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Social Dilemma: come i social manipolano le nostre menti

Il documentario The social Dilemma, presente su internet, così come il libro “Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social” di Jaron Lanier, ci spiegano quel che succede a monte delle strategie di marketing e di profitto di social importanti, come Facebook o Instagram e altri meno frequentati.

Avevo scritto un racconto distopico sulla nuova morale ai tempi dei social network ma non si avvicina minimamente alla realtà, perché la realtà è molto peggio.

Da quando sulla mia pagina è stata cancellata una immagine che mostrava la faccia brutale del fascismo coloniale mi sono chiesta se un giorno in nome della libertà di espressione sarebbero stati chiusi i musei sul nazismo. Se la nostra memoria storica fosse sottoposta ad un nuovo stadio aggressivo di revisionismo. Forse non si interverrà sui musei fisici ma sulle pagine presenti sui social sicuramente sì.

Traggo dal documentario quel che persone che prima hanno lavorato per vari social hanno affermato nel documentario e ciò che ha scritto Lanier. Ve lo riassumo meglio che posso ma vi assicuro che tutto ciò che scrivo è stato spiegato nei minimi dettagli, perciò vi consiglio di vedere il documentario e leggere il libro.

Tutto parte da un algoritmo che ti seduce sulla base delle tue preferenze, ciò forma una sorta di moralità fluida, concetto già immaginato dal visionario Philip K. Dick.

Farti pensare che il mondo che incontri sui social sia ciò di cui hai bisogno, perché la pensa come te è un inganno tessuto a suon di metodi e strategie realizzate grazie a neuscienze e psicoligia, Pura magia. Fabbricano un’illusione che è retta dalla lettura precisa di quel che caratterizza la tua mente. Leggono cosa scrivi, che film preferisci, si fanno un’idea di quel che può piacerti e te lo propongono, così tu ritieni di far parte di un mondo che sia adatto a te ma in realtà è fatto apposta per intrattenerti, per farti restare a lavorare gratis per i social mentre grazie al tempo che tu usi su quegli spazi loro guadagnano in inserzioni. Monetizzano le tue preferenze, dunque ti lasciano pensare che sia piacevole e fortemente utile, tanto da causarti dipendenza, restare a frequentare quegli spazi.

Secondo chi viene intervistato nel documentario la tecnologia persuasiva applicata alla tecnologia per i social realizza un modello strategico grazie al quale si potrebbe modificare l’atteggiamento umano. Vale per il bastone e la carota, un giorno ti dico che devi cancellare una foto e il giorno dopo ti propongo i tuoi “bei ricordi” dell’anno precedente. Il programmatore intervistato spiega come sia semplice, per esempio, indurre chiunque a tirare giù col dito per aggiornare le schermate, mentre ti propongono una cosa nuova in cima, E tu tiri giù col dito per sapere di più, perché loro ti dicono di farlo. Quel gesto diventa un riflesso condizionato. In psicologia si chiama rinforzo intermittente positivo.

Dice l’intervistato: “Non basta che usi il prodotto consapevolmente perché vogliono entrarti nel cervello e impiantare dentro di te un’abitudine inconscia. Io innesto in te un’abitudine inconscia in modo che tu sia programmato ad un livello più profondo senza che tu te ne accorga. Vedi il telefono e allunghi la mano per vedere se c’è qualcosa per te. Non è un caso. Funziona come le slot machine e creano dipendenza. Qualcuno tagga la foto, tu ricevi la mail e clicchi. Se non vuoi le notifiche il social farà altro per attirarti, il ricordo di un anno fa, il tuo compleanno, i momenti felici, loro possono perché sanno tutto ciò che gli consegni volontariamente e lo usano perché ad ogni click guadagnano in pubblicità e traffico dati. Attingono a tratti della personalità umana. Dovresti chiederti perché la mail di notifiche non ha la foto. Perché il social vuole che tu produca traffico sul suo spazio e così monetizza sulla tua psicologia.”

Continua spiegando che tale funzione di Facebook viene potenziata al massimo, tagga ogni giorno per generare traffico. In più il social ti tiene in attesa, attiva i puntini (che vogliono richiamarti a qualche nuovo messaggio che riceverai a breve) e ti lascia in sospeso così non smetti di restare loggato.

Se il messaggio che pensavi arrivasse in effetti non viene prodotto (dalla persona) l’algoritmo avvia suggerimenti automatici: emoji e altro. La disciplina a cui si rifanno si chiama “Growth Hacking” o hackeraggio della crescita (di numeri e presenze). Per realizzare questo si formano squadre di ingegneri che hanno il compito di hackerare la psicologia della gente per ottenere crescita: più iscrizioni, più coinvolgimento e sei tu che infine finisci per fare il loro lavoro ovvero invitare altre persone a iscriversi.

L’obiettivo sarebbe quello di fare ottenere 7 amici in 10 giorni a ciascuno. Sono tattiche usate per far crescere Facebook a enorme velocità. Tattiche diventate strategie descritte in manuali standard per ogni azione e impresa a Silicon Valley. L’intervistato dice:

Google e Facebook hanno fatto esperimenti su utenti ignari e nel tempo hanno portato gli utenti a fare ciò che vogliono facciano.

L’intervistato parla di manipolazione: i social continuano a implementare costantemente le linee guida senza consultare gli utenti, o inviando un messaggio in cui dicono: se vuoi tenerti il profilo accetta, così tu accetti senza sapere bene a cosa dai consenso e loro continuando a manipolare e a far cambiare la mente degli utenti che diranno di sì a tutto pur di non perdere la pagina, il profilo, come se ti pendesse una spada in testa minacciosa e intimidatoria. Ti forniscono una droga e poi minacciano di togliertela.

Gli utenti quindi sono considerati come cavie da laboratorio, ci usano non perché noi ne traiamo vantaggio, ma diventiamo solo zombie e loro ci spingono a guardare più annunci per fare più soldi.

Secondo il documentario: Facebook ha condotto esperimenti di contagio su vasta scala. Usando segnali subliminali sulle pagine per convincere più persone a votare a specifiche campagne elettorali. Potevano farlo, possono influenzare comportamenti ed emozioni nel mondo reale senza allertare la consapevolezza degli utenti. E chi non si adegua non è necessario e dunque intralcia il meccanismo.

I social puntano i motori di intelligenza artificiale su di noi per decodificare cosa stimoli le nostre risposte. Esattamente come farebbero scienziati di vario tipo per stimolare le cellule nervose di un ragno per vedere quale zampa muove.

