Antiautoritarismo, Antirazzismo, Pensieri Liberi

Gli attentati a #Parigi e gli sciacalli islamofobi

Sono le 22.00 e io provo a cercare aggiornamenti (in lingua francese) per capire meglio cos’è successo a Parigi. Molti evocano l’attentato al Charlie Hebdo, scambiato per un attentato contro la libertà d’espressione, e anche lì ci fu chi sottovalutò la portata del fenomeno e mancò di analizzare la realtà francese, parigina, le banlieu, la povertà, la disoccupazione, l’integralismo che cresce anche con l’intolleranza e che coinvolge persone che integraliste non sono o che da un lato rivendicano di essere musulman* e dall’altro prendono le distanze dagli attentatori.

Poi ci sono i soliti sciacalli che speculano sulla faccenda per istigare odio contro tutti i migranti, i profughi, i musulmani, contro l’Islam, che poi è come dice contro tutto il mondo a cultura cristiana. Si parla di attentati contro luoghi in cui è morta tanta gente, di ogni colore, religione, provenienza. Parlano di centinaia di persone tra morti e feriti gravi e meno gravi.  Ci sono anche quelli che assegnano diversi livelli di civiltà a seconda del posizionamento geografico e dimenticano i tanti profughi fuggiti dalla Siria così come i curdi, a maggioranza musulmana, che combattono a Kobane e dintorni per affermare un ideale laico sulla mentalità integralista e oppressiva dei membri dell’Isis.

E’ partita la caccia alle streghe tra chi vuole bruciare i campi rom, le moschee, la gente musulmana in blocco. Tra i terroristi e questi amanti della strategia del terrore dalla parte del “bene” non c’è nessuna differenza. Mi fanno schifo entrambi. Mi chiedo cosa si possa fare rispetto alla guerra che mi lascia sbigottita, paralizzata, nel tentativo di individuare spazi di resistenza che non corrispondano a spazi obbligati. O di là con i terroristi o di qua con i militari, le istituzioni guerrafondaie. Ci deve essere un punto di vista diverso e ci deve essere anche un modo per dare a tutt*, musulman* inclusi, la possibilità di smarcarsi dall’angolo in cui sono stati messi. Sono tutti terroristi. Chiunque abbia atteggiamento critico o non si converte per fare piacere alle politiche migratorie assimilazioniste dell’occidente può essere considerato terrorista. Così avranno ragione anche quell* che affermano di volersi sostituire alle donne dell’Islam che vogliono indossare il velo, perché il velo non sarà più ritenuto scelta ma un capo di vestiario da terrorista. Se non porti i capelli sciolti sei terrorista. Se porti con te il Corano sei terrorista.

Io non sono religiosa. Sono atea. Mi piace discutere in termini laici. Rispetto chiunque, qualunque sia il credo che praticano, purché non tentino di obbligarmi a fare, dire, pensare certe cose che sono contrarie ai miei principi. Non mi piacciono gli antiabortisti, gli omofobi, quelli che hanno inventato il “pericolo gender”, quelli che non rispettano la mia libera scelta e che in un modo o nell’altro continuano ad occuparsi del mio utero, quelli che la famiglia tradizionale etero è meglio, quelli che se sei gay la natura dice che non devi poter crescere un figlio. Non mi piacciono gli autoritarismi di ogni genere, mascherati da difesa delle libertà, anche quando sono mancanza di rispetto per la mia autodeterminazione. Non mi piacciono i razzisti, in generale, o i nazisti dell’ultima ora. Non mi piacciono quelli che si armano di ipocrisia e dichiarano lutto per le vittime dei terroristi e poi non colgono il fatto che di terrorismo ne praticano in abbondanza anche loro. Quante migliaia di vittime annegate nel mediterraneo o uccise nel tentativo di migrare? Quante persone schiave vengono deportate in un senso o nell’altro per servirsene nei campi, nelle fabbriche, per poi rimandarli indietro alla prima occasione? Quante persone vivono con noi, e sono vicini di casa, colleghi di lavoro, persone che salutiamo ogni giorno, amici, o parenti, che hanno un colore diverso della pelle e credono in una religione diversa dalla vostra, che domani subiranno ulteriore discriminazione e razzismo?

