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Femministe mettono alla gogna uno scienziato per una camicia

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Mi scrive Alberto che mi dice:

“Ultimamente ho seguito la storia del “cometaggio” della sonda Philae (sono laureato in Fisica, l’argomento mi sta particolarmente a cuore) e tra tutte le polemiche su costi, complotti ecc… ho trovato questo articolo che secondo me va a toccare gli argomenti di cui ti occupi. (…) In pratica Matt Taylor, l’uomo che si è occupato dell’atterraggio della sonda, si è presentato in un’intervista con una camicia creata da una sua amica artista in cui sono rappresentate donne in abiti provocanti riprese dall’immaginario dei fumetti. Da qui è nata la polemica: l’autrice dell’articolo sostiene che quella camicia sarebbe irrispettosa per tutte le donne e parte della cultura che ostacola le donne nella scienza, e Taylor si è scusato pubblicamente.”

Della faccenda hanno parlato in tant* e come al solito, giacché è stato beccato l’uomo da mettere alla gogna per tenere impegnate un po’ di donne fanatiche che via twitter e facebook lo hanno riempito di improperi, insulti, augurandogli tutto il peggio del peggio che c’è, è finita con una spinta al sapor di censura da parte di donne che mal sopportano che una loro simile sia rappresentata in abiti diversi da quelli di una suora. Io farei notare un paio di cose: è stata la sua amica, donna, a disegnare e immaginare quella camicia per raffigurare le figure di donne usate in alcuni fumetti. Se in quella camicia fosse stato scritto uno slogan femminista, tipo “se mi vesto così tu non hai il diritto di giudicarmi né di stuprarmi”, lui sarebbe stato giudicato un eroe.

Il fatto che si ritenga scontato mostrare un corpo femminile, senza pregiudizi né malafede, avendo superato l’epoca puritana in cui alla donna era concesso esclusivamente un abito lungo e uno scialle sulla schiena, invece diventa un pretesto che regala audience a tante testate che ne parleranno, milioni di chiacchiere sulla necessità d’esistenza delle femministe, ché se devono esistere per censurare il mondo e per censurare le stesse donne che si mostrano in quella veste, direi che fanno bene quelle che dicono che certi esempi di femminismo sarebbe bene fossero rimessi in discussione. Insomma: s’è ricreato lo stesso spettacolo ridicolo e lo stesso clima da panico morale, in stile emergenziale, che si ricrea anche qui ogni volta che una donna, per esempio, espone un culo, un bikini, qualunque cosa, senza cospargersi il capo di cenere e senza chiedere autorizzazione alla commissione delle sante madri benedette del femminismo autoritario.

A me quella camicia non fa né caldo e né freddo. Magari mi sembra un po’ pacchiana, così come può sembrarmi pacchiano il tatuaggio di una ballerina del ventre sul braccio di un carcerato (secondo lo stereotipo, of course) , ma il cattivo gusto non so quanto c’entri con il sessismo. Mi interesserebbe sapere che meriti ha quest’uomo a prescindere da tutto e, soprattutto, che valore ha la sua competenza rispetto ai miei bisogni reali.

Dopodiché un appunto, che faccio alle orde di antisessiste, per così dire, fanatiche, che sul web aspettano solo un qualunque caproespiatorio per scatenarsi e infliggere comportamenti al limite dello stalking: vi è chiaro che se un uomo indossa una camicia così non è uno stupratore, non è detto che sia un sessista che picchia brutalmente la moglie, ma è il caso, forse, di avere rispetto della sua vita privata, della sua immagine pubblica e del fatto che schedare un uomo per una camicia, o per una parola, è roba degna della santa inquisizione? Il medioevo è finito e gli amici che guardano il porno, tanto per dire, non sono nè sessisti né violenti con le donne.

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La vostra equazione è sbagliata e così non state facendo altro che inibire anche la libertà delle donne di mostrarsi come vogliono. Non state facendo altro che rappresentare le donne come vittime sempre e comunque (necrofile!), aizzando, ci scommetto, sentimenti, emotività e persone paternaliste che non vedono l’ora di rimettere i corpi femminili sotto tutela (sotto chiave) e sotto controllo e sorveglianza dei patriarchi. Così non fate altro che generare un clima di moralizzazione dei costumi che non ci giova affatto e che diventerà una sorta di preliminare per pieni orgasmi censorei, per inquietanti scenari inquisitori, per il nostro bene. Ma di queste cose vi ho parlato tante volte. Che ve lo dico a fare. Mi verrebbe da dare solidarietà a quest’uomo, in ginocchio sui ceci, obbligato a fornire pubbliche scuse e a mostrare pentimento prima di un perdono (forse) e di una espiazione a suon di metodo Ludovico, occhi bene aperti, sulle brutalità che altri uomini commettono sulle donne. Pensateci su e poi ditemi la vostra.