L’intervistato paragona ciò ad un “esperimento carcerario” dove le persone si trovano incastrate in una “simulazione”. I social così raccolgono soldi e flusso dati derivati dalla nostra attività per guadagnarci. Raccolgono soldi grazie alle nostre attività e noi utenti non ce ne accorgiamo, non ce ne rendiamo conto.

Dice l’intervistato (programmatore): “Vogliamo capire come manipolarti il più velocemente possibile per restituirti un po’ di dopamina fittizia, illusoria. Ogni social agisce in questo modo. Sfrutta la fragilità della psicologia umana. I creatori erano consapevoli di ciò che facevano agli utenti. Non è uno strumento (come la bicicletta) e dunque ti seduce e manipola perché tu lo ritenga necessario. E’ stato abbandonato il contesto tecnologico basato su strumenti a favore delle persone che vorranno usarli per passare ad un altro contesto tecnologico basato su dipendenza e manipolazione. I social non sono la bicicletta ovvero uno strumento che attende di essere usato ma loro sfruttano e usano te. Hanno scopi e mezzi per raggiungerli. Usano il tuo modo di pensare contro di te.”

Solo due settori chiamano i loro clienti “utilizzatori”: le droghe illegali e il software. La citazione è di Edward Tufte. Non puoi farne a meno: dimentichi la vita reale, gli affetti, per accedere ad ogni notifica, ne sei dipendente, perfino la cognizione di quel che c’è dietro le quinte non controlla la pulsione all’utilizzo del social (lo dice un programmatore che pur se consapevole ha combattuto la dipendenza da social). Perdi la cognizione del tempo col cellulare e potresti spenderlo altrimenti. Controlli il telefono mentre vai al cesso e prima di dormire. I social sono una droga. Lo spacciatore ti dice che ti lascerà in astinenza, è una merda, ti adegui a ciò che ti chiede. La nostra necessità è di connetterci ad altri e questo influisce sul rilascio di dopamina e nel circuito di gratificazione e ricompensa. Veicoli come i social, che ottimizzano la connessione, fanno subito presa, generano molta dipendenza.

Bisognerebbe chiedersi: Quanto tempo trascorri al cellulare o al computer? Servirebbe – spiega una psicologa intervistata – equilibrio tra piacere e dolore e la droga appiattisce tutto e poi genera dipendenza e mai crescita. Non si tratta di prodotti progettati per proteggere i bambini (adolescenti ndb). Sono prodotti mirati a realizzare algoritmi per consigliarti il prossimo video da vedere. Ti fanno sentire bravo mentre usi un nuovo filtro per una foto.

Ancora un altro intervistato spiega: gli algoritmi sono molto bravi a consigliarti il prossimo video o molto bravi a fare in modo che tu ti scatti una foto con un filtro suggerito. Non controllano soltanto su cosa gli utenti concentrano la loro attenzione. I social media in particolare cominciano a scavare sempre più in profondità nel tronco encefalico e prendono il controllo dell’autostima e dell’identità degli utenti, specie dei minori.

Normalmente riusciremmo a reggere una discussione in cui abbondano le critiche alle nostre opinioni perché noi ci siamo evoluti in modo che ci interessi il parere delle altre persone e non solo della nostra specifica tribù. La dialettica tra diversi, la discussione, è crescita. Per i social invece noi ci siamo evoluti affinché ci interessi solo quello che pensano 10.000 persone come noi. I social ci educano a bearci della approvazione sociale ottenuta ogni 5 minuti. Registrando i nostri gusti i social ci propongono solo ciò che potrebbe piacerci, nulla di più, così si crea un sistema di comunicazione a compartimenti stagni, in cui ciascun gruppo radicalizza le proprie convinzioni.

Spiega un programmatore: “Non era assolutamente questo il progetto iniziale. Ora però noi costruiamo le nostre vite intorno a questa idea di perfezione percepita perché veniamo ricompensati tramite questi segnali a breve termine – cuori, like, pollici in su – e li confondiamo con il valore e la verità. In realtà si tratta di una popolarità finta, fragile, a breve termine e che, ammettiamolo, ci lascia un senso di vuoto ancora più grande, perché ci forza in questo circolo vizioso, ci porta a pensare: ora cosa devo fare per ottenere più consenso? Perché ne voglio ancora. Pensate tutto questo applicato a due miliardi di persone e poi pensate a come reagiscono le persone alla percezione che gli altri hanno di loro.”

L’intervistato precisa: “Siamo messi davvero molto male. C’è stato un’enorme incremento della depressione e dell’ansia tra gli adolescenti americani cominciato tra il 2011 e il 2013. Il numero di ragazze adolescenti in questo paese, su un campione di 100.000 che vengono ricoverate in ospedale ogni anno a causa di lesioni autoinflitte, è rimasto stabile fino al 2010-2011 e poi ha cominciato a salire ed è salito del 62% per le ragazze, incluse le ragazze più grandi. Insomma la cifra è del 189% nelle preadolescenti ed è quasi il triplo della percentuale precedente. Osserviamo lo stesso andamento per i suicidi. I suicidi delle ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni sono aumentati del 70% se comparati con la prima decade di questo secolo; quelli delle preadolescenti, il cui tasso iniziale era molto basso, sono aumentati del 151% e questo andamento è riconducibile ai social media nella generazione Z e ai bambini nati dopo il 1996 i quali sono la prima generazione della storia ad essere approdata sui social media alle medie.”

Continua l’intervistato: chiediamoci come passano il tempo. Tornano da scuola e si mettono davanti ai loro dispositivi. Un’intera generazione più ansiosa, più fragile, più depressa. Sono meno propensi a correre rischi, il tasso di quelli che prendono la patente è calato e il numero di ragazzi che ha avuto un appuntamento o una relazione romantica diminuisce sempre più. Un grosso cambiamento coinvolge una generazione. Senza dimenticare che per ogni ricovero in ospedale c’è una famiglia traumatizzata e terrorizzata che si chiede “mio Dio che cosa sta succedendo ai nostri figli”. Credo sia chiaro come il sole che questi servizi stanno uccidendo le persone, li stanno spingendo a suicidarsi e non conosco nessun genitore che abbia detto sì “Voglio che i miei figli crescano sentendosi plagiati da programmatori che manipolano la loro attenzione rendendo loro impossibile fare i compiti e facendoli confrontare con uno standard irrealistico di bellezza”. Nessun genitore lo ha mai detto.

