Lei scrive:
Cara Eretica,
ti ringrazio molto per lo spazio che offri e per le cose di cui parli. Manca però qualcosa. Le conseguenze di certi disturbi riguardano anche chiunque stia attorno alla persona che ne è affetta. Mia madre, anoressica/bulimica, probabilmente senza rendersene conto, mi guardava con repulsione quando mangiavo “troppo”. Mi obbligava a fare passeggiate che compensassero il suo desiderio di controllo sul suo corpo e per estensione anche sul mio. Non voler fare attività fisica e non voler dare importanza al cibo che ingerivo per lei diventava un’offesa, la irritava e mi trattava male. Se è vero che dai figli si pretende che siano il riflesso di sé stessi allora io sono nata per dare a mia madre l’illusione di poter forgiare un’immagine corporea che avrebbe voluto per sé. La mia disobbedienza mi costrinse a riconoscere che lei aveva un problema e non voleva ammetterlo.
Quando cominciò ad affrontarlo e mi chiese scusa per avermi fatta sentire brutta e grassa non migliorò molto la situazione già tesa tra noi. Volevo solo fuggire da lei e non essere oggetto delle sue osservazioni svilenti che mi facevano sentire inutile, imperfetta, improponibile in qualunque contesto. Mi sono portata dentro queste emozioni controverse perché da un lato le volevo molto bene e la capivo perfino e dall’altro pensavo che lei fosse una figura deleteria per me. Sono diventata timida, introversa, con tendenza all’isolamento. Non mi sentivo a mio agio coi miei coetanei e questo mi ha esposto in una relazione con un uomo più grande che mi manipolava. Sono dientata una persona fragile, priva di autostima e solo dopo aver subito una violenza mi sono resa conto che mia madre probabilmente aveva vissuto le stesse cose o quanto meno simili. Era una vittima, lo ero anch’io per effetto delle sue ossessioni sul cibo e la magrezza.
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