Culture, R-Esistenze, Storie

Intrappolati

Quando la Sicilia stava per sprofondare e i fumi delle eruzioni vulcaniche avvolsero l’isola ci fu un gran dibattito su chi ottenesse maggiori privilegi nel momento dell’evacuazione. Paternalisti che individuavano donne in età fertile per farle migrare presso famiglie in cui uomini scapoli esigevano servizi sessuali e riproduttivi si lanciarono in una campagna di promozione delle femmine sicule.

Venivano descritte come perfette schiave al servizio di mariti e figli, ottime fattrici dagli enormi allattanti seni. Le radunarono ai confini dell’isola, in un ambiente controllato affinché fossero visitate e venisse loro concesso il marchio utile per l’ammissione nella terra ferma.

D’altro canto si formò una banda di sabotatori che affermavano di non poter sopportare la discriminazione cui erano sottoposti a causa di quelle donne. Dicevano che le donne erano semplicemente avvantaggiate da ciò che tenevano in mezzo alle gambe e che i maschi subivano di tutto pur di poter oltrepassare lo Stretto.

Per punirle le rapivano e stupravano perché portassero in grembo un figlio erede della spavalda combinazione di geni maschilista altrimenti estinti. La pulizia etnica si svolgeva con la stessa convinzione buona per fanatici dell’ultima ora. Quei maschi giuravano vendetta contro le donne che gli avrebbero soffiato il posto e dando sfogo a perversione e violenza le sfiguravano perché infine non venissero scelte in alcuna fase dell’evacuazione.

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Figli dei vulcani

Sulla Sicilia che sprofonda si realizzano voluminosi true crime. Si descrivono le interiora del disastro come si fa con qualunque produzione di pornografia.

Si dissezionano le vittime per saziare il pubblico lontano. Pietra dello scandalo è la presenza di zombie che in prossimità delle eruzioni risorgono inebetiti da terremoti e tsunami. I gas emessi nel corso delle eruzioni generano cenere vulcanica portatrice di un virus sopito che rende le persone non-morte per nulla fameliche. Non sono preda di istinti cannibalistici, non risorgono per diventare protagonisti di un horror. Gli zombie manifestano una rara gentilezza, indossanno di frequente un fiore tra i capelli realizzato con metallo o legno, porgono una mano salvifica a coloro che hanno bisogno di aiuto.

Gli zombie vengono chiamati figli dei vulcani. Sono creature con emozioni di base, ingenui come bambini, con un grande senso della giustizia sociale, al punto che qualcuno discute ancora sull’eventualità che diventino tutori dell’ordine. Non c’è però alcuna utilità nell’affidare la tutela dell’ordine pubblico a chi non comprende le differenze sociali, di ceto, razza, genere, religione. Se la giustizia diviene uguale per tutti non potrà essere usata per cancellare il dissenso e reprimere ogni forma di resistenza.

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Se i malati mentali fossero considerati soggetto politico

Gli psichiatri che si rivolgono alle istituzioni affinchè i tagli alla sanità pubblica siano revocati sono sempre di più. C’è il serio rischio di ripiombare in situazioni manicomiali e questo però pare interessare poco all’opinione pubblica. In questa battaglia gli psichiatri sembrano sempre più soli. Molta gente spinge piuttosto affinchè si realizzi un maggiore controllo sociale. Le persone coinvolte, invece, perché affette da malattie mentali, sono massacrate da stigma e demonizzazione. Ciò vuol dire che si vergognano ad esprimersi e se non si raccontano non possono realizzare unità di intenti e rivendicazioni, non possono mai diventare un soggetto politico. I malati mentali non hanno voce.

Sono una di loro, depressa e con disturbi alimentari, ho ancora la fortuna di poter trovare persone competenti in un centro salute mentale e presso il reparto di psichiatria dell’ospedale di quartiere. Vedo le difficoltà del personale sanitario. Pur mancando di diverse unità cercano di elargire professionalità e competenza. Nel reparto sono molte le persone a cui medici e infermieri salvano la vita. Ti aiutano a sentire il sangue che torna a scorrere, carezzano e lavano i corpi di persone indifese, restituiscono loro speranza e nuovi obiettivi. Studiano con te nuovi dosaggi dei farmaci, svelano approcci multidisciplinari con rieducazione motoria, alimentare, con recupero sociale e reinserimento lavorativo. Ti tengono sveglia di giorno per donarti un buon sonno la notte.

Da testimone posso osservare i loro molteplici sforzi. Se il personale non è sufficiente però sono obbligati a usare la contenzione sui pazienti che altrimenti andrebbero in giro a spaventare gli altri. Pur essendo in pochi devono monitorare le persone con ideazioni suicidarie. Devono risvegliare in loro l’istinto primario di sopravvivenza. Devono impartire lezioni per insegnare ai pazienti di trovare uno scopo.

