Se parliamo di malattie mentali che colpiscono maggiormente le donne, come la depressione, i disturbi alimentari, l’agorafobia, dopo averle osservate e analizzate da un punto di vista di genere possiamo immaginare delle forme di prevenzione. Per prevenire i disturbi alimentari bisogna combattere il sessismo, il body shaming, i modelli estetici imposti. Voler essere magre non è sempre la dimostrazione che è quella donna si affetta da una malattia ma se si raggiungono stadi in cui si ritiene di poter avere il controllo su se stesse soltanto digiunando o stadi in cui si perde il controllo su tutto abbuffandosi e poi vomitando, siamo di fronte a un disturbo che si potrebbe prevenire se solo le pressioni sull’estetica femminile non fossero così enormi. Voler essere belle non e qualcosa di malvagio, non riuscire a vedere la propria bellezza perché non si somiglia ai modelli estetici imposti diventa invece patologico. Dobbiamo spiegare con attenzione che quei modelli non rappresentano la realtà delle tante donne esistenti al mondo, con corpi di ogni peso e misura e colore, con aspetti differenti l’una dall’altra. Dobbiamo spiegare che la diversità è un valore e se impediamo a quelle pressioni sessiste di insistere nel far sentire inadeguate le donne nei propri corpi potremmo prevenire patologie invalidanti che hanno certamente una derivazione anche culturale.
Continua a leggere “Malattia mentale e prevenzione ed educazione al rispetto dei generi”Tag: Agorafobia
La malattia mentale come conseguenza
Tutte le questioni fin qui trattate, relativamente alla discriminazione sessuale e di genere nei confronti delle donne, possono essere individuate come cause di alcune precise malattie mentali. Se non osserviamo la questione della salute mentale senza anteporvi la questione di genere, non potremmo capire come realizzare una prevenzione che alleggerisca il peso di tanta pressione sulle donne.
Quella pressione deriva dagli stereotipi di genere, dal sessismo e dalla misoginia, dal body shaming, dalla mancanza di rispetto per il consenso, dal revenge porn, dal maschilismo o antifemminismo che dir si voglia, all’interiorizzazione del maschilismo che ci riguarda, dalla cultura dello stupro, dal victim blaming, dall’essere considerate oggetti del desiderio invece che soggetti, dalle molestie subite da bambine, dall’omertà che obbliga tante hanno svelare quel che hanno subito dai loro carnefici, dalle molestie sul lavoro, dalla violenza ostetrica, dall’obbligo di assumere ruoli di ammortizzazione sociale, dall’idea che la famiglia eterosessuale sia l’unica destinazione è l’unica salvezza per tutte noi, dai modelli estetici imposti, dagli stessi errori che vengono compiuti nelle campagne contro la violenza di genere, dal considerare femminismo come qualcosa di vago e non il personal politico a cui ci riferiamo noi, dalla criminalizzazione della donna in quanto donna e dalla colpevolizzazione della vittima in qualunque situazione, dallo stigma che pesa sulle donne alle quali viene detto che se non sono madri non valgono niente, dalle politiche contro l’aborto, dai ruoli di cura di mogli, madri, badanti, dall’idea di poter essere liberate dai ruoli di cura attraverso la schiavitù delle donne migranti.
Continua a leggere “La malattia mentale come conseguenza”Farmi inghiottire dall’universo o resistere?
Quello che succede quando ti manca il terreno sotto i piedi è che ti rendi conto di non saper volare. Perciò cerchi un appiglio, uno qualunque, per restare ancorata il più possibile prima di svanire in un universo vasto e pieno di incognite che giammai vorresti visitare e mai vorresti ti inghiottisse. Invece l’universo incombe su di me e devo abituarmi a osservarlo da vicino immaginandomi ora esploratrice e ora semplicemente una donna che tenta di sopravvivere ai grossi colpi inferti dalla vita. Senza certezze mi accingo a gestire l’ingestibile, sapendo di contare su pochi aiuti e su me stessa soprattutto, nonostante io sia piena di difficoltà e non sappia come fare a percorrere più di cento metri senza aiuto per l’agorafobia o non possa essere puntuale al mattino per i farmaci per la depressione. Com’è possibile che in questi casi nessuno abbia approntato un servizio che possa tenere l’ancora ben salda per impedire che l’universo prenda tutto quello che di me è rimasto.
