Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Ethan Bonali, Personale/Politico, R-Esistenze

Gender Creative: la libertà di essere Tomboy

Di Ethan Bonali

Propongo oggi, continuando la serie di articoli sulla libertà di genere e sul diritto all’autodeterminazione dei bambini, un articolo del 2011 comparso sul Telegraph

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Ng, Avery Jackson e gli educastratori italiani

di Ethan Bonali

Gli eventi storici come il numero di NG ci offrono, oltre a preziose informazioni che finalmente raggiungono un’ampia platea, l’occasione di individuare i meccanismi sociali di castrazione e di censura e auto-censura che ci impediscono di guardarci per quello che siamo e progredire.

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Caro Papa, anch’io ho il Gender

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Un po’ in ritardo, o solo perché in trasferta e con la quasi certezza che noi italiane non avremmo saputo nulla, ecco anche il Papa a esprimere la sua opinione contro il mostro Gender. Lo sottolineo soprattutto per quelle che dicevano che ‘sto Papa sarebbe pure un pochino femminista (maddeché?). Secondo i media lui avrebbe detto che “Oggi guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Il grande nemico è il gender”. Si trovava in Georgia dove, non si capisce per quale ragione, ha riferito che Dio si sarebbe lamentato per il costo subito dai divorzi. Io ho divorziato, parecchi anni fa, e ricordo perfettamente di aver pagato di tasca mia compensi per spese legali e traslochi e nuove soluzioni di sopravvivenza e mantenimento di figli e casomai ad aver pagato furono i miei che mi diedero una mano, ma mai, e dico mai, ho visto una bolletta pagata da questo signor Dio. So che la questione è assai meno concreta di così, forse il Papa parla di prezzo spirituale, ma la spiritualità è una faccenda individuale del proprio rapporto con Dio, o chi per lui, e non si capisce perché quel che è di una persona in rapporto a Dio debba interessare a Santa Madre Chiesa come sorvegliante eteronormativa dei matrimoni eterosessuali.

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Il Patriarcato è morto. Viva il Patriarcato! Ovvero Muraro e un tè con Freud

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Voglio una donna, mi basta che non legga Freud,
dammi una donna così
che l’assicuro ai Lloyds

Nel 1932 Anais Nin entra in analisi dal Dottor Allendy. Era in uno stato di terribile prostrazione e di sterilità creativa. Per un anno circa il rapporto analista/paziente sembrò dare frutti ma ben presto la Nin captò ciò che era essenziale. Allendy cercava di sintonizzarla sulla frequenza della normalità. La scrittrice comincia a ritirarsi e a provare compassione per il suo analista.

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Questioni di Gender: Teoria vs ideologia

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di Nicla Vassallo

Se immetti su un motore di ricerca il termine “ideologia”, oggi come oggi, i tanti suggerimenti che trovi non si rivolgono alle ideologie di un tempo, mirate a indottrinarti per non farti pensare, bensì al gender, e a questa ideologia del gender viene attribuita ogni sorta di “nefandezza”: corrompe i giovani, distrugge le famiglie, favorisce gli omosessuali, mina la moralità, e via dicendo. Conclusione affrettata: a tale ideologia occorre senz’altro opporsi. A contare sarebbero solo i due sessi (maschio e femmina) che, copulando, si amano e generano in modo del tutto naturale figli sani, felici, eterosessuali. Un bel determinismo biologico!

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L’educazione sessuale è necessaria perché l’ignoranza produce danni

Viola  scrive:

e5c2e17a12fdf2fda325fb3ec5a36972Dopo aver letto la riflessione di Federica, con la quale concordo in pieno, vorrei dire anche io due parole sul gender e altre cose paurose, non tanto perché credo di poter dare un valore aggiunto, Federica ha raccontato la mia generazione egregiamente, ma perché un’altra testimonianza possa confermare e avvalorare la sua.

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La vittoria del matrimonio gay non riguarda l’uguaglianza

da QueerNotes:

originale qui, traduzione di Agnes Nutter e feminoska, revisione di Jinny Dalloway. Buona lettura!