Continua l’intervistato: prima c’erano delle protezioni quando i bambini guardavano i cartoni del sabato mattina, ci preoccupavamo di proteggere i nostri figli, dicevamo che non si dovevano sottoporre i bambini di una certa età alla pubblicità. Ora vai su youtube Kids ed è uno strabordare di contenuti brandizzati e tutti i bambini usano in continuazione youtube Kids. Se non ci sono protezioni stiamo addestrando, condizionando, un’intera generazione a pensare che quando siamo a disagio o ci sentiamo soli, incerti o spaventati, abbiamo a disposizione un ciuccio digitale. Questo sta atrofizzando la nostra capacità di affrontare le cose.

Ricorda l’intervistato: per software precedenti c’erano precauzioni. Per esempio Photoshop non aveva migliaia di ingegneri capaci di utilizzare le notifiche ai tuoi amici. Non usava l’intelligenza artificiale per predire che cosa ti crea dipendenza, cosa ti manipola e perfino oggi non permette agli inserzionisti di testare le 60.000 varianti di testi e colori per capire come manipolarti perfezione. Quello che succede sui social è diverso. Parliamo di un potere o un ascendente del tutto nuovi.

Poi precisa: i metodi utilizzati per sfruttare le persone, spinte ad essere assuefatte o influenzate, possono essere stati diversi di volta in volta. Probabilmente erano diversi quando sono nati i giornali, la stampa, e sono cambiati quando è arrivata la televisione. C’erano solo tre emittenti principali. Stiamo sempre parlando di social ma quello che sto dicendo è che viene usato un nuovo livello e questo nuovo livello si è già verificato molte volte in passato. Quello di cui parliamo è solo l’ultimo nuovo livello. Si dice che ci adatteremo, impareremo a vivere con questi dispositivi proprio come abbiamo imparato a convivere con tutto il resto (stampa e tv), ma non stiamo considerando che c’è qualcosa di assolutamente nuovo adesso. La cosa più pericolosa è che tutto è mosso dalla tecnologia che si sta sviluppando esponenzialmente grosso modo dal 1960 ad oggi. La capacità di elaborazione è aumentata di un trilione di volte. Niente ha mai avuto un incremento neanche lontanamente simile: ad esempio le auto sono più o meno veloci il doppio di prima e quasi tutto il resto è trascurabile, per quanto riguarda invece l’essere umano i nostri cervelli non si sono evoluti affatto, l’essere umano da un punto di vista mentale e fisico non subirà cambiamenti fondamentali.

Un altro intervistato spiega: Qualcuno vorrebbe dedicarsi all’ingegneria genetica e sviluppare nuovi tipi di esseri umani in futuro. Ma, siamo realistici, viviamo dentro ad un hardware, con un cervello che ha milioni di anni e poi c’è questo schermo e dall’altra parte di questo schermo ci sono migliaia di ingegneri e super computer che hanno degli obiettivi diversi dai tuoi: la domanda è chi vincerà questa partita.

Fregandosene dello sviluppo delle persone e della loro crescita individuale, tutto ciò che gli algoritmi dei social si chiedono è: perché non è online? dov’è finito? non è normale… gli ho sottoposto troppi contenuti su famiglie, amici, forse è colpa delle emozioni… no, qualcosa non mi torna, andiamo in modalità resurrezione (tutto simulato con un dialogo tra intelligenze artificiali).

L’intervistato racconta: “Tu pensi ad un’intelligenza artificiale che distruggerà il mondo. Vedi e pensi a Terminator e ad Arnold Schwarzenegger, vedi dei droni e pensi che uccideranno automaticamente delle persone. Quello che le persone non capiscono è che l’intelligenza artificiale sta già governando il mondo di oggi. Parlare di intelligenza artificiale è una metafora. In queste aziende – come Google – ci sono delle stanze enormi, alcune sono sotto terra, alcune sono sott’acqua e contengono solo tonnellate e tonnellate di computer a perdita d’occhio i quali sono strettamente interconnessi tra di loro ed eseguono dei programmi estremamente complicati inviandosi e scambiandosi informazioni in continuazione. Sono centrali tecnologiche in cui sono eseguiti tantissimi programmi differenti su quelle stesse macchine: alcuni sono algoritmi semplici, altri sono così complicati da poter essere definiti intelligenze artificiali. Allora dico sempre che gli algoritmi sono opinioni (del programmatore) integrate in un codice e quegli algoritmi non sono oggettivi. Gli algoritmi sono ottimizzati per una definizione di successo, quindi dobbiamo capire che se un’impresa commerciale crea un algoritmo per la sua definizione di successo ha un interesse commerciale – ovvero il profitto – e stabilisce “voglio questo effetto e poi il computer impara da solo come fare”. Da qui deriva il termine “apprendimento automatico”. Perciò ogni giorno diventa sempre più bravo a scegliere i post giusti, nell’ordine giusto, così dedicherai sempre più tempo a quel prodotto e nessuno capisce davvero cosa stanno facendo per raggiungere quell’obiettivo. L’algoritmo ha una mente tutta sua, quindi anche se è una persona a scriverlo è pensato in questo modo: tu costruisci la macchina e poi la macchina si modifica da sola. Pochissime persone che lavorano in società come Facebook e Twitter e altre… sono pochissime le persone che capiscono come funzionano questi sistemi e persino loro non capiscono appieno che cosa accadrà con un particolare contenuto. Perciò in quanto esseri umani abbiamo quasi perso il controllo di questi sistemi perché gli algoritmi controllano le informazioni che vediamo, controllano noi più di quanto noi controlliamo loro, realizzano una ricerca incrociata con degli equivalenti nella tua area geografica, rintracciano i tuoi sosia psicometrici, trovano 13.694 persone simili a te nella tua regione, vedono qual è il loro trend, lo usano per suscitare interesse nell’utente. Per resuscitarlo, se l’utente non si connette e per tenerlo inchiodato alla schermata social se è loggato.”

La simulazione tra due AI che dialogano racconta il recupero di un utende da resuscitare: “ci serve qualcosa per una resurrezione adeguata, abbiamo visto che i contenuti abituali non funzionano, neanche quella ragazza carina della scuola gli interessa, le mie analisi dicono che dei contenuti politici di estremo centro hanno il 62,3% di possibilità di coinvolgimento, non è abbastanza però… abbiamo provato a inviargli notifiche di foto, inviti, eventi in corso, persino un messaggio diretto di Rebecca, ma che mi dite dell’utente 0126592310? Bene: ha sempre adorato i suoi post; per mesi non ne ha perso neanche uno e poi niente. C’è una possibilità del 92,3% con una notifica su Ana e il suo nuovo amico.” L’utente abbocca e gli AI festeggiano perché sono tornati a fare soldi. L’AI si chiede se quel feed fa bene all’utente? Ovviamente no. Il suo unico obiettivo è il profitto.

