La colpevolizzazione della vittima si realizza nel momento in cui non si riconosce innanzitutto che la vittima sia tale e si dice invece che si è posta nelle condizioni di diventare oggetto di aggressione di qualunque tipo inclusa quella sessuale. La colpevolizzazione può insorgere come elemento derivante da fenomeni razzisti, omofobi e sessisti. Si parla di victim blaming quando per esempio una donna stuprata viene giudicata per il suo comportamento, per il suo abbigliamento, per il trucco, i tatuaggi, e qualunque altro elemento che la pone come individuo fuori norma. La colpevolizzazione interviene anche quando una vittima di violenza sessuale denuncia di aver subito abuso mentre lei era in condizioni di incoscienza, ubriaca, drogata. Forme di colpevolizzazione comprendono anche una sorta di interrogatorio della vittima che secondo l’avvocato difensore dell’imputato presunto stupratore non avrebbe reagito abbastanza o avrebbe potuto porre fine all’aggressione. Quando lei denuncia uno stupro qualcuno può dire che i suoi jeans erano troppo stretti perché qualcun altro potesse toglierglieli.
Continua a leggere “Colpevolizzazione della vittima”Tag: Victim Blaming
Consenso Vs Cultura dello stupro

Se volete sapere qual è in Italia l’età del consenso basta cercare un po’ e la troverete, sempre che vi interessi davvero. Che cos’è la cultura dello stupro? E’ quella cultura per cui viene minimizzata, incoraggiata, normalizzata la violenza sessuale. Di più: viene giustificata, al punto da colpevolizzare la vittima che denuncia di essere stata stuprata. La colpevolizzazione della vittima si chiama Victim Blaming, tanto per saperlo.
Se nasci con una vagina tutto quello che ci si aspetta da te è che tu sia sempre disponibile allo sguardo, alle attenzioni, alle molestie e al desiderio sessuale maschile. Nessuno si pone il problema di quello che tu voglia. Cosa desideri, con chi vuoi stare o non vuoi stare. Men che meno se hai 6 o 10 anni e non hai ancora raggiunto l’età per poter dare il tuo consenso a nessun tipo di attenzione che un pedofilo decide di dedicare al tuo corpo, violandolo.
Continua a leggere “Consenso Vs Cultura dello stupro”Quando le donne sono complici dei violenti
Quando la mia coscienza femminista si stava ancora formando attraversavo il post separazione dal padre manesco di mia figlia. Per lavoro facevo quel che capitava e a quell’epoca mi capitò di fare il censimento in una zona della città. Quel che non sapevo era che proprio nella zona che mi avevano assegnato viveva il mio ex con la nuova compagna e le sue figlie, credo fossero un paio, se non ricordo male.
Trovai la donna seduta a fare curtigghio con altre vicine di casa che subito si strinsero attorno a lei come per proteggerla. Solidarietà tra comari, mi dissi, ma in realtà c’era qualcosa di più. Lei, forte di quell’alleanza, mi accolse con aria di sfida, come se io fossi stata lì per mia volontà e non per puro caso.
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Prada e gli abiti “anti-stupro” che coprono le donne
Mi scrive una ragazza che critica il victim blaming definito in un articolo su La Stampa che parla di una sfilata di moda a cura di Prada. Non solo si tratta di pink washing, ovvero di uso della lotta contro la violenza di genere per pubblicizzare un marchio, ma dalle dichiarazioni espresse pare proprio che il victim blaming sia un po’ più che accennato. Perché non creare allora un burqa?
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L’ho tradito. Lui mi ha stuprata per ritorsione. Non è stata “colpa” mia!
Lei scrive:
Ciao Eretica, vorrei raccontare la mia esperienza per aiutare le altre persone a cui è successo qualcosa di simile. Ho tradito il mio (ex) ragazzo. Non cerco scusanti per questo. Pur amandolo, l’ho tradito (sì, si può tradire anche chi si ama. Chi di solito non si tradisce, nella furia dei primi, esplosivi sentimenti, è la persona di cui si è innamorati. Ma essere innamorati e amare sono due cose e due fasi diverse). Gliel’ho raccontato. Eravamo a casa insieme. Eravamo ai due lati del tavolo, seduti. Quando gliel’ho detto, ho visto il mondo cadergli addosso. Si è messo a piangere, a urlare, mi ha chiesto dettagli, gliene ho raccontati. L’ho visto calmarsi. Si è sporto verso di me sul tavolo.
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Ho subito violenza ma per molt* #MeLaSonoCercata
Lei scrive:
Cara Eretica,
ti racconto una storia che poche persone conoscono.
Avevo 19 anni, ero fresca di maturità e, per tanti motivi, stavo male. Dormivo per giorni interi. Mi tagliavo. A volte, prima di uscire, frugavo fra i medicinali di mia madre per trovare qualche pastiglia da ingoiare, qualcosa che avesse un vago effetto rilassante o stordente. Cercavo i fogli illustrativi su internet e me le calavo. Per fortuna mia madre non prendeva psicofarmaci.Continua a leggere “Ho subito violenza ma per molt* #MeLaSonoCercata”
Asia Argento: vittima di violenze e di chi fa victim blaming
Lo sa Asia Argento e lo sappiamo noi che il victim blaming è uno sport assai praticato in Italia. Si dà la colpa alle donne vittime di violenze quasi sempre. Capita alla adolescente che è vittima di stupro di gruppo e a quella che viene stuprata per mesi, a volte per anni, da persone che incutono soggezione, ricattano, ti fanno sentire sempre sbagliata. Lo sa chi subisce violenze sul lavoro o da parte di chi minaccia di pubblicare online foto scabrose della vittima.
