Antiautoritarismo, Antifascismo, Antirazzismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Comunicazione, Critica femminista, R-Esistenze, Violenza

#Colonia: dove stanno le femministe? Lontane dalle destre razziste!

Una delle cose che mi fa incazzare di più in questi giorni, e non solo, è l’appello che destre razziste rivolgono alle donne affinché prendano posizione sui fatti di Colonia. “Dove sono le femministe… perché non dicono niente…?” urlano fascistoni che vorrebbero reclutarci a legittimazione delle loro pessime cause. E la risposta unanime dovrebbe essere che le femministe stanno altrove e non si fanno certo strumentalizzare da chi usa le lotte delle donne per avallare un’ideologia razzista, omofoba e sessista.

Perché di contro sarebbe da rispondere “dove sono i fasci quando c’è da difendere le donne per il loro diritto all’autodeterminazione?”. E noi sappiamo bene dove stanno. Li puoi trovare in marcia contro l’aborto a chiamarci assassine, o nei cortei in favore della famiglia tradizionale al family day, a farci il culo quando chiediamo il riconoscimento delle coppie glbtq. E che dire di quel che pensano sulle donne trans? Quando non vomitano improperi direi che legittimano quelli che vanno a fare i raid punitivi soprattutto dove le trans esercitano il mestiere delle sex workers.

E dove stanno i razzisti quando c’è da difendere donne che vengono offese, molestate, stuprate, da gente italica? Sappiamo anche questo. Stanno a dettarci norme sulla maniera in cui dobbiamo vestirci, perché se ci stuprano ce la cerchiamo, e non dobbiamo incazzarci troppo su una “battuta” sessista perché dobbiamo averci senso dell’umorismo, o, nel caso, dobbiamo fare attenzione agli uomini con i quali usciamo la sera perché di fatto poi non possiamo lamentarci di quel che succede. Dobbiamo fare attenzione a non divertirci troppo, a non bere, perché altrimenti non si può parlare di “stupri di capodanno”. Sappiamo quel che scrivono sulle adolescenti che indossano gli shorts, abbiamo letto fin troppe volte giudizi sulla loro vita sessuale, sui bei tempi andati e sul fatto che se non c’è un padre padrone che le aggiusta pensano di avere tutto il diritto di chiamarle troie.

2-format530

Eccoci qui, dunque, le femministe stanno qui a raccontare quanto sia marcio il pensiero di chi sollecita la nostra partecipazione attiva ad un dibattito in cui le donne vengono strumentalizzate per poter sputare merda sulla gente migrante, sugli stranieri, soprattutto su una comunità genericamente definita come “islam”, come se si dicesse che tutto l’occidente è fatto di stupratori. Sarebbe una grave offesa, giusto?

E poi le femministe sono pronte a dire che odiamo chi dice “salviamo le nostre donne…” perché non siamo “vostre” e perché ci salviamo da sole. I nostri corpi non appartengono alla “nazione” e non appartengono perciò a chi li usa per avallare sentimenti patriottici/nazionalisti. Del vostro intollerante intervento, pronti come siete a giudicarci in termini morali quando trasgrediamo le vostre leggi, non ce ne facciamo niente. Ché tanto lo sappiamo che quando ci vedete camminare con un amico “arabo” allora dite subito che ci piacciono i cazzi dei terroristi dell’Isis, che siamo troie che amano essere “sfondate da cazzi neri”, con una bieca generalizzazione che riguarda tutto e tutti, e senza mai chiedere il nostro parere.

