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Il femminismo populista

Va bene. Io continuo a tentare di pronunciare un disagio.

Dopo il Donnismo, voglio approfondire quest’altro aspetto.

Come dicevo avrei potuto chiamarlo Mammismo o Uterismo, ché non riguarda le mamme ma la maniera attraverso la quale la cultura del materno cripto/fascista sia diventata parte integrante delle istanze pseudo femministe in Italia.

Dicesi populismo, tra gli altri significati che si possono attribuire a questo termine, quell’espressione culturale, sociale, politica, che sposa sentimenti “popolari” per trarne consenso che consolida il potere. Il fascismo del ventennio fu bravissimo in questo e quando leggo critiche sui populismi rintracciati in nuove forme di espressione politica poi mi sorprende il fatto che non si riesca con la stessa determinazione ad ampliare la riflessione anche ai movimenti delle donne.

Le femmine del popolo fanno una distinzione tra donne perbene e donne permale, danno delle zoccole ad alcune parlamentari sgravandosi del peso della loro difficile e precaria esistenza traendo forza nell’orgoglio ricavato dalla capacità di tenere le cosce chiuse e il culo coperto.

Le femmine del popolo esaltano il ruolo delle madri e tra un “i figli so’ piezz’e core“, “i padri sono tutti violenti e pedofili“, “la nuova compagna del mio ex è una ficasecca” e “se non sei un utero che sgrava tu non sei abbastanza donna” in Italia si celebra il ventennio come se fosse oggi.

Il femminismo populista è in marcia in difesa del “diritto” (?!?) della madre a essere riconosciuta dalla società in quanto madre poiché partecipa pienamente alla retorica del maternage catto/fascista e ti aiuta nel raggiungimento di uno status che resta stretto a tante altre.

Le femmine del popolo sono sensibili al tema della violenza sulle donne declinato così come lo pronuncia Barbara D’Urso e tutte le sue seguaci sparse, anche inconsapevoli, per il web che riproducono esattamente quel tipo di cultura. Ovviamente la D’Urso fa un rispettabile lavoro e per la pagnotta è libera di fare quello che vuole. La critica è a quei format, a quel modello di comunicazione e trasmissioni che portano audience infinita e il punto è quanto quella comunicazione e quel cliché sia diventato parte integrante del modello femminista di cui leggi in giro per il web, per esempio.

Le femmine del popolo possono partecipare a raduni molto ampi su parole d’ordine vaghe, generiche, che svuotano di senso e neutralizzano la portata sovversiva delle critiche femministe.

Il femminismo populista è politicamente trasversale e interclassista. Se quando scrivi qualcosa che riguarda le soluzioni autoritarie da chiedere per dare in pasto uno stupratore al “popolo” (di donne), un disgustoso e violento (con le donne) al carcere a vita, trovi che tante donne autoritarie, securitarie e fasciste ti riempiono di complimenti e like, magari fatti due domande sul perché quello che hai scritto a loro piaccia così tanto. Se quando scrivi di madri martiri di destini infami e uomini crudeli trovi tanti like e complimenti da parte di paternalisti, nuovi patriarchi e donne catto/fasciste, anche lì, magari fatti due domande e datti possibilmente anche delle risposte.

Perché non lasciarsi fagocitare, strumentalizzare, e rappresentare la propria unicità anche nelle lotte, se ci credi, e nelle dimensioni politiche trasversali non è un vezzo ma una assoluta e fondamentale necessità. Un discorso realmente rispettoso delle reciproche opinioni e  positivamente trasversale si misura infatti sulle soluzioni e sugli obiettivi e non sulla pornografia emotiva e sentimentale che mette assieme chilometri di uteri a fare girotondi sedicenti femministi.

Se oggi io dico cose scontate tipo: “la violenza sulle donne è brutta“, posso portare in piazza chiunque. Se io dico che la violenza sulle donne è brutta e voglio risolverla con la prevenzione e non con aggravanti di nessun tipo, vedrete come le fila si assottiglieranno e verranno a mancare giusto quelle che hanno tutto l’interesse a fare delle lotte antisessiste il terreno perfetto sul quale realizzare populismi e autoritarismi di ogni tipo.

Le femmine del popolo pensano che le puttane in strada siano indecorose (da lì le ordinanze dei sindaci anche del Pd contro le prostitute e per il decoro) e allora c’è un femminismo populista che risolve tutto attribuendo alle prostitute, tutte, lo status di vittima e in nome della loro salvezza può ben comprendere il perché vengano rastrellate, arrestate, rinchiuse e deportate.

Avete mai visto un presidio incazzato davanti una questura dopo il rastrellamento e l’arresto di prostitute? Semmai il presidio potreste vederlo per richiamare all’ordine le istituzioni e dire che agiscano contro il “degrado” urbano.

Quando è successo che le istanze anche giuste sono diventate terreno di legittimazione di populismi?

Quando si è immaginato che “fare rete” significasse annullare ogni singola rivendicazione per lasciare spazio ad una voce unica, pensiero unico, egemone, in cui la critica non può agire, pena la scomunica e la marginalizzazione. Quando si è immaginato di dover fare coincidere le istanze delle donne ai programmi politici dei partiti. Quando il femminismo altro non è diventato che un megafono istituzionale per cui quel che ci si aspetta non è altro che il riconoscimento istituzionale che così battezza luoghi della politica e li consegna a poche presenze di partito. Quando gli stessi partiti che dicono di lottare contro i populismi altro non fanno che populismo.

Firmare appelli populisti contro la violenza sulle donne in campagna elettorale, per esempio, cos’è se non populismo?

Le femmine del popolo marciano in prima fila in quanto mamme e uniche depositarie del ruolo di difesa dei minori. Come interpretare altrimenti il ruolo delle Mamme No Muos, che apprezzo, e stimo, e so perfino in che contesto si muovono, perciò capisco che lì per fare diventare una lotta di sovranità territoriale ambientalista una lotta comune o fai così o niente, ma come interpretare questa cosa mentre queste donne dicono che stanno lì a difendere l’ambiente futuro per i propri figli?

E i padri NoMuos dove stanno? O dove stanno semplicemente le persone NoMuos, ché dell’ambiente ci occupiamo tutti/e e come è per il Movimento No Tav, che non nomina ruoli facendo leva su stereotipi, ruoli di cura e divisione dei generi secondo la biologia e le funzioni riproduttive, forse dovrebbe essere anche per ogni altro movimento.

Ovvio che ogni lotta autodeterminata può svolgersi in piena libertà e che quel che viene dai territori non solo lo rispetto ma lo appoggio, però ho visto femministe che non hanno proferito una sola parola su questo, nessun accenno critico, e vorrei davvero capire fino a che punto siamo arrivate nell’assuefazione ad un pensiero dominante al punto tale da considerare come disturbante e brutto e cattivo un dubbio come il mio.

Ok. Per ora mi fermo qui ma se avete spunti, critiche o volete aggiungere qualcosa, ditemi pure. La discussione è aperta.

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