Antiautoritarismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

Per dirsi femministe serve ascolto e fare attenzione ai contenuti divulgati

Mi è stato chiesto di parlare di femminismo. Per essere precisi mi è stato chiesto di parlare di un femminismo che fa bene alle donne. Esistono varie tipologie di femminismo che non consiglierei di seguire alle donne che vogliono conoscere sé stesse e imparare a percepirsi senza essere giudicate. Il femminismo della paura e quello che vi dice che non dovete andare per strada da sole, che dovrete sempre essere accompagnate, che dovete rivolgervi alle istituzioni paternaliste e patriarcali. Questo femminismo è anche detto carcerario. Non vuole sapere da voi quali siano i luoghi in cui subite violenza, accredita un dato circa il fatto che la direste maggiormente per strada e non in casa vostra. In ogni caso sponsorizza le istituzioni patriarcali come unico mezzo per uscire dalla violenza. Dunque colpevolizza le donne che non denunciano e non offrirà alcun aiuto alle donne che non si professano vittime secondo il modello estetico diffuso dalle istituzioni.

Quel modello è sempre descritto ed è corrispondente alla figura di una donna che non cerca in sé stessa la sicurezza e la fiducia per poter uscire da un rapporto violento ma si affida alle istituzioni che la condurranno come un cavaliere che salva la fanciulla in pericolo. Questo tipo di femminismo non fa emergere le contraddizioni di un sistema patriarcale che da un lato inibisce la libertà di scelta delle donne e dall’altro si offre di tutelarle. Non fa emergere neanche la contraddizione che si verifica quando la donna che dovrebbe essere tutelata è la straniera, la sex worker, la donna trans. Il sistema istituzionale criminalizza la donna straniera che vorrebbe semplicemente oltrepassare i confini di una nazione per realizzare un futuro diverso per sé stessa. Criminalizza la sex worker che dichiara di svolgere quel lavoro per scelta e non perché costretta. Criminalizza la donna trans perché sfugge alla norma eterosessuale e alle regole sociali di un sistema binario.

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Antiautoritarismo, Antirazzismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Contributi Critici, Precarietà, R-Esistenze, Recensioni

Prostitute in Rivolta: un libro da leggere

Prostitute in rivolta è un libro pubblicato dalla Tamu edizioni e scritto da Molly Smith e Juno Mac, con prefazione di Barbara Bonomi Romagnoli e Giulia Geymonat e postfazione del gruppo Ombre Rosse. Il libro sarà presentato In un evento organizzato dal mit Sex worker Fest dal 26 al 28 maggio dove sarà presentato anche “Naked and organized. Sex work as practice and representation“. 

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Antiautoritarismo, Antirazzismo, R-Esistenze

Memorie londinesi

Da queste parti fa caldo e nessuna novità, buona o cattiva che sia, perciò vi racconto che cosa sto facendo. Ho riletto i miei appunti di quando vivevo a Londra, assistendo a scene che ho cercato di riassumere in passato. Altro nel frattempo è successo e le leggi purtroppo in quella città non sono migliorate né per gli immigrati né per le sex workers o per la gente povera in genere, perché la società dell’intrattenimento che vende immagine a turisti di ogni tipo non può avere senzatetto o puttane che girano liberi per le strade, perciò organizza blitz per racimolare esseri umani e destinarli un po’ alla nettezza urbana, un po’ ai centri di detenzione per migranti per poi rimpatriarli, un po’ nelle galere. Quando andai a trovare la mia amica a Dublino mi resi conto del perché Londra non mi piaceva, ce l’avevo davanti agli occhi eppure non vedevo con chiarezza. Imperialisti e colonizzatori che erano destra prima che giungessero le nuove destre in europa. Comunque sia sto scrivendo una storia che pubblicherò e che parla di quel tempo, quando Soho era ancora una red light zone e non la zona turistica che forse è diventata adesso.

bacione a tutti.