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La “ragazza di Cagliari”, la cultura dello stupro e la colpevolizzazione della vittima
Lei scrive:
Cara Eretica,
sono una ragazza che ha appena letto tutti i 222 commenti sotto il post che parla di una ragazza di 22 anni di Cagliari violentata in spiaggia. (Le indagini sono in corso, quindi lo stupro è presunto, per ora.)
#ClaudiaNonSeiSola: “ti chiedo scusa” – “perché nessuno ti ha chiesto ‘come stai’?”
Lei scrive:
Ho seguito tutti gli articoli su Claudia, e dopo tanto tempo trovo il coraggio di dire due parole.
Storia di uno stupro mai denunciato
Lei scrive:
Cara Eretica,
ti scrivo piangendo, con la rabbia che dall’utero sale allo stomaco e alla gola, e che finalmente – dopo sette anni – trova il coraggio o la stanchezza per scorrere dalla gola fino alle dita e uscire così in forma di lettera a te e a tutte le persone che vorranno leggermi.
Ringrazio te per il blog che hai aperto, ringrazio chi me ne ha parlato, ringrazio tutte le persone che hanno condiviso le proprie storie su questo blog perché è anche grazie a tutt* voi se adesso sto scrivendo anch’io: mi avete insegnato a non giudicarmi, mi avete insegnato a guardare la realtà per quella che è e a chiamare le cose e le persone per quello che sono.
Mi trucco e mi vesto come voglio: non per questo sono una “nuova donna”
Lui scrive:
“Ciao Eretica, seguo spesso la pagina e volevo condividere un piccolo sfogo circa i miei pensieri e il mio vissuto. Ho sentito spesso ( anzi, spessisimo ) la frase “gli uomini sono le nuove donne“, e spesso questo splendido slogan l’ho paradossalmente sentito pronunciare da ragazze che generalmente si sentono femministe.
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Stuprata: mi sento sporca, interrotta, in colpa
Lei scrive:
“Ciao Eretica,
inizialmente desideravo scriverti per raccontarti di un’esperienza magnifica vissuta l’8 Marzo: sono una studentessa fuori sede al primo anno e sono passata dall’ambiente di un paesino chiuso e bigotto ad un ambiente di larghe vedute e ricco culturalmente che è la città in cui vivo. Sfortunatamente non ho potuto prendere parte alla giornata dell’8 Marzo per motivi di salute (per nulla gravi) ma ho avuto il piacere di assistere al corteo del pomeriggio: che dire?Continua a leggere “Stuprata: mi sento sporca, interrotta, in colpa”
#ProstituzioneMinorile #Parioli: perché si impone la rieducazione “morale” della vittima?
Ricordate la vicenda delle adolescenti parioline che si prostituivano e degli uomini adulti che pagavano servizi sessuali resi dalle ragazze? Una prima conclusione possiamo vederla con una bizzarra sentenza che, in fin dei conti, rivela un grave paternalismo, una forma sostanziale di abolizionismo, con conseguente colpevolizzazione della vittima e una maniera orrenda di spostare l’attenzione su questioni di morale e di decoro ragionando di “dignità della donna”. La sentenza condanna un adulto a due anni di pena e a risarcire la ragazza con l’acquisto di trenta libri e due dvd – scelti dalla giudice – che parlano di femminismo, di battaglie femminili, di quel che dovrebbe costituire un bagaglio culturale del quale tutti dovrebbero usufruire, condannato incluso.
Cyber assassini e ostracismo sociale: la “colpa” di essere vittime!
di Edoardo McKenna
Uno storico una volta disse che la strage alla Banca dell’Agricoltura, la “madre di tutte le stragi” che nel 1969 aprì la strada agli Anni di Piombo, rappresentò per gli italiani la perdita dell’innocenza. Perché gli italiani scoprirono che lo Stato poteva uccidere. L’allucinante settimana che si è appena conclusa, tuttavia, ne farà certamente impallidire il ricordo, a posteriori. Perché in questa settimana gli italiani hanno scoperchiato un vaso di Pandora impensabile, si sono dovuti guardare l’ombelico, per scoprire che è la società italiana stessa ad essere assassina.
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Se un figlio pubblica un video hard di chi è la “colpa”?
Cara Eretica,
ieri sulla pagina facebook di Abbatto i Muri ho letto un post sulla ragazza che ha tentato il suicidio per il video pubblicato in cui lei faceva sesso. Ho letto anche il post sulla ragazza che ha raccontato i risvolti legali di una vicenda simile e di come lei si sia resa conto di dover smettere di sentirsi in colpa perché le piace il sesso. Io sono la madre di un ragazzo a cui piace il sesso, che ha fatto un video e lo ha postato per vantarsi con gli amici. Non voglio giustificarlo e non voglio neppure dare della zoccola alla ragazza. Voglio riflettere su quello che è successo perché è troppo comodo attribuire tutta la responsabilità solo ai genitori o al ragazzo stesso. Mio figlio è stato denunciato, abbiamo pagato avvocato e multa e io e mio marito non abbiamo mai detto a nostro figlio che aveva fatto bene. Gli abbiamo detto che era stato stupido, ingenuo e che non si devono superare certi limiti. Forse non siamo stati genitori ideali e ci assumiamo la nostra parte della responsabilità, ma questi figli sono bombardati da immagini di sesso e quando lui ci ha detto che lei era d’accordo a farsi filmare non abbiamo avuto dubbi: gli abbiamo creduto.
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