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Donne di conforto: quelle vittime dei crimini dell’esercito giapponese

Mi serviva un po’ di riposo per ripensare alle mie priorità e per leggere e studiare seguendo la mia curiosità, la mia voglia di sapere, in un tempo in cui mi pare di aver già detto tutto, guardando alla storia che si ripete e all’incapacità di tant* di reagire e di sottrarsi alle stronzate dette da questo o quella.

Mi sono imbattuta in un documentario storico sulle Donne di Conforto che i giapponesi, in epoca pre seconda guerra mondiale, adoperavano per fornire prostitute gratuite ai soldati nei bordelli del grande impero giapponese. Queste donne, spesso anche bambine, venivano prese direttamente nelle case dei territori colonizzati e deportate in Giappone dove venivano rinchiuse come bestie, affamate e stuprate ogni giorno da un numero impressionante di soldati fino al punto da lasciarle crepare e poi sostituirle. E’ un capitolo mortificante della storia che però spiega la sostanza di quel che l’impero giapponese inflisse alle popolazioni che ha massacrato. In Corea e Cina fecero stragi di gente comune, donne, vecchi e bambini/e mentre l’America restava alleata al Giappone e quelle persone cercavano inutilmente di difendersi da sole.

Il ruolo dell’America in tutto questo è importante perché ambiva a quei territori tanto quanto il Giappone per combattere contro la Russia e tenere sotto controllo la Cina. Russia e Cina, dopo essere state attaccate dagli spietati soldati giapponesi, fornirono armi all’armata di liberazione coreana che dopo aver assistito e cercato invano di impedire stragi nel proprio paese si rifugiò in Manciuria per riunire uomini coreani che disertavano dall’obbligo di dover servire l’esercito giapponese e molta gente comune che veniva dai villaggi e dalle città per imparare a usare un’arma e combattere una guerra ormai impossibile da evitare.

Lo strapotere giapponese e l’indifferenza americana (perché la spartizione dei territori – con le Filippine come pacco regalo – diede loro molte ragioni per voltarsi dall’altra parte) fecero dapprincipio della Corea un luogo in cui la gente passò dalla monarchia della dinastia Joseon, durata fino a fine ‘800, e fatta fuori del tutto dai giapponesi intorno al 1907, alla dittatura giapponese. Tra tradimenti e colpi di Stato, mentre a nord spingevano per una Corea unita, in Joseon si estendeva il protettorato giapponese con conseguenze letali su tutta la popolazione.

Da lì prendevano bambini dai 5 ai 10 anni per farli lavorare come bestie nelle fabbriche giapponesi. Le donne usate per stuprarle. La stampa indipendente censurata e chi la gestiva veniva ucciso. Molti documenti, foto delle stragi incluse, furono bruciati. Chi favoriva la resistenza della popolazione locale veniva torturato e ucciso e poi appeso in pubblica piazza per intimidire la gente. L’esercito giapponese si servì di campi di concentramento né più e né meno che la Germania nazista, con la quale infatti in tempo di conflitto antiamericano poi si alleò. Furono uccisi e arsi, spesso vivi, molti solo perché abitavano nei territori colonizzati o da colonizzare. Tra le tante stragi compiute si ricorda il massacro di Nanchino, all’epoca capitale della Repubblica cinese. Anche lì furono stuprate e uccise in modi orribili molte donne. Tutti i civili furono uccisi e si racconta di un imprenditore tedesco che mettendosi contro i giapponesi alleati con la germania cercò di proteggere molte persone del luogo, soprattutto bambine che contrariamente a quel che volevano i giapponesi frequentavano scuole gestite da missionarie. Si ricorda la realizzazione di un fossato lungo chilometri e riempito di gente viva poi uccisa nello stesso fosso e sepolta anonimamente.

In quel momento, parliamo del 1937 più o meno, l’esercito nipponico entrò fin negli ospedali di Nanchino ad ammazzare i malati uno per uno per finire il loro lurido lavoro. Da dire che nel 1907 l’ultimo imperatore della dinastia Joseon, in Corea, si rivolse all’Aia per denunciare il tradimento di sette ministri che avevano diffuso notizia della firma di un trattato che dava il via al protettorato giapponese. Lui non lo aveva firmato. Nessuno lo ascoltò. Per la strage di Nanchino fu costituita una commissione per avviare un processo simile a quello di Norimberga ma furono condannati e uccisi in pochissimi, contati sulle dita di una mano, per crimini di guerra. Molti responsabili di quei crimini non subirono niente di niente e il Giappone presentò delle minuscole scuse qualche anno fa senza però arricchire i libri di storia con i dati che molti avevano raccolto.

