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Ho visto un Gender! Ma il Gender cos’è?

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La discussione sul gender è ancora aperta e la confusione regna sovrana dappertutto. Giuro che non ho mai visto o letto una confusione così evidente nelle teste della gente. La giornata del Family Day mi è sembrato un raduno medioevale per scacciare gli spiriti del male. Era un rito che esorcizzava un mostro che non esiste. Ed è così che una parte del mondo cattolico ha smesso gli abiti della tolleranza e si è dotata di scudi da rivolgere in difesa da questo tizio che hanno chiamato Gender.

Con calma e qualche parola in più rispetto a questi giorni vorrei raccontare contro cosa stanno lottando queste persone. Strumentalizzano gli studi di genere che altro non sono che la somma di pensieri critici e filosofie che sono state prodotte e condivise da tante teste pensanti. Voler cancellare anni e anni di pensiero critico, che si arricchisce sempre più ed è in costante evoluzione, è come dire che si vuole cancellare almeno un secolo di pensiero filosofico contemporaneo. Non si può fare, per una questione di buon senso, perché il sapere è sapere e perché non ho mai sentito nessun@ rivolgere richieste simili per cancellare anni di pensiero teologico, religioso o cose del genere. Sono comunque pezzi di conoscenza che riguardano l’umanità tutta e così come a me interessa, da atea, leggere testi religiosi per scorgervi tratti di un sapere che comunque mi riguarda, perché costituisce il riferimento primario per la cultura che mi ha cresciuta, cullata, portata a svolgere poi diversamente la mia abilità intellettuale, a queste figure religiose dovrebbe riguardare la lettura dei testi filosofici che parlano di questioni di genere.

Sono soltanto libri e parole e conoscenza e esperienza e narrazione dal personale al politico che non può non riguardarvi e seriamente non capisco come sia possibile lasciarsi abbindolare così, senza aver letto un rigo di queste materie, e ripetere a memoria slogan arrivati da una fabbrica di paure, fobie allo stato puro. Sul serio pensate che dietro il pensiero filosofico di varie femministe ci sia un mostro? Il diavolo? Satana? Ma vi siete accorti che siamo nel 2015? Perché quello di cui ho sentito parlare due giorni fa a me dimostra solo il fatto che c’è chi ha deciso che non è possibile trovare un terreno di incontro e di serena discussione. Come si fa a discutere su qualcosa che esiste solo nella testa di queste persone? Impaurite. Terrorizzate. Persone.

Il livello di discussione dovrebbe essere altro. Più politico, filosofico. E dunque di che stiamo parlando? Hanno semplicemente preso e decontestualizzato dei concetti che fanno parte degli studi di genere. Nessuno credo abbia mai detto o scritto che nasciamo tutti uguali. Si fa semplicemente una distinzione tra la biologia e quel che poi diventa la cultura che forma una persona. Io nasco con una vagina ma non per questo dovrò essere etero o madre o moglie, casalinga. Potrò diventare un’astronauta, una ricercatrice universitaria che si occupa di biotecnologie, una studiosa di storie che arrivano dal passato, un’antropologa, una scrittrice. La vagina non mi vieta di diventare quel che voglio.

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Se dalla nascita, invece, tu stabilisci che io dovrò seguire un determinato percorso, perché confondi la cultura con la natura, mi farai giocare solo con attrezzi che mi insegneranno a cullare un bambolotto, a cucinare nella mia piccola cucina giocattolo, a rifarmi la pettinatura, a pulire casa. Mi addestrerai ad essere femmina, obbediente, sottomessa, che non potrà decidere del proprio futuro. Invece io so, perché una figlia l’ho cresciuta, che è necessario dare ai figli tutta la libertà possibile per consentire loro di diventare quello che vogliono. Perché un genitore non può volere l’infelicità del proprio figlio e se mia figlia mi dice che vuole occuparsi d’arte invece che di lettere antiche, non si può proprio evitare di supportare pienamente la sua inclinazione.

Ma su questo, ne sono certa, perfino le persone che hanno presenziato l’evento di sabato scorso, sono d’accordo. Non ce li vedo ad obbligare i figli a fare qualcosa che non vogliono, perché io, e lo ripeto, io , non penso che queste persone siano dei mostri. Dove scatta allora l’angoscia, l’ansia sociale, la paura? Quando quei figli decideranno di amare una persona del proprio sesso. Perché quella norma non si può non rispettare. I trasgressori saranno puniti con la gogna e gli insulti da un qualunque oratore che dal palco lancerà mille stramaledizioni contro le coppie gay che per di più hanno un figlio.