Per quel che mi riguarda sono vicina a tutte le vittime di questi attentati. Morti, feriti, marginalizzati perché musulmani e dunque ritenuti terroristi in virtù di una generalizzazione idiota. Scrivetemi se volete, per raccontarmi quel che state vivendo, cosa ne pensate, quanto e come la vicenda vi tocchi da vicino. Non ho nulla da prestarvi se non questo piccolo spazio di discussione.

inviate a abbattoimuri@grrlz.net

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16 pensieri su “Gli attentati a #Parigi e gli sciacalli islamofobi”

  1. Pienamente condivisibile.
    E aggiungerei che, pur piangendo i morti di ogni colore, etnia, sesso, religione, ecc., non riesco a capire perché quelli di Parigi sono presentati da quasi tutti come “vigliacchi attacchi terroristici alla civiltà”, mentre i bombardamenti in Medio Oriente, invece, passano più o meno inosservati (e direi che in certe zone 130 morti non fanno quasi notizia).
    Io aborro qualsiasi genere di azione violenta e/o militare, ma mi pare evidente che siamo in guerra: se la Francia (o qualsiasi altro Stato) contribuisce da anni a bombardare il Medio Oriente (in genere con molti più morti tra i civili che tra i militanti dell’IS), mi pare nella natura delle cose che a un certo punto qualcuno reagisca!
    Si chiama guerra, e fa schifo da entrambe le parti.
    La finanziamo da quindici anni con le nostre tasse, non capisco di cosa ci stupiamo adesso.

  2. Sono parzialmente d’accordo. Ma credo che l’occidente abbia anche un altro problema, che è quello di trattare l’islam coi guanti bianchi, dimenticando che si tratta di una religione. E come ogni religione (e non ho ancora trovato alcuna eccezione) è violenta, misogina, omofoba e promuove un sentimento di supremazia culturale fra gli adepti (uno dei pilastri dell’ebraismo è l’appartenenza al popolo eletto, il corano ripete più volte la chiarissima distinzione tra i fedeli e gli infedeli, il cristianesimo prende direttamente dal vangelo l’idea di essere “la vera religione” e così via). Che l’IS prosperi in territori perennemente in guerra, non modifica di un millimetro la natura dell’islam che è e rimane autoritaria e oppressiva.

    Per me separare completamente l’aspetto religioso è un errore. La libertà DI religione, in cui credo fermamente, non può prescindere dalla libertà DALLA religione. Su questo e diversi altri punti (il patriarcato, la schiavitù, la legittimazione dello stupro, ecc..) l’islam, che considera l’apostasia non solo un reato, ma un crimine punibile per legge, è incompatibile con me e molto probabilmente anche con una società secolarizzata come quella francese.

    Finisco il pippone: gli antiabortisti, ad esempio, non sono cattivi cattolici, sono cattolici, punto. L’aborto non è compatibile col cattolicesimo, un cattolico antiabortista, secondo me, ha le idee parecchio confuse. Così nell’IS non ci sono cattivi musulmani, ci sono musulmani che interpretano la jihad come guerra santa, che è un’interpretazione perfettamente legittima del corano e degli hadith. Anche le crociate e la caccia alle streghe erano coerenti con la bibbia e il nuovo testamento. Io non sono per niente sorpresa dall’IS. E neanche dall’attacco a Parigi, la Francia paga molto più per il laicismo che per le guerre in medioriente o le banlieu.

