentativi di procreazione medicalmente assistita, c’è il padre della bambina, l’assicuratore che nega l’istanza, e solo dopo c’è la donna, la finta madre, che per tutto il tempo immagina di aver fatto un grande errore e capisce solo alla fine che è stata dominata da un folle che spara al vicino perché non scopra nulla.
Continua a leggere “La ragazza di neve: perché il libro è meglio della serie tv”Il lamento del maschilista e le donne screditate e colpevolizzate
Dopo il mio post di recensione sul libro X di Valentina Mira mi ha scritto un tale. La faccio breve: le vere vittime sarebbero gli uomini che non possono più fare un complimento ad una ragazza senza ricevere una denuncia per molestie. Vere vittime maschi che non possono restare da soli con una donna perché ella li denuncerà per stupro. Vere vittime sempre e solo gli uomini che temono le reazioni delle donne incontrollabili che legittimamente si difendono ed esigono sia rispettato il proprio diritto al consenso e alla gestione della propria sessualità.
Questi maschilisti lanciati nella diffusione della cultura dello stupro, a screditare le pochissime donne che denunciano, raccontando che le loro accuse sarebbero false non hanno le idee molto chiare quindi provo a chiarire un punto.
Le donne, fin da bambine, crescono nella paura di restare sole con ragazzini, ragazzi, uomini, familiari, nonni, padri, parenti, amici, fidanzati, mariti, ex, perché potrebbero essere vittime di abusi, stupri, percosse, ricatti psicologici, violenza economica e sessuale.
Le donne, fin da piccole, vengono educate a tenere le gambine strette, a non “provocare”, a sentirsi in colpa qualunque cosa loro accada, a non svelare i segreti viscidi di famiglia, a non denunciare per non dover affrontare la “colpa” e la “vergogna” che ricadrà su di loro e sulle loro famiglie.
Le donne, fin da piccole, devono temere di respirare troppo, parlare troppo, pretendere troppo, avanzare richieste e rivendicare diritti, perché diversamente saranno chiamate isteriche, uterine, puttane, quelle che non sanno stare al proprio posto.
Le donne, fin da piccole, vengono educate a mantenere un ruolo di genere che non hanno scelto, viene imposto perché hanno una vagina. Educate al dovere della cura familiare, alla riproduzione di discendenza da patriarchi vari, alla sottomissione mansueta, a comprimere la percezione dei disagi che avvertono per ogni abuso al punto che tante vengono poi colpite da depressione, autolesionismo, disturbi di vario tipo, non ultimo l’intento di suicidarsi.
Continua a leggere “Il lamento del maschilista e le donne screditate e colpevolizzate”L’invenzione di Dracula e altri miti misogini e sessisti

Una delle storie che viene citata sul libro Mostruoso Femminile è quella di Mercy Brown, ragazza morta in New England, a Exeter nel Rhode Island. L’ultima di una serie di vittime morte nella sua famiglia per tubercolosi fu ritenuta responsabile del contagio del fratello che per esorcizzare il male bevve una pozione fatta di organi della sorella. Mercy fu trafitta, da ciò che si narra, con un paletto e poi ridotta in cenere. L’ignoranza in materia di contagio sulla consunzione (ingerire organi di una malata non era il massimo per evitare la tubercolosi) e quella sui gradi di decomposizione di un cadavere fece ritenere che i gas esalati dal corpo fossero giudicati un “gemito” e che la crescita di capelli e unghie (al ritrarsi della carne continuano a crescere dopo la morte per un breve periodo) rappresentassero la prova che la ragazza fosse in realtà una non-morta, una vampira contagiosa e dispettosa che dopo essere crepata per malattia doveva perfino essere impalata e punita al suono di molti Amen.
Ci sono vari casi della cronaca ottocentesca tardo europea che sono contrassegnati da simili pregiudizi, alcuni risalenti ad epoche lontane e territori orientali in cui si davano i morti in sacrificio a vari Dei per evitare che la loro sfortuna si abbattesse sui parenti in vita. Nelle nostre zone puritane invece capitava di seppellire vive alcune persone in coma. Cosa che creò l’abitudine di collegare un campanellino alla bara, nel caso il morto volesse segnalare la propria vitalità. Per i vampiri invece, responsabili di tutti i mali del mondo, si preferiva fissarli al terreno con il paletto, per evitare che andassero in giro indisturbati, poi si poneva la lapide in fondo per bloccare corpo e testa della persona deceduta.
