Una delle cose che non è mai facile far capire a uomini, maschilisti, che nelle donne vedono comunque e sempre delle addette alla cura, è che possiamo rifiutarci di consolare, sentire e perfino veicolare i loro messaggi pieni di odio e rancore nei confronti delle donne. Ci sono storie complicate, con uomini che raccontano di essere stati vittime di violenza da parte di donne. Noi li ascoltiamo e diamo loro spazio perché è giusto così.
Mi sono stancata. Ogni volta che si parla di stupro, di cultura dello stupro, di violenza di genere arrivano i normalizzatori e le loro supporter a dire che anche gli uomini subiscono stupri. Certo, può avvenire, ma in minore numero e poi che ne sapete voi di quello che succede ad una donna quando viene stuprata, violata, derubata del suo diritto a dare o negare il consenso. Diventa solo carne da usare per eiaculazioni di uomini senza scrupoli che non capiscono o non vogliono capire. Lo stupro è violenza di genere perché è legato ai ruoli imposti (di genere) e uno di questi ruoli è quello che impone alle donne di essere sempre e solo disponibili, sempre, che si tratti della molestia ricevuta per strada, in ufficio, ad una festa, in un qualunque luogo in casa propria. E’ violenza di genere perché riguarda il fatto che le donne secondo la mentalità maschilista e patriarcale non dovrebbe sottrarsi a certe attenzioni.
Scoprii il movimento Mra (Men’s Rights Activists) quando avevo 22 anni. Lavoravo in una libreria in centro a Kelowna, in British Columbia e cercavo di guadagnare qualche soldo prima di iniziare il secondo anno di università.
Ero nella sezione di libri di auto-aiuto ad esporre i nostri best seller (cioè riordinarli in modo che mostrassero la copertina) quando notai il titolo Spreading.Misandry: The Teaching of Contempt for Men in Popular Culture
(Diffondere la Misandria : l’insegnamento del disprezzo degli uomini nella cultura popolare)
Post in lingua originale, dal fantastico blog We Hunted the Mammoth, QUI. Traduzione di Fiore del gruppo Abbatto i Muri.
A cura di David Futrelle
Per i nuovi arrivati sul blog, ecco una guida pratica ad alcuni strani acronimi e gerghi che incontrerete qui o nella “Uomosfera” in generale. (Per una definizione di questo termine, continuate a leggere.) Aggiornerò la guida di tanto in tanto, se necessario.
Paul Elam, il fondatore di A Voice For Men, ha risposto all’inclusione del suo sito nella lista ufficiale dei gruppi d’odio del Southern Poverty Law Center, come previsto, attaccando l’organizzazione (per averli beccati) con quel che pensa essere giusta indignazione. E poi ha chiesto alla gente di mandargli dei soldi.
Sempre più segnali di disperazione giungono daA Voice for Men, il sito web sui Diritti degli Uomini e sul Disprezzo nei confronti della Figura Femminile che ha apparentemente cessato di costituire una fonte di guadagno per il suo fondatore,l’odiato e privo di talento Paul Elam. Tale sito era una volta una collezione di:
Paul Elam è diventato il volto del nuovo movimento per i diritti maschili (MRA) cavalcando notizie di false accuse di stupro e sentenze giudiziarie favorevoli alle madri. In questa intervista esclusiva di BuzzFeed News, la ex moglie e la figlia (i cui nomi sono stati sostituiti con nomi di fantasia) mostrano quanto le sue battaglie politiche siano in realtà molto personali.
Il nostro vecchio amico Paul Elam del sito per i diritti degli uomini A Voice For Men ha promesso ai suoi donatori, afflitti ed evidentemente al verde, che avrebbe esplorato nuove ed entusiasmanti frontiere di finanziamento per sostenere il proprio stile di vita sito.
