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#SudAfrica: la prostituzione deve essere decriminalizzata

In questo video, pubblicato QUI, TV News24 Sud Africa, intervista due attiviste sex workers. Grazie ad Antonella per la traduzione e buona visione/lettura.

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Giornalista: Come ci si sente ad avere lo stigma, il giudizio del mondo su di sè?

Sex Worker 1: Penso che prima di tutto bisognerebbe porsi il problema di stare dalla parte dei diritti umani in quanto esseri umani, non importa se neri, privi di istruzione, poveri o altro. Invece nelle nostre comunità, nella società, ci si preoccupa di stigmatizzare l’altro. Le sex workers sono più stigmatizzate di altri e questo porta problemi di vario tipo, ad esempio l’accesso all’assistenza sanitaria. Ci si sente rivolgere domande che sottindendono l’idea che non dovresti averne diritto, quando sei sottoposta a visita medica ti dicono “ah sei una sex worker? Quanti partner hai avuto?” o se sei trans o se sei un uomo “cosa? Vendi servizi sessuali agli uomini??” cose così. Lo stigma è sempre più forte e rende le cose difficili. Ecco perché abbiamo bisogno di maggiore protezione ed ecco perché la decriminalizzazione aiuterebbe moltissimo, così le persone potrebbero lavorare ed essere quel che scelgono di essere.

G.: Pensate che la decriminalizzazione potrebbe rimuovere lo stigma?

SW1: Io credo che cambierebbe tutto.

Sex Worker 2: Ti assicuro di si. Se io mi presentassi alla polizia dicendo di essere stata stuprata mi sentirei rispondere “non puoi essere stata stuprata, sei una sex worker! Vendi sesso, come è possibile che ti stuprino?”. Di questo si tratta. Te lo garantisco: cambierebbero eccome le cose. Potrei essere in grado di entrare in un ospedale senza essere costantemente giudicata. Questo tipo di cose, ti dico, cambierebbero.

SW1: Io credo che la decriminalizzazione risolverebbe un sacco di problemi. Potrebbe essere possibile avere un prestito, un conto, condizioni base contrattuali, lavorare in condizioni di sicurezza proprio come ogni altro lavoro, con un buon margine di sicurezza per te e per i tuoi clienti. In Nuova Zelanda molte cose sono cambiate, c’è stata la possibilità di promuovere l’uso del preservativo, la polizia è molto più amichevole… Lo hanno fatto gradualmente, attuando la legge a partire dal 2003 e solo nel 2008 si è avuta l’applicazione totale, hanno avuto cinque anni per monitorare la situazione, così hanno potuto vedere se il sex work è andato aumentando oppure no. E in effetti non c’è stato incremento, in compenso tutto si svolge in maggiore sicurezza, diverse cose sono ora più accessibili e anche l’economia ha ricevuto dei benefici, ci sono delle entrate che sono state generate dalla nuova legge sul sex work. Decriminalizzare è qualcosa che andrebbe seriamente preso in considerazione.

SW2: Senza dire che sono stati garantiti diritti quali l’assistenza sanitaria, che in qualche modo decriminalizzare è significato rafforzare il concetto che siamo esseri umani, meritevoli di rispetto, che siamo persone. Se ti dicessi come veniamo trattate non mi crederesti.

G: La situazione attuale sembra spingere sempre più nell’ombra il sex work, in Sud Africa, venite spinte sempre più a lavorare nascoste, in segreto. Che significa lavorare in questo modo?

SW1: E’ terribile, è veramente dura perché significa nascondersi continuamente. Capisci? Il trauma, la depressione, l’ansia che genera tutto questo. E quello che si prova sapendo di non avere diritto ad avere quello che ti spetterebbe, per dire… leggendo la costituzione, le promesse contenute che parlano di democrazia e libertà, l’apartheid sconfitto, la libertà davanti a noi, chi guarda verso Robben Island, se ci si guarda allo specchio, tutta quella promessa di libertà dov’è? Stiamo veramente ottenendo quella libertà promessa e per cui tanti sono stati massacrati? Ce lo chiediamo in quanto sex workers, in quanto attiviste: davvero l’abbiamo ottenuta quella libertà per cui si è tanto lottato in Sud Africa? E’ una grande domanda che anche noi vogliamo porre.