L’attivista queer Yasmin Nair sostiene che la lotta per il matrimonio gay sia stata guidata da un movimento elitario e conservatore – 26 giugno 2015

La dott. Yasmin Nair è una scrittrice, attivista, accademica e commentatrice freelance di Chicago. È co-fondatrice del collettivo editoriale Against Equality (“Contro l’uguaglianza”) e componente di Gender JUST, un’organizzazione di attivismo radicale di base di Chicago. Figlia bastarda della teoria queer e del decostruzionismo, Nair ha al suo attivo numerosi saggi critici e recensioni editoriali, è fotografa e scrive come opinionista e giornalista investigativa. Ha pubblicato, tra gli altri, su These Times, Montlhy Review, The Awl, The Chicago Reader, GLQ, The Progressive, make/shift, Time Out Chicago, The Bilerico Project, Windy City Times, Bitch, Maximum Rock’n’Roll, e No More Potlucks. Continua a leggere “La vittoria del matrimonio gay non riguarda l’uguaglianza”

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Su cristianesimo, cattolicesimo e femminismo

Maria Grazia mi scrive una lunga mail che riporto non tanto per quel che comunica a me ma perché dice cose che interessano tutt*. Eccola. Buona lettura:

“Un grande grazie a te per le tue parole di tolleranza e apertura che è raro ascoltare o leggere.
Ho letto i tuoi articoli su cattolicesimo e ideologia gender, e davvero ti sono grata per il tuo punto di vista senza pregiudizi.

Conosco cattolici oltranzisti e bigotti, che vanno al Family Day e amano Costanza Miriano, e mi fa tanto triste vederli così chiusi e sicuri nelle mura di pregiudizi che si sono costruiti. Penso che Cristo, poveretto, se fosse ancora nella tomba ci si rivolterebbe dentro.

Ho 30 anni, sono cresciuta in periferia da una famiglia cattolica che mi ha sempre educato all’apertura verso gli altri, all’abbattimento dei pregiudizi, all’accoglienza. La nostra casa è sempre stata un porto di mare, il punto di riferimento per i vicini, gli anziani, le persone in difficoltà del quartiere. Siamo stati famiglia di appoggio per bambini di ogni provenienza, con genitori in difficoltà. Direi che credere per noi è sempre stato un atto molto concreto.

L’esempio dei miei mi ha portato a credere in un Dio che ama e apre le braccia ai sui figli, e che è li per loro, non per castigarli o punirli. Per me essere cattolica è stato abbastanza normale, un modo per far girare energia positiva. Sono stata negli scout (AGESCI) tanti anni, e ho avuto opportunità di incontrare esempi di vita forti (sia cristiani che non), ma anche fare cose avventurose, usare seghe, accette, cordini, costruire forni col fango, nonchè sviluppare il senso critico (agli scout gran parte del cammino educativo è basato sul fare delle scelte e essere consapevoli e responsabili delle proprie scelte), sperimentare lo spirito di collaborazione e il servizio verso il prossimo.

Ho studiato, ho viaggiato, ho conosciuto tante persone diverse. Amici mi chiedevano come potessi considerarmi credente, visto che, a detta loro, “sono intelligente”. Per me è ben chiaro che sono cristiana perchè sono nata in questo contesto, in questa parte del mondo, e che certe dinamiche (come la ritualità), viste da fuori, anche per me possono essere prive di senso. Ma il centro del messaggio cristiano è l’amore verso se stessi e verso gli altri (e non lo dico io, lo dice il Vangelo!), e quindi mi è sembrato giusto stare dentro la Chiesa, e provare a testimoniare un po’ di questa bellezza.

Solo che a forza di confrontarmi, di partecipare, di cercare di aprire le porte e creare brecce nei muri, mi sono un po’ demoralizzata: ho trovato tanta gente pigra, a cui va bene lo status quo, e altri che trovano inutile cercare di cambiare le cose ufficialmente, che tanto ufficiosamente tutto si può fare.

Poi sono andata a convivere col mio moroso. Per i miei è stato un trauma, la convivenza è sbagliata, perchè non mi sposo? Per mio padre soprattutto, che è nato prima della guerra (la seconda!), cresciuto nella campagna veneta e che ha studiato dai preti. Però poi ci veniva a montare le librerie in casa e portarci le medicine quando eravamo tutti e due malati.

Non potrà mai dire che accetta quello che siamo, ma di fatto lo fa. Ha iniziato con “se muoio ora, sarà responsabilità tua e delle tue scelte” e ora è piuttosto sul “potreste comunque sposarvi in comune, almeno, per avere qualche sicurezza” e “i gay si possono sposare ma non in chiesa, e non si dovrebbe chiamare matrimonio ma unione”. In sintesi, una persona a mio avviso coerente nel suo credo e nel suo spirito di accoglienza e apertura.