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Picchiare le donne per “tutelare” embrioni

Lo diciamo da anni. Ogni azione dei fascisti è volta alla criminalizzazione delle donne. Se le donne vengono infantilizzate e la loro vita presa in mano da istituzioni paternaliste questo è ciò che accade. Noi, ridotte allo stato infantile secondo la ministra alla fertilità e le sue guardie pronte a manganellarci se dissentiamo, diventiamo uteri da educare secondo il principio dello ius corrigendi, il potere patriarcale di malmenarci per riportarci sulla retta via.

Noi, infanti, minorate, considerate incapaci di intendere e volere, esautorate del potere di gestione dei nostri corpi, diventiamo solo carne che per caso cresce attorno agli uteri.

Questa gente non ci considera persone. Per loro siamo corpi da colonizzare, menti da annientare, vite da svendere allo Stato per usarci come madri surrogate di figli da donare alla patria.

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Criminalizzare le donne per dominarle

Funziona così da parecchio. No-choice che vogliono decidere in senso autoritario per sottomettere le donne e i loro corpi. Governi di destra che tentano di cancellare la nostra voce attribuendo poteri ad una ministra che di fatto è chiamata a cancellare i nostri diritti.

Poi si accorgono che le donne sulle quali vorrebbero esercitare autorità hanno proprie opinioni e oppongono critiche. Ed ecco che si scatenano destrorsi e media generalmente misogini.

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Sprofonda la Sicilia

I vulcani che risiedono sopra e sotto il mare, dal più grande al più piccolo, eruttano e provocano fratture, terremoti, tsunami, come mai accaduto prima d’ora. L’eruzione del vulcano Marsili ha creato spaccature di faglia che minacciano l’esistenza stessa dell’isola. Con buona pace di coloro i quali sprecano risorse per un immaginifico ponte sullo stretto ecco che l’isola rischia di sprofondare. L’annuncio è stato dato quasi in prossimità del disastro.

A questo punto vi chiedo di dimenticare i disaster movie in cui i potenti, in genere eroici e patriottici presidenti americani, cercano di salvare l’umanità. Ecco cosa succede davvero: ricchi che fuggono per primi e criminali che sbranano i più deboli. Nessuna corsa per salvare gli altri. Troppi fanno scelte spregevoli per salvare solo se stessi.

L’Europa si interroga: se i migranti non possono più essere intercettati mentre tentano lo sbarco in Sicilia, in quale luogo vorranno approdare? Così i governanti non provano neppure a varare un decreto per facilitare la richiesta di ospitalità in terra ferma da parte dei siciliani. Quel che viene deciso, solo poche ore dopo l’annuncio, riguarda esclusivamente i metodi attraverso i quali le forze armate potranno bloccare la migrazione di chiunque: siciliani senza più una casa in cui abitare e migranti di altre provenienze.

Il governo italiano decide di finanziare immediatamente la costruzione di un muro feudale e diverse strutture di detenzione per stranieri nella zona più alta della Sila. Temono che la parte più pianeggiante della Calabria possa sprofondare con la Sicilia.

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L’agorafobia al cinema e in tv

Ho visto l’ennesimo video con protagonista una donna agorafobica e mi si sono drizzati i capelli per gli stereotipi, sempre gli stessi, rappresentati. Non solo si racconta che l’agorafobica alla fine compie un atto di eroismo ed esce fuori per risolvere un crimine o cose del genere ma si rappresenta la donna affetta da agorafobia con una serie di caratteristiche precise.

Le agorafobiche sarebbero sempre strafighe, mai in sovrappeso, campionesse di hacking, nerd iperpreparate sul funzionamento dei computer e specializzate in comunicazione digitale, ricche e abitanti di case di 200 mq, terrorizzate di affrontare il mondo esterno ma impavide nel farsi i fatti dei vicini, pronte a scovare crimini e ingiustizie ed eventualmente capaci di praticare arti marziali.

Della serie che le agorafobiche sono strane ma in ogni caso, giusto perché non si sa cosa dire di loro e non si sa spiegare quel che vivono, bisogna descriverle come affascinanti, misteriose, dame il cui panico non impedisce loro di diventare supereroine.

E’ davvero imbarazzante e oltremodo frustrante vedere inscenati copioni in cui si adopera l’agorafobia come mero espediente per rendere più interessante e carica di suspense la storia.

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Il Papa si appropria (malamente) del termine “femminicidio”

Si chiama Dignitas Infinita, dichiarazione curata da un prefetto e firmata dal Papa. il documento sarebbe stato frutto di un lungo parto del magistero papale che immagino si faccia i fatti delle persone che non vivono neppure in Vaticano. E indovinate un po’? Si concentra soprattutto, a ben vedere dai titoli delle news, su tutte le persone egualmente discriminate. Mentre le donne si trovano nel pieno di una battaglia in difesa della propria libertà di scelta nell’aborto, il documento usa il termine femminicidio, giusto nella maniera in cui lo intende la Roccella ovvero violenza sulle donne e non violenza di genere a tutto tondo il cui exploit finale è l’omicidio, per sdoganare l’obiezione all’aborto, il contrasto alle presunte “teorie gender”, di cui la commissione Onu per i diritti umani ci informa ampiamente stabilendo si tratta di un altro escamotage per contrapporsi alle persone gay, lesbiche, trans, intersex, alle relazioni omosessuali, alle famiglie omogenitoriali, ai bimbi nati in unioni omogenitoriali, dunque alle donne che volontariamente si prestano per generare bambini destinati ad esse.

Non solo. Usa il femminicidio per dichiarare settore in difesa della presunta dignità umana nientemeno che l’aborto. In definitiva si fanno gli affari delle donne senza neppure chiedere il loro parere. Si tratta di modalità paternalista e patriarcale. Cosa che i fascisti al governo hanno ampiamente recepito stabilendo che gli antiabortisti possono entrare nei consultori.

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Antifascismo e denatalità

Ancora verso il 25 aprile. La nostra liberazione.

I fascisti al governo sono tornati a raccontarci balle sulla presunta denatalità italica, fonte di sventura patriottica e cattivo presagio per tutti i pensionati.

La faccenda parte da lontano. Memorizzate quel che è successo negli anni in cui Mussolini segnò la colonizzazione dei corpi delle donne.

Un governo mediocre spaccia le proprie autoritarie ideologie per apocalittiche previsioni di disastro economico. Il tono è quello emergenziale. In Italia non si fanno più figli, dicono. Questo ci renderà più poveri, continuano.

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Personale/Politico, R-Esistenze, Salute Mentale

Effetti collaterali

Una delle cose che non dicono delle terapie contro la depressione è quella che riguarda gli effetti collaterali. Vero che si cancella ogni proposito autodistruttivo e negativo ma altrettanto vero che per me le terapie coincidono con una discreta perdita di lucidità che recupero solo in tarda giornata, quando il rilascio prolungato delle benzodiazepine mi lascia un minuscolo margine per farmi riflettere sul mio stato.

Vediamo: Riesco a malapena a scrivere e per me scrivere equivale a respirare. Dimentico i pensieri e se mi sfuggono non posso scrivere un rigo, tantomeno posso elaborare letture stimolanti che per me erano facilissime da offrire a me stessa e ad altri. Dimentico le parole, anche le più semplici, e se la mia afasia mi obbliga a cercare su internet sinonimi che appartenevano naturalmente al mio eloquio si ripercuote anche sulla perdita di abilità di scrittura. Questa è una cosa che mi distrugge. Mi distrugge avere sempre la sensazione di aver dimenticato qualcosa di importante e avere sulla punta della lingua e dei neuroni parole e pensieri di cui alla lunga devo dichiarare la scomparsa.

Positivo per i disturbi alimentari è invece avere una traccia dietologica. Se perdo la strada per una crisi bulimica mi è più semplice tornare alla retta via. Questo mi fa starde bene con me stessa.

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Antifascismo, Autodeterminazione, R-Esistenze

Antifascismo e diserzione delle donne

Verso il 25 aprile. La mia liberazione.

Sapete che l’occupazione fascista inizia sui corpi delle donne. Colonizzate dalla nascita, destinate ad adempiere al ruolo di cura, a fare figli per la patria e per la prosecuzione della stirpe maschile, le donne sono da lungo tempo trincerate sulle montagne. Eravamo partigiane prima e dopo ogni secolo di presunto progresso culturale. Siamo assediate perché spinte a rivestire un ruolo di genere preciso.

I nostri colonizzatori, pregni di maschilismo, misoginia, volontà di possesso, continuano a picchiarci, molestarci, stuprarci, ucciderci. Il revisionismo fascista compiuto da chi vive di privilegio maschile viene realizzato da lungo tempo. Negano sempre ogni responsabilità. Negano di aver abusato dei nostri corpi, di aver esercitato potere sulle nostre vite, di averci impedito di raggiungere indipendenza economica con stipendi equi e non diversi in rapporto al genere di appartenenza. Negano di avere l’assillo ad occupare posizioni di comando e a destinarci a meri compiti di vassallaggio, a funzioni decorative e di sollazzo, alla schiavitù riproduttiva.

Ci puniscono se disobbedienti, ribelli, indipendenti, libere, con volontà di gestire i nostri corpi. Ci ricattano o ci manipolano affinché restiamo mansuete. Ci massacrano con sensi di colpa se non siamo donne secondo i loro criteri, madri secondo la loro spinta culturale, mogli secondo il loro punto di vista.

Ho disertato il ruolo di cura. Sconto ancora adesso l’oppressione di genere e il senso di colpa indotto.

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Antifascismo, Precarietà, R-Esistenze

Fascisti smantellano la sanità pubblica

Per chi se l’è bevuta, la faccenda dei fascisti al governo che avrebbero difeso i diritti del po.po.lo. questa sarà una doccia fredda. Va più o meno così.

Arrivo dal mio medico a discutere anche dei prossimi appuntamenti. Lei mi dice che presto potrei non trovare più nulla. “Qui chiudono tutto e ci saranno solo stanze vuote” – afferma con amarezza. Chiedo perché e dice che l’ultimo bilancio di governo ha tagliato altri fondi al SSN e che questo vuol dire che le regioni non riceveranno contributi a sostegno di persone che ne hanno bisogno. Per prime saranno massacrate le aree giudicate non urgenti, tra queste le attività di prevenzione, la psichiatria, le visite ginecologiche. Torneremo alle mammane. Poi taglieranno anche i servizi per pazienti a rischio, quelli con malattie terminali e via così.

Leggo le notizie per capire dove vanno i soldi rubati al SSN, non dimenticando che hanno fottuto il Reddito di Cittadinanza per persone indigenti. I soldi saranno ripartiti tra spese militari, realizzazione di “nuove opere”, tra le quali l’indispensabilissimo ponte sullo stretto, e altre varie ed eventuali. Da non dimenticare il furto di risorse all’istruzione pubblica.

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Demoni

Il mio compagno parte. Resto sola. Si innesca un meccanismo distorto, quasi che il mio disturbo alimentare sia qualcosa di trasgressivo, da svolgersi di nascosto. Considero l’idea di fare spesa bulimica, con dolci e roba salata, schifezze del tutto inutili e dannose per la salute. Così dapprima spero che le piaghe d’Egitto si abbattano su supermercati e pasticcerie, come per voler ristabilire un minimo di caotica entropia. Poi, pur essendo atea, mi sorprendo a pensare al mio disturbo come a qualcosa di religioso. Penso ai dolci come fossero tentazioni e ai miei pensieri tutt’altro che antagonisti come a tentacoli che emergono dal terreno e giungono a me dritti fin dall’inferno.

Sto combattendo contro i miei demoni. E quest’ultima affermazione andrebbe bene se fossi una eccellente artista come Dostoevskij. In realtà sono solo una bulimica che si serve di varie scuse per protrarre il proprio problema. E sì, capita che tale disturbo sia del tutto cosciente.

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Critica del digiuno. Ovvero l’elogio della fame

Guardando una mia foto di molti anni fa mi vedo magra, fin troppo, eppure mi sentivo brutta. L’insicurezza era visibile nello sguardo, nei gesti, nei movimenti. Digiunavo per evitare che si vedesse la mia vulnerabilità. Eppure la mostravo per intero.

Avevo costantemente fame: di amore, approvazione, comprensione, solidarietà. Nei momenti in cui la fame si nutriva di emozioni positive remavo verso una solida sicurezza. Diversamente non bastava mai.

Pensavo che il digiuno mi offrisse l’opportunità di mostrarmi in pubblico forte e fiera. Non è nella magrezza però che si può rintracciare forza e fierezza. Mi vergognavo di aver mangiato troppo anche quando questo non mi derubava della bellezza. Pensavo di essere trasparente, che si notasse ogni cosa, che gli altri potessero scorgermi fin dentro le ossa. Mi sentivo nuda, ero già malata.

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L’Alcatraz per i pensieri incongrui

Sveglia presto, colazione, antidepressivi, poi seguo indicazioni della psichiatra. Concentrarsi sul “fare” per non far riemergere pensieri bui.

Pelo le zucchine e le metto a cuocere al vapore. Sono parte della dieta che facilita il mio metabolismo frenato dall’ipotiroidismo. Leggo qualche pagina di storia della fantascienza e scavo nella mia memoria per ricordare del 2001 Odissea nello spazio di Arthur Clarke, poi diventato un film di Kubrick.

A questo punto normalmente arriva l’impulso, la frenesia, il bisogno di fissare su carta o su un file digitale intuizioni e visioni. I farmaci però cancellano quella mia esigenza. Mi sembra di udire il clangore delle catene che bloccano la mia produzione mentale.

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