G.: Volete aggiungere qualcosa?

SW2: Si, vorrei dire che non è facile. Se sei da sola non è facile, ma dal momento in cui ci sono i figli non si tratta più soltanto di te e basta. Stiamo lottando anche per garantire loro un futuro. E se lottiamo lo facciamo per ogni sex worker, per tutte le altre. Questo facciamo. E continueremo a farlo.

G.: Parliamo ora di crimini che riguardano le sex worker. Ci sono violenze che riguardano le sex worker e che le sex worker subiscono regolarmente nel quadro attuale, in questa situazione di semi clandestinità?

SW1: Violenze e stupri sono piuttosto comuni (l’intervistata cita diversi terribili casi, tra cui quello di una ragazza 19enne uccisa e abbandonata sul bordo di una strada – ndt). La violenza è quotidiana. E’ ovunque. E non capisco perché si parla tanto di proteggere le donne e poi ci sono tutte queste violazioni, quando si tratta di noi dove sono tutti quei soldi stanziati, le persone che dicono di stare dalla nostra parte? Di che parliamo? Il Sud Africa è una nazione pericolosa. Quando si parla di violenza di genere sembra una cosa molto lontana e invece noi sperimentiamo la violenza di genere quotidianamente. Il fatto che noi non invochiamo – visibilmente – a gran voce la lotta contro la violenza di genere non significa che non accada a noi. Quando si tratta delle sex worker le cose sembrano diverse. Sembrerebbe che molto sia stato fatto ma certe volte, capisci, …sono arrabbiata (tace).

G.: Ho come l’impressione che i diritti umani, della persona, se sei una sex worker, vengano semplicemente lanciati fuori dalla finestra…

SW1: Penso abbia a che fare con la dignità, con l’essere un essere umano, che si tratti di essere messe in condizioni di servire la comunità, essendo sé stesse e facendo la scelta di fare ciò che si vuole. E tutto ciò che chiediamo in cambio è libertà e sicurezza. Per questo crediamo che la decriminalizzazione sia importante.

SW2: Si tratta di dare dignità a questo lavoro. Perché non dovremmo essere rispettate per ciò che facciamo? Perché di questo si tratta: di lavoro. Noi provvediamo alle nostre famiglie.

G.: Credo sia importante capire e far capire che entrambe avete affermato che per voi il sex work è una scelta. Nessuno vi sta costringendo a farlo?

Sw1e2: No, no.

SW1: Nelle giuste condizioni è un lavoro che puoi fare con tutto il cuore e averne soddisfazione. E’ bello potersi dedicarsi ad un cliente che è stressato, nervoso, che ha problemi con la sua vita, con la partner ed essere lì per lui in quel momento e sapere che puoi fare qualcosa perché si riprenda, che superi quel momento. E questa è una delle ragioni per cui vorremmo lavorare in condizioni di tranquillità, perché spesso le persone hanno solo bisogno di qualcuno con cui parlare…

SW2: Non ha a che fare solo con il sesso. Davvero pensate che vendiamo il nostro corpo? Non si tratta solo di sesso. Andiamo: è un servizio che offriamo e io credo che sia importante. Perché dopo questi uomini possono tornare alle loro mogli e guardarle con occhi diversi, lasciare indietro le cose negative. Sinceramente: credo che le amino di più dopo (risate). Ma a volte si ha bisogno di confrontarsi con un altra donna forse. Ti assicuro che questo lavoro non è solo sesso.

—>>>a margine dell’intervista vi segnalo l’iniziativa dei/delle sex workers a Roma, il 30 Aprile. QUI tutti i dettagli. Siate numeros*.

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