Immagino saprete che la maggior parte degli scrittori che scrivono di fantascienza abbiano problemi mentali. Alcuni tentarono il suicidio altri prendevano pasticche e alcol ed altri ancora si consumarono nella depressione trovando in essa una sorta di risorsa che forniva immagini che venivano poi descritte talvolta in maniera ossessiva, ripetute da un libro all’altro, talvolta diventavano reali intuizioni su ciò che sarebbe avvenuto nel futuro. In tempi nei quali lo stigma sulla malattia mentale obbligava questi autori a restarsene per conto proprio, mietendo vittime nelle loro relazioni, una donna dopo l’altra, essi sviluppavano una visione che diventava la traccia sulla quale avrebbero sviluppato le trame di un romanzo. Anche autrici o autori che scrivevano generi differenti soffrivano talvolta di malattie mentali e la scrittura diventava per loro il modo di osservare il mondo attraverso una lente diversa. Riuscivano a percepire ciò che altri non vedevano. Le donne soprattutto raccontavano la propria realtà o quella dei propri personaggi riuscendo a favorire una reale evoluzione culturale che solo in seguito poi sarebbe stata riconosciuta e premiata. La loro lungimiranza veniva considerata una stranezza, il disagio di vivere il presente diventava il modo di proiettarsi nel futuro. Non serve effettivamente avere una malattia mentale per riuscire a scrivere la trama di un romanzo ma per gli scrittori che sono stati i miei riferimenti per tanti anni evidentemente aiutava. Li aiutava a interferire in una realtà normalizzata con spunti visionari e inimmaginabili.
La varietà dei personaggi che venivano descritti da questi autori racchiudevano l’analisi psicologica non comune e il dettaglio della descrizione rendeva grandi queste narrazioni. Se penso a quello che è riuscito a produrre Philip K Dick pur abusando di sostanze psicoattive. Un altro grande fu Kurt Vonnegut, ammalato di depressione e con la madre morta suicida. Ed il suicidio ha riguardato Hemingway come Virginia Woolf. Potrei parlarvi per ore di tutti gli autori e le autrici che non riuscivano a reggere i normali ritmi della normale vita di ogni giorno, che dedicavano righe meravigliose alla descrizione di personaggi che ricorderemo sempre, pur non riuscendo a incontrare riconoscimento in vita, più spesso furono riconosciuti dopo la morte, ancor più spesso la razionalizzazione dell’esistenza li rendeva disperati, senza più trame attraverso cui sfuggire alla normalità, senza più visioni del futuro, restavano ed erano uomini dalle difficoltà relazionali, alcuni descritti come barboni, in chiave dispregiativa, altri alcolisti, o tossici, altri ancora incapaci di restituire affetto alle persone che li circondavano. Di loro amo le opere, non posso certo dire che mi siano tutti simpatici, in special modo quelli che non trattavano le donne diversamente da tanti altri maschilisti. In quelle opere però resiste un incanto, la meraviglia, si comunica la passione nei confronti di mondi altri che non conosciamo. Non è solo fantasia, la creazione non riguarda un mito religioso, ma una visione di quel che potrebbe essere o che già è, pur se nascosto tra le righe di mille vite normalizzate. Degli scrittori di fantascienza, i grandi, quelli veri, amo il fatto di avermi dato spazio nei loro sogni, quando bambina mi rifugiavo in loro per sfuggire alle botte di mio padre, o più grande a quelle del mio ex marito, e ancora oggi, che non fuggo più a niente e a nessuno, men che meno a me stessa, sono grata loro per il riparo offerto alla mia mente caotica, ai miei pensieri difficilmente raggruppabili in una frase perché ho una visione d’insieme, totalmente opposta alla osservazione parcellizzata della realtà. Ragiono così da sempre e non credo sia la malattia ma solo un modo diverso di vedere le cose. Quella visione, quando non era amputata dai farmaci mi permetteva di guardare lontano, dove altri non vedevano, oggi faccio un po’ di fatica ma comunque resta la memoria di risorse infinite che la mente può offrire per lo sviluppo di una trama e per la propria vita.
Un bacio a tutti
Eretica Antonella
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Esistono anche adesso scrittori uguali a questi.
“Erano gente spregevole, quelli di Sodoma e Gomorra, come tutti sanno. Il mondo stette meglio senza di loro. E alla moglie di Lot, naturalmente, fu detto di non voltarsi indietro a guardare il luogo dove prima c’era tutta quella gente con le sue case. Lei invece si voltò, e per questo io le voglio bene: perché fu un gesto profondamente umano.”
(Kurt Vonnegut, Mattatoio n. 5)