Antisessismo, Comunicazione, Critica femminista, Culture, Vedere

Donne che amano i serial killer

Guardando una puntata di Dark Tourist, su Netflix, si possono vedere decine di donne, giovani, in tour per toccare con mano o evocare il fantasma del serial killer Jeffrey Dahmer. Quest’uomo, ormai morto ammazzato in prigione dopo aver subito una condanna di diversi ergastoli, attirava giovani asiatici o afroamericani in locali omosessuali e poi li violentava, squartava, alcuni li usava come cavie per renderli docili e di compagnia, altri li smembrava e ne mangiava i pezzi. Aveva progettato un altare con teschi e pezzi di cadaveri che lui era pronto a contemplare dalla sua poltrona. Questa la storia che potete approfondire ovunque.

Quel che il documentario mostra invece non è soltanto il gusto dell’orrido da parte di giovani donne in cerca di sensazioni forti, ma cercano addirittura delle giustificazioni, qualcuna lo dipinge come un solitario bisognoso di compagnia, altre si offrono per curare chi abbia pulsioni del genere, con sindrome da crocerossina che sappiamo non salverà le loro vite. E’ davvero terribile non solo che esista un turismo di questo tipo, ma che attragga persone che possano immaginare ci sia fascino nello smembrare, violentare, mangiare corpi.

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Critica femminista, Il Femminismo secondo la Depressa Sobria, R-Esistenze, Storie

Molestie su minori e omertà a protezione dei pedofili

Vi parlerò di due casi, di cui sono a conoscenza. Perché di questo argomento infido parlano fin troppo senza sapere nulla, molto spesso di pancia ma non è un argomento che va affrontato di pancia ma con la testa.

Il primo: padre molesto, stupratore, di cinque figlie. Sono scappate tutte, prima o poi, anche prima della maggiore età. Non seppero salvarsi a vicenda. Madre assente, totalmente presa dal ruolo della matrona meridionale che con il cibo intende saziare appetiti e cancellare ogni problema. Se quando la prima delle sorelle fuggite avesse detto alla successiva vittima quello che le sarebbe capitato e così via fino all’ultima ragazzina, almeno alcune di loro avrebbero vissuto senza quel trauma. Ma in quella famiglia si sviluppò un misto di amore e odio per cui quando il padre cominciò a guardare con altri occhi la sorellina, quella più grande ne fu indispettita, si sentì abbandonata. Quello era l’unico modo che lei aveva per sentirsi amata dal padre e quel misto di sentimenti e vergogna, sensi di colpa e coinvolgimento emotivo la portavano a non vedere di buon occhio la sua rivale. Mi raccontarono di un gioco che il padre usava fare, la sera, dopo aver bevuto, con la moglie già a dormire, come fanno le brave casalinghe, pronte a svegliarsi presto l’indomani, il padre chiedeva alle bambine di ballare, in camicia da notte, e lui applaudiva, le faceva sentire speciali, poi riservava il gioco più speciale ad una sola, finché rimase l’ultima, la più giovane, fuggita di casa a sedici anni, per raggiungere le sorelle maggiori. La prima, per poter andare via, aveva accettato di sposarsi e accolse con sé tutte le altre, poi si separò, rimasero solo loro, le sorelle. Il padre non smetteva perché le bambine crescevano, perché continuava, fino all’adolescenza. Dunque non si può proprio parlare di una “malattia” quanto del vizio del padre padrone di coltivare un harem con figlie femmine pronte a sostituire l’indesiderabile moglie.

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Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Il Femminismo secondo la Depressa Sobria, R-Esistenze

Stereotipi di genere

Quando sei di sesso femminile e ti danno del maschiaccio perché ti piace giocare a calcio o sei di sesso maschile e ti danno della femminuccia perché non ti piace giocare a calcio, ecco: questi giudizi gratuiti nei tuoi confronti si chiamano stereotipi di genere.

