Post in lingua originale QUI. Traduzione di Isabella del Gruppo Abbatto i Muri.
di CL Minou
(c’è uno scambio di opinioni sul rifiuto della comunità trans di dare spazio a Bindel nell’iniziativa citata in basso date le sue opinioni transofobe)
Beatrix Campbell ha sbagliato: rifiutare di dare spazio a Bindel non è censura. È la giusta reazione alle sue opinioni odiose.
Non mi interessa molto di Julie Bindel, a differenza di Beatrix Campbell, che l’ha difesa ieri su questo sito. Questo non significa che non la ammiro. Come femminista il cui radicalismo probabilmente la sorprenderebbe, apprezzo la difesa alla signora Bindel per il suo lavoro contro la violenza diretta alle donne. Eppure nella sua lunga e solitaria crociata contro le transessuali contraddice tre dei suoi principi femministi:
1) Il genere è un costrutto sociale e malleabile, a meno che tu non provi a cambiare il tuo.
2) La biologia non è il destino – tranne che gli uomini sono sempre uomini e le donne sono sempre donne.
3) L’autonomia di gestione del corpo è qualcosa per cui tutte le donne lottano – ma non qualcosa per cui le donne trans possono esprimere consapevole competenza.
4) La misoginia è cattiva – a meno che non sia diretta a una donna transessuale, anche se, come spesso accade, nessuno sa che è trans.
In effetti, ciò che stupisce degli scritti di Bindel sulle persone transessuali, pubblicati ne The Guardian, è quanto spesso assomiglino a quelli dei fanatici anti-gay: il disprezzo delle nostre stesse voci, l’incredulità sul fatto che la transizione sia tutt’altro che una degenerazione, e il generale tono di condiscendenza e paternalismo.
I gay e le lesbiche sanno da tempo che tali diatribe non sono semplicemente “offensive”, ma pericolose – come lo è la scrittura transfobica di Bindel, e per la stessa ragione: certe “opinioni” supportano atteggiamenti sociali spesso dimostrati mortali per le persone trans. Secondo il sito web Transgender Day of Remembrance, nel 2009 130 persone sono state uccise semplicemente perché erano transgender – e quelle erano solo i numeri di morti riconosciuti (ci si riferisce al sommerso che non è conosciuto). Come le persone gay e lesbiche, le persone trans affrontano la vera minaccia della violenza ogni giorno semplicemente perché pretendono di essere se stesse. Molto spesso, anche in luoghi in cui esiste una protezione legale per gay e lesbiche, non esiste lo stesso livello di protezione per le persone transessuali.
Quella Stonewall, un’organizzazione/iniziativa chiamata così per celebrare il nome delle rivolte che erano state guidate in parte da una donna trans, Sylvia Rivera, avrebbe dovuto – invece che la Bindel – onorare uno scrittore che si rivolgeva contro un tale insultante disprezzo per i/le transgender. La decisione di dare spazio a Bindel meritava una protesta, ma la protesta non è una censura, come ha sostenuto Campbell. Andava rispettata la policy con un “no-platform” nei confronti di chi discrimina. Dire no a Bindel era necessario per rispetto di quelli che non vogliono più che lei partecipi ad iniziative in cui non si dovrebbe parlare male delle persone trans. Questo rifiuto a darle un pulpito è più un segno di un’evoluzione del movimento femminista moderno lontano dalla sua storica transfobia verso un modello inclusivo; un modello di femminismo che, come afferma Laurie Penny, “… sostiene che l’identità di genere, piuttosto che essere scritta nei nostri geni, è uno stato emotivo, personale e sessuale che può essere espresso in una miriade di modi diversi che abbracciano e si estendono oltre il categorie binarie di “uomo” e “donna” “.
Come ogni donna, una donna trans sperimenta come la propria anatomia sia scrutata, mercificata e criticata; l’aspetto di una donna trans viene criticato perché troppo mascolino o troppo femminile; e viene detto ripetutamente come il suo genere la dequalifichi da molti punti di vista – deve subire tutto ciò prima che affronti la transizione (chirurgica). In seguito, è soggetta sia alla misoginia che tutte le donne affrontano, sia al pregiudizio aggiunto affrontato dalle persone trans, a volte dalle stesse organizzazioni che esistono per aiutare le donne in difficoltà. Non siamo né gli ingenui né gli avatar dei Jake Sully del patriarcato: siamo solo donne e uomini comuni che affrontano gli stessi problemi di altre donne e uomini.
È mia opinione che né Campbell né Bindel avrebbero avuto un problema se l’organizzazione dell’iniziativa avesse rifiutato di concedere spazio a qualcuno che aveva pubblicato spesso scritti omofobi, anche se avesse fatto qualcosa di buono tra le altre azioni. Entrambe, sospetto, scriverebbero volentieri e protesterebbero contro una persona simile. La loro sorpresa sul fatto che la stessa cosa possa accadere a una persona con una lunga storia di transfobia pubblica sembra quindi poco credibile – a meno che siano dell’opinione che le persone trans non siano degne della dignità umana. Se così è allora questo non è né un buon attivismo, né buon femminismo, né buona politica.
Ps: presto pubblicheremo traduzione delle posizioni espresse in più occasioni da Bindel contro le persone trans
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