Una delle pratiche più odiose messe in circolo da uomini con la clava e relative consorti è quella del bodyshaming. Letteralmente vuol dire vergognati del tuo corpo. Dunque ogni volta che qualcuno vi importuna e fa delle battutacce per disprezzare il vostro aspetto fisico sta usando una forma di molestia che può riferirsi a tutto ciò che non corrisponde con il modello estetico imposto dalla maggioranza o particolarmente gradito al o alla idiota che vi disprezza. Il modello estetico cui certa gentaglia fa riferimento prescinde dal fatto che voi siate sane, debilitate, qualunque cosa. Loro disprezzano tutto quello che nella loro testa suona come anormale. L’influenza dei media nel creare un immaginario normativo per i corpi di ciascuna di noi è enorme. Tant’è che l’idiota di turno disprezza spesso una donna che potrebbe perfino somigliare a sua madre o sua sorella o alla sua fidanzata. L’importante è dar fiato alla bocca o metter mano alla tastiera, cosa che rende il web una giungla nella quale spesso si è più soggette ad aggressioni di haters che si nascondono dietro nickname e schermi per schernire con tutto l’odio che hanno in corpo e in testa.
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Le mie insicurezze sul mio corpo? Colpa del sessismo. Colpa dei maschilisti!
Lei scrive:
Le varie fasi della mia vita, con i vari cambiamenti del mio aspetto sono sempre state caratterizzate dai giudizi altrui. Vorrei riassumerli, con rabbia, perché è quella che mi porto dentro da molto tempo. Potremmo tutte stare bene con noi stesse se solo certa gente decidesse di tacere.
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Le gogne sessiste di #Salvini: perché temi la cultura della resistenza partigiana?
Fischia il vento è una canzone partigiana che può apparire minacciosa solo se ammetti di essere un fascista in guerra per opprimere i popoli con le tue leggi fanatiche e razziste. Sei un fascista tu? Se dici di no allora quella è e resta solo una canzone partigiana, orgoglio di questa nazione, in ricordo di persone che si sono battute e sono morte anche per dare libertà a quelli come te. Come poi usi quella libertà è affare tuo. Ma che peccato però.
Dirty Dancing remake: ecco perché mi è piaciuto
::Avviso Spoiler::
Girovagando per la rete trovo una polemica livorosa, insulti – fat shaming – alla protagonista del remake, tasso di gradimento sotto i piedi perché lei è più rotonda dell’originale. Abigail Breslin è un’attrice strepitosa, la adoro fin da quando, lei bambina, interpretò Little Miss Sunshine, film indipendente in cui si mettono a nudo le bruttezze perverse dei concorsi di miss dedicati a bambine che vengono truccate e invitate a muoversi da adulte estremamente erotizzate.
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Pubblicità inversa: invogliare all’acquisto di un prodotto dimagrante parlandone male
In realtà ne parla fin troppo bene. Il sito ve lo linko in anoym perché è puro spam. Almeno non ci guadagna nessuno. Rivolgersi alle donne grasse mostrando risultati anoressici. Il prodotto sarebbe talmente efficace che a distanza di poche settimane, tra i commenti di recensione positiva, oltreché poco credibili, qualcuna dice di aver perso decine di chili ottenendo una muscolatura perfetta. Guardare le foto per credere.
Il machismo che fa male agli uomini
Lui scrive:
“Voglio restare anonimo, e raccontare la mia storia come fanno tante persone su questo blog che seguo giornalmente da almeno due anni. Sono un uomo di 26 anni (si, mi definisco ‘uomo’ anche se a 26 noi tutt* siamo considerati ragazzini) e ho modellato la mia vita cercando di essere qualcun altro, facendo fuggire persone che a me tenevano, ma anche persone che non mi amavano affatto.
#NoBodyShaming #BodyLiberationFront: per le cure servono soldi. Oltre al sessismo c’è una questione di classe!
Volevo proporvi una riflessione che sta in mezzo alla campagna body liberation front. non un bilancio perché ancora molte sono le adesioni e foto e storie da pubblicare. Come avete potuto leggere la questione dei corpi coinvolge tutte e in ogni storia si rivela un profondo disagio che ha a che fare col proprio corpo, la mancata accettazione di esso, il rapporto anestetizzante e ossessivo compulsivo con il cibo, con i disturbi delle alimentazioni, la depressione, l’autolesionismo, i tentativi di suicidio, la chirurgia bariatrica per sedare la fame e le operazioni di chirurgia riparativa per togliere la pelle in eccesso.
Il mio corpo è una prigione
Lei scrive:
Il mio corpo è una prigione. Qualcuno mi ci ha rinchiuso dentro. A furia di commenti di parenti impiccioni e che volevano ferire, o di quelli dei passanti e di chiunque pensi di avere il patentino per fare il giudice di commissione per miss italia. E non mi dite che non è sessismo e che non ci sia una responsabilità morale forte del maschilismo. Io non vado in giro a dire a un uomo che incontro per strada che me lo farei, il suo pene è piccolo o abbondante, che ha una faccia brutta o che ha la pancia da ciccione. Non lo vedo fare neppure ad altre donne. Noi siamo quelle in passerella, sempre, anche se non lo abbiamo scelto. Noi siamo le eterne prescelte per questa gara di bontà fisica secondo i canoni estetici imposti che ti fanno sentire sempre sbagliata rispetto a molte altre.
