Antisessismo, La posta di Eretica, Personale/Politico, R-Esistenze, Storie Queer

La ragazza “perfetta” risponde a chi la insulta (noi siamo con te!)

La ragazza troppo bella per poter prendere parte alla nostra campagna contro il body shaming ha deciso di rispondere a chi l’ha insultata e l’ha trattata con una perfidia senza pari. Di questo avevo parlato ieri qui. Ecco la sua risposta. Godetevela e riflettete se vi riesce. Un abbraccio forte a lei. Un abbraccio a chi l’ha supportata.

>>>^^^<<<

Eccomi, ho deciso di rispondere,
Non sono un fake. Non sono un’esibizionista, se mi aveste visto una volta nella vita, prima di additarmi, avreste capito che sono patologicamente timida. È stato difficilissimo mostrarmi per quella che sono. Non capite perché? Vi parlo un po’ della mia adolescenza e del rapporto con il mio corpo attraverso 4 esempi. Una volta quando avevo 12 anni e il mio corpo “stava cambiando “ mio zio mi ha visto in costume e mi ha detto: “hai messo su due belle ginocchione da calciatore eh”. A tredici anni davanti ai miei occhi, conversazione tra mio nonno ed un suo amico, sullo schermo televisivo Miss Italia, “certo che *mio nome* ci potrebbe andare, è fatta bene” il nonnino “certo, questi se la prendono e je danno una sistemata, può fare pure televisione”, nonna, alla stessa età “ eri tanto longilinea, stai diventando come una paperella”(per via dei fianchi), mia cugina, quando avevo 15 anni “se non avessi le tette sembreresti un uomo”. In famiglia e anche tra le amicizie, fare body shaming è sempre stato un modo per intrattenersi e divertirsi . Snocciolare difetti fisici di qualsiasi donna, dalle TOP model, alle nonne e alle bambine. L’aspetto fisico è sempre stato di fondamentale importanza in casa mia. Donne che ai miei occhi apparivano bellissime sono state vivisezionate da pesanti giudizi, cellulite, culo piatto, smagliature, pancia, gambe grosse. Beh io direi che tutto questo potrebbe aver un tantino influenzato il rapporto con il mio corpo e il mio diventare donna, perché al contrario di quello che diceva mia cugina sono molto femminile, ho culo, tette e tutto il resto, ma non ci convivo bene, non sarei voluta crescere forse rimanere un po’ “bambina”. ll risultato è che il mio corpo non lo apprezzo affatto, l’ho detestato, l’ho punito. Fino a 4 anni fa ho avuto gravi problemi di autolesionismo, si beh questo non l’avete dedotto. Mi avete diagnosticato disturbi alimentari, se volete posso approfondire… per fortuna non ne ho mai avuti ma sto molto attenta, conto le calorie, evito quasi del tutto i carboidrati, mi piacerebbe smetterla e godermi la vita una santa volta e farmi una bella mangiata di pasta, che mi piace tanto. Avete suggerito di andare in terapia, già fatto ragazz*, per tanti anni, e ho superato una bella depressione. Ora sono molto più sicura di me è posso mandare virtualmente a quel paese tutti voi che mi avete mandato a fanculo con le vostre demenziali Giphy. Una bella terapia la consiglio a voi, perché io ho i miei problemi e li affronto giorno dopo giorno, cosa che evidentemente voi non contemplate affatto. Preferite rimanere nel vostro cantuccio, stracolmo di ignoranza e banalità, senza neanche riuscire a comprendere quello che leggete, totalmente incapaci di ascoltare. Ah si, complimenti anche per i commenti da bar direttamente dagli anni ‘50, siete lodevoli. SINCERAMENTE GRAZIE per i commenti di supporto, mi avete aiutato tanto, mi avete tirato su. Grazie ad Eretica di tutto, sei una persona meravigliosa, davvero.

Buona serata

 

Leggi anche:

10 pensieri su “La ragazza “perfetta” risponde a chi la insulta (noi siamo con te!)”

  1. Car@, sono con te. Hai dato a tutt@ una frande lezione.
    A quell@ che ti hanno insultata, e anche a chi non l’ha fatto.

    Perché da poche righe non si può pretendere di conoscere lo sviluppo emotivo di una persona.

    Quindi ti ringrazio per questa risposta.

