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#Londra #Soho: repressione sulle sex workers in favore della gentrificazione

RedLightDistrictAmsterdam
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Accanto alla battaglia abolizionista per boicottare l’attività di sex working e introdurre ovunque un modello che equipara tutte le sex workers alle vittime di tratta, anche se non lo sono, esiste una battaglia di speculatori che hanno comprato a basso costo varie proprietà al centro di Amsterdam o di Londra, a Soho, e negli ultimi tempi si preme per liberare questi spazi dalle sex workers, che vittime di tratta non sono affatto, di modo che le proprietà della zona aumentino di valore e si possa riqualificare procedendo con quella che è comunemente conosciuta come gentrificazione. E’ un furto di identità di quartieri e spazi che vengono sostituiti con qualcosa che ha più a che fare con gli interessi di costruttori e immobiliaristi. E’ quello che hanno fatto a Istanbul, a Gezi Park, in quel quartiere che i cittadini rivendicavano per se’.

Sarà per questo che in Italia c’è chi reagisce molto male quando sente parlare di Zoning? L’azione degli speculatori londinesi o di quelli olandesi viene comunque supportata ampiamente dalle abolizioniste che ad Amsterdam non vogliono la zona rossa e a Soho hanno partecipato a qualche manifestazione in cui, secondo i report scritti online, hanno fatto passaggio e picchetti davanti ai locali di Soho e c’è stato un caso in cui hanno anche sputato sulle sex workers che difendevano il proprio lavoro. Da questo genere di femministe non una parola è arrivata in difesa di donne, uomini e trans che sono stati trattati malissimo dalla polizia. Il resto ve lo racconta questo pezzo [1] [2] che aggiorna un po’ quello di cui vi avevo parlato un po’ di tempo fa. Grazie ad Antonella per traduzione e sintesi e buona lettura!

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Soho, London
Soho, London

Sul finire del 2013, nel mese di dicembre, la polizia londinese effettuò raid che portarono alla chiusura di una ventina di bordelli a Soho, il celebre quartiere a luci rosse della capitale britannica, come atto finale di una operazione sotto copertura dal nome Operation Companion, forte di 250 unità coadiuvate da cani addestrati.

L’area di Soho è famosa da più di duecento anni per essere il centro dell’attività a luci rosse di Londra e tra il 1778 ed il 1801 il numero 21 di Soho Square fu la sede del noto bordello The White House. Lo Street Offences Act del 1959 arrivò proprio per limitare questa situazione e mise fine alla prostituzione di strada, dichiarandola illegale. Soho è il cuore dell’’industria britannica del sesso. Negozi di libri a tema erotico, strip club e ovviamente bordelli. Ma a seguito dell’azione della polizia urbana molti degli appartamenti in cui lavorano le prostitute sono stati sgomberati con raid appositi.

I fatti del dicembre 2013 portarono diversi commentatori ad ipotizzare un’azione mirata a bonificare il quartiere e a privarlo del suo carattere principale per scopi speculativi. “Vogliono gentrificare l’aerea, venderla al miglior offerente” dichiarava una sex worker “Le autorità ci trattano come cittadini di seconda classe. Non valiamo abbastanza per loro.” I raid della polizia furono criticati proprio per i bersagli scelti nella zona interessata. “I poliziotti dicevano che stavano combattendo il trafficking e che molte di noi erano costrette a lavorare, ma non corrisponde al vero.” dichiararono diverse voci di sex worker.

A protest in Soho by sex-workers and representatives from the English Collective of Prostitutes
A protest in Soho by sex-workers and representatives from the English Collective of Prostitutes

Soho Estates è la società che detiene la maggior parte delle proprietà immobiliare del quartiere. Sembrerebbero esserci piani per cui si starebbe spingendo per una riqualificazione del quartiere: in progetto caffè, ristoranti e negozi di abbigliamento.

Durante l’azione di polizia alcune prostitute immigrate furono trasferite in un posto sicuro anche dopo che le stesse avevano dato assicurazioni di non essere state forzate a fare alcunché. Più di 40 persone furono segnalate per una serie di reati minori, ma nessuna di queste risultò poi coinvolta nel trafficking. L’azione della polizia arrivò in seguito a indagini durate un anno.

Phone box prostitute calling cards
Phone box prostitute calling cards

Nelle dichiarazioni di una prostituta si evidenziò come non ci fosse alcuna costrizione: “non siamo forzate, io faccio sesso in cambio di denaro per scelta. Non è illegale. Poi qui a Soho ci sono videocamere nelle strade ovunque. Se dovessimo essere costrette a cambiare posto saremmo meno al sicuro, saremmo maggiormente esposte ad aggressioni”. “La polizia dovrebbe proteggerci, non perseguitarci. Se abbiamo bisogno di aiuto dovremmo poterci rivolgere alla polizia”. Gli abitanti del quartiere si schierarono apertamente in favore delle prostitute.

