Arriva una tipa e dice che la cultura dello stupro la fanno gli uomini. Le donne, invece. E lì per lì mi arrivano le quaranate per disagio di interlocuzione. Nel senso che a chi dice una cosa del genere dovrei spiegare l’abc dell’antisessismo. Non la roba semplice e banale che dice che di là sta il maschio stupratore e di qua la donna vittima o solidale. Cazzate orbe. Un tempo scrissi quel che pensavo delle madri di stupratori, grandi e piccini, sempre solidali a dare della zoccola alla tizia che aveva osato dire che il figlio era un gran bastardo. Bastardo forse no perché anche quello è uno stigma sessista ma sicuramente uno stronzo e un violento.
Partiamo da qui per dire che siamo all’ovvio. Chi non ha visto il processo per stupro trasmesso in Rai dopo insistenze di varie categorie femministe? Quel video è scomodo perché svela che la questione è tanto più complessa di quel che si crede. A crescere gli stupratori sono i padri e le madri, o sono solo le madri trasmettendo valori talmente radicati che è difficile smontarli. Non va bene dire che le donne, tutte vittime assolvibili, avrebbero introiettato indi per cui la responsabilità alla fine è tutta dell’uomo. Se c’è una mentalità razzista e io uso termini razzisti: sono responsabile di quel che dico oppure no? Le donne che obbedivano e inneggiavano al nazismo, sono vittime o carnefici tanto quanto? Allora in attesa che si scopra se c’era prima l’uovo o la gallina, noi che viviamo il presente e vogliamo dibattere del futuro, possiamo approfondire la questione senza rimpallarci le responsabilità.
Abbiamo una gran varietà di donne che alimentano cultura dello stupro. Quelle che stigmatizzano ragazze e donne per il loro modo di vestire, pettinarsi, camminare, e giuro che non ho mai sentito nulla di più velenoso di quel che dicevano certe ragazze di altre coetanee. I maschi, si, ovviamente, buttavano lì termini sessisti, qualcuno molestava, qualcuno tentava manipolazioni psicologiche per ottenere sesso ed estorcere un consenso mai realmente dato, ma quelle ragazze perfide non potevano di certo dirsi sorelle. Fanculo la sorellanza data per scontata in virtù del fatto che abbiamo tutte la vagina. Verifichiamo il nesso tra mentalità veicolata dalle donne e cultura dello stupro. Andiamo a fondo della cosa e guardiamo in faccia donne conniventi, quelle che ti dicono che te la sei cercata, o quelle che ti dicono che devi comportarti meglio, per il tuo bene. Quelle che ti dicono che non puoi scoprirti, rivendicare spazio per esibire il corpo, se ne hai voglia, perché dovresti puntare a comportamenti più “dignitosi”. Quelle che pensano che c’è una correlazione tra te che ti spogli su un manifesto pubblicitario e lo stupratore. Della serie che si dicono femministe ma poi ti stanno dicendo che devi indossare un burqa per non sollecitare l’istinto del potenziale stupratore. Gira che ti rigira, alla fine, è sempre colpa tua. Le stesse che se dici che lotti contro la cultura dello stupro con una slut walk ti dicono che sei una “postfemminista” e lo indicano come un insulto. Parliamo di quelle che crescono le figlie, come dice Bianca, come piccole schiave impaurite. Occhi ‘nterra e muru muru, non dare confidenza, non sorridere ai passanti, non rispondere a chi ti rivolge la parola, perché è suo diritto provarci ma dalla tua bocca non deve uscire neppure un vaffanculo sennò significa che ci stai. Sempre a raccomandarsi di restare vergini fino al matrimonio o di non darla a troppi per mantenere una facciata di serietà. Quelle che ti fanno sentire in colpa se non sparecchi e lasci fare a tuo fratello. Quelle che ti dicono che ai loro tempi non si parlava così facilmente di sesso, e dunque non te lo spiegano e tu scoprirai sulla tua pelle quel che significa sesso consensuale o stupro.

Perché la cultura dello stupro inizia proprio dal fatto che non è una violenza percepita, individualmente, come danno alla persona. Veniva considerata e lo è ancora un danno alla morale. Una questione che riguarda i proprietari dei corpi femminili. Che siano padri, fratelli, istituzioni, mariti e fidanzati, o fascisti sparsi che amano gli slogan vintage tipo “salviamo le NOSTRE donne”, si tratterebbe dei veri oggetti dell’offesa. Tu femmina non sei quella che ha subito un danno. Il corpo è tuo ma lo gestisce qualcun altro. Ma giusto per voler approfondire, cultura dello stupro è pure quella che racconta come lui, quel gay che passa per strada, in realtà vorrebbe solo prenderlo nel c..o. Gli stupri non riguardano solo le donne. Ci sono chilometri di sensi di colpa e matasse di vergogna che riguardano bambini, ragazzi, stuprati da preti, detenuti, stronzi, repressi che ti stuprano, ti estorcono una prestazione e non ti pagano, e parlo anche de* sex workers. Lo stupro riguarda anche donne che sono state abusate da altre donne, perché succede che alle donne si perdona tutto e la violenza che una donna compie non è percepita in termini sociali e figuriamoci se lo è in termini individuali. E c’è anche la molestia, lo stupro, che può riguardare uomini per mano di donne. Succede molto meno ma a volte succede, così come documenta la Bourke nel suo tomo in cui parla di stupro a tutto tondo. E in quel caso ad alimentare la cultura dello stupro è chi lo banalizza, chi ride in faccia all’uomo che dice di essere stato stuprato. Ci sono uomini che gli diranno, coerenti col copione maschilista, che ogni lasciata è persa e che non gli crede nessuno e donne che, udite udite, fanno altrettanto e a volte pure peggio. Ma evidentemente te la sei cercata, dicono alcune, o sogghignano, lo sfottono, e ben ti sta, e chi la fa l’aspetti, come se la vendetta di genere dovesse consumarsi sul singolo. E poi c’è il fatto che si pensa che un uomo ha da essere macho e sempre con il cazzo ritto, disponibile all’uso, anche quando non ne ha voglia.