Se un figlio ama un altro uomo e se una figlia ama un’altra donna, vorrei capire cosa c’è di male. Che torto possono fare alle famiglie etero? In che modo possono danneggiarle? Perché questa paura della diversità che diventa bieco razzismo. Perché è lo stesso atteggiamento che si teneva quando ci si rivolgeva malamente contro le coppie miste. I neri erano giudicati inferiori e le figlie non potevano sposarli. Il razzismo contro gay, lesbiche e trans è una precisa scelta politica, è un posizionamento culturale. Se anche pensi di essere la persona più caritatevole del mondo tu sei razzista.

Lo sei perché pensi che l’omosessuale sia inferiore, abietto, crudele e perverso, Lo sei perché pensi che sia malato e che tutto quel che lo riguarda infetterà i tuoi figli cresciuti a furia di Dio/Patria e Famiglia da mattina a sera. Lo sei perché non vuoi figli di gay o di lesbiche nella stessa classe dei tuoi figli, così come altri non vogliono i figli dei Rom. Lo sei perché non ti interessa nulla della sensibilità ferita di figli di famiglie omogenitoriali che meritano rispetto e non omofobia a tutte le ore.

Razzista, in una società in cui resiste una parte conservatrice che non vuole concedere un solo diritto civile. Neofondamentalisti dell’ultima o della prima ora che non amano conoscere e stringere la mano alle persone delle quali parlano. Sono razzisti che ritengono un’abominio il fatto che una coppia gay possa avere un figlio. Perché il padre e la madre e lo spirito santo.

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Allora vorrei spiegare che in tutto ciò non c’entra il “gender” ma c’entra semplicemente il fatto che si colora di nuove connotazioni semantiche lo stesso sentimento respingente che c’era anni fa. Ora gli avete dato un nuovo nome, qualcosa che fa presa e che riesce a imparare perfino chi dal palco dice che se non gli somigli sei contronatura.

Mi occupo di violenza sulle donne da moltissimo tempo. So che nelle famiglie etero avvengono il maggior numero di violenze in assoluto. Contro le donne, a volte gli uomini, contro i bambini. Figli che vengono uccisi da madri o padri etero. E non per questo penso che una persona etero sia malvagia di per se’. So che molte violenze arrivano da pregiudizi e da una serie di giustificazioni sessiste che parlano di raptus quando c’è un delitto premeditato e di follia del gesto quando si tratta di trafiggere con 30 coltellate un bimbo.

Ci sono persone, psicologi, che affermano con certezza che i figli che crescono in famiglie omogenitoriali stanno benissimo. E di fatto, ad oggi, io non ho mai letto di una notizia relativa ad una violenza a un figlio di due lesbiche o di due gay. Se si vuole valutare il benessere dei bambini bisogna partire da questi dati e non dalle fantasie e dalle fobie ripetute all’infinito al punto tale poi da ritenere che siano vere. La possibilità che due persone gay o lesbiche possano unirsi legalmente, per poter fruire di diritti che ovunque sono garantiti, come può spaventare così i credenti cattolici, uniti alla parte musulmana con la quale si sono alleati?

11536983_10153467160564525_1748854654103142012_nLa possibilità che in una scuola si parli di rispetto dei generi, per prevenire il bullismo omofobico, in cosa può danneggiare gli altri figli? Forse che fare lezione del rispetto tra generi, per esempio, per raccontare che lo stupro fa schifo sia un modo per generare cose negative? A me pare che si tratti di un mondo chiuso alle novità. Chiuso a tutto quel che rappresenta il mondo futuro, e solo quella componente di destra, omofobica, e complottista può immaginare che vi sia un disegno oscuro per frocizzare la terra per chissà quale ragione. Mi dicevano, ieri, che la pagina facebook Informare per Resistere, complottista per tanti versi, abbia dedicato in questi giorni molti post a supporto del family day e contro il “gender”. Tanti compagni e tante compagne sono iscritti a quella pagina e immagino che non si siano accorti di quello che veicola.

La storia del Gender che nasconde un mostro cattivo è infatti diventata virale e con quella bisogna averci a che fare, ed è uno stravolgimento di tanti significati che abbiamo tentato di diffondere e di tanti saperi che abbiamo provato a mettere in comune. E’ una storia così virale al punto da attecchire anche in contesti un po’ dubbiosi, dapprincipio, di quelli che dicono di averci tanti amici gay e poi però confidano che gli fa schifo un figlio cresciuto da due maschi.