Questo è il nuovo spot Gillette che mostra un altro tipo di mascolinità. Dopo la pubblicazione il marchio Gillette è stato preso d’assalto con invito al boicottaggio da parte di una serie di attacchi squadristi organizzati dei vari maschilisti che si riconoscono in alcune ideologie d’odio contro le donne e contro il “maschio” che da tempo ha mollato la clava. Parlo di Mra, antifemministi, quelli dell’Alt Right per intenderci, RedPillers, Pua, MgTow,Incels eccetera. Le critiche sono state orrende e tutte tese ad aggiustare questa coraggiosa narrazione al maschile affinché si sappia che chi sostiene lo spot altro non è che una femmina, non sarebbe un vero uomo, starebbe abbandonando i giusti valori per tradire il branco e perciò merita un castigo divino. Lo squadrismo online di costoro, come solitamente fanno, si manifesta attraverso una pioggia di “Non mi piace”. Altro metodo è l’affondo con centinaia di commenti che impediscono ogni ragionamento. Senza parlare poi del presunto anticapitalismo che gli squadristi, solitamente di destra, usano come pretesto per attirare le simpatie dei “maschi” di sinistra. Altro pretesto è quello di usare argomenti femministi per opporsi e massacrare ancora il marchio. Da bravi Mansplainer hanno infatti tirato fuori perfino il termine PinkWashing che è riferito all’uso di linguaggi antisessisti da parte di chi lucra e si arricchisce su qualcosa. Ma il linguaggio degli spot pubblicitari è anche semplice comunicazione che nel tempo è stata “educativa” di modelli conformisti e maschilisti. In quel caso i nostri bravi critici non hanno speso una parola negativa, anzi. E’ partita anche una campagna di boicottaggio su twitter ma, di tutto questo, si parlerà nell’articolo del Guardian che Silvia (revisione di Leda) del gruppo Abbatto i Muri ha tradotto per noi.
Questo è un pezzo di Victoria Smith, pubblicato dall’Indipendent UK, in cui si commenta una potenziale scelta governativa che equiparerebbe misoginia e misandria, entrambi da considerare come crimini d’odio. Per la traduzione (non letterale) ringraziamo Lisa.
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Sembra che non ci sia niente che le donne possano avere – nemmeno il loro status di sesso marginalizzato – che gli uomini non vogliono condividere con loro.
Le donne eh? Sempre a dire che vogliono lo stesso trattamento, poi, nel momento in cui viene offerto loro, cominciano a lamentarsi.
Riguardo ai vari movimenti online che ispirano gli atti terroristici di misogini come minassian, rodger eccetera, non si tratta solo di gruppi di maschi che pretendono che una donna gliela dia e diversamente pensano perfino che lo stato dovrebbe elargire una fidanzata istituzionale per poterli accontentare. E’ un discorso vecchissimo che assurge a fenomeno politico che paradossalmente viene sminuito non fosse che quei motivi di odio contro le donne sono profondamente radicati in molti uomini che dalle persecuzioni di femministe nel web come abbiamo visto passano volentieri anche alle stragi di fatto.
Stragi mirate in cui l’intento è di uccidere quante più donne possibili: colpevoli, tutte senza distinzione di sorta, di non avergliela data. Quello che praticano è un revisionismo al pari di quello di tanti razzisti e fascisti. ciò che ieri sarebbe sembrato offensivo oggi viene rivendicato da reazionari che si dicono difensori di diritti maschili. Come quando i bianchi dicono che fare lotte in nome della supremazia bianca sia un fenomeno nuovo e non un regresso. Come quando gli etero dicono che i diritti delle persone lgbtq metterebbero in crisi la “famigghia tradizionale”. Uomini rancorosi e vittimisti che se la prendono con le donne perché non se li filano. si potrebbe concludere così ma c’è di più.
La versione originale di questo post sta QUI – Traduzione militante di Isabella
Articolo di David Futrelle
Christopher Cantwell ha talento per farsi notare. Il trentaseienne suprematista bianco con uno show radiofonico su Internet e una lunga storia di retorica violenta è stata una delle figure più visibili dei raduni di #UniteTheRight di Charlottesville.
Manu ci informa che negli Stati Uniti esistono mra, i redpillers e i mgtow. Sono gruppi diversi ma di eguale ispirazione. Esistono anche in India, dove approdano nel 2010 in seguito al varo della legge sulla violenza domestica, ritenuta oppressiva per i mariti. Ovviamente la cultura che diffondono peggiora la già grave situazione delle donne indiane. Indagheremo su quel che dicono e fanno, per informarci ed informare. Intanto vi copincolliamo e traduciamo alcune delle osservazioni che sono state fatte a commento del post che abbiamo già pubblicato.
Viviamo nel tempo buio della restaurazione. Uno dei molti segnali è senza dubbio l’appropriazione culturale indebita. È un metodo subdolo, passivo-aggressivo, per rendere invisibili le persone più soggette all’oppressione e alla discriminazione sociale. È il puerile e parossistico sovvertimento delle parti, che fa gridare al razzismo contro i bianchi, alla discriminazione degli etero, all’oppressione maschile da parte del genere femminile.