L’intervistato spiega: “Immaginate di essere su Facebook e di giocare contro questa intelligenza artificiale che sa tutto di voi, che può anticipare la vostra prossima mossa, mentre a voi appaiono solo video di gattini e compleanni. Non è una lotta equa. Ci aspettiamo tutti il momento in cui la tecnologia sovrasterà l’intelligenza umana, quello in cui supererà la nostra unicità, ci sostituirà al lavoro, diventerà più astuta di noi, ma c’è stato un momento in cui la tecnologia ha già superato e sovrastato le nostre debolezze. Questo superamento – il punto di non ritorno – è alla radice della dipendenza, della polarizzazione (gruppi che si autoincensano per opinioni identiche – ndb), della radicalizzazione (gruppi che non riescono più a dialogare con altri differenti – ndb), dell’indignazione, della vanità su tutto ciò che ci riguarda e questo vuol dire che è stata sopraffatta la natura umana ed è uno scacco matto all’umanità.”

L’intervistato continua: “Uno dei modi in cui provo a far capire alle persone quanto siano sbagliati i feed dei social come Facebook é fargli pensare a Wikipedia. Quando vai su una pagina vedi la stessa cosa che vedono le altre persone. E’ una delle poche pubblicazioni online che abbiamo in comune. Ora, immaginate per un secondo che Wikipedia dicesse: forniremo a ogni persona una definizione diversa e personalizzata e saremo pagati da terzi, in questo caso Wikipedia vi spiegherebbe e calcolerebbe cosa fare per convincervi che è giusto cambiare un po’, in nome di qualche interesse commerciale, così modificherebbe la definizione a seconda della persona che si connette alla pagina. Riuscite a immaginarlo? Dovreste riuscirci, perché è esattamente quello che accade su Facebook e quello che accade nel vostro feed di youtube. Se vai su Google e digiti “il cambiamento climatico” vedrai risultati diversi a seconda di dove vivi. In alcune città vedrai che il completamento automatico suggerisce che “il cambiamento climatico è una bufala”, in altri casi ti suggerirà “il cambiamento climatico sta causando la distruzione della natura” e questo non ha niente a che fare con la verità sui cambiamenti climatici ma dipende dal luogo da cui stai digitando e da ciò che Google sa riguardo ai tuoi interessi. Un altro esempio: due amici che sono vicini, che hanno più o meno lo stesso identico gruppo di amici, potrebbero pensare di vedere, sulla sezione notizie di Facebook, gli stessi identici aggiornamenti ma non è così. Vedono mondi completamente diversi, prodotti da algoritmi che calcolano ciò che è perfetto per ognuno di loro. Vanno considerati come 2,7 miliardi di Truman Show. Ogni persona ha la propria realtà con i propri fatti aggiornati dal social. Col tempo si ha la falsa sensazione che tutti siano d’accordo con te, perché tutti nella tua bacheca sono proprio come te. Quando ti ritrovi con quella convinzione si evince che a quanto pare sei facilmente manipolabile. Nello stesso modo in cui potrebbe manipolarci un mago. Un mago che vuole mostrarti un trucco con le carte ti dice “scegli una carta, una qualsiasi” ma non sai che ti ha teso una trappola, ti sta forzando, ed è così che funziona Facebook. Ti dice: Ehi, scegli i tuoi amici, le pagine che vuoi seguire… ma sono tutte sciocchezze. Come il mago è Facebook a decidere che cosa farti vedere. Quando ciò accade su larga scala non sei più in grado di fronteggiare o persino fruire di informazioni che contraddicono quella visione del mondo che ti sei creato e ciò vuol dire che smettiamo di essere individui oggettivi e costruttivi. E poi guardi dall’altra parte e pensi: Come fanno quelle persone ad essere così stupide! Ci sono tutte queste informazioni che io vedo costantemente. Loro come fanno a non vedere queste informazioni? La risposta è che non vedono le stesse informazioni. I democratici vedranno notizie su repubblicani incompetenti e i repubblicani leggeranno di un partito democratico alla stregua di un’organizzazione criminale. Un’indagine statistica fatta su un campione di 10.000 americani adulti mostra che siamo più divisi che mai, con una polarizzazione personale e politica al livello più alto degli ultimi vent’anni. Più di 1/3 dei repubblicani afferma che il partito democratico è una minaccia per la nazione. Più di un quarto dei democratici afferma la stessa cosa sui repubblicani. Tanti dei problemi di cui stiamo discutendo, come la polarizzazione politica, esistono anche nella televisione via cavo poiché i media hanno lo stesso identico problema. Il loro modello di business nel complesso consiste nel vendere la nostra attenzione agli inserzionisti e Internet è solo un modo nuovo ancora più efficiente per fare questo. Ho lavorato ai “video consigliati da youtube” e mi preoccupa che un algoritmo su cui ho lavorato stia effettivamente aumentando la polarizzazione nella società, ma dal punto di vista del tempo di visualizzazione questa polarizzazione è molto efficiente nel mantenere le persone online. Guardi un video e subito te ne viene suggerito un altro che ti interesserà. Tu resti online per più tempo, polarizzando la tua visione del mondo. Condivido queste consapevolezze perché non mi piace che veniate fuorviati. Non mi piace che le persone credano che l’algoritmo sia progettato per dare loro ciò che vogliono effettivamente (sul serio, senza manipolazione) perché non è così. L’algoritmo in realtà sta cercando nelle tane del bianconiglio, che sono molto potenti, e sta cercando di capire quale tana del bianconiglio sia più vicina al tuo interesse e così tu inizi a guardare uno di quei video consigliati. L’algoritmo comincerà a consigliartelo in continuazione. Nessuno vuole che ciò accada. Solo che è così che funziona il sistema dei “consigliati”, al punto che Irving, il famoso giocatore di basket, ha detto che credeva che la terra fosse piatta e poi si è scusato e ha dato la colpa a youtube. Sapete com’è? Clicca su un video di youtube, poi vieni risucchiato. Così dichiarò in seguito alla radio: mi dispiace per aver creduto a questa cosa! E un gruppo di studenti disse: ah, l’hanno costretto a ritrattare. In realtà la teoria cospirazionista della terra piatta è stata consigliata centinaia di milioni di volte dall’algoritmo ed è facile pensare che siano solo poche persone stupide a farsi convincere, ma l’algoritmo sta diventando sempre più intelligente, ogni giorno di più, quindi oggi sta convincendo la gente che la terra è piatta ma domani convincerà te di qualcosa di falso. (cita l’invenzione dell’hashtag PizzaGate)”.