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17 pensieri su “Femministe mettono alla gogna uno scienziato per una camicia”

  1. La parte peggiore di questa storia è la reazione alla reazione: centinaia, forse migliaia di commenti, anche da parte di persone che in altre situazioni hanno dimostrato di saper pensare prima di scrivere, su quanto stupide siano le femministe, inutile il femminismo, etc.

  2. ma hai perfettamente ragione…punirei sicuramente il cattivo gusto, come quelli che mettono
    la camicia hawaiana o i calzini nei sandali, suvvia…ma che davvero? e cmq poi de gustibus no? secondo me sto alberto cercava rogna, così, a sensazione.

    1. Macché cercar rogna =P … Il fatto è che dopo un attacco del genere passa in automatico il messaggio “il femminismo ormai non ha senso, infatti porta avanti solo questo tipo di battaglie”. Questo, unito al fatto che chi fa parte del mondo scientifico spesso lo percepisce come un universo perfettamente meritocratico (nel senso in cui questo termine ha assunto nella mitologia liberista) porta alla rimozione del problema delle disparità di genere nella scienza. È una cosa che ho notato nelle discussioni che ho avuto in questi giorni con persone appartenenti al mondo scientifico e no, e in cui solitamente si partiva dalla considerazione (a mio parere giusta) che la reazione contro la camicia è un tantinello moralista e magari pure priva di senso, per arrivare ad affermare che i processi di selezione dei lavoratori della scienza sia completamente privo di qualunque sessismo (“da noi le donne sono trattate come gli uomini”, “se meno donne diventano ricercatore/professore non è certo per il sessismo” ecc…). Ecco, a me interessa che non si crei la figura della “femminista isterica” per liquidare la questione, che qualcun* la decostruisca perché si inizi a parlare dei dati che già abbiamo, ad esempio delle statistiche (agli scienziati le statistiche piacciono un sacco, farebbero un sacco di presa) che già ci dicono che nel mondo occidentale le donne hanno meno probabilità di far carriera e di veder riconosciuti i propri traguardi. Quindi segnalare la polemica a qualcuna che la decostruzione la fa ogni giorno mi sembrava cosa buona e giusta 😉

      1. Il fatto è che dopo un attacco del genere passa in automatico il messaggio “il femminismo ormai non ha senso, infatti porta avanti solo questo tipo di battaglie”

        In realtà solo una persona già antifemminista partirebbe con un preconcetto del genere, un po’ come un razzista troverebbe conferma delle sue teorie in qualsiasi reato commesso da una persona con origini non italiane.

        Quello che ho trovato più ridicolo di tutto l’accanimento contro il povero Matt è stato il fatto che chi ha dato (e ancora dà) visibilità a questa farsa lamentandosi di come questo mostro fosse la causa della misoginia nel mondo scientifico ha totalmente oscurato la presenza e l’apporto delle donne al progetto Rosetta.
        Tanto per citarne una, Kathrin Altwegg, madre del modulo orbitale ROSINA, che ha all’attivo ben 23 pubblicazioni riguardanti questa missione. Questo un suo discorso (in tedesco) di pochi giorni fa, che è stato totalmente ignorato dai giustizieri e dalle giustiziere della notte:

        1. Mica è vero: io mi sono sempre considerata femminista, e vedere questo scienziato in lacrime mi ha fatto venire dei sinceri dubbi. Come potremo, domani, difendere una ragazza in lacrime a causa di orrende critiche al suo modo di vestire? La risposta sarà qualcosa tipo: “voi femministe avete fatto piangere lo scienziato dell’ESA”.

  3. Mi trovi pienamente d’accordo. Perchè confondere il gusto personale nell’abbigliamento col sessismo! La trovo una posizione miope e squadrista!

  4. “Mi chiedo che meriti abbia quest’uomo”.
    Dr Matt Taylor, fisico dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), responsabile del progetto Rosetta, felicemente portato a termine, con l’atterraggio del lander Philae, staccatosi dalla sonda Rosetta, sulla cometa 67P/Churymunov-Gerasimenko (500 milioni di km dalla Terra): un evento epocale, per le prospettive di voli spaziali.
    E, per quanto riguarda Taylor, un Q.I. ben oltre la fascia di misurabilità certa.
    “Mi verrebbe da dare solidarietà a quest’uomo…”
    Abbandona ogni esitazione!

  5. Per me lui è un eroe di tutti i nerd, per questo si è messo quella camicia. Sono d’accordissimo con quanto scritto qui – of course- ma se vogliamo spiegare quella orrenda camicia (veramente un cazzotto in un occhio) non dobbiamo inventarci sessismi o altro. Del resto i miei amici di fisica si sono presentati alla laurea (avevano 110 di voto di partenza, quindi potevano permetterselo) travestiti da cavalieri Jedi! basta guardare Big Bang Theory… i fisici sono così: serissimi sulla fisica e cazzoni sul resto. Il dramma è quello che dice lagasnost. Ma vuoi vedere che oltre che nei consultori i preti hanno messo “obbiettori” tra le femministe?

