Di questa triste vicenda si parla da qualche giorno ma vale la pena riproporla non solo per dare tutta la nostra solidarietà a Martina ma anche per proporre due righe di riflessione prima di lasciarvi al post che le ha dedicato la cugina e alle screen con alcuni commenti pieni di insulti razzisti e sessisti. Come abbiamo più volte detto le donne per quelli della Lega sono considerate proprietà patriottiche. Se stanno con un immigrato, in special modo se nero, allora partono insulti che svelano non solo milioni di stereotipi razzisti ma anche il loro evidente senso di inferiorità. Il fatto che la cultura patriarcale impone che tra maschi ci si misuri il pene per primeggiare in dimensioni conta per costoro e attribuiscono alle donne il premio di questa insulsa gara. Le donne devono interpretare un copione preciso: stuprate dai neri e dunque utili alla propaganda razzista, oppure di proprietà di un bianco italico e a insultare le traditrici della razza tra i commenti dei social. Le donne però sono meglio di così. Le persone, gli uomini, si possono amare a prescindere dal colore della pelle e dalle dimensioni del pene. E se per i razzisti non è così allora poveri loro. Questa è la cultura istigata da chiunque stia riportando l’Italia al fascismo del ventennio Mussoliniano.
Cristina Vangone su Facebook scrive:
Qualche giorno fa il ministro Salvini ha postato sulla sua pagina Facebook un video in cui durante un collegamento con Massimo Giletti, su La7, raccontava di una signora delLa Maddalena che dopo averlo incontrato gli ha regalato un rosario. Nello stesso video, poco dopo aver baciato il crocifisso, ha espresso quello che, dal suo punto di vista, implica l’avere a cuore i bambini (africani e italiani) e l’agire nei loro interessi. Concetti nei confronti dei quali una libera cittadina s’è sentita di esprimere dissenso attraverso un commento. Ciò che ne è derivato e che stasera voglio condividere con voi è stata una scarica violentissima di risposte marcatamente razziste, sessiste e assolutamente non pertinenti. Non un’argomentazione, non un tentativo di confronto, non un abbozzo di dialogo, non un “credo che tu ti possa sbagliare perché…”.
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