Partiamo dall’inizio: c’erano degli uomini con la clava, il cui potere perdurò fino alla stagione del pater familias di epoca romana. I neuroni sopravvissuti ad epoche di glaciazione psicosomatica si sono scongelati di recente ed ecco il mondo nuovo che hanno trovato: le persone non sono più divise in quelle di sesso maschile e di sesso femminile, perché ci sono anche le persone intersex. Di più. Il sesso di nascita non coincide con il genere e dunque una persona nata di sesso maschile può riconoscersi nel genere femminile e una di sesso femminile può riconoscersi nel genere maschile. Ancora: sesso e genere, già diversi tra loro, non hanno nulla a che vedere con la sessualità. Puoi essere nato di sesso maschile, riconoscerti nel genere femminile ed essere lesbica, puoi essere nata di sesso femminile, riconoscerti nel genere maschile ed essere gay. E più andiamo avanti più la questione si complica e non sta a me parlare delle transizioni perché sto solo cercando, senza averne titolo, e mi scuso per questo, di far capire in che razza di situazione complessa devono essersi trovati i neuroni scongelati degli uomini con la clava.

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Antiautoritarismo, Antifascismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

La vittima di omicidio a San Pietroburgo era una nota attivista per i diritti LGBT

Yelena Grigoryeva mentre protestava per i diritti LGBT. Fotografia: Dinar Idrisov/ Facebook

 

Articolo in lingua originale QUI. Traduzione di Naomi del gruppo di lavoro Abbatto i muri.

Yelena Grigoryeva ricevette minacce prima di essere pugnalata a morte, raccontano gli attivisti

Scritto da Shaun Walker and agencies

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Antisessismo, Autodeterminazione, Contributi Critici, La posta di Eretica, Personale/Politico, R-Esistenze

Segnalare l’omosessualità di un paziente su un referto medico è un’offesa che alimenta omofobia

In questi giorni sulla nostra pagina c’è stata una accesissima discussione a proposito del referto medico che riportava l’omosessualità del paziente.

Che i commentatori e le commentatrici se ne rendessero conto o meno hanno commesso un grosso errore. Hanno deciso di sostituire la propria voce a quella di coloro i/le quali venivano direttamente coinvolti e si sentivano feriti da questo documento. Persone che “ho amici gay” hanno pensato bene di spiegare come fosse plausibile una schedatura di orientamento sessuale in un documento medico si sono scontrate con quell* che alla fine hanno deciso di denunciare in prima persona il fatto che essere ally, alleati delle lotte lgbt, non legittima assolutamente il fatto che questi ultimi possano esprimersi al posto di chi quelle lotte le compie sulla propria pelle. Continua a leggere “Segnalare l’omosessualità di un paziente su un referto medico è un’offesa che alimenta omofobia”

Antiautoritarismo, Antifascismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

Perché l’estrema destra dell’Europa sta prendendo di mira gli studi di genere

Donne in lotta in occasione del Congresso per la famiglia a Verona.

 

Articolo in lingua originale QUI.- Traduzione di Ori Guzz del Gruppo di lavoro Abbatto i Muri.

Scritto da Eliza Apperly

Un modello progressivo di attacchi, in tutta l’Europa, correlato sia alla convenienza elettorale sia allo scontro di idee.

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Personale/Politico, R-Esistenze, Recensioni

“Non riuscivo a trovare famiglie LGBTI in situazioni normali nei libri per bambini, e così ne ho scritto uno”.

Articolo in lingua originale QUI. Traduzione di Cecilia del gruppo Abbatto i Muri.

Mark Loewen non trovava libri per bambini che rappresentassero nella vita di tutti i giorni le famiglie arcobaleno.

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Autodeterminazione, Personale/Politico, R-Esistenze, Satira

Cronache commentate del congresso veronese per la “famigghia” naturelle

Cronache delle prime ore del Congresso veronese. Io in ospedale, le mie vicine di letto curiose tanto quanto me. Il telegiornale mostra gente che porta la Madonna sotto braccio, poi intervistano qualcuno che dice che l’omosessualità è una malattia e che i gay finiranno all’inferno. Non disperiamo, sapere che continuano a restare ancorati al tredicesimo secolo quantomeno ci regala una certezza.