Un minimo di memoria, comunque censurata dai militari giapponesi, l’hanno recuperata grazie ai coreani e ai cinesi comunque mai creduti abbastanza fino a che l’America non cambiò sponda e non decise di trattare il territorio giapponese da luogo di sperimentazione delle bombe atomiche. Molti coreani tentarono di sfuggire ai giapponesi, dopo una grande sconfitta della resistenza, andando a nord. Le popolazioni dovettero migrare in Manciuria. A nord ricevettero aiuto solo dagli stati comunisti e questa è la storia in sintesi che dovrebbe spiegare perché la corea del nord è diventata una dittatura comunista mentre la corea del sud paventa l’illusione di una democraticità regalata dall’occidente. Molto bello il recentissimo film “Il prigioniero coreano” per spiegare la differenza, in realtà simulata, tra le politiche delle due aree.

In tutto questo c’è la storia delle donne. Ai tempi della dinastia Joseon le donne erano divise per ceto, le nobili e le schiave, e comunque non potevano fare altro che accettare matrimoni decisi dalle famiglie. Durante il protettorato giapponese i nobili a sostegno dell’imperatore caddero e così finirono da un lato le umiliazioni che essi infliggevano agli schiavi e dall’altro iniziò un periodo di collaborazione al di là del ceto per la resistenza a protezione della sovranità territoriale. I giapponesi, al di là di quel che nei libri di storia poi raccontarono, trattarono le donne come carne da macello, impedirono che loro frequentassero le scuole missionarie, al punto che facevano razzia di bambine anche nelle missioni per stuprare quelle ragazzine, le obbligarono a vestirsi da uomini per sfuggire agli stupri e imposero loro secoli di tradizione che le voleva geishe, obbedienti al maschio, sottomesse e sempre disponibili, silenziose e senza diritti.

Le Donne di Conforto ebbero origine quando la tratta divenne più visibile, nel senso che gli stupri e lo sfruttamento c’erano da prima che prendessero un appellativo tanto osceno. Tutto quel che ricordiamo della storia giapponese è però ciò che accadde alla fine della seconda guerra mondiale. Un periodo che li pone in quanto vittime e che invisibilizza la loro storia precedente. Quelle donne in ogni caso, rinchiuse in apposite case, esistettero anche durante quel tempo. Quel che a me sembra utile sottolineare è che ogni dittatura ne crea mille altre e che della volontà del popolo non interessò a nessuno degli Stati coinvolti. Nulla di diverso da quello che è accaduto altrove per mano di altri imperialisti.

E’ tuttavia opportuno ricordare come le donne in quel momento e in quei luoghi ebbero un ruolo centrale nella resistenza armata. Combatterono vestite da uomini accanto a compagni di quello stesso speranzoso esercito. Donne fuggite alla repressione, molte sfuggite agli stupri. La resistenza delle donne fu enormemente più grande rispetto a quella di tanti altri perché quella guerra si compiva sul proprio corpo. Corpi straziati, mangiati (venivano letteralmente presi a morsi), stuprati e uccisi.

Ed ecco che oggi mi viene in mente la resistenza in piazza delle donne brasiliane alla candidatura alla presidenza di un misogino, omofobo, fascista e nel frattempo mi viene la nausea pensando che tante donne, tante persone, in Italia, non capiscono quanto gli costerà cara in futuro l’indifferenza alle mille forme di fascismo che si stanno compiendo sui nostri corpi. Accade qui e ora. Gente che vuole potere per colonizzare i corpi di ciascun@ di noi e non trovano alcuna reazione. Un po’ come nella Germania nazista o nell’Italia fascista. Tante donne pare si sentano bene mentre ascoltano parole fasciste, razziste, sessiste. Si lasciano corrompere dalle cazzate dette da chi banalizza il problema e non si rendono conto che la guerra è già iniziata e che di questo passo la perderemo. Quando si renderanno conto di quello che sta succedendo temo sia già troppo tardi e la storia, ancora una volta, si ripeterà.

