La posta di Eretica, Personale/Politico, Salute Mentale

Figlia di una donna affetta da disturbi alimentari

Lei scrive:

Cara Eretica,

ti ringrazio molto per lo spazio che offri e per le cose di cui parli. Manca però qualcosa. Le conseguenze di certi disturbi riguardano anche chiunque stia attorno alla persona che ne è affetta. Mia madre, anoressica/bulimica, probabilmente senza rendersene conto, mi guardava con repulsione quando mangiavo “troppo”. Mi obbligava a fare passeggiate che compensassero il suo desiderio di controllo sul suo corpo e per estensione anche sul mio. Non voler fare attività fisica e non voler dare importanza al cibo che ingerivo per lei diventava un’offesa, la irritava e mi trattava male. Se è vero che dai figli si pretende che siano il riflesso di sé stessi allora io sono nata per dare a mia madre l’illusione di poter forgiare un’immagine corporea che avrebbe voluto per sé. La mia disobbedienza mi costrinse a riconoscere che lei aveva un problema e non voleva ammetterlo.

Quando cominciò ad affrontarlo e mi chiese scusa per avermi fatta sentire brutta e grassa non migliorò molto la situazione già tesa tra noi. Volevo solo fuggire da lei e non essere oggetto delle sue osservazioni svilenti che mi facevano sentire inutile, imperfetta, improponibile in qualunque contesto. Mi sono portata dentro queste emozioni controverse perché da un lato le volevo molto bene e la capivo perfino e dall’altro pensavo che lei fosse una figura deleteria per me. Sono diventata timida, introversa, con tendenza all’isolamento. Non mi sentivo a mio agio coi miei coetanei e questo mi ha esposto in una relazione con un uomo più grande che mi manipolava. Sono dientata una persona fragile, priva di autostima e solo dopo aver subito una violenza mi sono resa conto che mia madre probabilmente aveva vissuto le stesse cose o quanto meno simili. Era una vittima, lo ero anch’io per effetto delle sue ossessioni sul cibo e la magrezza.

Sono scappata dopo le superiori e mi sono stabilita all’estero per stare lontano da lei. Quella sensazione però mi fa stare ancora male. Ho cominciato una terapia psicologica e riesco a dare un nome alle mie paure e al mio caos, nonostante ciò non riesco ad essere una ragazza allegra, felice, serena, in equilibrio con me stessa. Perciò apprezzo molto quello che scrivi quando parli di prevenzione e di salute mentale legata alle questioni di genere. Se mia madre avesse potuto accedere a materiale come il tuo forse non mi avrebbe massacrata con le paranoie e i suoi complessi. Questo per dire che dopo le donne che soffrono di disturbi mentali esistono anche le figlie e i figli che non uscianno indenni da certe dinamiche familiari. Tutto viene ereditato, nel bene e nel male. Di mia madre adoro molte cose ma mi ha distrutta per altri versi. Se qualcuna avesse aiutato lei: a me forse sarebbe toccato un destino migliore.

Non voglio suscitare sensi di colpa nelle donne che già soffrono per proprio conto. Voglio solo dire che le parti in causa sono tante e tra queste anche i figli. Le malattie generano scompensi e squilibri nelle relazioni familiari e ciò significa che il bagaglio che ci viene consegnato è più pesante. Se l’approccio al suo male fosse stato diverso io starei sicuramente meglio o non dovrei sentirmi in colpa quando mangio cibo spazzatura.

Un abbraccio

L.

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1 pensiero su “Figlia di una donna affetta da disturbi alimentari”

  1. Sono cresciuta in una famiglia completamente disfunzionale, sono stata nuora di una persona affetta da disturbi psichiatrici, e un po’ conosco la questione, anche se non abbastanza, non avendolo vissuto in prima persona. La cosa per me più difficile e dolorosa è stare vicino a un figlio con disturbi psichiatrici. Tutti hanno ragione: chi lo vive in prima persona, i figli, i genitori, i compagni, i fratelli. Grazie di questo spazio di condivisione e riflessione: la verità è che siamo tutti molto soli e spaventati.

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