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Autodeterminazione, R-Esistenze, Ricerche&Analisi

Uomo contro uomo: la violenza domestica tra gay e bisessuali esiste e va affrontata

di Gennaro Veneziano*,
maschio, femminista

Ogni giorno purtroppo leggiamo sui giornali fatti di cronaca riguardanti la violenza maschile contro le donne e il femminicidio, nell’accezione ampia e dettagliata di Marcela Lagarde. Involontariamente connotiamo i due sessi, come l’uomo violento e la donna vittima, e invisibilizziamo (e dunque neghiamo) tutte le altre dinamiche violente e le varie intersezioni tra identità sessuale, identità di genere e orientamento sessuale che possono prodursi.

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Care amiche: non fate figli. La rivoluzione inizia da un rifiuto!

Da varie città d’Italia arriva segnalazione della presenza di manifesti con slogan omofobi e razzisti siglati da, indovinate un po’, nientemeno che quella organizzazione di buontemponi nostalgici fascisti di Forza N-Uova. In questi manifesti sono riuniti tre concetti chiave della loro propaganda da Dio/Patria/Famiglia: il controllo del corpo delle donne a scopo riproduttivo affinché diano figli alla patria, con relativo premio alla miglior partoriente secondo il Duce (immagino), affinché collaborino al progetto di pulizia etnica (figli italici, giammai figli di immigrati), affinché affermino che l’unico modello di famiglia esistente è quello etero basato su stereotipati ruoli imposti dalla croce biologica.

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Arcilesbica come Salvini: donne libere soltanto di fare quel che loro ordinano!

Alcune componenti e/o simpatizzanti di Arcilesbica, mi pare in malafede, attribuiscono alle sex workers e a chi le sostiene i pensieri filofascisti della Lega Nord sulla prostituzione. In realtà la lega vuole le case chiuse, come mussolini a suo tempo, invece le sex workers e le femministe che le supportano, chiedono regolamentazione per quelle che scelgono liberamente le quali vorrebbero autogestire il proprio lavoro in cooperative o simili. non si è mai parlato di case chiuse, anzi.

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L’invenzione della “eterosessualità” 

Traduzione di @narcobaleno

da BBC Future – 16 Marzo 2017 

di Brandon Ambrosino

L’invenzione della “eterosessualità” 

Il Dizionario Medico Dorland del 1901 definiva l’eterosessualità come una “eccessiva o perversa attrazione verso il sesso opposto”. Più di due decenni dopo, nel 1923, il dizionario Merrion Webster la definiva similmente quale “morbosa passione sessuale per una persona del sesso opposto”. Non fu che nel 1934 che l’eterosessualità venne impreziosita col significato che ci è familiare oggi: “manifestazione di passione sessuale per una persona dell’altro sesso; normale sessualità”.

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Sono gay e lo sono da sempre

lei scrive:

Sono gay.
Sono gay e lo so dalle elementari, da quando avevo otto anni e tutte le mie coetanee cominciavano ad interessarsi ai maschietti e a fantasticare su un futuro accanto a loro. Ma io no, e ricordo di aver pensato che ‘gay’ era proprio quello che ero la prima volta che mi hanno spiegato cosa significasse. Non gli detti peso, ero una bambina e non mi sembrava un problema. Un giorno, in quinta, cominciarono a prendermi in giro chiamandomi lesbica, insistevano con cattiveria e ridevano di me. Sapevo che avevano ragione, e per la prima volta sentii tremendamente sbagliata per come ero e cominciai a convincermi che l’unico modo per vivere una vita felice sarebbe stato farmelo passare. Mi nascosi e piansi tutte le mie lacrime.

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Il machismo che fa male agli uomini

Lui scrive:

“Voglio restare anonimo, e raccontare la mia storia come fanno tante persone su questo blog che seguo giornalmente da almeno due anni. Sono un uomo di 26 anni (si, mi definisco ‘uomo’ anche se a 26 noi tutt* siamo considerati ragazzini) e ho modellato la mia vita cercando di essere qualcun altro, facendo fuggire persone che a me tenevano, ma anche persone che non mi amavano affatto.

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