Antiautoritarismo, Autodeterminazione, R-Esistenze

Amnesty International: il movimento globale vota per la protezione dei/lle sex workers

Amnesty approva a Dublino la bozza di proposta per la depenalizzazione della prostituzione a garanzia dei diritti umani dei/delle sex workers. Risponde a tono a chi in questi giorni e nei mesi scorsi ha buttato fango sull’organizzazione raccontando sonore balle a proposito del fatto che Amnesty avrebbe avuto intenzione di aiutare i papponi. Ma le abolizioniste, si sa, hanno poco a che fare con l’onestà intellettuale e tutto ciò che non gli somiglia viene criminalizzato a danno dei/delle sex workers che soffrono di questo mancato riconoscimento e ascolto delle loro rivendicazioni e soggettività.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Contributi Critici, R-Esistenze

L’appello di Tampep: decriminalizzate la prostituzione!

Questo è un documento prodotto da Tampep, rete europea per la prevenzione dell’HIV / STI e per la promozione della salute tra i migranti sex worker. E’ un progetto internazionale di networking e di intervento che opera in 25 paesi, tra cui 10 paesi dell’Europa centrale e orientale. Il documento descrive i vantaggi della decriminalizzazione della prostituzione e descrive quanto e come la massiccia azione della lobby abolizionista stia danneggiando i/le sex workers. La traduzione è di Elena. Buona lettura!

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Briefing paper, Luglio 2015

Le leggi e le politiche nazionali svolgono un ruolo fondamentale per combattere la violenza, ridurre la vulnerabilità ed assicurare accesso universale a diritti e giustizia per i/le sex workers. Decriminalizzando il lavoro sessuale si possono assicurare condizioni lavorative più sicure, ed i/le sexworkers possono essere supportati nella lotta contro la violenza e nella rivendicazione riferita al rispetto dei loro diritti umani.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Contributi Critici, R-Esistenze

10 Ragioni per Decriminalizzare il SEX WORK

decriminalize-sex-work-featured-20120713Il testo che segue, pubblicato sul sito della opensocietyfoundations, e tradotto da Donatella (grazie!), spiega in dieci punti perché la prostituzione va decriminalizzata. Si parte dalla considerazione che il rispetto per i/le sex workers sia necessario così come per ogni caso in cui si parli di rispetto dei diritti umani. Perciò vi auguro buona lettura!

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10 ragioni per decriminalizzare il sex work

Questo documento fornisce dieci ragioni sul perché la decriminalizzazione del sex work è la miglior politica per promuovere la salute e i diritti umani dei sex worker, delle loro famiglie e delle loro comunità. Rimuovere la condanna criminale del sex work va di pari passo con il riconoscimento del sex work come lavoro e protegge i diritti dei sex worker attraverso la salute sul posto di lavoro e gli standard di sicurezza. La decriminalizzazione significa che i sex worker hanno più possibilità di vivere senza marchio di vergogna, esclusione sociale e paura della violenza.

I sex worker sono adulti che ricevono denaro o altre forme di compenso in cambio di servizi di sesso consensuale, sia regolare che occasionale. Un sex worker può essere femmina, maschio o transgender. In molti paesi il sex work e le attività ad esso associate sono atti criminali.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, R-Esistenze, Violenza

#Russia: vietata la patente di guida per le persone trans

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La Russia non si smentisce e prosegue nella violazione di diritti per persone gay, lesbiche, trans. Si parla ora di una legge che descrive le persone trans come impossibilitate a beneficiare della patente di guida. Feticismo, esibizionismo, voyerismo sono considerati e inclusi come “disturbi mentali” e il governo attribuisce tutti ciò alle persone trans. Il governo dichiara poi che sarebbero troppi gli incidenti stradali e andrebbero fatti maggiori controlli medici sui conducenti. Considera patologico il gioco d’azzardo, il furto compulsivo. L’elenco è realizzato da psichiatri condannati da legali che si occupano di difesa dei diritti umani. L’annuncio di questa legge segue alle denunce internazionali che parlano di un atteggiamento molesto, da parte della Russia, nei confronti degli attivisti per i diritti glbt. Nel 2013 la russia ha infatti dichiarato fuorilegge “gli stili di vita non tradizionali”.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, R-Esistenze

Bozza #Amnesty sulla depenalizzazione del sex work

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Questa è una bozza di lavoro proposta in seno ad Amnesty International con l’intento di ragionare su un documento che opti per la depenalizzazione del sex working. QUI la versione in lingua originale tradotta da MietiTrebbia, della nostra lista Traduzioni Militanti. QUI una petizione a supporto della possibile proposta di depenalizzazione. Solo sapere che dentro Amnesty si ragiona di questo, com’era ovvio, ha scatenato infinite polemiche da parte di abolizionist*, a volte transofobi e chiaramente reazionari, che hanno messo in croce Amnesty con la solita retorica offensiva abolizionista. A me e a tante altre persone parebbe invece una proposta di buon senso. Buona lettura!

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Depenalizzazione del sex work: documento politico di riferimento

  1. Panoramica della policy

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Antiautoritarismo, Attivismo, Autodeterminazione, R-Esistenze

Petizione/supporto alla proposta di Amnesty di depenalizzare il sex work

imagesPetizione a supporto della proposta di Amnesty per la depenalizzazione globale del sex work considerando la penalizzazione del sex work una violazione dei diritti umani. La prima firma è di Meena Saraswathi Seshu che è secretary-general del Sampada Gramin Mahila Sanstha (SANGRAM), organizzazione che si occupa di prevenzione all’HIV/AIDS, di supporto all’organizzazione, il lavoro, la rivendicazione di diritti di fasce della popolazione marginali e discriminate in Maharashtra, India. L’organizzazione comprende e rappresenta anche i/le sex workers, omosessuali e transgender. Potete trovare il testo e il form da compilare per le firme alla petizione che hanno lanciato a partire da QUI.