    1. Mi dispiace, ma non sono d’accordo.
      Non sono abbastanza esperta di storia delle religioni per sapere se TUTTE le religioni siano effettivamente misogine, omofobe e promuovano un sentimento di supremazia culturale fra gli adepti. Ma non è questo il punto in questo contesto, a mio parere.
      Io sono agnostica, ma c’è stato un tempo in cui mi definivo cattolica. Questo non mi ha mai impedito di distinguere tra la mia fede e la realtà storica della chiesa, né tantomento tra la comunità dei credenti e la più ampia comunità di uno stato che dovrebbe essere laico.
      Tu fai l’esempio dell’aborto. Personalmente (e con personalmente intendo sulla mia persona) la ritengo una cosa sbagliata, una soluzione estrema da mettere in atto solo in casi molto particolari, e mi auguro di non dovermi trovare mai nelle condizioni di fare una scelta di questo tipo. Ciò detto, non sognerei mai (né adesso, né quando mi definivo cattolica) di mettere in discussione il diritto di un’altra donna (in uno stato laico, appunto) di fare questa scelta in totale libertà e sicurezza, e con tutto il rispetto e la discrezione che la scelta di un intervento medico in ogni caso invasivo merita (e ho sempre ritenuto l’obiezione di coscienza un’insopportabile ipocrisia).
      Quindi, io non so se gli antiabortisti si possano definire cattivi cattolici, certamente si possono definire cattivi cittadini.
      Il paragone coi terroristi, secondo me, non regge minimamente. Un antiabortista può essere tale nel rispetto degli altri (posso ritenere che sia sbagliato, senza per questo limitare il diritto altrui di farlo). La guerra santa, di per sé, non prevede il rispetto degli altri.
      Come ho già detto, io non sono un’esperta di religione, ma so per certo che esistono comunità musulmane che vivono (e hanno vissuto per secoli) in perfetta armonia all’interno di più ampie comunità civili o accanto ad esse. La guerra santa e l’idea di uno stato islamico sono un’interpretazione del corano, né più né meno di come le crociate e gli stati confessionali lo sono stati per secoli della bibbia e del vangelo. E tutte le comunità musulmane del mondo che si dissociano dall’IS e dal terrorismo in generale contestano questa interpretazione, perché danneggia in primo luogo loro (ci si potrebbe chiedere perché i giornali – soprattutto italiani – ignorino il fenomeno).
      Non dimentichiamo che i curdi che combattono l’IS (praticamente gli unici che lo combattano con successo) sono a maggioranza musulmana.
      La religione, così come i miti della nazionali o etnici, per l’IS non è altro che un mezzo di propaganda. E come tale ritengo che debba essere trattato.
      Mi scuso molto per il commento molto lungo, ma credo che creare tensioni e intolleranza sia il primo obiettivo dei terroristi.
      Quando capiremo che questa è una guerra che si combatte da decenni in luoghi lontani da noi e smetteremo di stupirci che adesso arrivi anche sotto casa nostra, forse, saremo vicini ad una soluzione!

      1. Credo sia necessario fare una distinzione. L’Islam non ha (ancora) avuto un processo di secolarizzazione, ovvero non c’è nel mondo islamico il concetto di separazione tra stato e istituzione religiosa. Ci sono stati dei movimenti in questo senso, credo Reza Pahlavi sia quello più noto. L’Islam inoltre, a differenza della chiesa romana, è, diciamo così, a “libera interpretazione”. Per esempio, se il papa ex cathedra dice che l’aborto non è un peccato, per la chiesa cattolica romana l’aborto smette di essere peccato, anche se considerato peccato dal vecchio testamento e dai cosiddetti dottori della chiesa. L’Islam non funziona in questo modo, funziona in maniera simile ad alcune chiese protestanti, che non si rifanno all’autorità papale (o all’arcivescovo di vattelapesca), per cui se in Arabia Saudita si fustigano le adultere è ingannevole dire che i sauditi non sono “veri islamici”, perché di fatto l’Islam non ha un’istituzione che decida cosa del corano o degli hadith va preso alla lettera e cosa no.
        Spero di essermi spiegata.

    2. La religione musulmana trattata con i guanti bianchi? A occhio e croce direi che è la religione più demonizzata in tutto l’Occidente, insieme ai suoi fedeli. Per proibire alle musulmane di indossare il velo è stata scritta una legge apposita, mascherata da legge contro tutti i simboli religiosi, ma che di fatto ha colpito praticamente solo le musulmane perché 1) sono poche e poco diffuse altre religioni in cui ci siano capi di abbigliamento obbligatori 2) le croci non sono state bandite, solo quelle “troppo grosse” il che è sufficientemente vago da far sì che ognuno possa interpretarla a piacimento. Per non parlare dell’idiozia di bandire il niqab con il pretesto della sicurezza, quando caschi integrali, passamontagna e quant’altro sono perfettamente leciti (eppure, mai visto qualcuno che rapina una banca in niqab?). Sul tema consiglio la lettura di questo –> http://www.thelocal.fr/20151012/france-burqa-ban-five-years-on-we-create-a-monster
      Ancora: le risulta che qualcuno faccia storie o chieda decreti speciali contro l’apertura di nuove chiese/sinagoghe? Però con le moschee succede. E non mi si dica che è per la sicurezza, perché è molto più sicuro avere delle moschee legali alla luce del sole di cui si conoscono i frequentanti, che averne di clandestine negli scantinati, dove può succedere di tutto ed è molto più difficile venirlo a sapere.
      Sulla demonizzazione dei musulmani sui media sorvolo, non penso che ci sia qualcuno così cieco da negarla.
      Per quanto riguarda il trattamento riservato ai musulmani nella vita di ogni giorno, basta aprire un qualsiasi blog/profilo FB/canale YT tenuto da musulmani per capire che nessuno usa i guanti bianchi con loro. Qui c’è anche il sito dell’osservatorio contro l’islamofobia francese. Di attacchi fisici violenti a persone musulmane in Francia ce ne se sono stati diversi. Almeno due donne musulmane incinte sono state pestate in mezzo alla strada da sconosciuti, e una delle due ha perso il suo bambino. Se fa una ricerca sull’islamofobia in Francia troverà di tutto, dalla profanazione di tombe di musulmani a tentativi di incendi di moschee.