Continua a leggere “L’invenzione di Dracula e altri miti misogini e sessisti”#LegittimaDifesa e il controllo maschile del parto
Credo sia necessario ampliare il capitolo sulla legittima difesa che dovrebbe essere rivendicata dalle donne ponendo la necessaria attenzione al controllo patriarcale sulle nascite. Infantilizzare le donne, cioè ritenerle incapaci di assumersi la responsabilità di portare a termine la gravidanza, ovvero generare prole che diventi discendenza diretta del patriarca di turno, è una delle forme più gravi di violenza di genere con l’ausilio a volte della scienza, che collude col patriarcato, altre volte della morale sociale e religiosa.
Se le donne sono descritte come bambine incoscienti e inadeguate va da sé che il controllo del loro utero sarà rivendicato dagli uomini. Il nocciolo attorno al quale si basano molte discussioni sul diritto di scelta delle donne in fatto di riproduzione ruota proprio su questo. Così di volta in volta si trovano difetti che riportino le donne ad una condizione di dipendenza e minorità affinché si affidino alle sicure mani di medici e mariti che potranno decidere in loro vece.
Non è un caso se per esempio si minaccia spesso di togliere i figli alla donna che soffre di anoressia nervosa o altro genere di malessere, come se questo inficiasse la capacità stessa della donna in quanto madre. Ci sono casi in cui lo Stato si riappropria dei figli di queste donne stabilendo che esse siano non in grado di crescerli adeguatamente. Non ci si pone il problema dell’assenza di risorse, reddito o casa, tentando di sopperire alla povertà che può derivare da disagi e disabilità. Non si offrono a queste donne strumenti per poter crescere i figli senza che dipendano da nessuno. Si preferisce toglierli e affidarli a istituti lasciando alle donne quel senso di totale fallimento e lo stigma che finirà per accompagnarle a imperitura memoria.
Continua a leggere “#LegittimaDifesa e il controllo maschile del parto”#LegittimaDifesa per le donne contrasta col potere del patriarcato
Continua la riflessione su questo. Anche grazie alle testimonianze che sto pubblicando sulla pagina (ringrazio chi le inviate perché è doloroso). La destra spinge per la legittima difesa quando si parla di danno alla proprietà o più nel dettaglio se un uomo straniero si introduce in casa il bianco vuole avere il diritto di sparargli come nel far west. La legittima difesa è sempre uno strumento in mano a bianchi, ricchi, maschi. Così negli Usa.
Perché è così difficile parlare di legittima difesa per le donne che subiscono violenza di genere? In passato la donna era parte della proprietà che l’uomo riteneva di aver diritto di difendere con le armi, ovvero di distruggere per rimettere a posto l’onore della famiglia (delitto d’onore). All’uomo, dunque, non alla donna vittima di abusi, viene dato consenso sociale nel caso in cui egli decida di agire più per vendetta, non per legittima difesa. Alla donna viene detto che può rivolgersi a istituzioni patriarcali, a militari patriarchi, a patriarchi in generale, affinché ripristinino l’onore rubato o restituiscano un minimo di giustizia. Dopodiché, tra le mille foto di volanti e divise che vediamo accompagnare gli articoli di cronaca in cui si parla di femminicidio, in un costante marketing istituzionale, quei patriarchi arrivano sempre dopo che tutto si è compiuto, quando lei è morta o i giudici sono chiamati a valutare l’entità del danno che una donna stuprata ha subito presumendo culturalmente che lei sia presunta colpevole e lo stupratore presunto innocente.
Continua a leggere “#LegittimaDifesa per le donne contrasta col potere del patriarcato”Quando per la donna uccidere un uomo è legittima difesa?
La risposta parrebbe essere: mai!