Eretica

Antiautoritarismo, Antirazzismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Precarietà, R-Esistenze

La donna bianca e l’industria del salvataggio che deporta le sex workers straniere

Continuando il ragionamento iniziato QUI e QUI vediamo quali sono le norme che regolano il flusso migratorio. Grazie alle spinte della destra e anche del governo renziano si è dato il via libera al decreto flussi che acconsente all’ingresso di una persona migrante su base subordinata ad un contratto di lavoro che più spesso è quello di colf. L’Italia non ha mai fatto mistero circa il fatto di criminalizzare il migrante maschio come potenziale stupratore della donna bianca, simbolica della purezza della nazione, e di facilitare l’ingresso delle colf come mezzo di liberazione delle donne bianche, dunque come schiave cui spesso vengono proposti contratti che poi non vengono rispettati all’arrivo della migrante o non corrispondono gli accordi sul vitto e l’alloggio. Spesso la migrante si ritrova a dover accettare condizioni di lavoro molto più precarie e faticose, un alloggio brutto e inospitale, vitto quasi inesistente, per paura di essere rimandate indietro. Quando le condizioni di lavoro diventano tali da non consentire a queste donne di poter sopravvivere è la criminalizzazione dei migranti a facilitare il fatto che esse si affidino a trafficanti per poter accedere ai Paesi in cui poter lavorare o se entrate con i flussi possono lasciare il lavoro di merda che gli è stato offerto con l’inganno e cominciano la loro attività di sex workers.

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Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Il Femminismo secondo la Depressa Sobria, Precarietà, R-Esistenze

Ruolo di cura: da moglie, madre, badante. La donna migrante come liberazione delle donne bianche

L’assegnazione forzata del ruolo di cura alla donna la obbliga ad essere moglie e madre e in un secondo momento anche badante per l’assistenza dei parenti disabili. Non c’è nessun provvedimento o nessuna struttura o servizio che rende la donna libera da questi ruoli salvo un vago cenno alle pari opportunità e alla richiesta di aiuto da parte del padre o marito che non sempre arriva. L’unico aiuto concreto che libera una donna dai ruoli di cura è il fatto di ricevere aiuto da un’altra donna molto spesso migrante, costretta a lasciare famiglie e figli in un’altra nazione per trovare lavoro, rappresenta quel che in passato fu la dinamica di schiavitù delle donne nere come liberazione dai ruoli di cura delle donne bianche. Se un tempo quella schiavitù era esplicita e pretesa ora è più subdola, ambigua e dà alle donne che si servono di colf e badanti straniere una giustificazione, un alibi, per poter pensare di non aver sfruttato nessuno per la propria liberazione. Il punto è che le donne che chiamerò bianche quando si servono dell’aiuto delle migranti per liberarsi dai ruoli di cura non sono coscienti del fatto che stanno perpetuando un sistema economico che schiavizza le donne sempre e solo in quei ruoli.

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Antirazzismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Precarietà, R-Esistenze

“La mia datrice di lavoro manifesta e io le tengo i bambini”

Articolo in lingua originale QUI. Traduzione di Antida del gruppo di lavoro Abbatto i Muri.

Donne immigrate, sprovviste di statuto legale, manifesteranno il 14 giugno. Porteranno con sé delle forme di cartone in rappresentanza di tutte coloro che non potranno partecipare.

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Antirazzismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

Ecco le donne che lottano dall’interno affinché il femminismo non sia solo bianco

Femministe in lotta contro i Cie (centri identificazione ed espulsione) a Madrid

 

Articolo di Gabriela Sánchez / Icíar Gutiérrez

In lingua originale QUI. Traduzione di Emilia del gruppo Abbatto i Muri.

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Antiautoritarismo, Antifascismo, Antirazzismo, La Disfatta Dei Mondi Inferiori, R-Esistenze, Storie

La disfatta dei mondi inferiori: il White Right’s Act

Questo è il primo capitolo di un racconto che avevo iniziato a scrivere molti mesi fa. Visto l’andazzo generale direi che è opportuno che io continui per poi concluderlo. Vi auguro una buona lettura.