      Se per lei tutto questo è trattare con i guanti bianchi ho paura di sapere cosa riterrebbe appropriato.

      (continua)

      1. Ma io dove ho parlato di niqab e di chiudere le moschee, perdonami?
        Il trattare coi guanti bianchi è chiaramente riferito (ma forse scrivo male io) all’idea che l’islam non debba essere criticato, né tantomeno deriso (vedi Charlie Hebdo). L’islam è una religione, non è né un’etnia né una nazionalità, e in quanto potere autoritario va criticato.

    3. (parte 2)
      “Così nell’IS non ci sono cattivi musulmani, ci sono musulmani che interpretano la jihad come guerra santa, che è un’interpretazione perfettamente legittima del corano e degli hadith. ” Del fatto che sia perfettamente legittima ne sono convinti solo estremisti e islamofobi. Curioso che abbiano opinioni tanto simili quando dovrebbero essere nemici. Se legge qualche studioso serio, se guarda alla storia del mondo islamico (dove fino a poco tempo fa molte religioni convivono pacificamente, e infatti il termine “guerra santa” l’abbiamo preso dal mondo cristiano, in quello islamico non c’era un equivalente), se ascolta la maggior parte dei musulmani, troverà che quest’interpretazione non è consideratamente affatto legittima. E’ stato più volte evidenziato che l’indottrinamento alla guerra santa non viene effettuato tramite lettura del Corano, semmai il contrario: agli adepti vengono fatte memorizzare delle sura, ma non vengono né tradotte (la maggior parte dei musulmani nel mondo non è madrelingua araba, e anche i vari dialetti arabi moderni sono diversi dall’arabo classico) né tantomeno spiegate, si possono conoscere solo il suono delle parole e ovviamente l’interpretazione dell’istruttore. I talebani ad esempio sono quasi sempre analfabeti, ed essendo afghani o pakistani non sanno l’arabo (suggerimento video: https://www.youtube.com/watch?v=aoGJP02CtPA).

      “E neanche dall’attacco a Parigi, la Francia paga molto più per il laicismo che per le guerre in medioriente o le banlieu.”
      Mi sembra un ottimo modo per deresponsabilizzare colonialismo, neocolonialismo, razzismo e sfruttamento. Eppure le poche statistiche disponibili parlano chiaro: la stragrande maggioranza degli estremisti in medioriente proviene da zone di guerra, mentre in Occidente le zone più a rischio di radicalizzazione sono appunto posti come le banlieu, e le fasce più a rischio sono quelle più povere.

      Sull’Isis come esperimento di guerra santa, infine, ci sarebbe da dire molto, e io ho scritto troppo. Trovo comunque che sia ingenuo pensare che sia che per ragioni religiose che Al-Baghdadi e i suoi vogliono conquistare una zona chiave per risorse idriche e minerarie, e perché crocevia per i traffici tra Europa, Africa e Asia (traffici di droga, armi, esseri umani). Tra l’altro stando a quello che ci fanno sapere i curdi (che sono anche loro quasi tutti musulmani e sono gli unici che stanno veramente versando sangue contro l’Isis) la maggior parte della manovalanza Isis non è costituita tanto da estremisti quanto da mercenari. Chi si unisce all’IS riceve un grosso premio d’ingaggio, una paga notevole e la promessa di bottini di guerra.

      1. Da chi non è considerata legittima? L’islam lo puoi studiare, puoi fare teologia sull’islam, ma l’islam non ha un’autorità che definisce cosa è islam e cosa no. Se nel corano c’è scritto, per dire, di mangiare solo zucchine bollite, tu puoi decidere che quella cosa lì non ti piace e non la segui, un altro può decidere che invece gli piace, nessuno dei due “sbaglia”.

