Il documentario è su Netflix, molto interessante, raccoglie testimonianze di sex workers e dati sulla provenienza di chi a parole si schiera con le sopravvissute del traffico di donne e poi si scopre aver modificato nome e mission di precedenti organizzazioni dell’ultradestra cattolica conservatrice dedita a campagne contro aborto, matrimoni gay, e via dicendo.
Continua a leggere “Lotta contro il p0rn0? Moralisti della destra cristiana contro le sex workers”Tag: Terf
Per dirsi femministe serve ascolto e fare attenzione ai contenuti divulgati
Mi è stato chiesto di parlare di femminismo. Per essere precisi mi è stato chiesto di parlare di un femminismo che fa bene alle donne. Esistono varie tipologie di femminismo che non consiglierei di seguire alle donne che vogliono conoscere sé stesse e imparare a percepirsi senza essere giudicate. Il femminismo della paura e quello che vi dice che non dovete andare per strada da sole, che dovrete sempre essere accompagnate, che dovete rivolgervi alle istituzioni paternaliste e patriarcali. Questo femminismo è anche detto carcerario. Non vuole sapere da voi quali siano i luoghi in cui subite violenza, accredita un dato circa il fatto che la direste maggiormente per strada e non in casa vostra. In ogni caso sponsorizza le istituzioni patriarcali come unico mezzo per uscire dalla violenza. Dunque colpevolizza le donne che non denunciano e non offrirà alcun aiuto alle donne che non si professano vittime secondo il modello estetico diffuso dalle istituzioni.
Quel modello è sempre descritto ed è corrispondente alla figura di una donna che non cerca in sé stessa la sicurezza e la fiducia per poter uscire da un rapporto violento ma si affida alle istituzioni che la condurranno come un cavaliere che salva la fanciulla in pericolo. Questo tipo di femminismo non fa emergere le contraddizioni di un sistema patriarcale che da un lato inibisce la libertà di scelta delle donne e dall’altro si offre di tutelarle. Non fa emergere neanche la contraddizione che si verifica quando la donna che dovrebbe essere tutelata è la straniera, la sex worker, la donna trans. Il sistema istituzionale criminalizza la donna straniera che vorrebbe semplicemente oltrepassare i confini di una nazione per realizzare un futuro diverso per sé stessa. Criminalizza la sex worker che dichiara di svolgere quel lavoro per scelta e non perché costretta. Criminalizza la donna trans perché sfugge alla norma eterosessuale e alle regole sociali di un sistema binario.
Continua a leggere “Per dirsi femministe serve ascolto e fare attenzione ai contenuti divulgati”Pensiamo ancora che le donne trans godano del privilegio maschile? Di seguito i 7 punti che provano il contrario.
Questa è una traduzione a cura di Valentina, revisione di Isabella e grazie alle persone del Gruppo di lavoro Abbatto i Muri che si sono offerte per darci una mano ora e in futuro. Il testo in lingua originale è di Kai Cheng Thom e lo trovate QUI. Buona lettura!
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Il dibattito è forte, aspro, e vecchio come la seconda ondata di femminismo: le donne trans godono del privilegio maschile? Le donne trans ricevono, a spese delle donne cisgender, più risorse sia all’interno sia fuori dei movimenti femministi?
Risposta a Concita de Gregorio
In quanto donna e trans sento il bisogno di scrivere questa risposta.
Egregia Professoressa De Gregorio
ho letto con crescente costernazione il suo articolo intitolato “L’identità di genere è contro le donne”. Non pretendo di farle cambiare idea, vorrei tuttavia portare la sua attenzione su alcuni fatti incontrovertibili:
Arcilesbica nega la transfobia del delitto di Napoli
E’ un po’ come quando i maschilisti commentano un femminicidio dicendo che lei non è stata uccisa perché donna. Un po’ come negare la violenza di genere quando si parla di mancanza di rispetto per l’autodeterminazione delle donne che scelgono di abortire. Un po’ come quando si tira in ballo un presunto maschicidio per negare la misoginia crescente e il femminicidio. Un po’ come quando si nega la transfobia implicita in un movente delittuoso e ci si serve del termine misoginia senza davvero conoscerne il significato.
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Donne bianche, borghesi, etero, vogliono decidere sulla testa delle persone trans
Le deputate del PD cedono davanti alle recriminazioni delle poche ma evidentemente influenti borghesi bianche eterosessuali di Se Non Ora Quando Libere. Le deputate insultano l’intelligenza di chi già pensa che il ddl sia anche troppo poco e che servirebbe aggiungere un divieto contro le cure riparative, quelle dei preti che vogliono “guarire” i gay con cure strategiche tipo fare tre ore di Cyclette quando ti viene voglia di.