Un’altra intervistata racconta: “Non sono ancora sicura al 100% di come sia nata questa teoria, ma si diffuse l’idea che ordinare una pizza significasse comprare un essere umano. Man mano che i gruppi su Facebook aumentavano, il motore dei consigliati di Facebook iniziava a suggerire a normali utenti di unirsi a gruppi a tema pizzagate. Quindi se un utente era un no vax o credeva nelle scie chimiche o aveva in qualche modo indicato agli algoritmi di Facebook di essere incline a credere alle teorie cospirazioniste Facebook gli suggeriva gruppi a tema pizzagate. Questa storia culminò con un uomo che si presentò armato in una pizzeria. Aveva deciso che sarebbe andato a liberare i bambini schiavi di pedofili rinchiusi nel seminterrato della pizzeria che però non aveva un seminterrato. Questo è un esempio di una teoria cospirazionista che è stata diffusa su tutti i social network. Il motore dei consigliati dello stesso social network la suggerisce volontariamente a persone che non hanno mai cercato il termine pizzagate nella loro vita. Uno studio dice che le notizie false (fake news) su Twitter si diffondono sei volte più velocemente delle notizie vere. Come sarà quel mondo in cui qualcuno trarrà dalle fake news un vantaggio di sei volte superiore rispetto a un altro? Potete immaginarlo. E’ come se si inclinasse il piano del comportamento umano pur rendendo alcuni comportamenti più difficili e altri più facili. Ciascuno è libero di prendere la strada più difficile ma in pochi lo fanno e quindi su larga scala stanno davvero inclinando il piano del comportamento umano, favorendo la via facile (quella delle fake news) e cambiando ciò che miliardi di persone pensano e fanno. Abbiamo creato un sistema che orienta le persone verso informazioni false non perché lo vogliamo ma perché le informazioni false fanno guadagnare alle aziende molto più denaro rispetto alla verità che è noiosa. E’ un modello imprenditoriale di disinformazione a scopo di lucro: più permetti che alcune informazioni non regolamentate raggiungano chiunque al miglior prezzo più guadagnano. Per esempio: Facebook ha trilioni di post di questo tipo nella sezione notizie. Serve sapere che cosa sia reale e che cosa non lo è, ecco perché parlarne è cruciale in questo momento. Non è solo il COVID-19 che si sta diffondendo rapidamente. Si diffonde altrettanto rapidamente un flusso di disinformazione online al riguardo. Circolano fake news che dicono che solo bevendo più acqua eliminerai il coronavirus dal tuo organismo. E’ una delle tante dicerie che circola sui social media. Altra teoria cospirazionista parla di un governo che avrebbe pianificato tutto: avrebbe creato il virus e avrebbe fatto una simulazione su come i paesi avrebbero reagito, se ne deduce che il coronavirus sia una bufala. Vincono i novax. Qualcuno scrive associando erroneamente Sars a coronavirus e dice: Guardate quando è stato fatto… nel 2018… è stato il governo a creare questo casino, nessuno è malato, nessuno conosce qualcuno che sia malato di coronavirus… il governo lo usa come scusa per convincere tutti a rimanere in casa perché sta succedendo altro… non è il coronavirus che sta uccidendo le persone, sono le radiazioni del 5 G che si stanno propagando.

L’intervistata continua: “Siamo bombardati da dicerie. A causa delle fake news sui 5G le persone stanno distruggendo i ripetitori. Vediamo fake news che diffondono teorie cospirazioniste su quel che succede in Ucraina e le persone non hanno idea di cosa sia vero e ora è una questione di vita o di morte. Le fonti che diffondono fake news sul coronavirus hanno raggiunto oltre 52 milioni di interazioni. Qualcuno ha detto che l’argento colloidale sarebbe efficace. Qualcun altro gli crede e non fa il vaccino. Quel che riguarda il covid è solo una versione estrema di ciò che sta accadendo nel nostro ecosistema di informazioni. I social media amplificano esponenzialmente pettegolezzi e dicerie al punto che non sappiamo più che cosa sia vero indipendentemente dalla questione.”

Un altro intervistato racconta: “Uno dei problemi di Facebook è che come strumento di persuasione potrebbe essere il mezzo più grande mai creato. Immaginatevelo nelle mani di un dittatore o di un regime autoritario. Se vuole controllare la popolazione del proprio paese non c’è mai stato uno strumento efficace come Facebook. Uno degli aspetti più preoccupanti è che persone senza scrupoli usano i social media come arma creando serie conseguenze offline. L’esempio che ha ottenuto più risalto mediatico è quello del Myanmar. Quando le persone pensano a Internet ovviamente pensano a Facebook e perfino quando le persone acquistano un cellulare il proprietario del negozio preinstalla Facebook e apre per loro un account e così la prima app che aprono e che sanno usare è Facebook. L’indagine cui mi riferivo svela l’incapacità di Facebook di combattere l’incitamento all’odio in Myanmar. Facebook avrebbe dato ad altre persone senza scrupoli un modo per manipolare l’opinione pubblica e favorire l’incitamento alla violenza contro i rohingya musulmani. Questo avrebbe provocato gli omicidi di massa. Incendi di interi villaggi, stupri di massa e altri crimini contro l’umanità che hanno portato 700.000 rohingya musulmani a fuggire dal paese.

Non che propagandisti altamente motivati non siano mai esistiti prima. E’ che ora le piattaforme consentono di diffondere narrazioni manipolative con una facilità fenomenale e senza spendere troppo. Se voglio manipolare un’elezione ora posso entrare in un gruppo di teorie cospirazioniste su Facebook e trovare 100 persone che credono che la terra sia piatta. Leggi e trovi chi dice che non siamo andati sulla Luna. Posso dire a Facebook: dammi un migliaio di utenti che assomigliano a questi (elencando preferenze e referenti del mio gruppo o pagina) e l’algoritmo di Facebook mi manderà migliaia di utenti che corrispondono a quel profilo, che potrò suggestionare con altre teorie cospirazioniste, venduto per 3,4 centesimi. Posso proporre un nuovo video di estremo centro pagando l’inserzione ed esso apparirà in tutte le home dei cospirazionisti. Algoritmi e manipolatori politici stanno diventando davvero esperti nel capire come stimolarci, come creare fake news che noi assorbiamo come se fossero la realtà, portandoci a credere a quelle bugie. E’ come se avessimo sempre meno controllo su chi siamo e su cosa crediamo. Chi usa un sistema del genere può mantenere il potere, può controllarci e mantenere i ricorsi (perché c’è chi li presenta sebbene tutto appaia perfetto) segreti. Immaginate un mondo in cui nessuno crede a nulla o in cui tutti credono che il governo stia mentendo. Tutto diventa parte di una teoria cospirazionista. Io non dovrei fidarmi di nessuno. Questo contagio inizia online e coinvolge il mondo offline e causa terremoti politici in Europa. Terremoti politici, polarizzazioni, radicalizzazioni, continuano a infuriare in Italia, in Spagna. La tradizionale coalizione centrista europea ha perso la maggioranza a discapito dei partiti populisti.”