Dove stanno le femministe? Stanno a ricordarvi che raccomandarci di stare in casa, protette dalla famiglia, lontane da estranei, è un’idiozia perché la maggior parte delle violenze subite dalle donne avviene in famiglia, per mano di parenti, amici, conoscenti, padri, mariti, fidanzati, ex. Le femministe se ne fottono di fare le baciapile di voi “cristiani”, perché è così che vi definite, amanti dei lager nostrani e delle deportazioni di stranieri e se ne fregano di rispondere ai vostri appelli per fare numero in pseudo manifestazioni di pensiero “unanime” e “universale” perché sulla questione della lotta contro la violenza sulle donne la prima cosa da considerare è il fatto che non può essere consegnata in mano a patriarchi e fascisti di ogni tipo. Non ci prestiamo, non ci recluterete, e se qualche donna immagina di avere il diritto di parlare in nome di altre quando vi dà perfino ragione sappiate che non è di me che parla e forse non parla neppure di molte altre. Not in my name.

E in pochi giorni l’appello alle femministe è stato fatto anche sulla surrogacy, e lì certe donne, sedicenti femministe, hanno prestato il fianco, legittimato, le affermazioni ostili e sessiste di un ministro che oggi sulla stampa straniera compare come quello che paragona le madri surrogate agli stupratori e che vorrebbe metterle in galera. Ecco a cosa vi servono le femministe. A legittimare provvedimenti e idee paternaliste, repressive, razziste, omofobe, autoritarie. Allora lasciate che le femministe stabiliscano per certo che non esiste una questione di donne che si possa trattare la destra fingendo sia roba di “femministe”. Questa visione inquinata in questi anni è derivata soprattutto dall’idea di SeNonOraQuando di appropriarsi delle nostre lotte e risputarle fuori normalizzate e in senso politicamente trasversale. Ma io e una donna di destra non siamo uguali proprio per niente e non mi sento uguale alle donne tutte in virtù del fatto che abbiamo una vagina.

9bcd9417-84d4-41e8-ec51-d15df9c9a1fa

Se agli appelli di questi paternalisti e razzisti rispondono perciò alcune donne non significa che sono femministe perché tra tutte, per quanto differenti, una cosa è chiara: ovvero che le lotte delle donne non possono essere usate da politici e governi per legittimare alcunché e che prima di ogni altra cosa le donne devono essere considerate a prescindere da quel che liberamente scelgono. Allora, quando rispetterete le donne che abortiscono, le lesbiche, le trans, le atee, le antirazziste, le antifasciste, le donne che vogliono portare il velo e quelle che invece no, le donne che non credono la famiglia sia tradizionalmente intesa e quelle che non aspirano solo a fare da mogli e madri, le donne che considerano la violenza sulle donne non un fatto etnico ma culturalmente diffuso come questione di genere, ed è violenza di genere anche quella contro gay, lesbiche e trans, quando si impedisce loro di fruire di diritti umani già largamente riconosciuti, così come violenza di genere è quella contro uomini che non corrispondono al modello machista. Quando parlerete anche di violenza economica, di donne costrette ai ruoli di cura, di un welfare che ci deruba di diritti e di uomini che sono trattati come peste quando esigono di poter prendersi cura dei familiari, dei figli, allora, forse, avremo qualcosa su cui poterci confrontare. Diversamente le femministe stanno altrove, su altri posizionamenti politici, e per fortuna che è così.

Le femministe stanno a chiarire sempre di fare molta attenzione perché la lotta contro la violenza sulle donne è diventata un brand, un pretesto per tante persone che la strumentalizzano per fare carriera, soldi, per ottenere consenso politico. Le donne stesse sono trattate come oggetti di Stato, sulla cui pelle chiunque può speculare. Il primo obiettivo allora è proprio quello di disancorarsi da sistemi politici, economici, sociali, istituzionali, che ci vogliono imprigionate alle norme dettate da patriarchi della prima o dell’ultima ora. Voi non ci servite. No grazie. Non ci serve chi strumentalizza le nostre ferite e ci vittimizza, mostrandoci deboli e bisognose di cavalieri, mostrando i nostri lividi per condurre politiche emergenziali che si concludono sempre all’insegna della repressione contro stranieri e gente che sta ai margini. Non ci servite. Chiaro? E addio.