Io invece in chiesa ho fatto sempre più fatica ad andarci. Mia mamma mi ha chiaramente detto di non far la comunione, che se ci provavo il prete mi avrebbe rifiutata. Dette così sembrano scemenze, ma la comunione è il centro del cattolicesimo, e il sentirselo negato è stato per me come un segnale abbastanza chiaro: forse non sono loro che devono cambiare, sono io che sono “fuori” dalla mia religione. Pazienza. Avrei potuto andare in un’altra parrocchia con preti più tolleranti, ma a che pro?

Quindi mi sono allontanata. Ma mi brucia la superficialità di molti che si scagliano su tutto ciò che è cattolico, o su tutto ciò che è religione.

Ogni persona è come una spugna di tutte le realtà che incontra: la nostra religione, il nostro credo politico, la nostra identità sessuale, il nostro lavoro non sono che parti, a mio avviso, di quel sistema complesso che siamo.

Sono femminista come derivazione per me naturale di tutti i principi in cui ho sempre creduto: la parità di diritti tra tutti, la stupidità di ruoli predefiniti che uccidono l’intelligenza, la certezza che l’unica cosa che determina quello che un uomo o una donna possano fare realmente sia la volontà, e se ci sono leggi o costrizioni sociali che impediscono questo, beh allora c’è da lavorarci, e tanto!

Penso che essere femminista, antirazzista, antidogmatica, per la libertà individuale di scelta e autodeterminazione sia un’unica cosa. Come si può lottare per la libertà di qualcuno, e non per la libertà di tutti?

Il termine femminismo mi spaventava un po’ all’inizio, soprattutto perchè linguisticamente mi suonava come limitante: è una battaglia per tutti, mica solo “per le femmine” o “delle femmine”. Capisco l’origine storica, e mi dico che purtroppo le battaglie non sono ancora finite. Ho apprezzato molto la tua campagna di “femminismo spurio“, contro ogni dogmatismo.

Apprezzo tantissimo la tua apertura. Sei veramente una persona che abbatte muri con determinazione! Ho conosciuto il tuo blog per caso, da link di un’amica, e ora ti seguo, ti leggo sempre volentieri, fornisci punti di riflessione davvero interessanti che mi aiutano a smussare certi miei preconcetti e pregiudizi (illuminanti gli articoli sulle sex-workers).

Non penso di aver detto granchè di interessante, il mio voleva essere semplicemente un grazie a cuore aperto!”

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Ho visto un Gender! Ma il Gender cos’è?

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La discussione sul gender è ancora aperta e la confusione regna sovrana dappertutto. Giuro che non ho mai visto o letto una confusione così evidente nelle teste della gente. La giornata del Family Day mi è sembrato un raduno medioevale per scacciare gli spiriti del male. Era un rito che esorcizzava un mostro che non esiste. Ed è così che una parte del mondo cattolico ha smesso gli abiti della tolleranza e si è dotata di scudi da rivolgere in difesa da questo tizio che hanno chiamato Gender.

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Il #FamilyDay raccontato da un’Eretica

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Ho ascoltato quasi tutti gli interventi fatti dagli ospiti sul palco del family day. Ho guardato le facce, le espressioni, mi è sembrato di intuire le intenzioni di chi era in piazza. Tante famiglie numerose, quelli che hanno dieci figli a testa o poco meno. Tante persone che credono in qualcosa che non mi riguarda e poi la scommessa per una manifestazione partita dal basso, da quel che mi dicono, organizzata e popolata dai neocatecumenali e che non ha avuto l’appoggio delle grosse organizzazioni cattoliche (tipo Cl) ma ha ottenuto un cenno di assenso del Papa. Non so distinguere tra le varie categorie comprese nel mondo cattolico, perciò perdonatemi l’approssimazione o qualche inesattezza.

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“Non c’è nessuna teoria del gender”. Il Miur si esprime sulla campagna omofoba!

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Ancora sulla inesistente Teoria del Gender. Dopo i volantini distribuiti per promuovere la manifestazione del family day, dopo gli inviti da parte di membri di comunità religiose con toni e parole ricattatorie (ne risponderete di fronte a Dio) ecco perfino una circolare emanata in un Istituto di Roma con la quale si avvisano i genitori a proposito di un emendamento contenuto nella riforma sulla scuola in discussione grazie al quale sarebbe introdotta nelle scuole una inesistente “teoria del gender”.

