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La violenza sulle donne? Si combatte con il reddito!

C’è una ragazza che mi scrive per sfogarsi. Dice cose semplice che a molte persone sembrano incredibili, ma questo è il suo vissuto. Cristina si è fidanzata ufficialmente a 16 anni. Ora ne ha 18. Dice che il suo fidanzato, che non ha terminato gli studi e che lavora, le ha permesso di finire il liceo ma non sarebbe d’accordo se lei volesse fare l’università. Dice, tra l’altro, che la famiglia, cioè padre e madre di Cristina, non la prenderebbero molto bene se lei volesse rompere il fidanzamento. Cristina non ama più quell’uomo e i suoi progetti sono diversi rispetto a quelli che altri le hanno imposto.

Che esistano ancora situazioni del genere per me non è affatto una sorpresa. E non parliamo di immigrati o musulmani, come piace credere a chi fa l’islamofobo di professione e usa la lotta contro la violenza sulle donne solo come pretesto per istigare razzismo. Si tratta di una situazione tutta italiana. Esistono casi in cui bambine di 13 o 14 anni si fidanzano “in casa” per poter uscire da sole con il proprio ragazzo, senza che le chiacchiere della gente costituiscono un disonore per le relative famiglie.

La famiglia di Cristina pensa che se lei lascia il fidanzato, ormai promesso sposo, commette un grave errore che peserà su tutta la famiglia. La madre, in particolare, continua a dire che non potrebbe più mettere il naso fuori dalla porta e il padre pensa che se Cristina è stata due anni “nelle mani” di quell’uomo non può più tirarsi indietro perché farlo significherebbe che è un po’ una zoccola.

Dunque questa è la situazione. A chiunque è chiaro il fatto che lei deve andarsene, farsi la sua vita, iscriversi all’università e fregarsene di tutti. Ma come si manterrà? Chi le darà sostegno economico per trasferirsi nella città in cui vorrà frequentare l’università? Ci vuole tempo e risorse. Dovrà trovare una camera, un posto letto, un lavoro, pagarsi l’università e i libri e l’alloggio, tutto da sola. Non potrà fare ritorno a casa perché i suoi forse potranno perdonarla dopo anni. Dunque come farà questa ragazza a salvarsi da quella prigione?

Quando si parla di violenza sulle donne e di qualunque genere di schiavitù imposta bisogna innanzitutto parlare di reddito, perché se non c’è reddito una persona che subisce violenza non potrà salvarsi. Allora, invece che fare ragionamenti che tendono sempre a inutili soluzioni securitarie e repressive, perché non smettono di prenderci in giro e cominciano a parlare di reddito e casa per le persone che vivono violenza e sono costrette ad abbandonare la propria famiglia, il proprio contesto, tutto?

Dite pure. Con calma. Diciamo.

12 pensieri su “La violenza sulle donne? Si combatte con il reddito!”

  1. Bene. Costituisci assieme a qualche associazione che conosci una società tipo Emergency, raccogli i soldi e distribuisci reddito. Già solo con i tuoi follower e chiedendo loro poco meno di 10 euro al mese puoi garantire 1000 euro al mese per quasi 3000 ragazze che compiono 18 anni e che si trovano in questa situazione.

        1. “Chiunque” potrebbe anche non essere d’accordo a pagare i rifugi per i senzatetto, o gli insegnanti di sostegno per i bambini autistici. Per fortuna non sta al singolo cittadino decidere come devono essere impiegate le tasse.

  2. Partirò un po’ da lontano. Io credo che le sinistre abbiano fatto un grave errore a lasciare alle destre tutta la questione dell’Identità Europea, che per me esiste ed è quella del secolarismo e dei diritti civili: una peculiarità che non esiste in nessun altro continente del mondo nella forma in cui è presente in Europa. In Turchia Ataturk, che da sempre guardava alla Francia e alla sua rivoluzione, per quanto violento e sanguinario, ha preso un impero teocratico e lo ha trasformato in un moderno stato secolare. Ora, io ammetto di essere piuttosto “staliniano”, soprattutto perché certe situazioni mi mandano in bestia, ma che cosa occorre per far capire a certa gente, immersa in una sottocultura di stampo cattolico, quanto è fuori dalla mentalità di uno stato europeo senza scatenare una Vandea? A sentire i discorsi di certa gente che mi sta intorno, e che a volte ha meno della metà dei miei anni, mi vergogno ad avere un cromosoma Y, e non vedo soluzioni.

  3. in molte università ci si mantiene piu o meno bene con le borse di studio, e se si è fuori sede si ha anche diritto all alloggio. Basta fare un giro informativo sui siti delle università, al nord sicuramente le borse sono più alte e ci sono più possibilità!

    1. Non funziona così. Le borse di studio arrivano come rimborso, ma i soldi inizialmente devi metterceli tu. A volte le borse di studio arrivano un anno dopo la richiesta, nel frattempo come si fa?

      1. Aggiungiamo pure che al nord magari sono più alte le borse di studio, ma è alto anche il costo della vita. Un posto letto a Milano costa il doppio che a Napoli.

        Una risorsa dall’università potrebbero essere i bandi per lavori part-time dell’università, ma non so quanto si guadagni e nemmeno quali sono i tempi di pagamento: ho degli amici che l’hanno fatto, ma a quanto ne so stanno ancora aspettando il pagamento a due mesi dalla conclusione.

