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#Amsterdam #WindowProtest: i/le sex workers in lotta contro la chiusura delle vetrine!

Sex workers and allies at the April 9th Amsterdam protest. (Photo by Robin van Lokhuijsen, courtesy of Felicia Anna)
Sex workers and allies at the April 9th Amsterdam protest. (Photo by Robin van Lokhuijsen, courtesy of Felicia Anna)

E’ un pezzo scritto da Hella Dee per il titsandsass.com. QUI il pezzo in lingua in inglese e in basso la traduzione in italiano fatta da Francesco (grazie!). Per le tante manifestazioni che stanno facendo in questo periodo lo slogan frequente è “Non salvate noi, salvate le nostre vetrine“. Buona lettura!

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Il 9 aprile, oltre 200 operatrici del sesso di Amsterdam e i/le loro sostenitori/trici hanno protestato per la chiusura da parte del consiglio comunale di imprese legali legate al business del sesso nel quartiere a luci rosse della città. La dimostrazione consisteva in una marcia che partiva dal quartiere a luci rosse di Amsterdam fino al municipio, dove i manifestanti hanno consegnato una lettera al sindaco chiedendo la riapertura dei loro posti di lavoro e la partecipazione degli operatori del sesso nella politica attiva della città, per quanto riguarda questa occupazione.

Progetto 1012 

Amsterdam ha chiuso almeno 109 “vetrine” già nell’ambito del Progetto 1012, un’iniziativa tesa ad abbassare da 476 a 284 (circa il  40%)  il numero totale dei lavoratori legali. Si chiama Progetto 1012  perchè prende il nome dal  prefisso del quartiere a luci rosse, è un enorme progetto di “snellimento” (progetto di gentrificazione) finalizzato a liberare il centro di Amsterdam dalle imprese di “basso valore“, quali i “coffee shop” (caffetterie in cui si fuma marijuana) e  appunto le vertrine delle operatrici del sesso.

I funzionari del governo ritengono la chiusura luoghi di lavoro legali  delle operatrici del sesso come una misura efficace per prevenire lo sviluppo di traffici illegali, perché credono queste imprese siano “esposta alle attività criminali” (“criminogeen” in olandese, una nuova parola inventata solo per giustificare questa politica) semplicemente in quanto fanno parte dell’industria del sesso. Ma ironia della sorte, anche la polizia locale ha espresso una parere favorevole per la riapertura delle vetrine in quanto manterrebbe il lavoro sessuale legale e visibile.

La manifestazione, la prima del suo genere nei Paesi Bassi, è stata promossa da PROUD, un sindacato delle operatrici del sesso lanciato all’inizio di quest’anno. E’ stata consegnata una lettera  al sindaco Everhard van der Laan, con la richiesta che la città  blocchi la chiusura delle vetrine e riapra i bordelli chiusi, come anche che includa la partecipazione attiva delle operatrici del sesso nella politica del lavoro sessuale della città. La lettera è stata sottoscritta da circa un migliaio di sostenitrici molte delle quali sono esse stesse operatrici del sesso del quartiere a luci rosse.

Il sindaco ha respinto al mittente le preoccupazioni delle operatrici del sesso affermando che “la guerra è finita“, e sostenendo con decisione che la questione era già stata conclusa. Ha chiesto ai manifestanti, “in quale altra città le operatrici del sesso siano in grado di manifestare con questi numeri per le strade“, sottintendendo che le operatrici del sesso dovrebbero essere grate per i diritti che già hanno. Inoltre ha dichiarato che la città aveva già deciso di chiudere un certo numero di bordelli, anche se questa decisione politica è stata in realtà motivata dal desiderio del consiglio della città di abbassare il budget del Progetto 1012 di 108.000.000 €.

-Il sindaco di Amsterdam Everhard van der Laan risponde alle domande sulle chiusure delle vetrine. (Photo by Robin van Lokhuijsen, per gentile concessione di Felicia Anna)-
-Il sindaco di Amsterdam Everhard van der Laan risponde alle domande sulle chiusure delle vetrine. (Photo by Robin van Lokhuijsen, per gentile concessione di Felicia Anna)-

Un esempio locale di un problema a livello nazionale. 

La chiusura su larga scala dei luoghi di lavoro del sesso legali e le imprese di scorta e il rifiuto delle città di sostenere nuove imprese dell’industria del sesso, in particolare quelle imprese gestite da lavoratori di sesso indipendenti, è il fulcro dei problemi deglli operatori del sesso in  Olanda oggi.

Nel 2000, i Paesi Bassi hanno introdotto un sistema di permessi di lavoro per le imprese del sesso, dotando la maggior parte delle imprese esistenti di un permesso. Da allora, secondo la ricerca del governo, circa il 40% delle imprese delle operatrici del sesso hanno perso il loro permesso, mentre solo una manciata di nuove imprese ne ha ottenuto uno. Inoltre la politica “uno su quattro in città”, non è per niente quella di concedere nuove autorizzazioni, il che è illegale, anche se i funzionari si stanno preparando ad attuare nuove leggi per legalizzare questa pratica.