Le donne trans muoiono: la scuola complice
(Pubblicato in originale il 23/06/2020 qui. Traduzione di Luana e Benz del Gruppo di lavoro Abbatto I Muri)
È necessario che la comunità educativa comprenda la propria responsabilità nella lotta alla transfobia. L’ignoranza della società ha conseguenze mortali. Le donne trans esistono, hanno dei diritti ed è ora di affermarli all’interno delle strutture scolastiche.
Questo week-end una giovane donna trans, Laura, si è suicidata. Dieci giorni prima si trovava alle esequie di una sua amica, Matilde, anche lei morta suicida.
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Ddl contro Omotransfobia: chi sono le Snoq e Arcilesbica che si oppongono
La bozza del disegno di legge contro l’omotransfobia (Testo) è stata infine depositata alla Camera ed ecco spuntare le barricate a partire da destre varie e, indovinate un po’, anche da Se Non Ora Quando Libere e da Arcilesbica Nazionale.
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Terf: l’esclusione delle donne trans è una questione di classe e di razza (ci rubano il lavoro?)
Perché le femministe radicali vogliono escludere le trans? Perché le Terf (radfem transescludenti) sono per lo più benestanti, bianche, etero o lesbiche che mostrano di avere non solo un pregiudizio sessista e transofobo ma anche un pregiudizio di classe e di razza. Vado con ordine.
Come mai alcune femministe nel Regno Unito stanno dando di matto contro i diritti delle persone Trans?
Articolo di Morgan M. Page
Versione in lingua originale QUI. Traduzione di Fiore del Gruppo Abbatto i Muri
I manifestanti che hanno guidato la parata del Pride di Londra nel fine settimana rappresentano una vera e propria un’ondata di femminismo anti-trans nel Regno Unito.
Lettura e decostruzione di un articolo anti/trans di Julie Bindel
Chi ha letto le nostre traduzioni sulle Terf ci chiede, ad esempio, quali siano le affermazioni di Julie Bindel che la rendono, agli occhi delle persone trans, una nemica transofoba. Abbiamo linkato ogni riferimento ma in ogni caso QUI potete leggere un pezzo eloquente scritto dalla stessa Bindel in cui lei si sostituisce alle persone trans e con smaccato paternalismo dice di sapere quel che sarebbe meglio per loro. Isabella proverà a tradurne alcune parti e a sintetizzarne/commentarne – con l’aiuto di R. (donna trans, a scanso di equivoci) – altre. Per altre info sulle Terf, femministe radicali trans escludenti, e per sapere quel che scrivono, seguite i link in basso e seguite il blog perché altre traduzioni verranno. Parliamo di traduzioni perché il dibattito su questo è conosciutissimo altrove ma non in Italia (purtroppo). Cerchiamo dunque di colmare qualche lacuna. Buona lettura!
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Ed ecco i dettami di Bindel iniziano dal titolo: “L’operazione (l’intervento chirurgico per il cambio di sesso) che può rovinare la tua vita“. Grazie dell’avvertimento, potremmo dirle. Ma continua parlando di una “potente lobby affiliata alle comunità gay e lesbiche” che l’avrebbe perseguitata per anni. Peccato che molte persone trans dicono di lei la stessa cosa. Parrebbe che la potente lobby avrebbe potuto impedirle perfino di incassare un premio giornalistico. Non leggiamo aggiornamenti su questo ma tant’è. Scrive ancora riferendo che sarebbe stata etichettata come bigotta perché nel 2004 scrisse un pezzo in cui “chiedeva se un cambio di sesso avrebbe reso qualcuno una donna o semplicemente un uomo senza un pene“. E questo per lei evidentemente non sembrò abbastanza offensivo da giustificare le critiche da parte della comunità trans. Poi lamenta il fatto che non le fu dato spazio di parola nel corso di alcune iniziative. Tutto per via della famosa e potentissima (urca!) lobby delle persone trans. Noi abbiamo letto che in occasione di una iniziativa chiamata “Stonewall” le persone trans chiesero e ottennero che lei non parlasse. Si parla di Stonewall, quella robetta rivoluzionaria condotta da persone trans come Sylvia Rivera. Chissà perché in una iniziativa che avrebbe dovuto celebrare e discutere di lotte e diritti trans qualcuna non ha gradito la partecipazione di una persona che ha scritto “se un cambio di sesso avrebbe reso qualcuno una donna o semplicemente un uomo senza un pene“.