        “Mi sembra un ottimo modo per deresponsabilizzare colonialismo, neocolonialismo, razzismo e sfruttamento.” continuo però a non cogliere il nesso tra l’Occidente e il contenuto del Corano che, francamente, mi pare difficile da considerare particolarmente libertario.

        “le zone più a rischio di radicalizzazione sono appunto posti come le banlieu, e le fasce più a rischio sono quelle più povere.”
        vedi, se si trattasse come sostieni tu di una battaglia di classe, avresti attentati contro il potere autoritario statale (specialmente la polizia), vedi i riots di Londra nel 2011, ma l’IS non funziona così. L’IS mira a far sparire quella che loro stessi chiamano la “zona grigia”, per quello sparano al concerto o al ristorante e non fanno saltare in aria Hollande.

        “Chi si unisce all’IS riceve un grosso premio d’ingaggio, una paga notevole e la promessa di bottini di guerra.” no, il metodo di reclutamento dell’IS è molto più furbo.

      2. Per me non esiste proprio il concetto in termini assoluti di “interpretazione autentica” in qualsivoglia religione: l’ “interpretazione autentica” è quella di chi ha la forza di imporla. Questo io lo considero come dato di fatto, giusto o sbagliato che sia.

        Le interpretazioni “integriste” del Corano, quelle salafite e wahabite, nate in seno all’Islam Sunnita, ma che si discostano dalle sue tradizionali quattro scuole giuridiche, non sono quelle maggioritarie, e si discostano al punto che i sunniti “normali” sono per loro “eretici” come gli Sciiti, e hanno guadagnato terreno anche grazie ai predicatori d’odio che i wahabiti alleati di USA ed Europa, soprattutto dell’Arabia Saudita, hanno disseminato nel mondo, mentre le intelligence si giravano dall’altra parte. Il perché questi predicatori siano stati accettati dalle comunità è stato più che altro una questione di necessità, dato che le forze politiche razziste e xenofobe hanno ostacolato le fonti di autofinanziamento delle comunità islamiche, che hanno quindi dovuto ricorrere ai “generosi contributi” sauditi… con tutto quel che ne consegue. Ovviamente, questi “generosi contributi” si sono riversati senza alcun controllo anche su chi ostacolava i nemici di questi regimi, senza andare troppo per il sottile.

        Nel frattempo, in Medio Oriente, questi fondamentalisti vedono come nemici, oltre ai sunniti che non riconoscono la loro interpretazione del Corano, anche gli Sciiti (ovviamente) e i panarabisti socialisti di quanto resta del Partito Ba’th. Con l’eccezione dell’Egitto, quasi tornato a un laicismo nasseriano con Al-Sisi, i panarabisti sono visti con il fumo negli occhi dagli USA e dai suoi alleati, e in particolare gli USA, l’Arabia Saudita, il Qatar, ecc. hanno armato “cani e porci” per destabilizzare l’ultimo regime baathista rimasto, quello di Assad. Sembra quindi un affermazione azzardata sostenere che le guerre di rapina siano la causa di QUESTO terrorismo (per altri la situazione è diversa), visto che i ribelli che finiscono in Daesh arrivano spesso da gruppi armati dall’Occidente e dai suoi alleati e hanno in alcuni casi nemici comuni. La nascita dell’ISIS ha poi dato “speranza” e imbaldanzito i gruppi equivalenti in paesi come Nigeria, (ex) Sudan e Somalia.

        Ma da dove vengono i combattenti dell’ISIS, a eccezione dei ribelli anti-Assad già sul campo? In molti casi, come si è visto erano cittadini europei di “seconda generazione”. Ma è una semplificazione sostenere che sia stata la disperazione a spingerli: uno degli attentatori faceva l’autista di autobus, che non è proprio un lavoro da buttare via. Secondo me da un lato c’è il fallimento del modello “banlieu”, così come il fallimento del modello UK, entrambi tendenti in qualche modo a isolare (in un modo fisicamente, nell’altro culturalmente) le comunità di origine non europea, ma dall’altro il fatto che, in qualche modo, queste persone sono a metà strada tra due culture differenti: da un lato sembrano aver assorbito il nichilismo occidentale (senza il filtro del secolarismo tipico europeo) e dall’altro il senso di appartenenza all’Islam (privato della “pietà umana” comunitaria tipica delle comunità medio-orientali e nordafricane). In qualche modo sono diventati estranei tanto ai loro vicini quanto ai loro genitori.