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A tutti i Paesi si chiede la depenalizzazione completa del sex work

Petizione a cura di sex workers, supporters, persone che sanno quanto sia importante smettere lo stigma e la criminalizzazione dei/delle sex workers.

Noi sosteniamo l’asserzione di Amnesty circa il fatto che gli Stati debbano avere l’obbligo a “riformare le loro leggi e sviluppare e attuare sistemi e politiche in grado di eliminare la discriminazione nei confronti di coloro i quali sono impegnati nel lavoro sessuale“. Amnesty invita gli Stati a “cercare attivamente di rendere più forti i più emarginati nella società, anche attraverso il sostegno del diritto alla libertà di associazione di quelli impegnati nel sex work, nella creazione di quadri di riferimento che garantiscano diritti e accesso appropriato a servizi sanitari di qualità, a condizioni di lavoro sicure e assicurino una lotta contro la discriminazione o l’abuso basati sul sesso, l’orientamento sessuale e/o l’identità di genere o la libertà di espressione “. Questi concetti fanno eco alle voci dei/delle sex workers in tutto il mondo, che sostengono che gli Stati devono assumersi questa responsabilità, devono garantire diritti fondamentali e perciò chiedono loro di adottare misure che aiuteranno a proteggere, rispettare e soddisfare tali diritti per tutti.

Negli ambienti in cui vengono criminalizzati molti aspetti del sex work, per esempio, diventa difficile la vita al di fuori dell’attività lavorativa [famiglie e bambini ne soffrono di più], e i/le sex workers affrontano la discriminazione e lo stigma che minano i loro diritti umani, compresa la libertà di ottenere garanzia di sicurezza, uguaglianza, tutela della salute. I dati suggeriscono che il rischio dei/delle sex workers di infezione da HIV è indissolubilmente legato alla loro emarginazione e alla condizione di illegalità in cui li relega lo Stato, la spinta verso il lavoro clandestino produce inoltre l’aumento delle possibilità di sfruttamenti e degli abusi da parte della polizia.

Secondo l’UNAIDS Guidance Note su HIV e Sex Work “anche dove i servizi sono teoricamente disponibili, i/le sex workers e i loro clienti devono affrontare notevoli ostacoli all’accesso alla prevenzione, cura, trattamento e supporto, dell’HIV, in particolare quando il sex work è criminalizzato.” Nei paesi in cui il sex work è depenalizzato, ci sono dati che provano il fatto che la violenza contro i/le sex workers si riduce, i rapporti tra i/le sex workers e la polizia sono migliorati, e l’accesso ai servizi sanitari è aumentato.

Le leggi punitive che criminalizzano e puniscono il sex work vengono usate come strumenti attraverso i quali i/le sex workers sono ricattati, vessati e i loro diritti umani sono regolarmente violati dalle forze dell’ordine, dalle autorità sanitarie e dai clienti. In molti paesi, i/le sex workers sono l’obiettivo principale a cui la polizia si dedica per vantare quote di arresti, per estorcere denaro e ricavare informazioni. La polizia esercita potere sui/sulle sex workers attraverso le minacce di arresto, con l’umiliazione pubblica, utilizzando i preservativi trovati come prova di attività illegali, realizzando la promozione per la salute pubblica, le campagne sulle malattie sessualmente trasmissibili e l’HIV sulla pelle dei/delle sex workers messi alla gogna. 567 test forzati per l’HIV rappresentano un fatto comune, insieme alla violazione del diritto ad un giusto processo e della privacy.

I/le sex workers in molte giurisdizioni (a cura di figure istituzionali) sono gli obiettivi di molestie frequenti, abusi fisici e sessuali, e sono obbligati alla “riabilitazione”. Dove il sex work è illegale i/le sex workers spesso si sentono dire che c’è poco che possano fare per affrontare le violazioni perpetrate contro di loro e sono scoraggiati ad accedere ai servizi sanitari per paura di ulteriori stigmatizzazione e abuso.

I/le sex workers supportano l’analisi di Amnesty fatta a proposito del contesto del sex work a garanzia dei diritti umani, sugli accorgimenti sanitari necessari e altre utili implicazioni da assumere per i/le sex workers. La rimozione delle leggi e delle politiche punitive destinate ai/alle sex workers è un imperativo. Le International agencies come la Commissione Globale per l’HIV and the Law, UNAIDS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Alleanza Globale Contro il Traffico di Donne (GAATW) e Human Rights Watch hanno chiesto di sostenere la depenalizzazione del sex work. La depenalizzazione non è un tentativo di legalizzare i “protettori” né di aumentare lo sfruttamento dei/delle sex workers. Tali argomenti vengono usati da chi ha una conoscenza limitata del sex trade e compromettono la lotta dei/delle sex workers per il diritto alla salute e alla giustizia.

La depenalizzazione aiuterà i/le sex workers a organizzare e affrontare la lotta contro tutte le forme di sfruttamento, compreso il lavoro clandestino e la tratta, le condizioni di lavoro al di sotto di standard precisi o le azioni negative promosse da attori statali e non statali. Il movimento per i diritti dei/delle sex workers è perfettamente in linea con il movimento per i diritti delle donne nel condannare l’abuso e la violazione dei diritti delle donne, abusi e violazioni di diritti che riguardano anche i/le sex workers. Il sex work non deve essere equiparato allo sfruttamento sessuale o alla tratta.

Meena Saraswathi Seshu SANGRAM, India

Per firmare la petizione clicca qui:—>>>FIRMA

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