Questa è la storia di una donna che amava molto quello che faceva, aveva degli ideali e voleva perseguirli e fare qualcosa di buono per progettare il futuro collettivo. Spinta da questi ideali si unì ad un gruppo politico che sembrava avere tutti i presupposti per favorirne la realizzazione. Un gruppo che si definiva di sinistra, con l’ausilio di ex cattodemocristiani poi diventati molto altro e persi nella dimensione dei cambiamenti di simboli e bandiere. La sinistra non era un terreno meno misogino della destra e quando si impose di inserire nelle liste nomi di donne queste erano favorite solo se economicamente indipendenti, ricche, o se mogli di funzionari di partito. Le altre diventavano gregarie, alle quali veniva assegnato il compito di curare una sezione donne che generalmente significava cura, dedizione familiare, maternità.
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Consenso e desiderabilità sociale del modello persecutorio
Scrive René Girard, antropologo, critico letterario e filosofo francese, che:
“Oggi si può perseguitare solo dichiarando di essere contro la persecuzione. Si possono perseguitare solo i persecutori. Uno deve dimostrare di avere per avversario un persecutore se vuole soddisfare il proprio desiderio di persecuzione.“
Da ciò deriva il fatto che chiunque aspiri a perseguitare qualcun@ debba necessariamente provare che quel qualcun@ sia pessimo. Più giù troverete definiti quelli che, secondo Girard, sono gli stereotipi della persecuzione. Tra questi ne trovate uno che parla di credenze, l’accusa rivolta a qualcuno costituisce di per se’ un fatto per il quale non è neppure necessario stabilire una prova.
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