Un altro intervistato integra: “Che cosa significa essere un paese (USA .ndb) le cui uniche fonti di informazione sono Facebook e i social media? La democrazia è crollata rapidamente in sei mesi, dopo il caos di Chicago e gli scontri violenti tra i manifestanti oppositori e quelli a sostegno di Trump. La democrazia sta affrontando una crisi di sfiducia. Stiamo assistendo a un’aggressione globale alla democrazia. Molti dei paesi colpiti sono paesi in cui si svolgono elezioni democratiche. Sta accadendo su larga scala ad opera di politici milionari che se decidono di destabilizzare il Kenya o il Camerun o L’Angola chiedono spazio ai social e i social rispondono semplicemente: il prezzo è questo. Per farvi capire: basta pensare all’elezione straordinaria in Brasile con una campagna d’odio alimentata dai social media. Basti pensare ad alcuni account usati deliberatamente per seminare discordia politica a Hong Kong.

Noi dell’industria tecnologica abbiamo creato gli strumenti per destabilizzare e corrodere il tessuto sociale in ogni paese contemporaneo. Accade ovunque: in Germania, in Spagna, in Francia, in Brasile, in Australia. Alcune delle Nazioni più sviluppate del mondo stanno ora implodendo l’una sull’altra e che cosa hanno in comune? Se credo che Facebook abbia influenzato i risultati delle elezioni del 2016? E’ difficile da dire: la realtà è che c’erano moltissime forze diverse in campo. I rappresentanti di Facebook e Twitter e Google sono tornati in Campidoglio per testimoniare riguardo all’interferenza della Russia nelle elezioni del 2016. Il punto è che non è stato un attacco degli hacker. I russi non hanno hackerato Facebook. Hanno solo usato gli strumenti che Facebook ha creato per regolari inserzionisti e regolari utenti e li hanno adoperati per uno scopo nefasto. Per farvi capire: E’ come una guerra operata da remoto. Un paese può manipolarne un altro senza dover invadere fisicamente i suoi confini. Immaginate che alcuni spingano fisicamente per dirvi chi votare o seminare dubbi sul voto che avreste dato. Il punto era seminare il caos più totale e spaccare la società. Questo è quello che di conseguenza è successo a Chicago: c’è un corteo, sono venute a crearsi due fazioni che non riuscivano e non volevano più ascoltarsi, che non si fidavano l’una dell’altra, accadeva in una città universitaria, una città in cui l’odio è stato messo a nudo e trasformato in violenza razziale.

Bisogna chiedersi – continua l’intervistato – Vogliamo che questo sistema sia venduto al miglior offerente e che la democrazia venga svenduta in posti in cui qualsiasi mente può essere raggiunta, in cui si può ideare una bugia diretta ad una specifica popolazione e dare il via a delle guerre culturali? E’ questo che vogliamo? Siamo una nazione fatta di persone che non si parlano più. Persone che hanno smesso di essere amiche per il personale voto espresso alle ultime elezioni. Siamo una nazione fatta di persone isolate, che guardano solo i programmi che ci dicono che abbiamo ragione. Voglio dirvi che il tribalismo ci sta rovinando, sta distruggendo il nostro paese, sta rimpiazzando il modo sano di comportarsi da adulti. In questa logica tribale: se ognuno pensa di aver diritto ad una propria versione dei fatti non serve trovare un compromesso, non c’è bisogno di venirsi incontro e neanche di interagire. L’unica cosa che vogliamo è una comprensione comune della realtà altrimenti non riteniamo più di far parte di una nazione, o peggio pensiamo che chi non è d’accordo con noi non ne faccia parte. La soluzione ideale non è avere più strumenti di intelligenza artificiale che trovino – come nessun essere umano potrebbe fare – degli schemi di condivisione tra persone che usano i nostri servizi. Stiamo invece permettendo ai professionisti della tecnologia di trattare il problema come se fossero in grado di risolverlo. Questa è una bugia. L’intelligenza artificiale non distingue la verità e l’intelligenza artificiale non risolverà questi problemi così come non può risolvere il problema delle fake news. Google non può distinguere tra una cospirazione e la verità perché non sa quale sia la verità. Non ha un proxy per la verità che sia più efficace di un click. Forse non siamo d’accordo su che cosa sia la verità o sul fatto che esista una verità. In questo caso però siamo spacciati. Questo è il problema che sta alla base di tutti gli altri problemi. Perché se non riusciamo ad essere d’accordo su che cosa sia vero allora non possiamo risolvere nessuno dei nostri problemi.

In molti nella Silicon Valley sostengono una teoria secondo cui staremmo costruendo un super cervello globale e che tutti i nostri utenti sarebbero solo dei piccoli neuroni intercambiabili e nessuno di loro sarebbe importante. Questo trasformerebbe le persone in elementi di calcolo che noi programmeremmo con la manipolazione comportamentale. Persone irrilevanti che non sarebbero pagate, non avrebbero riconoscimenti né autodeterminazione. Le manipolerebbero in modo subdolo, considerandole nodi di calcolo che andrebbero programmati. Quando si pensa alla tecnologia e al fatto che sia una minaccia esistenziale questa è un’affermazione molto seria. Facile pensare che se uso il telefono – scrollo, clicco, lo uso – mi chiedo: ma dov’è la minaccia esistenziale? Certo, c’è il super computer dall’altra parte puntato sul mio cervello, vuole farci guardare video, ma dove è la minaccia? E’ la minaccia della tecnologia a tirare fuori il peggio?