        Come già riportato, lo scopo degli attentati dell’ISIS è quello di separare ancora di più le componenti islamiche dalle comunità europee, perché è in quella “terra di mezzo” che possono pescare a piene mani nuovi adepti, non certo in chi è troppo secolarizzato o in chi (immigrato di prima generazione) conosce fin troppo bene l’ipocrisia di chi predica “bene” e razzola con champagne, Ferrari e altri beni di lusso occidentali.

        Quindi non sono d’accordo sul sostenere che siano dei disperati che reagiscono all’invasione di loro paesi (visto che parliamo spesso di cittadini europei) e che “non è Islam” (altrimenti dovremmo dire che i terroristi riportati qui: http://mgpf.it/terrorismo-cristiano “non sono cristiani”, oppure usiamo due pesi e due misure?). Queste sono per me affermazioni discutibili, pericolose e facilmente confutabili.

        Concordo ovviamente sulla necessità di combattere islamofobia e xenofobia, ma considerando che “a destra” sono in molti a prendere Iran ed Hezbollah per modello (e non mi stupisce, almeno per questioni “estetiche”: http://www.invisible-dog.com/pictures/silent_war_1.jpg) si rischia di trovarsi nella situazione scomoda di avere avversari politici molto preparati. Non tutti sono beceri ignoranti come Salvini & C. e vale la pena esserne consapevoli.

        P.S. Scusa per la lunghezza!

    4. “dimenticando che si tratta di una religione”

      Questa mi piace. E’ una summa di quello che è la tolleranza “alla francese”, ovvero: noi siamo buoni, civili, laici ed aperti, ti accogliamo qualunque sia il colore della tua pelle o la forma dei tuoi occhi, ma… ti accogliamo in qualità di corpo umano, non di essere umano.
      Commentando il proprio Baudolino, Umberto Eco diceva di aver voluto rappresentare una società assolutamente indifferentista per quanto riguarda le differenze fisiche, ma profondamente intollerante verso le idee altrui. E’ così la società laica francese, dove fisicamente puoi essere come vuoi, ma devi essere intellettualmente livellato sulla base della cultura dominante, la Nostra Cultura.
      E’ una falsa tolleranza, ovviamente, odiosa perché ipocrita, perché ti vorrebbe incarcerare sulla base dei siti che leggi (lo ha proposto Sarkozy: un click sbagliato e vai in galera!), perché ti dice “ti accetto per come se, ma non per quello che pensi”, come se l’essere umano fosse solo un corpo e non anche una mente. Anzi, forse sarebbe meno detestabile ordinare ai neri di incipriarsi piuttosto che vietare alle persone di seguire la religione che preferiscono e di dire quello che pensano perché se no “la laicità è in pericolo”.
      Chi pensa così non è molto distante da chi è omofobo perché se no “la famiglia è in pericolo”.

      1. Io non sono affatto indifferente alle differenze fisiche, il colour-blindness che piace molto alla classe media liberal americana (e di riflesso a molti intellettuali dell’occidente) è il modo migliore per non vedere il razzismo. Sono anche molto attenta alle idee altrui.
        Vivo, lavoro e talvolta addirittura mi diverto con persone religiose. Ma pure coi fascisti eh. Ciò non mi impedisce di disprezzare religione e fascismo che, come dice il Duca nel Rigoletto, “per me pari sono”. Ho sfilato innumerevoli volte ai pride, qui in UK mi è capitato spesso e volentieri di farlo con persone gay/bi/trans/queer e religiose, di religione islamica in particolare. Non le capisco e mai le capirò e non mi risulta vi sia alcun obbligo di condividere se non abbracciare l’opinione altrui per poter convivere serenamente. Vivi e lascia vivere.
        Perciò no, non accetto l’accusa di razzismo. Anzi, ribadisco il mio diritto (che per me è anche dovere) di criticare la religione in quanto potere autoritario.

        Sul fatto che la Francia abbia fatto del laicismo un culto, be’ sfondi una porta aperta con me.

  3. Ti incollo qua una riflessione di ieri mattina
    In qualità di moglie di mussulmano vengo intervistata e messa più o meno velatamente sotto processo più volte al giorno, anche dalle persone meglio intenzionate. Riesco così a mettermi un po’ nei panni dei mussulmani, ininterrottamente richiesti di giustificarsi, schierarsi, allinearsi, integrarsi. Mio marito, con tutta la mia solidarietà, sta a casa ad impastare

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