Antiautoritarismo, Comunicazione, Critica femminista, Violenza

Se sei moglie e madre, l’uomo non ti uccide?

A proposito di femminicidio.

Pubblico questa cosa non perché si attivi una qualunque iniziativa contro questo scritto o contro questa persona la cui opinione va assolutamente rispettata e che ovviamente può scrivere quello che vuole. Non eccitatevi troppo e non vi indignate troppo. Respirate, leggete, analizzate, fate lo sforzo di decostruire e vedete quanti stereotipi di genere sono contenuti in questo testo e poi immaginate metodi per fare controcultura, che non siano la gogna, il linciaggio e la censura di chi esprime contenuti largamente diffusi. Perché chi scrive queste cose rende semplicemente visibili convinzioni radicate che di sicuro non si possono sradicare nascondendo le questioni sotto il tappeto.

Ve lo dico perché sul web 2.0 se fai una critica al contenuto espresso da qualcun altro il metodo non è argomentare o esprimersi con onestà intellettuale, ma si va direttamente e appunto di gogna, discredito, ingiuria, istigazione al linciaggio e infine censura. Pubblico dunque solo per dire che certi contenuti, benché espressi in forma e modi più accettabili, mi feriscono tanto di più, talvolta, di altri che veicolarli cadendo nella provocazione è un’idiozia.

Quando parlo di provocazione penso a cose scritte che per analogia posso paragonare a quel che fece un gruppo di estrema destra quando inviò alle redazioni una bambola insanguinata contro l’Ivg e le redazioni parlarono di loro regalandogli visibilità.

Perciò ecco questa opinione della quale riporto alcuni periodi che mi lasciano davvero perplessa. Fermo restando che io sono assolutamente d’accordo sul fatto che istituire il reato di Femminicidio sia una sciocchezza quel che leggo è che non conto niente come donna, come persona.

Conto solo come moglie e madre. “Quei due ruoli grazie ai quali per natura l’essere femminile diventa sempre più donna, sempre più se stessa“. Vorrei dire che le donne, a parte essere persone, sono donne anche se non sono madri e mogli e che non c’è nessuna natura che stabilisce questo destino così come non c’è nessuna natura che stabilisce cosa sia essere se stessa per ciascuna di noi. Ecco.

Oltretutto, non è che sta passando l’idea che la violenza avvenga principalmente in famiglia. E’ che è proprio così. E’ un fatto. E parlare di violenza di genere non è un attacco alla famiglia. Suvvia.

Dopodiché vorrei capire se “la mano assassina” è una specie di optional del quale l’uomo viene dotato alla nascita. Un optional che si attiverebbe solo nel caso in cui ella non è moglie o madre (ho capito male?). Perché mi pare che si stia così avvalorando la tesi secondo la quale l’uomo sia un potenziale assassino a prescindere, cosa che contesto in generale. Non è “la mano” a far diventare assassine alcune persone e non è certamente la scelta di una donna di non essere moglie o madre a renderla più o meno soggetta alle violenze. Si tratta d’altro, temo.

Ecco i due periodi:

Sta passando l’idea che la famiglia sia luogo in cui si ingenera violenza e non ambito privilegiato dove fiorisce l’amore.

Infine se vogliamo parlare di prevenzione della violenza sulle donne, questa non deve essere individuata solo nel rispetto della donna in quanto donna, bensì e prima di tutto nella donna in quanto moglie e madre. Cioè in quei due ruoli grazie ai quali per natura l’essere femminile diventa sempre più donna, sempre più se stessa. Valorizzare la figura di madre e moglie potrà così contribuire a fermare la mano assassina dell’uomo.

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5 pensieri su “Se sei moglie e madre, l’uomo non ti uccide?”

  1. ovviamente l’articolo linkato è un concentrato di cavolate ..certo che la donna va rispettata in quanto donna, essere umano..madre o non madre, moglie o non moglie.
    Comunque, più che la famiglia in sè, ad uccidere sono uomini incapaci di soffrire e amare perchè ogni separazione non si conclude in tragedia

    1. “ad uccidere sono uomini” mi pare un’asserzione un minimo discriminatoria. ad uccidere sono persone ciascuna per motivi xy che è bene individuare per poter prevenire.

  2. per l’autore i delitti avvengono quando in famiglia si rompono gli schemi, dunque una donna valorizzata secondo un ruolo ben preciso tiene saldo lo schema, e quindi la violenza non scatta.

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