Per tentare di capire bisogna fare una premessa: una donna non denuncia e se è vittima di violenza molto spesso è terrorizzata e non ritiene, per questioni psiclogiche e per disistima, di poter essere creduta. Spesso molte riferiscono che le stesse famiglie non credono ai loro racconti e le incoraggiano a resistere per il bene dei figli. Si viene a creare una situazione di terrore nella quale una donna, manipolata e offesa dal marito violento, non ritiene di avere nessuna via d’uscita. Le botte non arrivano mai da sole. Un violento le accompagna con svalutazioni e spinte all’isolamento della donna. Non ti vorrà nessuno. Te lo meriti, è colpa tua, non dovevi fare questo o quello. Dunque qual è la via d’uscita che una donna in queste situazioni trova? Generalmente, giacché il rapporto di forza fisica è impari, decide di uccidere il marito nel sonno. Da sveglio non potrebbe avere la meglio. Ma uccidere nel sonno significa per la legge che lei non è in oggettivo e immediato pericolo e che ha premeditato l’assassinio. Non si tiene conto della cosiddetta sindrome della donna maltrattata, più conosciuta negli Usa, che impone alla donna di sentirsi in pericolo sempre, finanche quando lui le dorme accanto. Lei soggiace al di lui controllo e non riesce a salvarsi se non immaginando una via definitiva per sé e i figli. Le donne che uccidono gli uomini, per la maggior parte, senza voler giustificare le loro azioni, lo fanno in situazioni di violenze ripetute e mai denunciate. Situazioni di cui sapevano i vicini e i familiari ma venivano taciute. Situazioni perfino conosciute dai figl vittime di violenza assistita ai quali si impone lo stesso regime di omertoso silenzio.
Continua a leggere “Quando per la donna uccidere un uomo è legittima difesa?”Donne che amano i serial killer
Guardando una puntata di Dark Tourist, su Netflix, si possono vedere decine di donne, giovani, in tour per toccare con mano o evocare il fantasma del serial killer Jeffrey Dahmer. Quest’uomo, ormai morto ammazzato in prigione dopo aver subito una condanna di diversi ergastoli, attirava giovani asiatici o afroamericani in locali omosessuali e poi li violentava, squartava, alcuni li usava come cavie per renderli docili e di compagnia, altri li smembrava e ne mangiava i pezzi. Aveva progettato un altare con teschi e pezzi di cadaveri che lui era pronto a contemplare dalla sua poltrona. Questa la storia che potete approfondire ovunque.
Quel che il documentario mostra invece non è soltanto il gusto dell’orrido da parte di giovani donne in cerca di sensazioni forti, ma cercano addirittura delle giustificazioni, qualcuna lo dipinge come un solitario bisognoso di compagnia, altre si offrono per curare chi abbia pulsioni del genere, con sindrome da crocerossina che sappiamo non salverà le loro vite. E’ davvero terribile non solo che esista un turismo di questo tipo, ma che attragga persone che possano immaginare ci sia fascino nello smembrare, violentare, mangiare corpi.
Continua a leggere “Donne che amano i serial killer”La lezione di Fëdor Dostoevskij ne I Fratelli Karamazov: delitti e castighi, la severa/inutile punizione dello Stato e l’indulgenza “materna” della Chiesa
Il dettaglio sul romanzo potete approfondirlo leggendolo, ne vale la pena. Per il resto, se si tiene conto del fatto che l’impero romano si è appropriato di archetipi e miti religiosi ebraici, antecedenti alla presunta venuta di Cristo, per poi scagliarsi contro ogni forma di dissidenza, eresia, altra religione, cultura, giustificando razzismo, colonizzazione, misoginia, schiavitù, chi più ne ha più ne metta: per un bel pezzo della storia occidentale stato e chiesa hanno camminato di pari passo, osannando l’urgenza di quella o della tal’altra crociata, imponendo corversioni forzate, istituendo luoghi di raddrizzamento di femmine impudiche, regalando a suore e preti chiavi da secondini per ammansire chiunque non soddisfacesse i loro criteri, giustificando guerre e devastazione in nome di Dio, censurando e controllando la sessualità di donne e uomini, stabilendo arbitrariamente chi possieda un’anima e chi no. Potrei continuare all’infinito.
Il punto della questione è che la Chiesa continua a interferire nelle attività legislative dello Stato, puntando il dito contro donne che abortiscono, mentre svende indulgenze e accoglie nelle messe e nelle confessioni stupratori e assassini di donne. Spinge i parlamentari sponsorizzati dal Vaticano a criminalizzare gay, lesbiche, trans, poi accoglie in processione, a reggere le icone dei santi in sfilata per le strade, mafiosi e criminali.