Volete sapere cos’è il gender? E’ il nome che possiamo dare alla paura diffusa di tante persone che non accettano cambiamenti. E’ il nome che possiamo dare ai diritti che vengono oggi negati. Il resto è solo fuffa. Nulla di vero. E per onestà intellettuale qualcuno dovrebbe dirlo, finalmente. Dite che si tratta di una balla colossale. Ditelo. E ragioniamo delle cose che voi non volete: le unioni gay, le adozioni gay, le famiglie omogenitoriali, l’educazione di genere nelle scuole. Sono queste le cose che non volete, no? Allora sapete cosa? Io non voglio il crocifisso attaccato alla parete delle scuole e non voglio l’ora di religione. Io non voglio preti in una scuola, pubblica, che deve essere laica.

Possiamo partire da questo? Negoziamo, please.

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16 pensieri su “Ho visto un Gender! Ma il Gender cos’è?”

  1. “Non ce li vedo ad obbligare i figli a fare qualcosa che non vogliono”

    Non esserne così sicura. In molte di queste famiglie (parlo perché l’ho vissuto in prima persona, io come tante persone mie amiche) i figli e le figlie non sono ritenuti soggetti pensanti fino alla maggiore età e anche dopo. Viene lasciato un certo margine di libertà sugli aspetti minori della vita quotidiana, ma sulle cose importanti sono i genitori a decidere “perché io sono tuo padre/madre e so cosa è meglio per te.” Ad esempio sulla scelta della scuola superiore, a volte anche dell’università, sul rapporto con la religione, sulle amicizie, i passatempi, il quantitativo di ore che si possono dedicare allo sport o all’arte anziché alla scuola e così via.
    Intendiamoci, non è che ci sia sempre una componente di violenza fisica, quelli sono casi estremi. Ma ci sono tanti modi in cui un genitore può imporre le sue regole: se non vuoi che i tuoi figli escano la sera a volte basta semplicemente non dar loro la paghetta, e andrà a finire che non usciranno perché non hanno i soldi per pagarsi la pizza con gli amici e si vergognano a chiederli in prestito; se non approvi che facciano sport basta non pagare il corso. Poi ci sono ovviamente le sgridate, i castighi (niente ricarica per un mese; stacchi i cavi del pc mentre il figlio è a scuola e li nascondi; non gli passi le telefonate degli amici), e il vittimismo “Perché ci fai questo? Perché non vuoi fare contento tuo padre? Perché fai piangere tua madre? Ci tratti come se fossimo dei mostri.” Senza dimenticare l’intramontabile “Cosa ho fatto di male per avere un figlio così?”, che è ottimo per azzerare l’autostima di un adolescente in pochi istanti.

    E visto che è del mondo ultracattolico che parlavamo, tieni conto che mio padre è stato capace di sgridare per mezz’ora mia sorella perché voleva andare alla messa di mezzogiorno anziché a quella precedente (che è quella frequentata dagli altri ragazzi dell’Azione Cattolica) e ai miei tentativi di difenderla ha risposto gridando: “Voi volete fare tutto quello che vi pare! Di questo passo pretenderete di scegliervi pure la religione!”

    Questo concetto del “voler fare tutto quello che vi pare” è sempre stato un tema ricorrente, sia nelle prediche dei miei che in quelle di molti sacerdoti che ho incontrato. Gli ultracattolici, per quella che è la mia ormai ventennale esperienza, hanno un’autentica fobia della dissoluzione dell’autorità e dell’ordine costituito. Quindi non mi stupisce vederli in piazza contro il Mostro Gender. Qua noi parliamo di affetti liberi, sessualità libera, decostruzione di stereotipi… ma con quelli che erano in piazza per il Family Day bisognerebbe partire proprio dalle basi, tipo cosa significa “autodeterminazione” e perché non è una brutta parola.

    1. Ciao Studentessa,

      ti cito: “ma con quelli che erano in piazza per il Family Day bisognerebbe partire proprio dalle basi, tipo cosa significa “autodeterminazione” e perché non è una brutta parola.”

      eh già.

  2. …sulla terra la cosa più bella
    è un’armata di cavalieri o di fanti
    -dicono alcuni
    una parata di navi- dicono altri
    io semplicemente dico
    LA COSA CHE SI AMA.
    Saffo

  3. Si parla di abbattere “100 anni di pensiero critico”. Intanto, il pensiero critico può tranquillamente essere inutile al fine della ricerca di una verità, altrimenti staremmo ancora qui a battere la testa su Aristotele. Ma non è questo il punto: chi è che ignora questi studi e filosofie. Perché, cerchiamo di essere oggetti, è fin troppo vero che oggi giorno si travisa ed abusa della gender theory, si pensa che ognuno possa essere qualsiasi cosa voglia essere: ma non è così. Se tu sei una donna, ma ti senti uomo, rimani comunque una donna, non diventi un delfino. Vedere frasi del tipo “non dite che il royal baby è una femmina, spetterà a lui deciderlo quando sarà cresciuto”, o l’italiano storpiato e maltrattato con asterischi o “chiocciole” varie in nome di un qualche tipo d’indistinzione di genere, mi fa accapponare la pelle. L’antitesi che c’è alla base è evidente. La battaglia che viene portata avanti oggi è semplice degenerazione: non si combattono più i ruoli di genere, qui si combatte contro il genere stesso.