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Come ti ricatto moralmente per farti venire al Family Day

Ne avrete sentito parlare, di sicuro. Perché la mole enorme di volantini e varie comunicazioni contro la cultura “omosessualista” e il “gender” o cose del genere è stata diffusa anche per promuovere l’evento che si svolgerà il 20 giugno. Diciamo che non si sono proprio fatti mancare niente. La cultura omosessualista non ho idea di quel che sia. Il gender ce l’hanno in testa perché insistono con il confondere gli studi di genere con una inesistente “ideologia del gender”. E dunque si sollecita la partecipazione all’evento perché bisogna fermare questo mostruoso pericolo che incombe sulle vite di figli e nipoti, altrimenti tra un po’ diventeranno, come per magia, tutti quanti gay, lesbiche e trans. Non solo. Si dice che bisogna recarsi in piazza perché nelle scuole italiane stanno tentando di fare entrare il “gender” (tipo barbablù o l’uomo nero… mangia tutto che arriva il gender…) che obbligherebbe i bambini a masturbarsi in classe, toccarsi l’un l’altro e andare alla scoperta del rapporto sessuale con lo stesso sesso.

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Le balle di chi si oppone ai corsi di educazione di genere

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Il pezzo di volantino che vedete sopra è un fake in cui vengono messe in bocca all’OMS parole che non ha mai scritto da nessuna parte. Secondo le perverse menti che hanno partorito questo fake tali parole si riferiscono al programma che i bambini o gli adolescenti sarebbero obbligati a seguire nel caso in cui nelle loro scuole qualcuno volesse svolgere corsi di educazione sessuale o al rispetto dei generi.

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Un frocio non è socialmente pericoloso. Un omofobo invece si!

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Dici che serve raccontarsi per esistere, e allora eccomi, io mi racconto, come atto politico, perché la mia presenza costituisce già un atto politico. E questa è una risposta a tutti quelli che dicono che dovrei essere più discreta, perché non importa chi mi scopo purché non lo sappiano i vicini, la società, la famiglia.

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Thinking Sex – Pensare il sesso, di Gayle Rubin

Pensare il sesso: note per una teoria radicale sulle politiche della sessualità 1 – testo integrale in inglese visibile qui in formato pdf

di Gayle S. Rubin
(tr. it. Agnes Nutter – dal blog QueerNotes)

Le guerre del sesso.
È ora di pensare al sesso. Per alcuni, la sessualità potrà sembrare un argomento poco importante, una frivola digressione dai ben più critici problemi della povertà, della guerra, delle malattie, del razzismo, della fame, o dell’annientamento nucleare. Ma è proprio in periodi come questo, quando si convive con l’idea di un’impensabile distruzione, che le persone sono più propense a diventare pericolosamente fanatiche verso la sessualità. […] Le dispute sul comportamento sessuale divengono spesso il veicolo per rimpiazzare delle ansie sociali e liberarne la conseguente carica emotiva. Ne consegue che la sessualità dovrebbe venir trattata con particolare riguardo in periodi di profondo turbamento sociale.[…] L’opposizione della Destra all’educazione sessuale, all’omosessualità, alla pornografia, all’aborto, e al sesso prematrimoniale si è spostata dalle estreme periferie ad un ruolo di primo piano dopo il 1977, quando gli strateghi e i crociati della destra scoprirono che questi argomenti coinvolgevano le masse. La reazione al sesso giocò un ruolo significativo nel successo elettorale della Destra nel 1980. […] L’Emendamento sui Pari Diritti venne sconfitto, passarono per legge nuove restrizioni sull’aborto, e i fondi per programmi quali Genitorialità Programmata e per l’educazione sessuale vennero decurtati. Vennero promulgate leggi e regolamenti per rendere molto più difficile alle adolescenti accedere alla contraccezione o all’aborto. Si sferrarono con successo violenti attacchi sessuofobici contro il Programma di Studi delle Donne all’Università Statale della California di Long Beach. La più ambiziosa proposta legislativa della Destra è stata la Legge per la Protezione della Famiglia2, introdotta dal Congresso nel 1979. Questa legge è un attacco generalizzato al femminismo, all’omosessualità, alle famiglie non tradizionali e alla privacy sessuale degli adolescenti. La FPA non è passata e probabilmente non passerà, ma i conservatori al Congresso continuano a seguirne il programma. […] In questo saggio, propongo degli elementi per una cornice descrittiva e concettuale di pensiero intorno al sesso e alle sue politiche. Spero di riuscire a contribuire all’urgente obiettivo di creazione di un corpus di pensiero sul sesso che sia rigoroso, umano e genuinamente liberatorio.