  6. Ho messo da giorni la sua foto come mio avatar. Da appassionato (fallimentare) di fisica e come tutti i bambini della mia generazione che sognavano di fare gli astronauti, lui è quello che ce l’ha fatta.

    Peccato solo che sia stato troppo educato.

    1. Infatti l’unica nota stonata é che si sia giustificato, ma de che?????
      Tra l’altro quel covo di giornalista borghesi che é la ventisettesima ora ne ha scritto, hanno cercato di scrivere in maniera pseudo-equilibrata ( ma sotto sotto si sentiva lo sdegno, ma forse rendendosi conto che sarebbe stata una critica idiota) ma alla fine volilà la stoccata moralista ” a Fabila Giannotti non sarebbe potuto accadere”………..veramente da far cadere le braccia.
      a un commento la giornalista risponde che la Giannotti mai si metterebbe una camicia sessista, ma che vo’ di’?
      Nelle risposte della giornalista ai commenti c’é tutto un delirio sulla scienza al femminile partito perché il tipo si é messo questa camicia, secondo la Stefanelli le donne si vestirebbero meglio perché hanno piu” consapevolezza di ” cambiamenti e limiti da affrontare”.Come faccia questo volo pindarico legando una camicia, al limite di cattivo gusto, con il ruolo delle donne nella scienza lo sa solo lei, cioé le fisiche si vestono meglio dei fisici? Il mio compagno é fisico le delle sue (ottime) colleghe molte si vestono alle presentazioni come se andassero a fare la scalata del Monte Bianco, non é cattivo gusto anche quello per qualcuno? per me no, ognuno si veste come gli pare e come é piu’ a suo agio, ma di sicuro sono anche loro magari non consone a un abbigliamento richiesto per un incontro formale di lavoro. Cosa sono, meno consapevoli del ruolo delle donne nella scienza perché non vanno in giro con il tailleur della Giannotti??????? Alla ventisettesima ora parlano di tutto come se fosse il salotto della Lina Sotis………
      http://27esimaora.corriere.it/articolo/la-camicia-con-le-pin-up-dello-scienziatosessista-o-pessimo-gusto/#comments_list

  7. A me, francamente, non frega un cavolo della camicia in questione e manco l’avrei notata se non se ne fosse parlato tanto. Quello che invece mi fa paura (si, paura) è il “moralismo alle moraliste” che fa l’autrice e alcuni dei commentatori, senza rendersi conto di quanto suoni contraddittorio tutto ciò. Tra l’altro, nell’articolo, viene omesso un particolare importante, ossia che lo sdegno sia stato anche per via delle dichiarazioni dello stesso Taylor, che ha utilizzato frasi come “She was sexy but I never said she was easy”(parlando della missione). Per carità, io non griderei allo scandalo comunque ma, ad alcun* può essere parso un tantinello sessista (a parer mio semplicemente non molto professionale). Però, ripeto, me l’articolo e i vostri commenti fanno solo venire in mente che partite dal presupposto (falso) che non esista oggettificazione del corpo della donna (e questo non ha niente a che fare con quanto discinte o meno siano rappresentate) . Beh, voi sarete “anni avanti” a questi saranno argomenti da femministe isteriche, ma temo che, buona parte delle persone, non siano avanti come voi. Tra l’altro, cosa c’entra che la camicia sia stata disegnata da una donna? Non capisco che differenza avrebbe fatto se fosse stata disegnata da un uomo. Il fatto che la designer fosse donna dà una legittimazione in più? Questo non è sessismo??

    1. Il fatto che la stilista sia una donna può far pensare non che una donna non possa essere sessista, ma che quell’immaginario può essere condiviso e apprezzato da una donna, e che in casi come questo la suscettibilità personale va soppesata prima di farla diventare una questione politica (il confine dell’ambito morale: tutti siamo moralisti). Oltre al fatto che questo tipo di polemiche creano più che altro risentimento e non aiutano a discussioni centrate e divulgative. Poi certo, è bene non attaccarsi, ma ascoltarsi. Per cui si può anche arrivare alla conclusione che si può parlare di sessismo nel mondo della scienza, ma che quella camicia e la battuta di Taylor non siano d’ostacolo alla partecipazione femminile.

      1. esattamente. io volevo dire che non si può universalizzare la propria opinione sulle cose. quello che spiace a te può piacere a me e dunque tutta ‘sta indignazione in nome delle donne mi sembra fuori luogo. sessista è immaginare che tutte le donne debbano pensarla allo stesso modo in quanto donne. non siamo tutte uguali e se mi preferisci omologata e identica alle altre significa che neghi la mia differenza.

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