Nel tempo il ruolo delle donne di fatto non pare essere cambiato. C’è chi le vuole schiave per la riproduzione, per il ruolo di cura, per soddisfare stupratori di ogni tipo, piegate al volere di maschi violenti. C’è chi le vuole senza reddito e senza possibilità di viaggiare liberamente salvo diventare vittime di tratta. Abbiamo fatto molti passi avanti ma anche tanti passi indietro. Quand’è che sapremo dire, tutte insieme, che quel che importa è la battaglia antifascista, antirazzista, anticlassista e antisessista insieme? Non so. Io me lo chiedo. Spero ve lo chiediate anche voi.

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4 pensieri su “Donne di conforto: quelle vittime dei crimini dell’esercito giapponese”

  1. Non lo so. Un giorno.forse. io ancora mi sento dire che sono esagerata. La verita’ e’ che siamo immerse nella Merda che hanno creato gli uomini per noi e la chiamiamo mare perche’ non abbiamo idea di cosa sia il mare . Non abbiamo esperienza altra se non di questo mondo che hanno creato per noi e coloro che provano a guardare oltre sono visionarie e folli. Ancora oggi. Un giorno , guarderemo verso un futuro che sara’ una nuova vita, ma non a breve e non senza soffrirne tanto.

    1. “La verita’ e’ che siamo immerse nella Merda che hanno creato gli uomini per noi e la chiamiamo mare perche’ non abbiamo idea di cosa sia il mare . Non abbiamo esperienza altra se non di questo mondo che hanno creato per noi e coloro che provano a guardare oltre sono visionarie e folli.”

      No, non sei esagerata. Le tue parole grondano di verità, sorella mia. E in fondo lo sappiamo, tutte noi le conosciamo, in fondo le parole di verità che hai appena scritto, il nostro corpo ce lo ricorda: loro, i maschi, hanno costruito un intero mondo per farci dimenticare noi stesse, della nostra potenza, del mondo che c’era prima del dominio dello stupro e perfino del loro odio contro il nostro sesso.
      Ma forse dovremmo prendere il coraggio di dircela tutta, la verità.
      Forse dovremmo finirla di fuggire dal nocciolo della verità e pensare che questo mondo, questo odio non sia frutto di qualcosa che ha a che fare con l’essenza stessa dell’esser maschio ma boh.. di una “cultura”.
      Ma dico io, quale “cultura” può essere mai creata da un solo sesso? Se così fosse come potrebbe essere il figlio maschio più responsabile della madre di quel mondo che tu giustamente sai essere stato creato i maschi per noi, per sottometterci con la violenza. Basta quindi raccontarci favole consolati per cui i maschi sarebbero stupratori per ragioni culturali, che il loro comportamento sarebbe una specie di “intossicazione culturale” tolta la quale sarebbero esseri completamente diversi da quello che sono, sono stati, e continuano ad essere in ogni luogo e in ogni epoca.
      Se la violenza sessuale non fosse lo strumento con cui il maschio in quanto tale ha compiuto il rovesciamento del matriarcato e imposto questo mondo fondato sullo stupro come minaccia continua per chi osa di noi immaginare qualcosa di diverso, non avremmo questo mondo. Questo mondo, in cui lo stupro è l’archetipo di ogni violenza, è la inconfutabile dimostrazione che la violenza è fisiologicamente maschile e che le donne non hanno alcun ruolo nella creazione e nella perpetuazione della loro oppressione perchè “La verita’ e’ che siamo immerse nella Merda che hanno creato gli uomini per noi e la chiamiamo mare perche’ non abbiamo idea di cosa sia il mare . Non abbiamo esperienza altra se non di questo mondo che hanno creato per noi e coloro che provano a guardare oltre sono visionarie e folli.”
      Ebbene, sorella cara, stasera voglio essere con te, esagerata, folle e visionaria. E lo vorrei anche domani, con molte altre insieme a noi e poi ogni giorno.
      Ci rinchiudano, ci brucino tutte se ci riescono. Perchè se vero che “Un giorno , guarderemo verso un futuro che sara’ una nuova vita, ma non a breve e non senza soffrirne tanto”, allora non c’è tempo speso meglio per noi donne che dare scandalo nel mondo dei maschi.

      Ti voglio bene ❤

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