Continua a leggere “La lezione di Fëdor Dostoevskij ne I Fratelli Karamazov: delitti e castighi, la severa/inutile punizione dello Stato e l’indulgenza “materna” della Chiesa”L’invenzione di jack lo squartatore: la vera storia sulle vittime

Hallie Rubenhold, nel libro Le cinque donne, traccia non solo la storia documentatissima delle vittime del presunto serial killer (Mary Ann Nichols, detta Polly – Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes e Mary Jane Kelly), mettendo in discussione anche l’esistenza stessa di Jack the Ripper, attribuendone la definizione comoda al sensazionalismo dei giornali e alla stessa cultura vittoriana che trovava facile raccontare il femminicidio come destinato a prostitute, ma traccia storicamente un’epoca fatta di cambiamenti sociali che sono ben descritti in letteratura da Dickens, Wilde, Eliot (pseudonimo maschile di Marian Evans).
Continua a leggere “L’invenzione di jack lo squartatore: la vera storia sulle vittime”La Madonna è stata stuprata
È proprio così. A meno che non pensiate sul serio che sia stata ingravidata per virtù dallo spirito santo. Se non vi è chiara la faccenda pensate ad Alien o a Divina Invasione (di Philip K Dick). Solo una narrazione maschilista e patriarcale ha potuto narrare come nobilitante il fatto di usare l’utero di una donna senza chiedere il suo consenso.
L’arcangelo non le ha chiesto in prima battuta “oh tu Maria vuoi essere ingravidata?”. E dire che all’epoca non si parlava proprio di diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. Dunque che scelta aveva quella donna? Nessuna. Salvo fare un matrimonio riparatore con un vecchio che si è accollato la moglie incinta e non di lui.
Quando parliamo di diritto all’aborto, giacché i cattolici interferiscono con la nostra narrazione, serve capovolgere tutta la storia che ci è stata catapultata contro. Dal peccato originale per una cazzo di mela alla gravidanza non consensuale esibita come “dono” da patriarchi e maschilisti.
Se la storia fosse stata raccontata da una donna di sicuro molti dettagli sarebbero cambiati. Per esempio alla comunicazione di gravidanza Maria avrebbe potuto esigere una pillola del giorno dopo dall’arcangelo. Chi, a parte un patriarca, può immaginare che l’utero di una donna sia a sua disposizione per generare un erede ovviamente maschio? In tutta la vicenda il ruolo della donna si riduce alla traghettatrice non consensuale di un alieno, per quanto nobilitata, o alla curatrice di ferite del maschio linciato o alla concubina pentita e redenta in grazia di quel buon alieno al quale viene dedicata una società in sua adorazione.
Questo ci dice molto su quel che pensano gli antiabortisti fanatici delle volontà delle donne. Le ignorano e se quelle donne sono quasi morte le tengono in vita artificialmente per poter permettere un parto post mortem. Cosa che è accaduta con tanto di sentenze contro la volontà di parenti e perfino dell’altro genitore. Donne come uteri fatti per essere ingravidati. Ma se qualcuno invade il corpo di una donna a sua insaputa è stupro. Se non c’è consenso è stupro. Se una donna viene obbligata a portare avanti una gravidanza che non ha scelto è stupro.
Dunque smettano di toccare le donne, inclusa Maria. Se mancano posti ci sono tanti migranti che sono lasciati in mare a crepare, immagino per una questione di purezza della razza. Se vogliono figli demoliscano i muri securitari e smettano di criminalizzare lo straniero.
Il corpo è nostro e lo gestiamo noi.
Donne politiche che criminalizzano e rubano la scena alle militanti femministe
Qualcuna scrive che il femminismo si dà la zappa sui piedi perché non ammette che le proprie istanze siano oggetto di normalizzata istituzionalizzazione. Beh, non è il femminismo che tenta di smantellare il diritto alll’ivg ma un certo gruppo di donne in politica che usa alcune delle istanze femministe come brand per riaffermarsi quando perdono consensi. Le stesse donne in politica che poi si oppongono al ddl zan, all’identità di genere, all’inclusione trans e ai diritti delle sex workers.