La disfatta dei mondi inferiori

Un racconto di Eretica Whitebread

 

1° Capitolo

Le onde si infrangono sulla riva e io sto distesa qualche metro più in là sulla sabbia. E’ presto, mi piace venire qui quando non c’è nessuno e il sole è ancora basso, benché l’aria sia già colma di tepore. Ho fatto 80 chilometri per arrivare e di sicuro ne valeva la pena. Questo è l’unico pezzo di spiaggia in cui non approdano corpi di gente estranea alla mia comunità. Cercano di raggiungerci in ogni modo possibile ma sono nemici, vogliono rubarci i diritti e per fare in modo che restino tali dobbiamo proteggerci e non credere a nessuna delle bugie che viene raccontata su quei fogli stampati dai terroristi del gruppo noborder.

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Antiautoritarismo, Antifascismo, Antirazzismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Personale/Politico, Precarietà, R-Esistenze

L’antirazzismo è una questione femminista

qualcuno scrive dicendo che saremmo “fissate” con la questione dei migranti. vorrei raccontare una storia che probabilmente molt* conoscono già.

mussolini al governo giurò di regalare benessere agli “italiani”. facilmente conquistò consenso perché nei momenti di crisi economica, quando la gente è precaria e povera, gli autoritarismi si affermano con facilità. pur di ottenere quel presunto benessere, rimpiazzato con spese per guerre e colonizzazioni che nessuno aveva mai richiesto, gli “italiani” ficcarono la testa sotto la sabbia mentre le donne facevano la fila per donare le fedi nuziali e altri oggetti d’oro utili alla patria. mentre mussolini faceva video di propaganda in cui teneva in mano la pala su terreni da coltivare che non furono mai consegnati ai poveri. mentre veniva confiscato gran parte del racconto di grano e altri beni di prima necessità. così gli italiani furono indifferenti al licenziamento degli ebrei e alla confisca dei loro beni, pensando che lavoro e beni sarebbero stati consegnati agli “italiani” (gli ebrei non erano forse italiani?). i nostri connazionali furono indifferenti alla deportazione di molte persone perché a loro bastava la promessa di un presunto benessere. welfare ed economia furono basati sul lavoro di cura delle donne così come accade ancora oggi. venne impedito l’aborto e istituito il premio alla migliore madre della patria, quella che faceva più figli italici – spesso chiamati “Benito” o “Italia” in onore al duce e alla nazione – da mandare in guerra. la famiglia imposta era quella tradizionale e gay e lesbiche finirono per essere perseguitati e deportati come anche le varie persone dissenzienti che avevano già capito e che per fortuna costituirono l’asse culturale che portò alla resistenza partigiana. i posti di lavoro erano destinati ai maschi, salvo che i poveri venivano chiamati nell’esercito e crepavano per i fanatismi dei fascisti. le camicie nere facevano razzie in ogni luogo e incutevano terrore, altro che benessere. chi non voleva tesserarsi al partito o arruolarsi veniva arrestato e nel bel mezzo delle persecuzioni finiva alla fucilazione.

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Sito tedesco su sesso/consenso spiegato ai migranti: per Salvini è “invasione pianificata”

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Un post a più pensieri e mani (Elena & Antonella)

Avete presente i fatti di Colonia, vero? Per quel che ci riguarda abbiamo sempre respinto la tesi strumentale che usava le donne in senso razzista. Tutto quello che abbiamo scritto in proposito potete trovarlo QUI. Ora ci troviamo ad affrontare un altro dilemma. Leggiamo di un sito, istituzionale, a cura del ministero per la salute tedesco in cooperazione con il governo belga, una vera e propria traccia di informazioni su quel che è la sessualità consapevole. consensuale, tra persone di varie culture e di ogni genere.

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L’anticapitalismo di convenienza delle missionarie del nuovo ordine femminista

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Vi ricordate il pezzo della femminista Nancy Fraser che ad un certo punto dichiarò come il femminismo, un certo femminismo, quello bianco, coloniale, ricco, che aveva deciso di non considerare la differenza di classe (e neppure di razza in verità) mentre diffondeva il verbo sulla questione della violenza sulle donne, fosse l’ancella del capitalismo? Ve la ricordate? Vi sintetizzo i punti salienti del suo discorso e anche di tante considerazioni lette e fatte dopo. Le femministe si erano concentrate troppo sulla questione della violenza domestica senza considerare gli aspetti intersezionali del problema e favorendo la diffusione di concetti neutri, perché abilmente usati dalle filo/capitaliste, al punto che la questione della violenza sulle donne diventò un brand utile a chiunque per attrarre consenso per partiti, istituzioni, governi (vi ricorda niente?), donne ricche e perfino di destra, che se ne fregavano delle rivendicazioni delle donne sull’aborto o sul diritto di cittadinanza delle migranti, ma ripetevano a memoria parole svuotate di senso giusto per legittimare paternalismo e industria del salvataggio, composta da polizie e istituzioni varie, oltreché di organizzazioni varie finanziate apposta per dedicarsi al problema anche se del problema non sapevano proprio nulla.