Bisogna sapere una cosa a proposito di stupro: l’uomo stuprato non può contenere l’erezione, così come la donna non può evitare di sentir lubrificata la vagina, perché sono muscoli e potresti avere anche orgasmi involontari. Su questo giocano fior di pedofili, per esempio, dicendo che se ha sputato una puntina di sperma, quando e se ce l’ha in zona spazio/tempo puberale, significa che gli è piaciuto. Del resto no vuol dire si, nella cultura dello stupro. Così ad alimentare quella cultura c’è chi continua a immaginare che la donna deve recitare copioni degni della strategia machiavelliana in cui sta scritto che non la deve dare al primo appuntamento, deve dire che lui è l’unico con cui è successo così presto, o che non ha mai provato nulla di simile, per salvaguardarlo da eventuali ansie da prestazione competitiva. Succede che le donne sessuate non temono di mostrarsi “poco serie” perché non esiste un indice di serietà che riguardi penetrazioni, pompini, fighe consumate o vergini. Un No è No. E se lei è incosciente un “…” è un no. Secondo me ad alimentare la cultura dello stupro sono pure quelle che ti vittimizzano all’eccesso e non ti lasciano immaginare quali siano per davvero le tue preferenze sessuali. Quando una ti dice che quella cosa lì non può piacerti perché non piace a lei ti sta dicendo, in fondo, di non fidarti del tuo istinto, della tua percezione. Come fai a capire se sei vittima se per loro lo sei assolutamente sempre, ogni giorno, in ogni situazione a loro estranea? E se in realtà ti piace farlo subito? Così, su due piedi, con uno sconosciuto? E se non ti piace farlo con il marito che dorme accanto a te? Quando è stupro e quando no? Unica chance è l’ascolto. Il confronto perenne e l’accettazione della diversità. Sei tu che dici a me se sei stata stuprata o no perché la sessualità non può essere normata e il consenso non può essere valutato da altri che non siano te. Sei tu che scegli, che decidi, e non c’è nulla di cui devi vergognarti o per cui sentirti in colpa. Puoi fare quello che vuoi e la tua sessualità riguarda solo te e le persone con cui scegli di condividerla consensualmente. Ma se un bel giorno dici che hai subito uno stupro non dovrai vergognarti neanche di quello, perché essere una donna alla quale piace il sesso non significa che sei disponibile a farti stuprare. Spero sia chiaro. E se volete aggiungere qualcosa dite pure. La discussione è aperta. abbattoimuri@grrlz.net
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E’ da giorni che sento la mia coinquilina indicare delle ragazze come “troie che se poi le stuprano è colpa loro” che “se i ragazzi ci provano e lo pretendono è normale sono istigati guarda come si vestono e come fanno, e parlano di sesso come fosse normale”. Ho provato a risponderle che una donna può essere consapevole della seduzione e può attuarla anche senza desiderare un successivo rapporto, questo non prevede una punizione corporale di alcun tipo…eppure è lei a sentirsi nella ragione. E si sente anche una donna emancipata, in quanto single a trentanni ma solo perchè è lei a scegliere chi, come e quando. Pazienza se i parenti le chiedono perchè zitella. Quelle frasi mi stanno angosciando. Quella mentalità italiota. Pro-stupro. Quelle derisioni, quegli stigmi. che schifo.
E la derisione della single trentenne, non è uno stigma?
Certo lo è, ma non c’è traccia di derisione nel mio commento. Anche perché la subisco. Sottolineavo che in quanto ragazza che subisce anch’essa uno stigma sociale e culturale, della single trentenne-zitella per il parentado, non si rende conto che ne applica uno bello pesante a chi gestisce liberamente e magari diversamente da lei la seduzione la sessualità la propria natura. Il fatto che sia lei a scegliere chi come e quando non la giustifica dal pensare che altre siano zoccole e in quanto tale cagione di attacchi o violenze di tipo sessuale
Hai trattato un tema delicatissimo e con una leggerezza incredibile. Critica, ma lieve. Brava, bravissima.
e che c’è altro da dire? Hai detto tutto tu e su questo tema sono sempre in dubbio, perché ho un pregiudizio verso me stesso, nel senso che ho paura di non poter essere obiettivo. Vabbè sicuramente è pure vigliaccheria maschile, spero comunque di migliorare e superare questa specie di blocco. Nel frattempo leggo te e ogni volta imparo. Ciao e grazie
Valerio
L’ha ribloggato su My Blog.