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Sulla guerra tra Terf (femministe radicali trans escludenti) e le persone Trans
Ecco un’altra traduzione istruttiva su quello che le Terf, femministe radicali trans escludenti, dicono contro le persone trans e in special modo contro le donne trans. Per quel che ci riguarda le donne trans sono donne. Sono nostre sorelle. Vogliamo che facciano parte del movimento femminista e che condividano con noi rivendicazioni e lotte di ogni tipo. Dato che sono nostre sorelle ci arrabbiamo molto quando vengono insultate e viene negata la loro esistenza. Tra l’altro sappiamo che il dibattito, chiamiamolo così, tra Terf contro le donne trans, sta procurando insofferenza e disagio a moltissime sorelle e questo ci fa sentire impotenti e ci spiace moltissimo. Quello che possiamo fare è dunque cercare di informare su quello che sono e dicono le Terf a partire dalla negazione dell’esistenza stessa delle donne trans.
Su un post, Paris Lees scrive (traduzione di Isabella):
“A meno che tu non sia un@ fottuto perdente, probabilmente non hai seguito la “guerra” in corso tra alcuni attivisti transgender e alcune cosiddette femministe radicali. Hanno fatto del loro meglio per risucchiarmi nella loro follia collettiva di recente, ma non ho voglia di prendere parte al gioco. Spiego comunque di che si parla. Per prima cosa abbiamo le TERF, abbreviazione di “femministe radicali trans escludenti “. Fondamentalmente, sono dedite a lasciare molti messaggi su internet nei quali si dice che noi donne trans non siamo donne “vere”. Vogliono impedirci di usare bagni femminili, andare a festival musicali di merda e accedere all’assistenza sanitaria. Quindi metti un po’ di ossessione contro i/le transessuali nel mix, metti una manciata di femministe bianche privilegiate con niente di meglio da dire e se partecipi a questo ti ritrovi dentro una shitstorm (tempesta di merda) terrificante.”
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La pericolosa Transfobia di Julie Bindel
Post in lingua originale QUI. Traduzione di Isabella del Gruppo Abbatto i Muri.
di CL Minou
(c’è uno scambio di opinioni sul rifiuto della comunità trans di dare spazio a Bindel nell’iniziativa citata in basso date le sue opinioni transofobe)
Beatrix Campbell ha sbagliato: rifiutare di dare spazio a Bindel non è censura. È la giusta reazione alle sue opinioni odiose.
Non mi interessa molto di Julie Bindel, a differenza di Beatrix Campbell, che l’ha difesa ieri su questo sito. Questo non significa che non la ammiro. Come femminista il cui radicalismo probabilmente la sorprenderebbe, apprezzo la difesa alla signora Bindel per il suo lavoro contro la violenza diretta alle donne. Eppure nella sua lunga e solitaria crociata contro le transessuali contraddice tre dei suoi principi femministi:
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La transfobia di Julie Bindel è una perenne fonte di trauma
Post in lingua originale QUI. Traduzione di Cecilia del gruppo Abbatto i Muri.
di Sam Hope
Ho una relazione abusante con Julie Bindel e non riesco a uscirne. Una relazione abusante nel mondo multimediale del 21° secolo non ha bisogno di avere connotati sentimentali o sessuali.
Vengo da una famiglia abusante, ho lavorato con gente sopravvissuta ad abusi, mi sono laureata in Trauma Studies con una tesi sulle conseguenze dell’abuso. Io so che aspetto ha l’abuso e che sensazione dà. L’aspetto che ha è il seguente.
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Quel malefico patto tra catto/fascisti, arcilesbiche, femministe radicali anti/sexworker e anti/gpa
Facciamo un po’ d’ordine. Prima c’era il femminismo che cercava la parità e basta. La seconda onda femminista è quella che poi è stata giudicata tipica delle ancelle del capitalismo. E’ il femminismo liberale, quello che ignora le differenze di classe, di razza e di genere (ebbene si, perché tutto per loro resta nel valore binario uomo/donna). Negli Stati Uniti si chiama Femminismo Radicale (quello di Dworkin e McKinnon) e usa argomenti quali la violenza domestica, sulle donne, per appiattire il discorso sul tema in maniera generica, affinché si dimentichi la differenza di classe. Sono per lo più donne bianche, etero, benestanti, determinate ad assumere il comando di tutte le donne. Non hanno nulla a che fare con il precariato e ancora oggi tendono a fare proselitismo insultando le femministe della terza onda, cioè noi, quelle intersezionali, inclusive di vari generi e certamente anticapitaliste, con una grande attenzione alla differenza di classe e a quella di “razza”. Siamo quelle che non amano il colonialismo culturale. Siamo quelle che dagli anni ’90 combattono contro le femministe radicali che continuano a realizzare crociate contro il porno, il sex working, la differenza dei generi, includendo trans, postgender e quel che ciascuno vuole essere. Oggi ce l’hanno con la gestazione per altri, quella di donne che fanno da quaranta anni figli per le coppie etero. Solo che adesso li fanno anche per le coppie gay e questo ha fatto indispettire le femministe radicali al punto da fare alleanze con forze reazionarie, fasciste, conservatrici, omofobe, pur di non far riconoscere i diritti ai figli delle coppie gay.