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#Colonia: l’Internazionale dei maschi misogini e predatori

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COLONIA ovvero l’internazionale dei maschi misogini e predatori :: quando la verità è scomoda e non se ne parla più,

Tutti ricordano i cosiddetti fatti del capodanno di Colonia. Che, incredibilmente, si è saputo subito essersi replicati nello stesso momento in decine di luoghi.
La narrazione era degna di quell’ormai famoso manifesto dell’Italia colonial-fascista: DIFENDILA!

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Comunicazione, Contributi Critici

‘Te piasc o Presep’?

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Risposta di Ina all’articolo ‘Presepe si presepe no, il paradosso dell’integralismo laico’

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Gentile Lucia,

Cercherò di rispondere al suo articolo nella maniera più ‘scientifica’ possibile, attenendomi ai fatti.

  1. 1) Immagino lei sia stata ispirata dalle notizie degli ultimi giorni, ed in particolare dal caso di Bergamo o di quello simile di Rozzano; poco importa, effettivamente ogni pretesto potrebbe essere buono per discutere costruttivamente di alcuni nodi che stanno a cuore alla società. Comunque, colgo (anch’io, dunque) l’occasione per sottolineare come sul caso di Bergamo è intervenuto Salvini che ancora insiste sull’associazione dell’Italia alla fede cattolica, associazione che viene, per esempio, visivamente promossa su Facebook dai tanti difensori di questa idea di identità italiana con l’immagine del tricolore affianco al crocifisso, in barba ai tanti italiani di fede non cattolica o di nessuna fede. Il problema non è nel reclamare il diritto di professare la fede cattolica, ma che si cerchi rincarare la strategia difensiva associandola alla difesa dell’identità nazionale in un momento di fragilità nazionale, di schierare un ‘noi’ e un ‘voi’ su una scacchiera costruita su una sorta di isteria.

Ne approfitto anche per comunicarle che la notizia del preside che avrebbe proibito a scuola la festa di Natale è stata distorta ed ingigantita. Il lavoro di smontamento del caso lo trova qui, puntualmente documentato da giovani che si stanno inventando un nuovo tipo di giornalismo, che tra le altre cose si mette sulle tracce del giornalismo ‘grande’ e ne sbugiarda il malcostume. Nel giornalismo, il malcostume deriva anche dal modellare con mosse più o meno percettibili – anche solo scegliendo un certo termine invece di un altro, o anche con sgambetti in alcuni casi – la notizia sul gusto del ‘sentimento’ del momento, proprio come agisce la politica quando si lascia contagiare da questo male.

  1. 2) Lei ha pensato di presentare la questione facendo la ‘simpaticona’, quella che guardava scettica il presepe che però poi è passata dall’ ‘altra parte’. È una sorta di captatio benevolentiae, fare la parte della ‘pentita’ per assicurare il pubblico sulla propria ‘imparzialità’. Invece lei ha un preciso, parziale punto di vista, che è tutto ‘occidentale’.

Grazie per aver tirato in ballo Michelangelo; giusto per dire, la magnificenza dell’arte come questa sta nel fatto che ogni donna, anzi no – ogni essere umano – si può riconoscere nello strazio composto della figura che sorregge il Cristo; ogni essere umano che abbia provato un dolore così devastante si sente vicino alla Pietà, la capisce, anche se non si immedesima nella puntuale matrice religiosa della rappresentazione stessa. Infatti, quando il fotografo Samuel Aranda ha catturato l’immagine di una donna col niqab con in braccio il corpo esanime di un parente (durante gli scontri in Yemen di tre anni fa), tutto il mondo ha riconosciuto in quello scatto la Pietà di Michelangelo. Che è così bella perché è universale: la Madonna e la donna in nero sono immagini speculari di un dolore assoluto, che non guarda in faccia distinzioni di sesso, religione, etnia e niente. Ha una sola faccia che è la faccia di tutta l’umanità.