Non è la tecnologia ad essere una minaccia esistenziale. È l’abilità della tecnologia di tirare fuori il peggio dalla società – ed è la parte peggiore della società – ad essere la minaccia esistenziale. Così la tecnologia crea caos nelle masse. Disegna civiltà fondate sulla mancanza di fiducia reciproca, su solitudine, alienazione, più polarizzazione. Attraverso essa si creano interferenze nelle elezioni e generano più populismo, più distrazione e incapacità di concentrarsi sui veri problemi. Influenza la società e ora la società non è in grado di guarire da sola e sta regredendo, sta scivolando nel caos. Questo colpisce tutti. Questi prodotti tecnologici sono diventati dei Frankenstein digitali che stanno riformando il mondo a loro immagine e somiglianza, sia che si tratti della salute mentale dei bambini o della nostra politica, senza assumersi la responsabilità di aver preso il controllo. Chi è il responsabile? Le piattaforme devono essere ritenute responsabili quando attraverso esse c’è chi prende il controllo delle campagne elettorali. Hanno la responsabilità di proteggere il corretto svolgimento democratico delle elezioni. Quando diventano veicoli di divulgazione dei cartoni animati hanno la responsabilità di proteggere i bambini da ciò che non è consono.

Dato che sui social la gara per ottenere l’attenzione delle persone non si sta allentando le intelligenze artificiali diventeranno sempre più brave a predire cosa ci terrà incollati allo schermo sempre di più.”

Un intervistato dice: “Tutto questo mi spaventa a morte. Mi preoccupa a breve termine che tutto ciò sfoci in una guerra civile. Questa sarà l’ultima generazione di persone che saprà com’era la vita prima che questa illusione prendesse piede. La domanda è: come fai a svegliarti da Matrix se non sai di essere in Matrix?

Da quello che stiamo dicendo sembra che la tecnologia sia solo tutto morte e distruzione ma invece no. Perché è contemporaneamente utopia e distopia: potrei premere un pulsante del mio telefono e un’auto potrebbe arrivare in 30 secondi e potrei andare esattamente dove voglio. E’ magia ed è fantastico. Quando sviluppavamo il pulsante “Like” la nostra unica motivazione era: diffondiamo positività nel mondo, l’idea che in futuro adolescenti sarebbero caduti in depressione per i pochi mi piace o che avrebbero causato una polarizzazione politica non ci aveva sfiorati. Non penso che queste persone avessero scopi malvagi. E’ il modello imprenditoriale ad avere un problema. Potresti bloccare l’accesso al servizio e distruggere 20 miliardi di dollari di valore azionario ed essere denunciato per questo, ma non puoi di fatto rimettere il genio nella lampada. Puoi finchè vuoi fare degli aggiustamenti ma a conti fatti devi incrementare le entrate e l’utilizzo su base trimestrale e più il prodotto/servizio diventa grande più è difficile modificarlo.

Ora io vedo delle persone intrappolate da un modello imprenditoriale, da un incentivo economico e dalle pressioni degli azionisti. Tutto questo rende praticamente impossibile fare qualcosa di diverso. E’ giusto che le Società (aziende ndb) si concentrino sul fare soldi, quello che non è giusto è la mancanza di regolamentazione di norme e di concorrenza, il fatto che le Società in pratica si comportino come dei governi e non possiamo lasciarle a regolamentarsi da sole. Ogni volta che cambiano qualcosa sui contenuti ammissibili o altro, insomma, è una bugia. Ed è ridicolo perché sappiamo che sono gli incentivi finanziari a far girare il mondo. Perciò qualsiasi soluzione a questo problema deve correggere gli incentivi finanziari dal punto di vista fiscale, altrimenti non hanno motivo di cambiare. Ecco perché serve una regolamentazione. Le compagnie telefoniche hanno un’infinità di dati sensibili delle persone e ci sono un sacco di leggi che impediscono loro di approfittarsene ma non ci sono leggi che normano la privacy digitale, che misurano la raccolta e l’elaborazione dei dati nello stesso modo in cui si paga la bolletta dell’acqua tramite il monitoraggio della quantità d’acqua consumata. Si potrebbero tassare queste società in base alle risorse dati che possiedono. Gli darebbe una ragione fiscale per non acquisire ogni dato del pianeta. Ma la legge non sta al passo con queste cose. Nella situazione attuale non protegge gli utenti ma protegge i diritti e i privilegi di queste società gigantesche. Ovviamente negano l’intenzione di assecondare sempre le persone più ricche e potenti. Se consultati, coloro i quali dovrebbero responsabilizzare, un giorno diranno che c’è in ballo un interesse nazionale e l’altro diranno sommessamente che l’interesse delle persone è più importante dei profitti di qualcuno già miliardario. Ciò che non colgono è che questi mercati minano la democrazia e minano la libertà. Dovrebbero essere banditi. Questa non è una proposta radicale: ci sono altri mercati che sono banditi. E’ bandito il mercato degli organi umani; è bandito il mercato degli schiavi e tutte le attività che hanno inevitabili conseguenze distruttive. Viviamo in un mondo in cui un albero, da un punto di vista finanziario, vale più da morto che da vivo; un mondo in cui una balena vale più da morta che da viva; finché la nostra economia funzionerà così le aziende che non saranno normate continueranno a distruggere alberi, uccidere balene, a trivellare la terra, continueranno a estrarre petrolio anche se sappiamo che questo sta distruggendo il pianeta e che lasceremo un mondo peggiore alle generazioni future. Quello che spadroneggia è un ragionamento a breve termine basato sulla religione dei profitti ad ogni costo. Come se magicamente ogni azienda, perseguendo i suoi interessi egoistici, potesse produrre il risultato migliore. Tutto questo ha avuto ripercussioni sull’ambiente. La cosa spaventosa è che speriamo sarà l’ultima goccia che ci farà capire, in quanto civiltà, quanto questa teoria sia fallace perché ora siamo noi quell’albero, quella balena. La nostra attenzione può essere minata perché per le aziende siamo più redditizi se passiamo tutto il tempo a fissare uno schermo, una pubblicità, invece che vivere la nostra vita appieno e vediamo il risultato. Vediamo le aziende usare una potente intelligenza artificiale per superarci in astuzia e capire come rivolgere la nostra attenzione verso le cose che loro vogliono che guardiamo anziché verso le cose importanti per noi, i nostri obiettivi, i valori, le vite.”

Ancora un intervistato che racconta: ” Il computer è lo strumento più straordinario che sia mai stato inventato ed è l’equivalente della bicicletta per le nostre menti. L’idea di una tecnologia umana è stato il punto di partenza della Silicon Valley, nel tempo però ci siamo lasciati prendere dalla cosa più interessante da fare invece che da quella più giusta. Internet era un posto strano e bizzarro, era sperimentale, un posto pieno di creatività e sicuramente lo è ancora. Solo che adesso sembra una specie di enorme centro commerciale. Penso: deve esserci qualcosa di più di questo. Sono un’ottimista, credo che possiamo cambiare il modo in cui appaiono i social media e il loro peso. Il modo in cui funziona la tecnologia non è una legge della fisica, non è scolpito nella pietra, queste sono scelte che esseri umani come me hanno fatto e gli esseri umani possono cambiare queste tecnologie e la domanda ora è: siamo disposti ad ammettere che questi pessimi risultati sono il diretto prodotto del nostro lavoro, perché abbiamo costruito noi queste cose e abbiamo la responsabilità di cambiarle?

