I lavoratori del sesso contro la registrazione forzata
Berlino, 1 settembre 2014
I lavoratori del sesso e i loro sostenitori hanno manifestato a Berlino sabato 30 agosto 2014 contro la riforma della legge sulla prostituzione proposta dalla coalizione di governo che prevede la registrazione obbligatoria dei lavoratori e delle lavoratrici del sesso che lavorano nei bordelli. Tra i promotori Hydra e Dona Carmen. Di seguito riporto il senso di alcuni passi del discorso di chiusura tenuto da Emy Fem.
–La registrazione, coatta o volontaria, non offre alcuna protezione. Qualsiasi registro può essere violato, rubato, può diventare pubblico ed essere fonte di ricatto. La proposta di una “carta di identità” per le lavoratrici del sesso può essere molto pericolosa. Fornire i propri dati personali a richiesta del cliente può portare a situazioni di stalking.
La registrazione di Stato ci riporta ai tempi del Reich tedesco, quando solo le prostitute autorizzate potevano lavorare legalmente, e solo in certi luoghi. Il sistema di registrazione era collegato al controllo sanitario obbligatorio, perché le prostitute erano considerate vettori di malattie. La registrazione delle prostitute durante il nazismo ha portato stigma e discriminazione, ha fornito liste di deportazione nei campi di concentramento.
Il controllo statale della prostituzione ha sempre avuto il duplice scopo di separare le prostitute dalla società civile, renderle socialmente indesiderabili e considerare il lavoro sessuale una attività immorale. La scusa della protezione delle prostitute è una inutile asserzione di principio.
Anche se la situazione attuale non è certamente paragonabile al nazionalsocialismo o al Reich tedesco, il progetto attuale di obbligo di registrazione è in continuità con le misure adottate a quel tempo e, come allora, porterà a stigmatizzazione, esclusione e controllo.
La registrazione non fornisce alcuna tutela ai/alle sex workers, e può essere dannosa soprattutto per quelle/i di noi che si trovano in uno “status giuridico” problematico: gli immigrati che non parlano la lingua tedesca o senza il permesso di lavoro, chi vuole tenere riservata la propria professione per i motivi più vari, perché ha dei figli, perché vuole esercitare la professione per un tempo limitato, perché teme ritorsioni nel proprio paese. Per ultimo ma non meno importante, perché tutti i lavoratori del sesso hanno motivo di temere la discriminazione da parte delle autorità, degli affittacamere, dei datori di lavoro.
Finché esiste lo stigma sul lavoro sessuale, qualsiasi forma di registrazione statale può portare solo l’aumento di questo stigma per i più indifesi, che saranno spinti ai margini della società o saranno costretti a nascondersi, indebolendo la loro posizione giuridica nei confronti degli operatori dei bordelli.
Chiediamo solidarietà alla nostra lotta contro ogni forma di registrazione statale dei lavoratori del sesso, per il nostro diritto alla privacy e all’ autodeterminazione sessuale e per il diritto al libero esercizio della nostra professione!
Parlatene con la gente, e spiegate perché la registrazione forzata non protegge contro lo sfruttamento, ma mette in pericolo i lavoratori del sesso!