In questi giorni sicuramente avete notato come il marketing che pubblicizza qualunque cosa in nome della lotta contro la violenza sulle donne sia invasivo a tutti i livelli. E’ anche un marketing creativo che sulla pelle delle donne morte rivende la muraglia di orribili bambole realizzate da stilist* a Milano. Rivende anche un canale televisivo con l’annuncio di una programmazione fatta di puntate tratte da varie serie televisive nelle quali vedremo le donne squartate, sventrate, sgozzate, ischeletrite e dunque funzionali alla nuova pornografia televisiva che non vuole solo vederci nude, oh no, vuole vedere anche quel che che c’è dentro di noi, organi e ossa incluse.
C’è anche chi usa immagini con donne ammaccate per ottenere più Like e chi organizza iniziative in cui vengono reclutate vittime di violenza come se fossero fenomeni da baraccone da esporre a dispetto del diritto alla privacy. Non solo. In passato abbiamo visto come questa particolare giornata, della quale ho parlato mille volte senza mai dimenticare il lucro che viene realizzato in nostro nome, sia utile ad ottenere audience, a legittimare governi e partiti, a vendere abiti e scarpe, rossetti e profumi, perché il capitalismo ama le donne con i lividi giacché vendono moltissimo.
In ultimo sintetizzerò un pensiero a proposito di una iniziativa denominata “fashion dinner party“, con tanto di sfilata, acconciature, make up, etc etc, perché nella giornata contro la violenza sulle donne non si trova di meglio che esporre corpi di donne imbellettati per intrattenere il pubblico. Intendiamoci, questo è molto meglio che le sfilate in convegni in cui le donne vengono presentate con lividi metaforici per fornire un po’ di argomenti che procurino commozione e sensazione. Per lo meno in questo caso le donne sono lì, belle, forti, ridono, vogliono sperare che si divertano, ma perché usare la lotta contro la violenza sulle donne per fare questa iniziativa?
Posso chiedere un favore? Gradirei anche uno spogliarello maschile per l’occasione. Se è la mia giornata che sia almeno pacchiana fino in fondo…
Ps: faccio un piccolo update per segnalarvi una iniziativa che si svolge in un posto chiamato “figlie della croce” e poi prosegue con un’altro evento chiamato “femmine come la vita”. Chissà se presenteranno un po’ di femmine crocifisse. Tanto per dire. Inoltre vi segnalo l’iniziativa di un tale artista che ha deciso di dedicarci un bel culo in tanga come monito contro la violenza sulle donne. Non un culo di uomo, che sarebbe anche stato apprezzato, ma di una donna che recita il ruolo di un cadavere. Vi prego, dateci uno spogliarello maschile, ché non se ne può davvero più.
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L’ha ribloggato su Antropologia e sviluppo.