Lei scrive:
Cara Eretica,
sono un’attrice e sceneggiatrice, appartengo a quella fascia di trentenni che un Paese come l’Italia chiama ancora giovani, ma solo per convenienza, e che il mondo non contempla perché parte di una minoranza senza voce e senza identità. E oltretutto sono una donna.
Nonostante questo apocalittico scenario alla Mad Max o Blade Runner, dipende dai giusti, vivo ancora nutrendomi d’entusiasmo e cercando la poesia e l’ardore della vita.
Da circa un anno mi sono trasferita a Firenze dopo anni adrenalinici vissuti a Roma, ho trovato una splendida città con un giusto compromesso vita, arte, cultura, politica, dove puoi girare tranquillamente in bicicletta e tutto sembra avvolto da una calma pacifica.
Il mio mestiere di cineasta, e donna, mi ha portata ad entrare in contatto con le realtà fiorentine che attraverso il cinema possano parlare delle donne, le stesse che io cerco sempre e spasmodicamente di raccontare e trasporre senza cliché, stereotipi, differenze di ogni genere e identità. Il mio pensiero ha come punto di partenza tutto ciò che ancora non è stato raccontato.
Naturalmente non pretendo che tutte e tutti abbiano la mia medesima visione. Forse vivo ancora nell’ingenuità di pensare che noi donne, proprio perché donne, e quindi già quotidianamente discriminate, vessate e ammazzate, proprio noi dovremmo essere le prime a non fare differenze di genere e identità. Vivo nell’iconografica idea che il potere più grande sia quello dell’unione per una lotta comune, un fine superiore che vada oltre il nostro specchio nel quale ci guardiamo, riconosciamo e non ci facciamo paura.
Con questi presupposti, a questo punto direi eccessivi per le compagne fiorentine che militano nel femminismo retrogrado, stantio, della differenza, mi accingo alla presentazione del Festival Internazionale di Cinema e Donne, sezione presente nella 50 Giorni di Cinema a Firenze che si terrà questo novembre.
Tutta la mia emozione, curiosità, entusiasmo, ideali e quanto di più bello possa attraversare una giovane donna femminista vengono immediatamente gelati da un discorso iniziale, che più che un’overture tesa a inneggiare l’importanza dell’evento Cinema e Donne, suona come una sinfonia di morte che mi disegna sul viso un’espressione d’idiota incredulità. Entro in una bolla di protezione che mi scatta quando mi sento in forte pericolo, quando vedo chi ha il potere, anche economico, di rappresentarmi, raccontarmi e proteggermi in quanto donna e invece di farlo getta le basi per una discriminazione di genere e identità che rasenta il limite della follia. La frase di apertura suonava all’incirca così…….
“Mettiamo le cose in chiaro, dato che ci sono arrivati molti lavori, noi rappresentiamo le donne, solo le donne, e le lesbiche, transgender e quant’altro vogliono essere, sono già rappresentate da altri, questo per fare chiarezza perché a noi interessa la donna…donna e basta”
Immagino ora i vostri visi, forse avrete anche voi quell’espressione d’idiota incredulità ??!!!
Mi sono allontanata dall’evento con uno sconforto addosso che non riuscivo a digerire, con una tale arrendevolezza che mi dilaniava, un pessimismo e una nostalgia che ormai permea quotidianamente le nostre vite. Ma giorno dopo giorno la dialettica, il senso critico e l’umanità di persone con cui ho scelto di accompagnarmi nella mia vita, mi hanno portato a riflettere.
La paura, credo fermamente sia questo che ci allontana le une dalle altre. Il non sapere esattamente chi abbiamo di fronte, schierarsi con qualcuno/a che non si conosce a fondo, la totale sfiducia nel nostro genere frutto dell’educazione machista e sessista con cui siamo state cresciute e che non ci fa progredire le une con le altre, anche se differenti nel pensiero come nella pratica. Manchiamo di poesia e d’intuito. L’istinto ha ceduto il posto alla ragione. Ci vorrebbe più cuore.
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Vado un po’ off topic, ma volevo dirti che l’introduzione sui trentenni è di una precisione che fa quasi male.