    1. “Se tu sei una donna, ma ti senti uomo, rimani comunque una donna, non diventi un delfino”

      Se tu sei nata donna, ma ti senti uomo, non sei un delfino ma un uomo. Sostenere il contrario significa dire che le persone transgender sono visionarie, fuori di testa. Non dimentichiamo che, al netto degli studi di genere, la disforia di genere è riconosciuta dalla scienza medica come fatto reale e accertato. Non è un’allucinazione, non è una malattia che si cura, non sembra derivare da traumi infantili. Questo è ciò che dice la scienza, non l’ultimo degli opinionisti.

      P.S. Aristotele si studia ancora, eh 🙂

  4. Questo articolo, in più punti, rappresenta bene il mio pensiero. Gli aspetti legati alla scientificità/aniscientificità, all’ignrare lustri di studi e di pensieri, sono venuti in mente anche a me ultimamente. Però quello che mi ha “preso” di più sono le tue parole sui figli e le figlie: io ho un figlio e due figlie, ormai giovani adulti/e e adolescenti. Ci ho sbattuto il naso in cosa vuol dire lasciare che facciano cosa si sentono, cosa desiderano, ma anche in cosa vuol dire dare argini e contenimento affettivo e psicologico (che è indispensabile), e i dubbi sulla contraddizione che forse ne nasce. E so cosa vuol dire lottare con le proprie ansie, e lasciare sfilacciare il cordone ombelicale sinchè si spezza.
    Perchè anche io sono frutto della cultura, e per fortuna mi è toccato in sorte di attraversare i ’70 quando ero ragazzina, e di recuperarli da madre: una bella fortuna che mi è capitata, anche grazie ai mio figlio e alle mie figlie, che coi loro desideri di libertà e autodeterminazione hanno interrogato la mia storia.
    Ciò che dice Studentessa è vero, la mia figlia più giovane ha scelto di andare al liceo classico, in una scuola abbastanza richiedente, ma tutto sommato anche generosa: ebbene non mancano ragazze praticamente obbligate dai genitori a fare il classico, figlie di professionisti e insegnanti, non necessariamente cattolici, ragazze sull’orlo dell’anoressia, o che purtroppo l’orlo l’hanno oltrepassato, o che non riescono a “fiorire”, che restano delle eterne bambine, psicologicamente e nell’immagine. Che non possono spostarsi da sole in città coi mezzi pubblici, nè di sera, nè di giorno, ad esempio, su cui il controllo della famiglia, a 17 anni, è quasi totale.
    Grazie dell’articolo, l’unico problema che sento è che mi sembra sempre che ce le diciamo tra noi, che tanto chi non ci vuole sentire non ci sentirà mai. Questo mi scoraggia, però spero che ci sia la possibilità di raggiungere chi ancora può decidere e ha in testa un po’ di spazio, e sperare che siano la maggioranza

  5. Nella scuola dove lavoro quest’anno ci sono due genitori così, molto cattolici e terrorizzati dal gender proprio come quelli delle tue immagini. Ma direi terrorizzati da tutto, tutto quello che è esterno alla loro famiglia. Direi che sono malati di paura e che il mondo per loro è solo fonte di ansia, vedono pericolo di “contaminazione” dappertutto. Non so cosa possano trasmettere ai loro bambini, e ne hanno tre. L’ultima che è successa è che la madre ha chiesto angosciatissima perché mai il suo bambino (tre anni!) colorasse principesse, mentre a casa colora solo robot…..

    1. questa è pura paranoia però. allora chiudessero i bambini in prigioni dorate e vedranno come vengono fuori. tanta apprensione è sconsigliata da chiunque e in ogni caso non penso che sia neppure colpa loro. la campagna sul gender è diventata istigatrice di fobie in ogni senso. stanno terrorizzando i genitori.

      1. effettivamente di metodo terrorista si tratta. si alimentano le paure in tutti i campi. la paura obnubila il cervello, e così si scatenano i peggio istinti.
        si arriva alla paranoia, e con i propri figli spesso si rasenta la malattia. con i propri, perchè di quelli degli altri chissenefrega. chiaramente non per tutti è così, ma lavorando con i bambini mi sembra di notare un aumento di queste cose: di eccessiva protezione e di individualismo.
        e approfitto per un abbraccio grande

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