Ps: a chi, da destra, dice che mandare a quel paese le destre razziste significhi “difendere gli stupratori” risponderei che da lì si vede la assoluta malafede. Vogliono perfino dettarci la maniera in cui dobbiamo declinare l’indignazione contro la violenza sulle donne. O si fa come dicono loro o niente. O la dici come la dicono loro o ti delegittimano e ti tolgono perfino il patentino femminista. Più dimostrazione della strumentalizzazione patriarcale di così si muore. A chi poi chiede qual è allora la soluzione contro le violenze si può rispondere con una domanda: se per voi la violenza ha origine da una sola etnia, allora cosa proponete a prevenzione? Di giustiziare tutte le persone appartenenti a quell’etnia? E quello non è razzismo? Di più: a me sembrerebbe nazismo. Non sarebbe dunque meglio parlare di cultura sessista e misogina che va affrontata e combattuta a prescindere da chi la infligge a tutt* noi?

16 pensieri su “#Colonia: dove stanno le femministe? Lontane dalle destre razziste!”

  1. grazie Eretica, hai centrato in pieno il punto della questione. grazie perché sei praticamente l’unica che offre un punto di vista oggettivo e prive di influenze esterne.

  2. Sì, va bene. Però c’è un grosso problema culturale di sessismo, talvolta molto aggressivo, specifico almeno di una parte dell’Islam. Non di natura differente dal sessismo declinato in qualsiasi altro credo, ovvio. Ma eluderlo, pur criticando il razzismo becero e la difesa opportunista del femminile di tanti sciacalli fascistoidi, credo sia un errore…

      1. Perché in tutto questo articolo ti preoccupi di molte cose, di molti fetidi costumi e modelli culturali che ci riguardano in quanto italiani, occidentali, cattolici e simili; ma manca completamente una parte del mondo, escludendo la quale si commette implicitamente un’altra semplificazione e un atto di rimozione, dunque di razzismo: l’Islam ha un miliardo e mezzo di credenti, in crescita ovunque; molti, moltissimi problemi di sessismo in alcune sue parti. Ho apprezzato gli articoli che pubblicasti sul blog di Margherita D’Arnaldo, perché aiutavano a vedere oltre certe vulgate… Però credo ci sia bisogno di approfondimenti specifici sui problemi legati al sessismo di quella cultura religiosa, che non sono pochi, che non sono banali: io vivo nelle scuole e ti dico che anche tra adolescenti esistono problemi importanti legati a forme culturali tipiche di certe tradizioni islamiche. Non vorrei che certe volte, animati da una grande carica ideale, si focalizzasse molto escludendo dallo sguardo qualcosa che pure merita attenzione: ricordo una mia cara amica un po’ troppo rigidamente marxista che, quando anni fa si iniziava un qualisiasi discorso sui talebani, chiudeva le porte dicendo: “Sono le masse arabe che combattono per l’indipendenza contro i porci colonialisti del capitale”…

      2. Perché nell’articolo ti preoccupi di molte cose, di molti fetidi costumi e modelli culturali che ci riguardano in quanto italiani, occidentali, cattolici e simili; ma manca completamente una parte del mondo, escludendo la quale si commette implicitamente un’altra semplificazione e un atto di rimozione, dunque di razzismo: l’Islam ha un miliardo e mezzo di credenti, in crescita ovunque; molti, moltissimi problemi di sessismo in alcune sue parti. Ho apprezzato gli articoli di Margherita D’Arnaldo che pubblicasti sul tuo blog, perché aiutavano a vedere oltre certe vulgate legate a Islam e femminile… Però credo ci sia bisogno di approfondimenti specifici sui problemi legati al sessismo di una parte almeno di quella cultura religiosa, che non sono pochi, che non sono banali: io vivo nelle scuole e ti dico che anche tra adolescenti esistono problemi importanti legati a forme culturali tipiche di certe tradizioni islamiche. L’Islam è senz’altro composto di tradizioni culturali degne e rispettabili; ma non solo di quelle. Altrimenti si riachia di fare come chi, dando un’immagine tutta rosa, letteraria e idealizzata del femminile, commette un’idealizzazione falsificante o offensiva. Non vorrei che certe volte, animati da una grande carica ideale, si focalizzasse molto escludendo dallo sguardo qualcosa che pure merita attenzione: ricordo una mia cara amica un po’ troppo rigidamente marxista che, quando anni fa si iniziava un qualisiasi discorso sui talebani, chiudeva le porte dicendo: “Sono le masse arabe che combattono per l’indipendenza contro i porci colonialisti del capitale”…