La ragazza “perfetta” risponde a chi la insulta (noi siamo con te!)
La ragazza troppo bella per poter prendere parte alla nostra campagna contro il body shaming ha deciso di rispondere a chi l’ha insultata e l’ha trattata con una perfidia senza pari. Di questo avevo parlato ieri qui. Ecco la sua risposta. Continua a leggere “La ragazza “perfetta” risponde a chi la insulta (noi siamo con te!)”
#BodyLiberationFront: se l’odio degli/delle idiote fa male a chi vorrebbe non nascondersi
Ci risiamo. Era già successo. Vi rinfresco la memoria. In un’altra occasione, per una campagna di liberazione del corpo, accadde più o meno quello che è successo oggi sulla pagina facebook. Una ragazza, come molte altre, posta la propria storia e la propria foto. Ce/ve la consegna pensando di poter ottenere supporto, sorellanza, solidarietà. Invece gente che passa dalla pagina l’ha usata per sfogare i due minuti d’odio con queste pretestuose e insultanti argomentazioni:
Non sono “pippe mentali”. L’abc femminista spiegato ai/alle newbies
Sulla pagina facebook è ricominciata la campagna body liberation front. Ciascuna invia una foto della parte di se’ che non preferisce o di cui va fiera e ci racconta quel che significa per lei. Quali stati d’animo sono legati all’essere magre, sovrappeso, troppo chiare di carnagione o con cellulite, smagliature, cicatrici e tutto quel che fa sentire ciascuna delle persone che si raccontano non a proprio agio con se stesse.
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L’insulto è un atto politico
Maria Galindo, femminista del Collettivo Mujeres Creando, è di certo tra le donne che hanno ricevuto più insulti nel mondo. La sua lunga e coraggiosa attività creativa, in un paese tutt’altro che facile come la Bolivia, è sempre stata segnata da azioni dirompenti e provocatorie nei confronti del dominio maschile e dell’ipocrisia dello Stato e della Chiesa cattolica. È dunque in primo luogo l’esperienza che la spinge a riflettere sulle possibilità concrete di neutralizzare la portata e la valenza politica di comportamenti – quasi sempre ispirati dalla debolezza, dall’incapacità di confronto e dalla frustrazione – che però acquisiscono efficacia solo nel momento in cui fanno male. Quando l’insulto incontra indifferenza o ironia, perde invece ogni possibilità di umiliare o di screditare la persona che lo subisce. Per questo ridere di un insulto che ci viene diretto non è solo un segno di forza ma un atto politico che afferma una grande e bella libertà Continua a leggere “L’insulto è un atto politico”
Al bullismo si risponde vivendo. Fatelo anche voi!
lei scrive:
cara eretica,
non so come spiegarti ma vorrei raccontarti quanto sia stata male. sono diventata vittima di bullismo senza rendermene conto. ho ventuno anni, non sono particolarmente bella e puoi immaginare i commenti che arrivano ancora oggi su facebook quando pubblico una mia foto. c’è sempre qualcosa che non va. non mi trovano bella, magra, “scopabile”.
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Mi voglio bene: amatevi anche voi!
Lei scrive:
“Cara Eretica,
è da qualche mese che seguo la tua pagina e sono sempre stata indecisa se scriverti o meno perché, nonostante ci sia l’anonimato, condividere quel che si sente è comunque un’impresa.
Ho 24 anni, sono una ragazza e non so da che parte iniziare.
Solidarietà a Agnese Renzi e Maria Elena Boschi
E’ da un po’ che ci penso, a fare l’analisi degli insulti che ricevono la moglie di Renzi, Agnese, e la Ministra Boschi, della quale ho parlato altre volte. Non si capisce perché una bella donna debba essere definita una persona per male, usando lo stigma che viene usato per insultare qualunque altra donna che dice no, che si fa valere, che non te la dà, che puoi solo ammirare, che occupa una posizione di prestigio o che vale troppo per potertela permettere. Non si capisce perché per festeggiare la vittoria di un NO al referendum, che per inciso mi rende soddisfatta, serva insultare Renzi, il premier Renzi, dato che solo il fatto di averci un volto che viene associato ad un comico aiuterebbe a prenderlo meno sul serio rispetto a quel che si potrebbe fare con il baffuto e serissimo D’Alema. Non si capisce perché per insultare Renzi si debba insultare la moglie, l’insegnante Renzi, che viene insultata immaginando di aver ragione di farlo. Perché è moglie del premier e non bada solo a crescere i figli ma osa continuare a lavorare. Perché quando viaggia con il marito gli sta accanto (e dove dovrebbe stare come first Lady?). E io capisco che anche lei è troppo “comune” per darsi arie da first lady ma di fatto lo è. Allora perché di lei si dà una valutazione estetica, che poi è l’ultimo e il primo degli insulti che viene pronunciato, come se ogni commentatore idiota avesse in mente di poter renderla partecipe di un festival per Miss dal quale squalificarla se non glielo fa rizzare?
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