  2. Posso risponderti che, nonostante frequenti la pagina, non mi ero soffermato sulla tua vicenda semplicemente perché tra le mila mila cose che passano sullo schermo alle volte diventa difficile, quando ho letto questa tua risposta ho fatto il percorso al contrario fino al post. La cosa più aberrante dei commenti offensivi di altre donne e uomini, è che nessuno si è fermato a riflettere su una cosa fondamentale (ritornando ad un mio pensiero abbastanza fisso) che la campagna in questione come la pagina di abbatto i muri, non è semplicemente un luogo dove i pornografi della sofferenza possono andare a spulciare nelle tragedie umane per condividere il dolore e sentirsi un po’ meno sfigati perché c’è qualcuno che sta peggio di loro(qualcuno a cui possono dire sono con te, non mollare ecc. ecc.), o ancora peggio, che è ancora più svantaggiato (di loro) visti i canoni di bellezza dominanti in questo periodo storico e in questo luogo geografico, non sono neanche solo momenti di condivisione (auto-mutuo aiuto) lo sono, certo, non è mia intenzione togliere questa funzione o disconoscerla, ma credo, che l’unico modo sensato e politico di interpretare questi momenti, queste storie, sia il tentativo di erodere i confini (vogliamo chiamarli muri?) di ciò che è possibile e impossibile fare, di ciò che la norma sociale permette o impone (in questo caso scoprire corpi e storie dietro a quei corpi, storie sofferenti ma anche storie vive, vitali, in una società per cui tra mercificazione e mortificazione il corpo è sempre più reificato [fatto diventare una cosa] un modo per erodere le regole che ci impongono corpi vuoti). Interessante a questo punto notare la reazione alla tua condivisione, che scopre moltissime facce, facce che vogliono imporre altri muri, altre norme:
    -solo i corpi che io giudico sofferenti possono essere condivisi
    -il tuo corpo non può essere sofferente e quindi non puoi mostrarlo qui (non lo sapevo che fosse una campagna dove ci condividiamo le sfighe perché a sto punto lascio la pagina e me ne vado da Barbara durso)
    – solo quelli che la società ritiene siano rifiuti possono mostrarsi (quindi ammetti implicitamente di aver interiorizzato completamente le regole dominanti cioè tu in una specie di sindrome, che chiamerò sindrome Caritas, ritieni di poter decidere in base alle regole che la società ti ha insegnato come il peggiore dei censori chi può esprimere dolore e chi no)
    -solo chi è più sfigato di me (secondo me) o almeno quanto me(sempre secondo me) può condividere.
    Grazie della tua risposta che non fa altro che dimostrare ulteriormente che la funzione di questa campagna è provare a scoprire corpi, di tutti i tipi, corpi che hanno sofferto e sono stati torturati (come il tuo) corpi che sono felici e orgogliosi, raccontarsi le difficoltà reciproche, mostrarsi nella diversità, raccontarsi i modi in cui si è sfuggiti alla feroce tenaglia dell’oppressione, è un modo che abbiamo per erodere i muri, tutti assieme, per cui la sofferenza non è qualcosa su cui eccitarsi o accanirsi (che sia positiva o negativa) è qualcosa da raccogliere, proteggere, elaborare e trasformare nei martelli in cui spostare il muro ancora un po’ più in la sperando di arrivare a buttarlo giù nel precipizio della storia.
    Un saluto

  3. Non basta denunciare la norma come sacrificale, bisogna mostrarne la costruzione storica come effetto di potere. Perché ciò che è costruito è decostruibile, e delegittimabile. Solo così la si può finire di prendersela una volta con la presunta “grassezza” e l’altra con il presunto eccesso di magrezza, istituendo i tribunali popolari della salute fisica e mentale (in una società medicalizzata ci siamo fatti tutti medici e psichiatri, di noi e degli altri); con le smagliature e le cicatrici o con la loro assenza, col naso storto o quello dritto. Se la perfezione si rivela un vuoto, non c’è più motivo di ridicolizzare alcun corpo, perché non c’è più gerarchia, ma solo infinite differenze. E non c’è più bisogno arrampicarsi verso ideali ormai svaniti. Ovviamente tutto questo è parte dello smontaggio dell’obbligo di genere, dell’egemonia di razza e abilità – e, aggiungerei, di specie. Un saluto

  4. Non ho seguito la vicenda ma questa ennesima storia non fa che rafforzare la mia convinzione che tutti dovremmo imparare ad essere meno interessati all’aspetto ed alle cose che fanno gli altri ed occuparci di più di quelle che sono le nostre azioni. E talvolta molti dovrebbero anche imparare a tacere.

  5. io sono ciccia e non ho ancora osato fare una foto e mandarla a questa pagina, per questa campagna. ho letto l’altro giorno tutto il pensiero che ha portato all’idea di Abbattere i Muri. quando sei ciccia ti senti sempre in difficoltà e pensi che quelle magre questa fatica non la facciano. grazie al cielo ci possiamo parlare, e raccontare e spiegare di noi. e capire quanto IMMENSO sia tutto quello che abbiamo dentro, sotto la pelle, che parla di noi. tutti i nostri pensieri, le azioni, le parole. tutto è interconnesso, corpo e anima, fatica e felicità. e così capire quanto invece siamo SIMILI nei cuori e nei pensieri. e possiamo fare un pezzo di strada insieme. grazie perciò per aver chiarito con le parole quello che una fotografia non è riuscita a spiegare. grazie di cuore.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.