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Intervista a Cindy, sex worker negli USA

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Cindy vive in uno Stato americano. Ha 31 anni e fa la prostituta. Dove sta lei le prostitute vengono perseguitate dalle forze dell’ordine con la legittimazione delle femministe radicali conosciute come SWERFs (femministe radicali sex workers escludenti). In cerca di ulteriori dettagli per capire come si manifesta questo fenomeno di esclusione le ho chiesto la sua opinione in proposito.

Cindy, dove vivi tu la prostituzione è legale?

– a parole lo è ma nei fatti veniamo perseguitate con la scusa della lotta contro la tratta. Se la prendono con i clienti e ogni tanto ci rastrellano perché molte arrivano dall’america latina e qui si diffonde la fobia per la messicana, la brasiliana…

Da voi esiste un sindacato di prostitute?

– direi di si. Esistono organizzazioni che si occupano di prostitute e lottano contro la tratta ma anche per nuovi diritti per chi non è sfruttata.

Che tipo di battaglie fate?

– devi capire innanzitutto il contesto. Qui il corpo della donna è diventato sacro ma allo stesso tempo non puoi scegliere niente. Le femministe dicono che il mio corpo non è mio ma lo dice anche lo Stato quando mi punisce con il carcere se faccio qualunque cosa secondo loro possa danneggiare la salute dell’embrione. Qui l’aborto non è legale, i movimenti no-choice sono violenti, le trans sono viste come creature di satana e l’unico compito che la donna deve svolgere è quello di sposarsi e fare figli. E’ pieno puritanesimo.

Quindi cosa chiedete e cosa potrete ottenere?

– le nostre richieste non sono diverse da quelle che fanno molte donne. Contraccezione, aborto, prevenzione Aids, diritto di svolgere questa professione legalmente, no transfobia, no alla violenza sulle donne. In questo momento possiamo ottenere molto poco. La destra repubblicana è troppo forte.

Quando dici che lottate contro la violenza sulle donne significa che partecipate alle iniziative femministe?

– Macchè. Significa che tentiamo di prendere parola su un argomento che ci riguarda. Le prostitute vittime di violenza, a causa della legge che ci obbliga a nasconderci o a farci proteggere da un pappone, sono tante. Anche a noi interessa delle vittime di tratta e vorremmo dire la nostra. Le femministe radicali (le Terf – fem rad trans escludenti – e le Swerf) non ce lo permettono.

Perché?

– perché pensano che siamo parte del problema. Complici del patriarcato.

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Perciò se una prostituta muore o è stuprata se l’è cercata?

– brava, è così. Loro hanno un’idea fissa in testa. Se la donna si fa mercificare danneggia tutte le altre. Noi non abbiamo diritto di esprimerci sulla violenza sulle donne perché indirettamente ne siamo causa. Le trans sono trattate anche come infiltrate. Maschi travestiti da donne.

Dici sul serio? Ma sai che io ho letto di queste cose solo negli ultimi tempi e sono rimasta a bocca aperta?

– se io non vivessi qui direi la stessa cosa. Da noi è così da anni. Io ne ho sempre sentito parlare e vedevo soprattutto le femministe sex positive che cercavano di aprirci gli occhi. Io ho sbattuto contro quel muro quando ho cominciato a prostituirmi. Anzi prima.

Cioè?

– per mantenermi agli studi, per pagare il prestito studentesco, ho fatto delle foto porno. Ho girato anche qualche film. Quando la notizia si diffuse io fui cacciata dai gruppi di donne.

Le confraternite?

– no no, parlo di associazioni per i diritti delle donne con le quali facevo volantinaggio. Per le pari opportunità, per i diritti delle donne lesbiche. Perché io sono bisessuale. C’erano anche le donne nere e latine.

La pensavano tutte allo stesso modo?

– non tutte, ma prevalse l’opinione delle bianche radicali. Poi mi misi in contatto con le organizzazioni di sex working e anche se non ne faccio attivamente parte seguo i forum, scrivo quello che penso cercando di conservare la mia privacy.

Perché pensi che lo scontro tra femminismi sia diventato così duro?

– perché quelle femministe sono puritane, bigotte e oppressive. Le donne che si esprimono, della mia età, per esempio, sono quelle che non hanno dovuto pagarsi gli studi lavorando. Sono benestanti, bianche, alcune seguono la corrente della purezza.

Quella cosa che parla di verginità fino al matrimonio? Ci sono femministe che la vedono così?

– qui una femminista si dice tale anche se parla solo di pari opportunità, pari rappresentanza nelle istituzioni, quote rosa. Io non le vedo così femministe. La parola “femminismo” è diventata negativa grazie a donne così. Repubblicane e democratiche si mettono d’accordo per fare leggi sulla violenza sulle donne e sono talmente accecate dal fanatismo che hanno dato ai Campus facoltà di gestire i processi interni in proprio. Le commissioni che si occupano di quei processi sono le stesse che giudicano me (e altre studentesse) immorale per quello che faccio.

E il transfemminismo? Le Slut Walk? Il queer? Postcoloniale?

– interessanti, in teoria, ma nella pratica io ho conosciuto cose diverse. L’America è più provinciale, forse, di quanto non sia l’Europa.

Per riassumere, tu vieni esclusa dalle assemblee femministe. Non puoi partecipare alle loro manifestazioni. Non puoi prendere parola sulla violenza sulle donne e non ti ascoltano se hai da dire qualcosa sul tuo mestiere. Non ti appoggiano per le persecuzioni che subisci dalle forze dell’ordine e ti giudicano una nemica. Fin qui ho detto bene?

– Esatto. Hai descritto il succo del pensiero della femminista radicale sex workers escludente (SWERFs). Vorrei aggiungere che sono anche violente perché ci insultano in modo sessista (slut shaming). Ci chiamano troie, concubine del patriarcato, donne che vanno a letto col nemico.

Si sono limitate alle parole o vi hanno mai aggredite personalmente?

– personalmente no. Mi hanno detto che hanno cacciato via alcune mie colleghe trans. Le hanno cacciate con violenza. So quello che è successo nel Regno Unito, le femrad che sono andate a sputare sulle lavoratrici dei Club. Da noi non possono farlo perché non ci sono Club di prostitute, ma qualche gruppo ha fatto picchetti davanti ai locali in cui ballano la lap dance.

E perché?

– perché le considerano tutte schiave e vogliono liberarle.

Ma hanno chiesto la loro opinione?

– perché… è interessante? (ride) non gli interessa. La guerra contro il patriarcato si fa con ogni mezzo. Anche insultando e opprimendo altre donne.

Continuerai a fare questo lavoro?

– non lo so. Dovessi continuare però forse verrò a trovarti in Italia.

Ne sei proprio sicura?

– solo di passaggio! (ride)

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—>>>a margine dell’intervista vi segnalo l’iniziativa dei/delle sex workers a Roma, il 30 Aprile. QUI tutti i dettagli. Siate numeros*.

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