Queste donne sono le stesse che si intrufolano in manifestazioni di movimento per cavalcarle e trarne utilità normalizzando e spostando sempre più a destra il discorso politico femminista. Le donne non sono tutte uguali, non sono tutte femministe. Si concentrano sul diritto all’aborto oggi? Perché mai nelle amministrazioni a guida pd hanno approvato l’istituzione i cimiteri per embrioni obbligando le donne a scegliere tra scarto e sepoltura con tanto di nome all’embrione abortito? Perché mai le amministratrici dei comuni a guida pd hanno votato delibere per il decoro che penalizzano e sanzionano la presenza di sex workers in strada respingendole ai margini dove è più facile fare loro del male? Perché nelle amministrazioni a guida pd si sono discusse mozioni contro l’identità di genere appoggiando le deliranti e offensive teorie di transfobe che vorrebbero un femminismo solo per donne di nascita? Perché certe parlamentari pd hanno fatto strenua opposizione al ddl zan e non consentono che si parli di identità di genere e di violenza di genere?
Lo sdoganamento di certi destrismi l’hanno fatto loro dunque cosa vorrebbero dal movimento femminista adesso? Conviene si rivolgano ai contesti da cui pare traggano voti, quelli che permettono la pubblicazione dei loro articoli si Avvenire e Famiglia cristiana. Facciano fiaccolate con gente di chiesa, com’è naturale che sia a questo punto. E smettano di fare le vittime e descrivere le femministe che lottano per tutte come estremiste e cattive. Lo hanno già fatto, tentando di prendersi il merito per una grande manifestazione anni fa, presentandosi per essere intervistate e quando furono cacciate dissero che le femministe erano violente. Non è così. Io c’ero. Violenza è quella di chi tenta di accreditarsi come femminista quando in parlamento porta avanti istanze totalmente opposte.
Donna al governo? Nulla da celebrare!

C’era da aspettarselo. Qualcuno celebra la vittoria di una donna di estrema destra in quanto donna e la mette sullo stesso piano di una Nilde Iotti e di Tina Anselmi, entrambe reduci da una resistenza antifascista combattuta nella seconda guerra mondiale. Donne che contribuirono a scrivere la nostra Costituzione non possono essere messe sullo stesso piano di quelle che vogliono riscriverla con programmi che richiamano in modo chiaro ad una linea politica che l’estrema destra non ha mai abbandonato. Più natalità, quindi schiavitù riproduttiva delle donne, blocco dell’immigrazione, che prelude a decreti sicurezza di vario tipo, più potere alle prefetture di mussoliniana memoria, educazione di giovani al nazionalismo e a ritrovare l’orgoglio patriottico e nazionalista (si dovrà cantare l’inno di Mameli nelle scuole e torneranno le divise nere o dei giovani balilla?). Severità promessa per chi lede il “decoro” e già immagino multe e sanzioni a omosessuali e lesbiche che si baciano o si tengono per mano per strada. Si traccia la rotta per una difesa delle donne in senso patriarcale e paternalista, ovviamente dall’immigrato visto come aggressore senza toccare la questione di genere.
Continua a leggere “Donna al governo? Nulla da celebrare!”La cultura dello stupro uccide le donne
Non so che ruolo abbia questo signore nella Croce Bianca ma le sue affermazioni sono davvero terribili. Ecco cosa bisogna combattere, per prevenire il prossimo femminicidio. Il resto del carlino riporta che egli ha affermato “Non siate provocanti e gran parte delle aggressioni saranno evitate”. Aggiunge: “Comunque anche lei come andava conciata, ovvio che il ragazzo era geloso”.
Ha aggiunto, rispondendo a donne che gli chiedevano conto delle sue affermazioni: “Comportatevi più sobriamente come le nostre nonne, non siate scostumate e provocanti e gran parte delle aggressioni saranno evitate, la colpa prima di tutto è del mondo di oggi totalmente fuori controllo, la donna fa I’uomo e viceversa, ma dove siamo arrivati?”.
Dunque la colpa di un femminicidio e dello stalking subito dalla vittima sarebbe della vittima? Se queste battute sessiste e stereotipate non vengono cancellate, se non si combatte questa cultura dello stupro e del femminicidio, ogni donna è a rischio e a tutte si dirà che è colpa nostra, del modo in cui ci “conciamo” e di come viviamo. Una donna è libera di essere e fare quello che vuole e non è permesso pensare che il suo rifiuto alle attenzioni indesiderate di uno stalker sia qualcosa di diverso di un No. Lei aveva detto No e lui l’ha uccisa per questo.
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