Gli esseri umani non andrebbero sottoposti ad un modello ideato per catturare la loro attenzione. Una società sana dipende dall’abbandono di questo modello di business. Noi dobbiamo  pretendere che questi prodotti siano progettati umanamente, pretendere di non essere trattati come la risorsa estraibile. La domanda è come possiamo migliorare. Nel corso della storia ogni volta che qualcosa è migliorato è stato perché qualcuno ha detto: è una cosa stupida, possiamo fare di meglio, poichè sono le persone critiche che guidano il miglioramento, sono le persone critiche i veri ottimisti. E’ una cosa un po’ folle come l’essenza stessa di questo progetto ci stia portando sulla cattiva strada. Il progetto nel suo insieme non funziona e può sembrare folle dire che dobbiamo cambiare tutto quanto ma è quello che dobbiamo fare e ci riusciremo. Dobbiamo.

Credo ci aspetti uno scenario distopico, ci stiamo avvicinando a questo scenario e a gran velocità e ci vorrà un miracolo per poterne uscire e quel miracolo ovviamente è la volontà collettiva. Io confido nel fatto che troveremo una soluzione ma penso che ci vorrà molto tempo perché non tutti riconoscono che questo sia un problema. Penso che uno dei grandi fallimenti della tecnologia odierna sia il fallimento della leadership. Servono persone che si facciano avanti e che aprano un dialogo onesto su argomenti riguardanti non solo ciò che è andato bene ma ciò che è chiaramente migliorabile. La macchina non farà marcia indietro finché non ci sarà una forte pressione dell’opinione pubblica, parlando di queste cose, esprimendo la propria opinione, in alcuni casi proprio attraverso queste stesse tecnologie possiamo iniziare a invertire la rotta, modificare il dialogo sembrerà strano ma è la mia comunità, non li odio, non voglio far del male a Google o a Facebook. Voglio riformarli affinché non distruggano il mondo.

Io ho disinstallato moltissime app dal mio telefono che mi facevano soltanto perdere tempo. Tutte le app dei social media, tutte le app di notizie e ho disattivato le notifiche di qualunque cosa mi facesse vibrare la gamba con informazioni che non erano essenziali per me in quel momento. Per la stessa ragione non tengo dei biscotti in tasca (metafora che sta per cookie clicker . ndb). Consiglio: riducete il numero delle notifiche, disattivate tutte le notifiche. Io non uso più Google uso Qwant che non memorizza la cronologia delle ricerche. Inoltre: non accettate video consigliati da youtube, siate voi a scegliere. Questo è un altro modo di combattere. Ci sono un sacco di estensioni di Chrome che rimuovono i consigliati. Dirai: stai consigliando qualcosa per annullare ciò che hai creato. E’ vero! Aggiungo: prima di condividere qualcosa verificate i fatti, analizzate la fonte, fate qualche ricerca in più, perché spesso vogliono accendere la vostra emotività e se cliccate su un link clickbait state creando un incentivo finanziario che perpetua il sistema. Assicuratevi di ricevere diversi tipi di informazioni: io seguo delle persone su Twitter con cui non sono d’accordo, perché voglio essere esposto a diversi punti di vista. Molte persone del settore tecnologico non danno questi dispositivi ai figli. I miei figli non usano social media, è una regola, noi siamo davvero rigidi in proposito. I nostri figli non possono usare nessun tipo di dispositivo nel modo più assoluto. Abbiamo escogitato tre semplici regole che rendono la vita molto più facile alle famiglie: prima regola, tutti i dispositivi fuori dalla camera da letto a un’ora precisa ogni sera; seconda regola è niente social media fino al liceo, penso che l’età dovrebbe essere 16 anni. La scuola media è già abbastanza dura, evitiamolo fino al liceo; terza regola è stabilire un tempo di utilizzo con vostro figlio e chiedetegli “quante ore al giorno vuoi passare sul tuo dispositivo, quale pensi sia un quantitativo adeguato?“, spesso la risposta sarà ragionevole.

So perfettamente che non riuscirò a far cancellare a tutti i propri account sui social media ma penso di poterne convincere alcuni e convincere anche solo alcune persone sarebbe molto importante. E la ragione è che si creerebbe lo spazio per un dialogo. Voglio che ci siano abbastanza persone nella società libere dai motori di manipolazione per poter intavolare un dialogo sulla società che non sia limitato dagli stessi motori di manipolazione. Quindi uscite dal sistema, cancellateli, eliminate stupidaggini, guardate il mondo bellissimo.

L’effetto dei consigli sui social è che finisci per diventare disinformato e radicalizzato. I bianchi suprematisti hanno potuto usare le piattaforme social prima e meglio di altri. Obiettivo era infiltrarsi nella politica, spostare sempre più il discorso a destra, verso un nuovo olocausto. Se conquisterete più voti bianchi  vincerete, diretto alla destra. Non servono i voti delle minoranze. Perciò la polarizzazione e la radicalizzazione diventa un modo per far vincere nuovi Hitler. Aumentano i crimini d’odio grazie all’elezione di Trump e al rafforzamento di alt-right. Dalle donne ci si aspettava che parlassero solo se interpellate. Il femminismo è un cancro, dicono i destri. Le donne di sinistra sono un cancro. Gli faceva comodo avere donne nel gruppo per evitare si pensasse che fossero scapoli, una setta di maschi misogini e razzisti. Le donne che stavano con loro erano femonazionaliste. Alcuni utenti su Reddit avevano creato gruppi d’odio misogino in cui dicevano che le donne dovevano stare in un campo di riproduzione. I gruppi sono stati cancellati da Reddit. Chi li ha creati invece no. Dove pensate saranno adesso?”

4 pensieri su “Social Dilemma: come i social manipolano le nostre menti”

  1. In realtà si torna sempre al solito discorso. E lo Stato dove sta? E lo Stato cosa fa? Lo Stato, ovvero quella entità che dice dovrebbe proteggerci tutti da questo e altro, è connivente. Lo Stato permette tutto questo. Lo Stato è il male assoluto, il criminale numero uno.

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