  1. 3) ‘integralisti laici che vogliono insegnare a noi cosa sia la laicità vera’. E qui i blocchi di cui parlavo sopra: il ‘NOI’ e l’implicito ‘tutti gli altri’. Mi rendo conto che è quasi automatico cercare di costruire un antagonismo ‘buono’ da contrapporre a tutto il resto che certamente è ‘cattivo’. Un po’ come i Western: se si è deciso di assegnare agli ‘Indiani’ il ruolo di cattivi, allora i bianchi – proiezione ed estensione di un fagocitante ‘occidente’ – non possono che essere buoni. Soprattutto  perché, appunto, siamo ‘noi’. L’identità dovrebbe essere una costruzione dinamica, per usare termini di una certa teorica che ha passato la vita a studiare la questione della-delle identità.

Non credo, inoltre, che i laici vogliano insegnare niente a nessuno dato che non hanno istituito una materia chiamata, per esempio, ‘Insegnamento della religione cattolica’ a riguardo della quale, mi dice una persona informata, ‘I docenti non fanno un concorso pubblico: sono selezionati dalla Curia, ma vengono pagati dallo Stato italiano, quindi anche con i contributi degli atei e di coloro che credono in altro’. Tiri lei le conclusioni. Magari quelle esatte, questa volta. (ah, la persona informata ha anche aggiunto: ‘l Crocifisso nelle aule fa parte dell’ “arredamento scolastico”. Lo vanno sbandierando come simbolo di “identità culturale” e poi ha la stessa dignità di un banco’).

Infine, giusto per curiosità e rimanendo in tema di insegnamento, le suggerisco di leggere questo interessante articolo circa religione e altruismo. (Il termine qui in questione non è ‘laico’ ma ‘ateo’)

  1. 4) ‘L’Italia tuttavia è uno stato Laico non uno stato Ateo. La laicità di norma dovrebbe essere l’organizzazione giuridica e politica della società che permette a ciascuno di vivere la propria fede in libertà.’ Almeno, diciamo più onestamente, che non è né l’uno né l’altro. Avessi avuto l’idea di scrivere un articolo di questo tipo (mi riferisco al suo articolo), come minimo avrei fatto una piccola ricerca circa gli articoli della Costituzione che regolano questa materia. Se lei lo avesse fatto, avrebbe trovato una grande ambiguità coperta da strati e strati di ‘laicità qui laicità qua, laicità si però a casa vostra’. Si sarebbe incuriosita agli strumenti base della ricerca (come l’ottima Enciclopedia Treccani online, che spiega meravigliosamente la questione); magari, avrebbe letto le opinioni di altri blogger, invece lei sceglie la via del sarcasmo. Stia attenta, che il sarcasmo è l’arma preferita dei laici.

E se ‘l’Italia è uno Stato Laico e non Ateo’, ovvero, seguendo il suo ragionamento, tutela la libera espressione di ogni credo (non l’ateismo), allora non capisco perché nelle scuole ci siano solo crocifissi e presepi, e guai a toccarli. Non essendo il Cattolicesimo religione di Stato e non essendo affatto l’unica religione praticata in Italia, non capisco perché mancano simboli religiosi diversi. Perché ‘voi’ vi incazzate tanto se vi toccano il crocifisso, salvo poi voler negare il velo. Io l’inverno vado bardata altro che burqua; ma nessuno mi ha mai detto né oserebbe mai dirmi ‘spogliati per motivi di sicurezza’. Non capisco perché ci si accanisce contro questo altro simbolo religioso. In più, il crocifisso non è una cosa che si porta addosso e che dunque ha azione, in maniera circoscritta, sul corpo che lo indossa. È qualcosa che si affigge sui muri di uno spazio pubblico, proprio come il presepe, per cui ha una simbologia molto più profonda che non riguarda la persona ma si sposta a un livello sociale. Almeno il presepe ha una durata circoscritta nel tempo. (Ah, a proposito, lei che cita il caso francese, le ricordo che la Francia nel 2011 si è espressa anche contro l’uso del velo nei luoghi pubblici).