Pensieri sul sesso
Una teoria radicale del sesso deve identificare, descrivere, spiegare e denunciare le ingiustizie e le oppressioni sessuali, e ha bisogno di raffinati strumenti concettuali per capire il tema e porlo in evidenza. Deve costruire ampie descrizioni della sessualità così come essa è nella società e nella storia, e richiede un linguaggio critico convincente che illustri la barbarie delle persecuzioni sessuali. Diverse persistenti caratteristiche del pensiero sul sesso inibiscono lo sviluppo di tale teoria. Questi presupposti sono così pervasivi nella cultura occidentale da venire raramente messi in dubbio. Tendono perciò a ricomparire in diversi contesti politici, acquisendo nuove forme retoriche ma riproducendo gli stessi assiomi di base. Uno di questi assiomi è l’essenzialismo sessuale, l’idea secondo la quale il sesso è una forza naturale che esiste a prescindere dalla vita sociale e che dà forma alle istituzioni. L’essenzialismo sessuale è parte intrinseca della cultura popolare occidentale, che considera il sesso eternamente immutabile, asociale, e trans-storico. Lo studio accademico del sesso, dominato per oltre un secolo da medicina, psicologia e psichiatria, ha riprodotto l’essenzialismo. […] All’interno di queste categorie etnoscientifiche, però, la sessualità non ha storia né una significativa determinatezza sociale. […]
La storia della sessualità di Michel Foucault è stata l’opera più importante ed emblematica del nuovo pensiero scientifico sul sesso. Foucault critica la concezione tradizionale del sesso come una naturale libido che brama di liberarsi dalle catene sociali e ipotizza che il desiderio non sia un’entità biologica predeterminata ma che piuttosto si sia costituito nel corso di pratiche sociali ben specifiche, enfatizzando gli aspetti generativi dell’organizzazione sociale del sesso piuttosto che i suoi elementi repressivi e segnalando la continua formazione di nuove forme di sessualità. Sottolinea inoltre la rilevante discontinuità tra la sessualità basata sul sistema di parentela e le sue forme più moderne. La nuova scuola di pensiero sui comportamenti sessuali ha dato al sesso una storia e ha creato un costruttivismo alternativo al sostanzialismo sessuale. Sottolineare questo corpus di lavoro significa presumere che la sessualità sia costituita socialmente e storicamente, e che non sia biologicamente fondata. Ciò non significa che le capacità biologiche non siano prerequisiti della sessualità umana, ma che essa non è comprensibile in termini puramente biologici. […] Così com’è impossibile pensare con chiarezza alle politiche di razza e di genere finché queste verranno pensate come entità biologiche piuttosto che come costrutti sociali, la sessualità sarà inaccessibile all’analisi politica finché verrà concepita come un fenomeno biologico o un aspetto della psicologia individuale. La sessualità è un prodotto umano tanto quanto lo sono le diete, i mezzi di trasporto, i sistemi di classificazione, le forme di lavoro, i tipi di intrattenimento, i processi di produzione e i modi di oppressione. Una volta che il sesso viene letto in termini di analisi sociale e comprensione storica, diventa possibile una nuova politica del sesso. […] A causa dell’enfasi posta sul modo in cui la sessualità è prodotta, Foucault si è reso vulnerabile ad interpretazioni che negano o minimizzano la realtà della repressione sessuale in senso prettamente politico. Tuttavia, Foucault rende abbondantemente chiaro di non negare tanto l’oppressione sessuale ma piuttosto di volerla inscrivere in una dinamica più ampia. La sessualità nella società occidentale si è strutturata all’interno di una cornice estremamente punitiva, ed è stato oggetto di veri e propri controlli sia formali che informali. […] Le società occidentali moderne valutano gli atti sessuali secondo un sistema gerarchico di valori. Gli eterosessuali coniugati e riproduttivi sono in cima alla piramide sessuale. Al di sotto della cima, strepitanti attenzione, si trovano gli eterosessuali monogami non sposati ma in coppia, seguiti dalla maggior parte degli altri eterosessuali. L’autoerotismo fluttua in modo ambiguo. Lo stigma ottocentesco sulla masturbazione