Perché è quasi impossibile avviare una nuova attività di lavoro autonomo del sesso e molte imprese esistenti stanno scomparendo e le condizioni di lavoro nel sistema di lavoro sessuale legale sono sempre più vicine allo sfruttamento. Le prostitute sono particolarmente vulnerabili allo sfruttamento finanziario, essendo comune per i lavoratori del sesso in un locale pagare fino al 50% del loro reddito come “affitto” ai loro proprietari. Mentre i lavoratori del sesso sono lavoratori autonomi sulla carta, è anche comune tra le agenzie di escort e bordelli chiedere un rapporto dipendente-datore di lavoro, proibendo contatti con i clienti al di fuori di questo rapporto. Ciò porta sempre più operatrici del sesso a passare all’illegalità, lavorando senza permesso, il che porta a tutta la vulnerabilità che comporta nascondersi alla legge e una cultura crescente di molestie da parte della polizia, che spesso fa blitz nei luoghi di lavoro delle operatrici del sesso indipendenti in cerca delle vittime della tratta.

Stranamente, il dibattito pubblico sul lavoro sessuale ruota principalmente attorno alle operatrici del sesso dietro le vetrine, che è l’unica forma di prostituzione nei Paesi Bassi che consente a loro di essere lavoratori autonomi, sia su carta che nella pratica, con affitto dello spazio a prezzo fisso e regolare registrazione presso la Camera di Commercio. Tuttavia, Warner Ten Kate, il procuratore nazionale olandese che si occupa di tratta, ha dichiarato più volte che vuole abolire la prostituzione in vetrina, con la motivazione che a suo parere la vetrina presenta le donne come “pezzi di carne in mostra.”

Un anno importante per l’attivismo per i diritti delle operatrici del sesso olandesi. 

Finora il 2015 è stato un anno importante per i lavoratori del sesso olandesi. Dopo anni di dibattito pubblico guidato dal partito dell’Unione cristiana, che afferma che il lavoro sessuale è “indegno e contro la volontà di Dio” nel suo programma di partito, i lavoratori del sesso stanno finalmente ottenendo ascolto tanto dalla classe politica così come dai mezzi di comunicazione.

In gran parte responsabile di questo nuovo interesse per il lavoro del sesso sotto la prospettiva dei diritti dei lavoratori è il nuovo sindacato dei lavoratori del sesso PROUD,  che è stato inaugurato nel mese di febbraio. L’organizzazione ha scritto le linee guida  precedentemente, quando la banca Triodos sociale ha rifiutato loro un conto bancario per presunta associazione con la pornografia. Mentre la banca ha fatto un plauso a  PROUD per il suo sforzo per proteggere le operatrici  del sesso vulnerabili nell’industria pornografica, ha dichiarato che la sua politica è quella di non fare affari con le organizzazioni coinvolte con la pornografia in quanto ritengono le operatrici del porno intrinsecamente vulnerabili.

Anche una nuova ondata di operatrici del sesso che stanno esprimendo la loro posizione sta avendo un sorprendente impatto. Un esempio ispiratore tra questi è Felicia Anna, una migrante operatrice del sesso e attivista per i diritti di questa categoria ad Amsterdam la quale ha consegnato personalmente al sindaco Eberhard van der Laan ‘la lettera dei manifestanti durante la manifestazione del 9 aprile.

Felicia Anna ha recentemente pubblicato nel suo blog una opinione circa la lettera del sindaco van der Laan indirizzata al ministero olandese della Sicurezza e della Giustizia, in cui viene richiesta una deroga alla legge sulla privacy, nei confronti dei lavoratori del sesso olandesi, in modo che il governo della città guadagni l’accesso alla documentazione relativa al loro stato di “salute mentale e fisica”, concentrando l’attenzione in particolare “sulla registrazione dei dati personali relativi [alla loro] attività sessuale.”

Come diretta conseguenza del post di Felicia Anna, MP Magda Berndsen-Janssen ha chiesto che il ministro olandese della Sicurezza e della Giustizia Ard van der Steur affronti il tema delle violazioni dei diritti umani sofferte dagli operatori del sesso e presenti un piano per proteggere i loro diritti legali alla Camera dei Rappresentanti (Tweede Kamer), la quale rappresenta la principale arena politica olandese.

Le operatrici del sesso di Amsterdam non sono pronte a interrompere la loro guerra contro una città che sentono non le comprende o non le rappresenta, o per usare le parole di Felicia Anna: “La guerra sarà finita quando vi dimetterete, signor Van der Laan, e fino a quel momento io farò piovere su voi tanti guai e pressione politica, (…) perché davvero ci ha fatto incazzare! ”

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