Continua a leggere “Farmi inghiottire dall’universo o resistere?”Bodyshaming
Una delle pratiche più odiose messe in circolo da uomini con la clava e relative consorti è quella del bodyshaming. Letteralmente vuol dire vergognati del tuo corpo. Dunque ogni volta che qualcuno vi importuna e fa delle battutacce per disprezzare il vostro aspetto fisico sta usando una forma di molestia che può riferirsi a tutto ciò che non corrisponde con il modello estetico imposto dalla maggioranza o particolarmente gradito al o alla idiota che vi disprezza. Il modello estetico cui certa gentaglia fa riferimento prescinde dal fatto che voi siate sane, debilitate, qualunque cosa. Loro disprezzano tutto quello che nella loro testa suona come anormale. L’influenza dei media nel creare un immaginario normativo per i corpi di ciascuna di noi è enorme. Tant’è che l’idiota di turno disprezza spesso una donna che potrebbe perfino somigliare a sua madre o sua sorella o alla sua fidanzata. L’importante è dar fiato alla bocca o metter mano alla tastiera, cosa che rende il web una giungla nella quale spesso si è più soggette ad aggressioni di haters che si nascondono dietro nickname e schermi per schernire con tutto l’odio che hanno in corpo e in testa.
Continua a leggere “Bodyshaming”Cronache postpsichiatriche: depressione e tentato suici.dio
Appunti per la mia autobiografia.
Nell’ultimo periodo di gestione del progetto di Abbatto i Muri ho saltato fasi, ho lasciato le mie compagne da sole, senza spiegare niente, parlando di vaghi problemi di salute. Poi tornavo e in uno di questi ritorni ho ideato e condotto la campagna #tuttacolpamia che mi ha portata allo stremo delle forze. La campagna era giusta, ed è stata efficace, io però non avevo misurato il potere che aveva ogni racconto nel risvegliare miei dissidi interiori. Non ero pronta, non ero forte abbastanza. L’ho condotta fino alla fine poi ho dovuto prendere tempo, staccare e piangere. E piangevo per le storie lette, per le vostre vite spezzate, il vostro sangue versato, le umiliazioni che avete subito, le mortificazioni che non avete potuto nominare. Mi sono fatta carico di troppo in un momento di enorme fragilità. Non potevo interrompere, non volevo lasciarvi da sole, mi preoccupavo di lasciarvi inascoltate. Ma ora posso confessarvi che per me è stata dura. Non il fatto in se’, perché se la mia vita fosse andata per il verso giusto avrei potuto raccogliere le fragilità di ciascuna e coccolarla come sarebbe stato giusto, Come dovrebbe essere giusto fare in ogni spazio femminista che si rispetti. Alla fine mi sono inchiodata sul divano a vedere serie tv coreane, apprendendo una lingua che non so a che mi servirà, sposando il disimpegno che una intellettuale come me non dovrebbe sposare. Avrei dovuto approfittarne per leggere libri di filosofia, forse. Macchè. I drammi coreani sono il meglio del meglio se sei depressa e non vuoi ascoltare nessuno e tantomeno te stessa.
Continua a leggere “Cronache postpsichiatriche: depressione e tentato suici.dio”Cronache postpsichiatriche: la crisi arriva alla fine della guerra!
Leggo in uno dei libri di psicologia che mi è stato regalato in questi giorni che la tendenza al suicidio non si rivela mai quando sei in guerra, quando stai combattendo, ma “il lasciarsi andare è classico della quiete dopo la tempesta emotiva“.
Io non capivo perché avessi voglia di morire dopo essere sopravvissuta ad una famiglia violenta, ad un padre padrone e ad un ex marito che mi ha quasi uccisa. Non capivo perché non fossi depressa quando lottavo tutti i giorni per sopravvivere, quando facevo due lavori per campare e quando tentavo in tutti i modi di perseguire i miei obiettivi pur tra mille difficoltà. Invece alla fine è arrivata, la depressione, mi ha presa dopo anni in cui avevo costruito una sorta di stabilità emotiva e affettiva. Quando avevo stabilito le mie priorità e avevo capito anche da cosa ero riuscita a fuggire, elaborandone i pericoli intimamente e politicamente. Mi ha presa quando il mio personal politico avrebbe dovuto essere risolto e io avrei dovuto semplicemente percorrere una strada a quel punto in discesa, con le difficoltà di tutti i giorni ma senza gli impedimenti violenti che avevano caratterizzato l’infanzia, l’adolescenza e la prima parte dell’età adulta.
Continua a leggere “Cronache postpsichiatriche: la crisi arriva alla fine della guerra!”Notizie dalla prigione di un’agorafobica: primi passi verso l’esterno
Cara Eretica, non ho proseguito con la psichiatra a domicilio che non mi è piaciuta molto. Ho contattato una psicoterapeuta e ho fatto delle sedute in chat/video, grazie alla sua disponibilità.
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Notizie dalla prigione di un’agorafobica: l’incontro con la psichiatra a domicilio
QUI i suoi primi messaggi. Sulla categoria News & Sorellanze ecco un altro suo aggiornamento: