Antiautoritarismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Personale/Politico, R-Esistenze

#Congresso #Arcilesbica: vincono le Terf, anti Sex Work, anti Gpa, anti Tutto

Il post transfobico pubblicato tempo fa sulla pagina di arcilesbica

 

Innanzitutto porgo le mie condoglianze a tutte le compagne e sorelle di Arcilesbica che si sono sentite defraudate dell’associazione di cui fanno (facevano?) parte. Dieci circoli su quattordici non erano d’accordo con il risultato del Congresso. Si parla di frattura insanabile e di irrigidimento di alcune persone che pensano di poter dire quel che è femminismo o quel che non lo è facendosi forte di un voto condizionato dal

meccanismo che assegna un voto a testa anche alle sette componenti della segreteria uscente, alle tre garanti e alle altrettante revisore dei conti, oltre che alle delegate elette in base al numero di socie di ogni circolo (una ogni 50 socie), la linea separatista che appariva politicamente minoritaria è risultata maggioritaria nei numeri.“.

Solidale con voi che siete state definite nel documento votato in tutti i modi negativi possibili. Non espressione di legittime e diverse opinioni ma colluse con il patriarcato (ovviamente), allineate con la posizione misogina dei gay (ovviamente) e liberali, la nuova parolaccia dedicata alle femministe che non si riconoscono nelle idee e opinioni delle femministe della differenza (in italia) e delle femministe radicali (definizione statunitense che viene usata qui per associare posizioni proibizioniste a quelle delle femministe della prima ondata). Si chiamano ora Lesbiche radicali e non poteva che essere così. Le altre non so se hanno ancora il diritto a definirsi lesbiche.

Vince la linea separatista che rivendica la pubblicazione, nella loro pagina facebook, di un articolo transfobico – un articolo in inglese intitolato I am a woman. You are a trans woman. And that distinction matters in cui si faceva la distinzione tra la donna cis, la nata donna, e la donna trans. Dunque la donna trans non avrebbe il diritto di definirsi donna donna. Tutto ciò per le vincitrici del congresso non sarebbe espressione di transfobia. La scusa descritta nel documento pare quasi un “ho tante amiche trans… non sono transfobica io”. E vabbè.

Ho letto tuuuuuutto il documento (due palle!) che pareva la somma dei tanti commentucci su facebook di quell* che sostengono tesi per me e per molte altre decisamente autoritarie e per nulla libertarie. Arcilesbica a conti fatti ha delineato un Prima del Congresso e Dopo il Congresso (da qui in poi saranno descritti come Pc e Dc).

Il documento rivendica la pubblicazione dell’articolo transfobico, ribadisce la “differenza tra donne e trans mtf”, disconosce il femminismo queer, stabilisce che il demone è l’antibinarismo che, a detta loro, starebbe “consumando la distruzione della soggettività lesbica e la cannibalizzazione della differenza femminile“. Questo fa il paio con il timore della scomparsa della donna che le femministe della differenza della libreria delle donne di milano hanno annunciato in chiave decisamente apocalittica.

Nel documento si dice che sebbene la violenza si eserciti in danno di altri soggetti a parte le donne a loro non piace l’uso del concetto di violenza di genere, dimostrando di non aver capito affatto cosa significa violenza di genere (violenza esercitata per ruolo di genere imposto). Il tono che si assume è di tipo complottista. L’uso del concetto di violenza di genere, includendo persone trans, omosessuali, eterosessuali, sarebbe un modo per contendere “la titolarità del femminismo”. E qui penso si riferisca ad un “ismo” della femmina, biologicamente parlando. Altrimenti non mi spiego questo assurdo timore.

Decidendo dunque quale sia la violenza (di genere) di serie A e quella di serie B dicono di non volere schierarsi con un movimento Lgbt che non sia a loro immagine e somiglianza. Quello esistente non gli piace. Tutto da rifare. Alla bandiera rainbow sostituiranno una bandiera rosa (immagino), in totale conformità con il binarismo di genere.

Come dicevo nel documento c’è un passaggio sul queer. A loro piace la “differenza femminile” con tutto quello che comporta. Rischiano il no queer no party ma chissenefrega. Loro stanno bene da sole e portatrici della femminanza. Il queer non è femminismo, secondo loro. Ma anche questa roba qui fa parte del complotto mondiale che mira alla sparizione della donna/femmina, con tutte le sue belle caratteristiche riproduttive che bisogna tenere chiuse solo per se stesse: Tutto l’ambaradan, chilometri di roba scritta, solo per dire che ‘sta gente queer, ‘sti disgraziati, praticamente vogliono convincere le donne a vendere corpo, anima, fegato, cervello. I/le soggettività queer al Doktor Faust gli fanno una pippa.

Il documento diventa dunque un manifesto del peggiore femminismo radicale terf, anti sex workers, anti gpa, con una disinvoltura e una abilità di rigirare la frittata che solo le radicali sanno esprimere.

L’autodeterminazione? Non esiste. Il corpo non è più mio ma è delle femministe radicali che ne disporranno come vogliono loro con la balla della necessità di protezione. Dunque le protettrici delle femmine perdute, o delle donne trans disconosciute, delle sex workers, delle donne che vogliono fare un figlio per le coppie che di figli non possono averne (roba che da trent’anni in Italia si fa per le coppie etero e solo ora se ne discute in rapporto alle coppie gay), delle persone che vogliono donare un ovulo (degli uomini che donano il seme chissenefrega), quelle che usano la procreazione medicalmente assistita, e varie altre individualità sparse, sarebbero, secondo Arcilesbica Dc, persone che non conoscono il piacere dell’appartenenza e che hanno rinunciato a se’.

Vale a dire che se non sei d’accordo con loro ti psicanalizzano a distanza, pratica antilibertaria, quella della patologizzazione dei soggetti, quasi quanto quella del Tso psichiatrico nei confronti delle donne che vogliono abortire (questo si pensa e si fa in alcuni Stati e si pensava molto tempo fa anche in Italia).

Alcune frasi random contenute nel documento:

la gestazione è una prerogativa femminile

nella relazione con chi nasce la madre è in posizione preminente (dei padri chissenefrega – come spacciare per femminismo la riconferma di un ruolo riproduttivo e di cura che già la cultura patriarcale ci impone. Spacciare una imposizione di ruolo come fosse un diritto è puro revisionismo. I figli non li vogliamo più tenere e gestire noi da sole. Non esiste posizione preminente nel lavoro riproduttivo e di cura. Deve essere equamente condiviso e se non si riconosce che questo è il risultato di lotte femministe si sta solo dicendo che i padri possono stare con i figli solo se la mamma glielo permette…)

A proposito delle tecniche di pma, siamo contrarie a qualunque mercificazione dei gameti (leggasi ovuli)

accettiamo le banche del seme (solo per effettive donazioni), in quanto lo sperma è comunque destinato a staccarsi dal corpo maschile per adempiere la sua funzione (eh?!?)

-. I termini queer, gay o omosessuale accomunano le donne che usano queste identità agli uomini che si definiscono allo stesso modo, affermando di essere al di là del genere. Lo saranno veramente? Noi manteniamo una certa diffidenza verso i privilegiati in quanto maschi che dichiarano di non esserlo, cosa che obiettivamente facilita la loro egemonia. (della serie via alle persone transgender, gender fluid, alle trans mtf e via ai trans ftm – complottisticamente parlando il maschio progetta di infiltrarsi nel movimento femminista per egemonizzarlo. Dure di comprendonio le Dc non comprendono che solo con questa frase hanno discriminato e disconosciuto mille identità diverse che lottano per affermare la propria soggettività.)

– La declinazione femminile dei vocaboli che ci riguardano, ad esempio, è un’importante azione simbolica, tuttavia i queer talvolta generalizzano l’uso del femminile e (…) le donne vengono a (…)  cancellate con l’appropriazione del femminile da parte di tutt*. (dunque il nemico è l’asterisco di tutt* o la chiocciolina di tutt@. stesso ragionamento inverso e speculare fanno i maschilisti che esigono il maschile inclusivo a tutti i costi e guai a disconoscere il maschio)

Dunque il queer è il demone del momento. Parrebbe contrario ai gruppi separatisti (davvero???), alle lesbiche che decidono di definirsi tali (???) e ribaltano la storia dimenticando che sono le persone queer che vengono trattate come “indecis*” o “incerti” come era scritto in un bagno all’interno della sede dell’assessorato alle pari opportunità di Sassari. Sicuramente iniziativa di qualche elemento giocoso di passaggio. Sono le persone con identità rigide (legittimamente autoriconosciute) che spesso massacrano le persone bisex, quelle pansessuali, le persone che non si definiscono ma amano e sono amate da persone di ogni genere.

Per questo il queer come identità politica non è compatibile con il femminismo (…) Il neutro all’apparenza sussume il maschile e il femminile, ma è il femminile a scomparire (e vai con la teoria della scomparsa della donna. complottismo a go’ go’. L’unico femminismo che esiste è solo quella delle arcilesbiche Dc)

Siamo favorevoli all’accesso delle donne singole o in coppia alle banche del seme basate su effettive donazioni, senza “rimborsi”. Siamo contrarie al commercio di ovociti. (due pesi e due misure)

Abolizione universale della maternità surrogata e punibilità pecuniaria fortemente dissuasiva per chi vi ricorre all’estero; divieto di pubblicizzare centri stranieri; radiazione di medici e avvocati che praticano o agevolano anche all’estero la maternità surrogata. (repressione, securitarismi, punizioni, censure e sovradeterminazione, tutto in uno. se non sei d’accordo con loro sarai punita, okay?)

Che ne dite? Può esserci un altro movimento lesbico possibile? Quando lo costituirete chiamateci. Saremo con voi. Perché vi assicuro che c’è vita oltre arcilesbica.

—>>>Segnalo questa intervista a Paola Guazzo a tal proposito.

Ps: sorvolo sulla parte che parla di intersezionalismo perché fare una distinzione escludente tra nate donne e donne trans non renderebbe intersezionale nessuno. L’Intersezionalismo non va d’accordo con il binarismo di genere. Si parla di Genere (qualunque genere), razza, classe, specie. Questo è Pinkwashing: quando un movimento anti libertario e censorio nelle proposte politiche si appropria di termini giusto perché non possono più aggirarli e negarli. Dunque li acquisiscono capovolgendone il significato. Davvero un ottimo lavoro, care femministe radicali.

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