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Voglio camminare a fianco delle madri, delle puttane, delle donne grasse – di Virginie Despentes

AVT_Virginie-Despentes_2598E’ una intervista pubblicata su Liberation anche a proposito della pessima legge francese sulla prostituzione (alla quale è seguita analoga intenzione nel parlamento europeo) e delle sempre più pressanti posizioni neocolonialiste tra i femminismi. Tradotta da Agnes Nutter. Non condivido tutto quello che la Despentes dice ma eccovela. Buona lettura!

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“Voglio camminare a fianco delle madri, delle puttane, delle donne grasse”.

Di Cécile Daumas – 7 marzo 2014 (Libération.fr)

Intervista – Virginie Despentes si dispiace per la violenza delle opposizioni tra femministe:

Scrittrice, Virginie Despentes si è fatta notare nel 2006 grazie a un saggio femminista convincente, King Kong Girl. Difende le prostitute, le donne col velo, le lesbiche e le vecchie.

Perché essere contro la penalizzazione dei clienti (delle prostitute, N.d.T.) e contro la legge sul velo a scuola?

La penalizzazione dei clienti è utile al potere per controllare le immigrate clandestine. Non si tratta di proteggere le vittime della tratta, ma di opprimerle ancora di più. Il femminismo non dovrebbe essere strumentalizzato per permettere al governo di inasprire le politiche sull’immigrazione. Il colpo di stato delle banche nel 2008 ha precarizzato le donne, che sono i soggetti peggio accolti nel mercato del lavoro. Si potevano adottare misure diverse per inviare un segnale di solidarietà anziché dare addosso a chi sopravvive prostituendosi.

Ritornare sulla legge del velo a scuola sarebbe stato un vero provvedimento di sinistra… Perché, di nuovo, si tratta di strumentalizzare il femminismo per promuovere delle politiche di esclusione, che oggi non fanno altro che il gioco dell’estrema destra, incoraggiando le persone a dire “noi ritiriamo i nostri figli dalla scuola, perché non abbiamo più fiducia in quella scuola laica che ci ha chiuso le porte in faccia”. È molto francese dire alle popolazioni emigrate dalle vecchie colonie: siete proprio fortunati a esser qui, quindi chiudete la bocca. La calma e il silenzio non sono più una caratteristica di queste persone, e a sinistra se ne dovrebbe gioire. Invece, ci si inventa una scuola che dichiara che alcuni francesi non sono degni di essere istruiti.

È possibile l’unità nel femminismo?

Quando una decina di anni fa il corteo dell’8 marzo ha rifiutato per la prima volta che le donne velate partecipassero alla manifestazione, io facevo parte della schiera degli scioccati. Queste donne non sono bianche abbastanza da poter essere considerate come tali? Non sono una fanatica della manifestazione dell’8 marzo, ma se ci vado non è di certo per accertarmi una per una se le tipe sono tutte atee… ho voglia solo di sfilare accanto alle madri di famiglia, alle donne sposate, alle lesbiche, alle puttane, alle grasse, alle vecchie… Perché alla fine condividiamo un’identità: siamo le vittime “naturali”. Quando un uomo viene torturato e ucciso per il colore della sua pelle o per la sua religione, si dice “attenzione, disgrazia, attentato ai diritti umani, crimine politico!” quando ogni giorno vengono torturate e uccise delle donne in quanto donne, allora si dice “accipicchia, gli uomini, come sono cattivi”. Ma non è anche questo (un crimine) politico? Beh, no, questo è un fattore ormonale. E ben presto, il problema diventa che “stava facendo jogging da sola” o che “stava aspettando il bus da sola”. In parole povere, era fuori, era una donna e dentro di sé ci si deve ricordare che una donna non è al sicuro stando fuori.

Perché questi dissensi?

I problemi che dividono il femminismo creano dei separatismi ostili. Questa violenza è sorprendente per via del poco denaro da contendersi o per la mancanza di posti di potere. Allora perché siamo incapaci di avere degli scambi che potrebbero arricchirci? Personalmente il femminismo delle “brave mamme” non mi riguarda, ma mi interessa ascoltarlo. Non salto di gioia a ogni dichiarazione delle femministe musulmane, ma mi interessa ascoltarle. Ascoltare le une e le altre non mi impedisce di ricordarmi dove mi pongo io, per esempio a fianco di quelle che non hanno figli. Siamo ancora impantanate nei deliri del destino biologico. I soldi per le scuole sono stati dati alle banche, gli handicappati sono ancora senza strutture di accoglienza, non c’è lavoro, si faranno tagli ai danni dei più svantaggiati – ma fate figli altrimenti fallirete nel vostro destino biologico. Come dire: sprofondate ancora di più nella merda. Credo che si debba valorizzare la posizione delle donne che non sono interessate alla maternità. Ceausescu chiamava disertrici le romene che non avevano i cinque figli richiesti dalla patria. Dare risalto a queste posizioni non significa disprezzare le altre. Si può essere madri di una famiglia numerose ed essere felici del proprio modo di vivere, o quarantenni nullipare che non rimpiangono la propria scelta per nessun motivo. Ed è una cosa che non impedisce di essere solidali con le lotte per la PMA (procreazione medicalmente assistita) per tutte. Essere femministe, giustamente, potrebbe voler dire: possiamo smettere di definire cos’è la femminilità esclusivamente in base alla nostra personale posizione?

Il femminismo è antiquato o ancora liberatorio?

Internet ha cambiato tutto. Se una donna viene violentata e cerca informazioni su quello che le è accaduto, troverà decine di testi in materia. Vent’anni fa sarebbe stata completamente isolata. Se ti prostituisci, su internet puoi trovare le informazioni per essere una prostituta femminista – e anche questo era impensabile fino a qualche anno fa. Il sessismo nei videogiochi, la violenza domestica, la PMA, il porno: quale che sia l’argomento, lo trovi. Sui media mainstream, paradossalmente, il caso Strauss-Kahn è stato una notizia grandiosa per il femminismo: non si era mai parlato così tanto di sessismo in televisione prima, e ancor meno di stupro. Per la prima volta da anni in Francia si è dovuto convenire sul fatto che il sessismo non era relegato nelle periferie degradate. Si sono espresse, allora, donne del mondo politico, e note giornaliste: sì, mi sono trovata ad aver a che fare col sessismo. È venuto a galla, anche con sconcerto, che l’Assemblea Nazionale è un luogo di umiliazione quotidiana per le donne. Una presa di coscienza molto importante visto lo stato delle cose.

Ultima pubblicazione di Virginie Despentes: Apocalypse bebè (2010)

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