Condivido ogni parola e il modo in cui hai trattato un tema così complesso è meraviglioso!!! Aggiungo che molte donne dovrebbero fare dei profondi esami di coscenza e smettere di additarsi ed insultarsi a vicenda, ma vivere pienamente, rispettando se stesse e le altre. Vogliamo la piena parità dei sessi e poi siamo le prime a criticare chi la sfrutta liberamente e giustamente!!!
Vorrei sollevare un problema che credo possa derivare da questa affermazione: “Sei tu che dici a me se sei stata stuprata o no perché la sessualità non può essere normata e il consenso non può essere valutato da altri che non siano te.” Il problema è questo: se una persona, uomo o donna che sia, mente dicendo di essere stata stuprata a chi tocca decidere se è vero o no? Se il consenso non può essere valutato che dalla vittima, come si distinguono le vittime dai bugiardi? Con questo non voglio dire che l’affermazione sia sbagliata, perché in linea di principio non lo è, ma pragmaticamente come si fa a tutelare il diritto di tutti ad una sessualità serena, se la parola di chi denuncia è l’unica discriminante buona fra stupro e sesso consenziente?
Concordo in toto.
Ho pensato la stessa cosa. Forse intendeva dire “quando dare o non dare il consenso è una valutazione che spetta alle due persone implicate”. Anche perché credo che lo stupro sia qualcosa di ben differente da un rapporto normale, con ecchimosi e ferite. E purtroppo il fatto che presunte vittime mentano è qualcosa che possono verificare solo durante un processo. Avere a volte denunce false è un rischio reale che bisogna correre però per permettere a tutti coloro che non mentono e che anzi tacciono a denunciare.
Io però sono perplessa.
Vedo spesso ragazze delle superiori e anche ragazzine delle scuole medie con un abbigliamento che sfiora innegabilmente l’osceno.
Non penso affatto che “se la cercano” ma mi sembra ci sia qualcosa di sbagliato, o perlomeno un po’ disturbante.
Se sono troppo piccole, mi viene da pensare che non abbiano consapevolezza di quello che stanno facendo: non sono donne consapevolmente seduttive,sono ragazzine che imitano dei modelli, che si conformano, e che cercano oggettivamente di mettersi in mostra.
Se sono più grandi,mi chiedo cosa le spinga a voler essere tanto seduttive e ammiccanti.
Io forse sono un po’troppo vecchia per capire e fino ai tredici anni mi vestivo come una bambina. Col tempo ho cominciato a vestirmi diversamente ma mai come vedo adesso.
Non lo facevo per apparire casta, semplicemente non mi veniva in mente di andare in giro quasi nuda. Come non mi è mai venuto in mente di postare mie foto quasi nuda su internet.
Mi fa ridere sembrare una vecchia signora che dice “o tempora,o mores” ma vorrei capire questi comportamenti da parte di ragazze giovani.
Stanno semplicemente aderendo al modello culturale che sessualizza le ragazzine (e I ragazzini) sempre più presto. Da piccoli, ci piace fare cose che ci fanno apparire “grandi”, il problema è che viviamo in una società che incoraggia le donne a considerarsi come “pezzi di carne” e una ragazzina 13enne può interpretare questa considerazione come comportamento “adulto”, venendo, di conseguenza ipersessualizzata dal suo prossimo, senza aver modo di reagire. E ciò poi diventa la “normalità”, per la ragazzina in questione.
In pratica è una delle tante problematiche del patriarcato che ci vede come attraverso la vetrina di un macellaio…
È da un po’ che non chiamo le mie coetanee sessualmente attive “troie” e alcune mie amiche,dopo aver spiegato loro il motivo, non riescono a capirmi e ridono delle mie “assurde” motivazioni. Purtroppo viviamo in una società “antica” dove le donne stesse danno la colpa ad altre donne per essere state stuprate solo per come erano vestite. Questa merda deve assolutamente finire.
Secondo me hai troppo banalizzato la questione, l unica cosa che più ha senso e il fatto di dover rispettarela volonta del dissenso.Ma se questo non avviene non è perché viviamo nell Epoca della cultura dello stupro,tutti quegli avvisi(Non vestirsi scollatura ecc) sono conseguenze dello stupro non lo generano , lo stupro va oltre queste semplici banalità, lo stupro e qualcosa di sadico di violento che va oltre i generis maschile e femminile e qualcosa che viene praticato da persone di merda, represse che sfogano la loro rabbia su una persona più debole,fisicamente e mentalmente. Pensare che una donna possa essere violentata solo per una gonna corta , rende il problema troppo banale, non sono di certo due gambe a suscitare l istinto violento di una persona.