        Io a Cristina suggerirei di cercare, se può, un lavoro, mettere da parte qualcosa e poi tentare l’università. Nel frattempo può cercare tramite Internet associazioni o gruppi di studenti della città dove vorrebbe frequentare, fare amicizia con qualcuno anche tramite FB. Possono aiutarla a scoprire se c’è qualcuno che possa aiutarla, e a tempo debito questi amici le potrebbero dare una mano a cercare un appartamento e un lavoro decenti, perché a fare ricerche a distanza si rischia di incappare in delle fregature.

        P.S. Sarebbe possibile sapere di dov’è questa ragazza?

    2. La violenza sulle donne si combatte con il reddito! Lapalissiana verità, ma in molti non ce la fanno proprio ad arrivarci, se non si parte da lì ogni altra misura è perfettamente inutile. Quello della ragazza è solo un esempio ma ci sono infiniti casi di donne più che maggiorenni che rimangono con compagni violenti (soprattutto se ci sono di mezzo i figli) perchè disoccupate e appunto prive di reddito. Preferiscono subire le angherie di un uomo violento pur di non finire in mezzo alla strada o in uno di quei centri antiviolenza dove ti fanno sentire una poreva derelitta. Ci fosse il reddito, molte donne mollerebbero all’istante il proprio compagno e si rifarebbero tranquillamente una vita e invece purtroppo è impossibile. Per non parlare delle molestie che le donne sono costrette a subire nei luoghi di lavoro dove quasi sempre si lavora in nero o con contratti ultraprecari e se non vuoi essere licenziata devi solo sopportare! Molte femministe (o meglio, che si reputano tali perchè effettivamente hanno combattuto in passato molte battaglie) non lo capiscono, semplicemente perchè sono donne ricche, affermate, magari hanno più di 50 anni (appartengono ad un’altra generazione) e vivono fuori dalla realtà. Spesso leggo articoli in cui disquisiscono di aria fritta senza alcun riferimento al reddito o alla lotta di classe ed è proprio quello il nocciolo della questione.

  4. Scusatemi, non capisco come in pratica sia possibile tutto questo.
    Per le vittime di violenza? Ok, si verifica tramite denuncia, ci sono le forze dell’ordine, ok. Ma nel caso di Cristina? Quale organo potrebbe verificare che lei è davvero in questa situazione e non vuole semplicemente andarsene dalla famiglia come qualunque diciottenne che non si trova tanto bene con essa?
    O forse parliamo di un reddito per gli studenti (cosa con cui sono d’accordo nel caso di buon rendimento), che quindi le arriverebbe in concomitanza con l’iscrizione all’università?

    Perché è un po’ troppo semplice e confuso fare discorsi del genere. Ovunque, in Italia, anche senza situazioni del genere neo-diciottenni vengono costretti dai genitori a fare o non fare questa o quella scuola, e non credo che dargli in mano i soldi che gli darebbero loro risolverebbe la questione.

    Per contesto, che altrimenti sembra che sono chissà che privilegiata: a 18 anni me ne sono andata di casa, per amore, senza l’approvazione dei miei. Ovviamente dopo poco ho dovuto iniziare a lavorare, in una carriera diversa da quella che avevo prescelto, e così ho fatto anche dopo essermi riappacificata con i miei ed essere tornata a vivere con loro (2 anni fa), contribuendo all’economia familiare. Ora riesco anche a lavorare nella mia carriera prescelta, dopo anni di semina e fatica, e di nuovo non sono a vivere con loro. Ho 23 anni.
    Chi è stato forzato dai genitori a fare qualcosa che non voleva, a quest’ora in genere sta finalmente frequentando il corso di studi artistico o letterario che i genitori non gli concedevano, se non è ancora invischiato di malavoglia nell’università.

    Vedo nei miei coetanei – medi – la paura di sporcarsi le mani e fare, di procurarsi da sé le risorse necessarie per vivere. Questo coraggio diventa tanto più importante quando si deve scappare non da volontà contrapposte ma da emergenze.

  5. Sì, è violenza. Mi son separata dal mio ex marito e lui avrebbe dovuto versarmi un assegno di mantenimento che non ha mai versato . Ho chiesto soldi ai miei genitori , precisando che non potevo più restituirli , per delle visite mediche. Mi han risposto che se voglio aver le visite mediche pagate posso sempre tornare a vivere con il mio ex marito. Appoggiano totalmente il mio ex , dicono che mi porta alla fame per farmi tornare con lui, che con un piatto di pasta a casa sua poi capirei quanto lo amo, e tornerei a vivere con lui . Aspettano questo, tutti e tre . Ho imparato a spendere il meno possibile per rientrare nel mio stipendio part time per motivi di salute ( Altri,non quelli per cui avrei dovuto fare delle visite mediche ). Ho saltato pasti , approfittato di qualche fetta di dolce portata a lavoro per il compleanno di qualche collega , delle patatine e dei salatini al bancone del bar senza consumare niente, e con il barista che mi guardava male.Chiedendo inviti a pranzo a persone che conoscevo poco o niente . Tenendo il riscaldamento a 15 gradi per tutto l’inverno. Così ci sono rientrata nel mio stipendio .E non demordo cazzo, quando il mio ex mi invita fuori al ristorante perché “ancora innamorato di te” . Chi se ne frega. Esistono anche i posti letto per la notte , e le cucine popolari . Trovo estremamente più dignitoso appoggiarmi a queste realtà piuttosto che piegarmi e tornare indietro.

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