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La correggo anche sulla chiusa della sua esternazione, redarguendola sul fatto che Laicità dovrebbe essere libertà di professare il proprio credo ma anche quello di non professarne alcuno (senza essere vist@ come un mostro o come un nemico della società).

  1. 5) ‘Laicità non è totalitarismo “O si fa come dico io o non si fa niente”, ma garantire a chiunque lo spazio per pregare e ci si aspetta che chiunque faccia parte di uno stato laico non si senta in alcun modo offeso dagli altrui simboli religiosi. Perché perdiamo il fiato a definire cosa sia laico, dimenticando di chiederci se laici possiamo dirci tutti quanti.’. Il totalitarismo, secondo

H. Arendt, trova la sua origine nello stato che vuole conservarsi ‘puramente’ composto di una sola nazionalità. A quello che leggo, lei, confusamente, si appella al diritto di professare qualsiasi credo ma poi non ne cita altri al di fuori del cattolicesimo; e comunque i laici – che non si sentono offesi ma al massimo sopraffatti dai simboli religiosi – si appellano a principi di pluralismo in cui possano riconoscersi veramente. Soprattutto vorrei avere testimonianza di cosa l’abbia spinta ad associare lo slogan ‘o si fa come dico io o non si fa niente’. Mi passa qualche esempio?

Da un punto di vista argomentativo, poi, mi spieghi: ‘laicità non è totalitarismo, è garantire a chiunque lo spazio per pregare’ ma poi ‘laici possiamo dirci tutti quanti’? Cosa voleva dire, esattamente?

  1. 6) ‘L’integralista cristiano ad esempio essendo contro l’aborto intende proibirlo a tutti, uno stato laico invece garantisce gli strumenti a chiunque lo volesse, di praticarlo sulla sua persona.’ Mi scusi, ma lei dove vive? Siamo nel 2015, e dobbiamo avere culo se la legge a volte con la sua forza si sforza di garantire questi ‘strumenti’ a cui fa riferimento lei.
  1. 7) ‘Un bene pubblico è libertà, costringere in uno spazio pubblico regole che denigrano simboli religiosi di fatto va contro il concetto di libertà.’ Può specificare a quali simboli religiosi si riferisce? Denigrare? ‘Regole che denigrano’? Chi le ha avanzate?

Guardi, se dobbiamo discutere di certi argomenti facciamolo con un minimo di cognizione di causa, altrimenti finiamo per far perdere qualità a questo splendido strumento di libertà di espressione che sono i blog. E in questo momento nessuno si può permettere di alimentare certi meccanismi, specialmente le persone che lavorano sull’informazione, sulla comunicazione e sulla-sulle libertà. Io non contesto quello che pensa, ma come lo ha espresso e le argomentazioni deboli, imprecise e confuse.

‘A volte vediamo questi atei nobilmente pensosi alla ricerca di un Dio che noi non abbiamo saputo dare.’ – non credo che gli atei vadano necessariamente alla ricerca di un dio, e men che meno penso che accetterebbero l’idea dell’opera caritatevole di chi si affanna a fornirgliene per forza uno; tuttavia, guardi, addirittura Paolo VI ha splendidamente definito gli atei (manco i laici, oh!) ‘nobilmente pensosi’.

Cordialmente.

Ina Macina

Antiautoritarismo, Antirazzismo, Comunicazione, R-Esistenze, Violenza

Il bambino siriano

Ho letto commenti, impressioni, una retorica pietosa da parte di chi fino a ieri diceva peste e corna sui rifugiati. Sono così bravi a fregarsene di quello che succede nel mondo e dei motivi che spingono la gente a fuggire da case, città, nazioni. E l’Europa invece che fa? Semplicemente vive di negoziazioni. Due vite al posto di una o mezza vita invece che tre. Io non li voglio e te li prendi te. L’immigrato nemico, il rifugiato che non merita pietà e neppure una foto del genere fa cessare il rumore di tanti razzisti che trovano tutte le scuse per recitare il motto “prima gli italiani”.

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