      3. Se posso rispondere dal mio punto di vista, che non so se è quello di Patroclo, questo articolo (pur dicendo cose giustissime) si concentra molto sulla strumentalizzazione dei fatti di Colonia ed omette completamente di parlare dei fatti in sé per sé, ad esempio fornendo una possibile analisi del perché accadono. Per carità: il blog è tuo, hai pieno diritto di scegliere il punto di vista che preferisci ed hai scritto cose sacrosante. Però, per rispondere alla domanda che fai a Patroclo, se in un articolo sui fatti di Colonia non si parla **dei fatti** di Colonia, il dubbio che si voglia evitare di toccare argomenti scomodi sorge.
        Diciamo che personalmente ho l’impressione che quando si parla di Islam alcune persone che normalmente non hanno peli sulla lingua usino i guanti di velluto. E capisco anche il perché: perché c’è in giro un tale livello di disinformazione, sciacallaggio, caccia alle streghe nei confronti di questa religione che si tende a cercare di controbilanciare dandone un’immagine quanto più positiva possibile. Idem quando si tratta di migranti (termine in cui ricomprendo anche i rifugiati). E chiariamoci, non lo dico come un giudizio: lo faccio anche io, purtroppo. Però mi piacerebbe, proprio perché questo è un ambiente di alto livello in cui chi scrive ha un buon grado di onestà intellettuale, leggere anche articoli che affrontino questioni delicate, proprio perché solo in ambienti del genere tali questioni possono trovare risposte oneste e non ideologiche.
        Per dire: come mai questi uomini si sentono in diritto di porre in essere un comportamento del genere? É l’opera di un gruppo di teppisti? C’è un problema culturale? Se sì – e badate che per me la risposta può benissimo essere “no”, ma se sì – come lo si affronta? Se ne deve tenere conto? O è più corretto concentrarsi sul gesto in sé, senza porre l’attenzione su chi lo commette? Sono cose di cui mi piacerebbe sentir parlare.

        1. Per fare un esempio di quello che intendo con “evitare di affrontare problemi scomodi” e “usare guanti di velluto”, a me dà parecchio fastidio che quando si parla di problemi come il sessismo nel mondo mussulmano ci sia sempre chi salta fuori a dire “eh, ma in Italia lo stupro era reato contro la morale fino al 1996, e fino al 1981 il matrimonio estingueva il reato”. Che c’entra? Ok, di nuovo: lo so c’è un mucchio di gente che crede che la civiltà occidentale sia moralmente superiore alle altre, e quindi sì, forse avrebbero bisogno di un piccolo esempio che li faccia scendere dal piedistallo. Ma quando questa diventa la risposta quasi standard, mi sembra solo un modo di non affrontare il problema.
          (Mi scuso ma questo esempio mi è venuto in mente quando avevo già mandato il primo commento)

  3. Dovrebbe essere un fatto condannato da tutti… Solo che le femministe non esistono più! Una molestia è tale da chiunque la compia… Ma si tende a nascondere questa notizia perché vorrebbe dire fare i conti con una politica di “mediazione culturale” e “integrazione” sbagliata e vergognosa.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.