persiste in forme meno potenti ma alterate […] Le coppie gay e lesbiche di lungo corso stanno facendosi strada verso la rispettabilità, ma le lesbiche da bar e i gay promiscui stazionano appena sopra i gruppi alle estremità di questa piramide. Le più disprezzate caste sessuali includono attualmente i transessuali, i travestiti, i feticisti, i sadomasochisti, i sex worker3 come prostitute e attori porno, e i più in basso di tutti: chi trasgredisce alle norme che precludono il sesso intergenerazionale. Gli individui i cui comportamenti sono apicali in questa gerarchia sono premiati con una sanità mentale certificata, rispettabilità, legalità, mobilità sociale e fisica, supporto istituzionale e benefici materiali. Più i comportamenti e le occupazioni sessuali scendono lungo questa scala, più gli individui che li praticano sono soggetti a dubbi circa la loro salute mentale, pessima reputazione, comportamenti criminali, ad una ridotta mobilità sociale e fisica, ad una perdita di supporto istituzionale e a sanzioni economiche. […] L’intensità di questo stigma è radicato nelle tradizioni religiose occidentali, ma perlopiù il suo contenuto contemporaneo deriva dalla stigmatizzazione medica e psichiatrica. […] La sezione sui disordini psicosessuali nelDiagnostic and Statistical Manual of
Mental and Physical Disorders4 dell’Associazione Psichiatrica Americana (APA) è una mappa abbastanza affidabile dell’attuale gerarchia morale delle attività sessuali. La lista dell’APA è molto più elaborata delle tradizionali condanne della prostituzione, della sodomia e dell’adulterio. L’edizione più recente, il DSM-III5, ha rimosso l’omosessualità dall’elenco dei disordini mentali dopo una lunga lotta politica, ma il feticismo, il sadismo, il masochismo, la transessualità, il travestitismo, l’esibizionismo, il voyeurismo e la pedofilia sono ancora fermamente radicati come disfunzioni psicologiche. Vengono scritti in continuazione libri sulla genesi, l’eziologia, il trattamento e la cura per queste numerose “patologie”. La condanna psichiatrica dei comportamenti sessuali invoca concetti di inferiorità mentale ed emotiva al posto delle categorie di peccato sessuale. Le pratiche sessuali di basso rango vengono denigrate come malattie mentali o sintomi di un’integrazione deficitaria della personalità. […] Tutti questi modelli presuppongono una teoria-domino del pericolo sessuale. La linea di demarcazione che sembra separare l’ordine sessuale dal caos descrive una paura precisa: che se qualsiasi cosa potesse mai attraversare questa zona sessuale demilitarizzata, la barriera contro le sessualità sinistre crollerebbe e qualcosa di innominabile la attraverserebbe di soppiatto. […] Questo tipo di moralità sessuale ha più elementi in comune con le ideologie razziste che con la vera etica. Garantisce la virtù al gruppo dominante, e relega i vizi ai non privilegiati. Una moralità democratica dovrebbe giudicare gli atti sessuali per il rapporto che intercorre tra i partner, il livello di mutua considerazione, la presenza o assenza di coercizione e la quantità e qualità del piacere che forniscono. Che gli atti sessuali siano gay o etero, di coppia o in gruppo, nudi o in biancheria intima, mercenari o gratuiti, con o senza riprese video, non dovrebbe riguardare l’etica. […]
Una delle più tenaci idee circa il sesso è che ci sia un modo migliore per farlo, e che ognuno dovrebbe farlo in quel modo. […] Molte persone confondono le proprie preferenze sessuali con un sistema di valori universale che funziona o dovrebbe funzionare per chiunque. L’idea di un unico modello di sessualità caratterizza la maggior parte dei sistemi di pensiero sul sesso. […] Sebbene il contenuto vari, il modello di uno standard sessuale unico viene continuamente ricostituito all’interno di altre cornici retoriche, inclusi il femminismo e il socialismo. È offensivo insistere che tutti dovrebbero essere lesbiche, non monogami o perversi, tanto quanto lo è credere che tutti dovrebbero essere eterosessuali, sposati e vanilla6 – sebbene quest’ultima serie di opinioni siano sostenute da un potere coercitivo ben più forte delle prime. […] Continua a leggere “Thinking Sex – Pensare il sesso, di Gayle Rubin”