Charlotte Rose (Sex Worker dell’anno 2013) è convinta che i bordelli garantiscano una sicurezza maggiore e che forzare le prostitute a lavorare da sole non è una buona idea. Charlotte, che guadagna 160 sterline l’ora e che ha contribuito alla realizzazione di un documentario su Channel4, spiegava che idealmente i rischi legati al sex work non dovrebbero essere maggiori di quelli connessi a qualunque altro lavoro. Alle prostitute di Soho fu anche contestata l’organizzazione dei bordelli. “Utilizziamo delle donne al nostro servizio per tenerci al sicuro. Selezionano i clienti e sono là quando qualcosa va storto. Non si tratta di pappone.”

Soho, London
Soho, London

Nelle proteste che seguirono, nelle marce contro gli arresti e le chiusure, le prostitute arrivarono sotto gli uffici della Soho Estates con cartelli che dicevano “salvate le ragazze, salvate Soho” e ancora “non ci sono cattive donne, solo cattive leggi”. Diverse di loro si opposero alle chiusure dei bordelli, dichiarando che nessuno le aveva mai costrette a fare quel lavoro e che un’eventuale trasferimento dell’attività sarebbe corrisposto a una perdita di sicurezza sul posto di lavoro. Due di loro persero una battaglia legale intentata contro Scotland Yard, relativamente a fatti accaduti durante i raid (molte di loro furono costrette a scendere in strada seminude, i clienti e le stesse prostitute subirono minacce di rivelare alle famiglie le loro attività e altro tipo di soprusi, tanto da far dichiarare ad alcune sex workers “dovremmo poterci fidare della polizia, dovremmo essere protette da loro, non sentirci minacciate e messe all’angolo”.

Soho, London
Soho, London

Il Reverendo Simon Buckley, della chiesa di S.Anna, espresse rammarico per come l’azione contro le prostitute fu portata avanti. In occasione dei raid dichiarò che il comportamento di molti poliziotti fu “inaccettabile e talvolta ben oltre la legge”, protestando altresì contro il fatto che una delle donne costrette a stare in strada in abbigliamento intimo fu fotografata e le immagine postate dai media senza alcun rispetto.
Il Comandante della polizia di Westminster difese l’operazione argomentando di come i bordelli fornissero prove di crimini relativi a stupri e trafficking – eppure, come fu poi evidente, nessuna vittima di trafficking fu trovata a seguito dei raid.

Questo nulla toglie al fatto che in UK siano stati migliaia i casi di trafficking, con riferimento a vittime di organizzazioni criminali di Cina, Nigeria, Vietnam e Est Europa. In molti casi l’attività dei bordelli viene associata a quella del traffico di droga. La situazione è complessa e coinvolge diversi aspetti. Nonostante questo, non ha alcun senso pensare di combattere la criminalità spingendo ai margini l’attività della prostituzione. Niki Adams, dell’English Collective of Prostitutes (ECP), di cui sono note le campagne per la depenalizzazione di prostituzione e prostitute, ha dichiarato: “La gestione delle questioni legate alla prostituzione è un assoluto disastro”.

Soho, London
Soho, London

Ha aggiunto che la chiusura di questi bordelli fa aumentare i rischi connessi all’attività della prostituzione.
Come è noto l’affermarsi del modello nordico sta alimentando un dibattito molto acceso in molte parti d’Europa e polarizza le posizioni sulla criminalizzazione o sulla legalizzazione, come non ci fossero zone grigie in entrambe le posizioni.

Tornando a Soho: cosa ne sarà dei bordelli? Secondo la legge attuale una prostituta può lavorare al chiuso liberamente. Ma due o più prostitute danno luogo a un bordello. Bordelli e papponi sono stati banditi dalla legge del 2003 (Sexual Offences Act) che proibisce il controllo e il guadagno sulle attività connesse alla prostituzione. Analogamente gli annunci delle call-girls nelle cabine telefoniche sono stati proibiti nel 2001. Eppure questi ultimi tappezzano ancora la città. E’ lecito pensare che nemmeno i bordelli spariranno con facilità né tanto presto. E’ stato poi stimato che il 75% delle prostitute lavora per un pappone e va detto che il piano per i cosiddetti mini-bordelli del 2006 non ha dato i risultati sperati, specialmente per l’opposizione di abitanti e esercizi commerciali che temevano l’arrivo nei quartieri residenziali di spacciatori e papponi.

Nell’era di internet e il conseguente utilizzo delle webcam c’è una crescente offerta di ‘prostituzione suburbana’ che permette alle prostitute di lavorare da casa, cosa che ci mostra la volontà e la capacità del sex work di adattarsi a nuove realtà e scenari, anche legali.
Se provassimo a mettere per un attimo da parte le questioni etiche legate alla prostituzione, ci troveremmo a non poter negare che questa, legale o meno che sia, rimarrà una realtà fin tanto che esista la povertà.

101175Persino l’innalzamento delle tasse universitarie ha portato ad un incremento delle persone che studiano e si prostituiscono. Senza dire dei genitori soli, dei senza fissa dimora, dei disoccupati. Sebbene il dibattito pro legalizzazione o pro criminalizazione sembrerebbe aver creato uno stallo, la soluzioni in gioco dovranno tener conto di un equilibrio tra la sicurezza da garantire alle/ai sez workers, mantenendo alta la battaglia contro tutto ciò che di brutto esiste in associazione a questo, come il traffico di droga e il trafficking.

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2 pensieri su “#Londra #Soho: repressione sulle sex workers in favore della gentrificazione”

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