A Roma, nel IX Municipio, il presidente e la sua giunta lanciano l’iniziativa di zoning, la zona a luci rosse, per assegnare uno spazio circoscritto alle prostitute altrimenti sparse in varie strade, per tenerle d’occhio, garantire loro più sicurezza, controllare meglio il fenomeno dello sfruttamento e gli sfruttatori. L’iniziativa, da quel che scrivono i media, sarebbe stata conseguente a un dialogo aperto con le sex workers. Dunque non è una vicenda che viene calata dall’alto. Le prostitute sembrerebbero essere d’accordo.
Dato che la legge Merlin criminalizza chi affitta stanze, accompagna, le prostitute, per favoreggiamento, alle sex workers non resta che la solitudine vissuta senza riuscire neppure a organizzare una rete di protezione tra loro. Restare tutte in una zona favorisce il fatto che l’una può tenere d’occhio l’altra, si possono segnalare situazioni di pericolo, si evita di temere le brutte conseguenze repressive e criminalizzanti delle varie ordinanze di stampo destrorso. Perciò potrebbe essere un inizio che porta ad una reale regolarizzazione delle sex workers, giacché non smettono certo di fare quel mestiere. Eventualmente migrano negli Stati in cui la prostituzione è meglio organizzata, come in Svizzera, ad esempio.
Ad opporsi all’iniziativa del IX Municipio non potevano mancare le abolizioniste della prostituzione e, accanto a loro, a svelare la similitudine tra il neofondamentalismo puttanofobo e quello antiabortista, si schierano vescovi, preti, cattolici integralisti che fanno terrorismo psicologico al punto tale che qualcuno parla di maggiore diffusione di malattie. In realtà lo zoning prevederebbe anche la messa in campo di unità di strada provviste di mediatori culturali, operatori sanitari, persone formate ad agire su quel fenomeno in aiuto alle prostitute invece che ad impedimento o stigmatizzazione delle stesse.
Contrari all’iniziativa anche rappresentanti politici di destra, ovvero quelli che fingono di essere tanto libertari sulle prostitute ma che, in fondo, vogliono soltanto rinchiuderle in quei luoghi di sfruttamento che erano le Case Chiuse. Gente che non chiede alle sex workers quello che vorrebbero per loro ma che ha come intento quello di togliere le puttane dalle strade per motivi di “decoro” e “decenza”. Sono quelli che vogliono eliminare la legge Merlin non per evitare il reato di favoreggiamento e così dare la possibilità alle prostitute di organizzarsi in case o luoghi comuni a gestione indipendente, ma semplicemente perché vorrebbero le puttane di nuovo come erano sotto il regime fascista. Sfruttate da uno Stato pappone che sostituirebbe i magnaccia di turno. Siamo perciò alla prova del nove: chi sono quelli che si oppongono a questa iniziativa? Perché? Chi vuole che le prostitute, siano redente ed espianti per poi mandarle a fare le badanti? Chi vuole rispettare la loro volontà e fornire loro strumenti per stare meglio? Vedete un po’ voi.
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Risorse:
—>>>il network delle organizzazioni europee composte da sex wokers: http://www.sexworkeurope.org
—>>>Tutti i post, le traduzioni, le news sul sex working su questo blog a partire dalla tag Sex Workers
Ciao! Volevo assolutamente lasciarti un commento perché ieri, quando ho appreso la notizia, mi è venuto in mente il tuo blog. Le persone intervistate mi pare si siano opposte tutte, che mente piccola e retrograda! Invece di aiutare le ragazze a regolarizzarsi le ostacolano. La libertà e la parità sono ancora lontane. Complimenti per tutti i tuoi articoli! 🙂
L’ha ribloggato su YouPork.
Affermo che le Ordinanze Sindacali ed i Regolamenti di Polizia Urbana devono essere conformi ai principi generali dell’Ordinamento, secondo i quali la prostituzione su strada non può essere vietata in maniera vasta ed indeterminata. Di conseguenza, i relativi verbali di contravvenzione possono essere impugnati in un ricorso. In più per le medesime ragioni, i primi provvedimenti suddetti non possono essere emessi per problematiche permanenti ed i secondi non possono riguardare materie di sicurezza e/o ordine pubblico.
Di conseguenza con le leggi attuali, non si può realizzare tale condizione. Chi sarà sanzionato nelle aree interdette, dove sicuramente le stesse meretrici da strada avanno prezzi più bassi, potrà benissimo fare ricorso e vincere la relativa causa.