Antirazzismo, Autodeterminazione, Comunicazione, Contributi Critici, R-Esistenze

Razzismo super decomplessificato – Se la “moda islamica” mette a nudo il razzismo di Stato

H&M

di Faysal Riad (professore di francese e militante antirazzista)*

Con la dichiarazione di Laurence Rossignol, il razzismo repubblicano dei liberali francesi attualmente al potere ha raggiunto un livello straordinario, non nella sostanza ma nella forma: islamofobia + negrofobia completamente decomplessificate, totalmente accettate e espresse in un linguaggio osceno, dove il disprezzo, l’odio, l’ignoranza e la stupidità fanno a gara con l’ignominia e l’orrore. Intervistata su RMC la “ministra delle famiglie, dell’infanzia e dei diritti delle donne” Laurence Rossignol ha dichiarato che le case di moda che vendono degli “abiti islamici” (veli o foulard) sono “irresponsabili” perché “da un certo punto di vista incoraggiano la prigionia del corpo delle donne”. E quando il presentatore ha obiettato che alcune donne portano il foulard o il velo per scelta, la ministra ha avuto il coraggio di rispondere così: “c’erano anche dei negri americani che erano favorevoli allo schiavismo (…) Io credo che molte di queste donne siano delle militanti dell’islam politico”.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, R-Esistenze

L’ICRSE condanna la penalizzazione dei clienti dei/lle sex workers in Francia

logoLa legge francese che riduce le sex workers ad esche per acchiappare i clienti è stata duramente criticata dalle associazioni di sex workers, con manifestazioni in piazza e anche con comunicati che raggruppano associazioni di tutta Europa. Questo è il comunicato dell’ICRSE. Traduzione di Antonella. E’ consigliata la diffusione. Grazie.

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Il Comitato Internazionale per i Diritti dei/lle Sex Workers in Europa (ICRSE) condanna duramente il voto dell’Assemblea Nazionale Francese “contro il sistema prostituente”, il cui principale obiettivo è la penalizzazione dei clienti dei/lle sex workers.

Il 6 aprile 2015 la Francia ha visto infine la votazione sulla penalizzazione dei clienti a seguito di anni di dibattiti, consultazioni e proteste.

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Contributi Critici, Storie, Violenza

In Francia chiedono la grazia per Jacqueline Sauvage: uccise il marito violento!

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Elisabetta ha approfondito quanto c’era da sapere su un caso di cronaca del quale potete leggere in basso. Sua la premessa e sue le traduzioni. Buona lettura!

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Storia di Jacqueline Sauvage: raccolta di articoli

La vicenda di Jacqueline Sauvage è infine comparsa anche nella cronaca italiana qualche giorno fa. É una storia difficile da qualunque parte la si prenda. Dopo 47 anni di stupri e violenza su di lei e sui figli ha ucciso il marito ed è stata condannata a 10 anni di carcere. In seguito alla sua condanna in appello, le sue due figlie hanno lanciato una petizione per chiedere al presidente Hollande (in questo momento impegnato in ben altro) la grazia per la loro madre. La petizione, che ha già raggiunto circa 150.000 firme, è stata rilanciata da alcune femministe storiche (articolo “Chi ha il permesso di uccidere”) e circola corredata di tutto l’armamentario vittimistico (basta vedere la foto allegata al testo.) Un’altra associazione femminista critica il ricorso alla giustizia e organizza una colletta per renderle il carcere più vivibile (vedere l’articolo “Mensa per Jacqueline Sauvage”), che al momento raccoglie 14.460 euro. A parte un testo apparso su un blog anarco-femminista (vedere l’articolo “É stata una ribellione) è flagrante in queste mobilitazioni l’assenza di una critica alla cultura che ha prodotto una vicenda come questa. 

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze, Sessualità

#Francia: della bellezza dei/delle sex workers in lotta contro la penalizzazione dei clienti

Manifestazione dei/delle sexworkers francesi
Manifestazione dei/delle sexworkers francesi

In Francia è tutto punto e accapo. Prima volevano criminalizzare i clienti. Poi le sex workers. Poi gli annunci sul web, perché non si sa mai. Ora tornano con la criminalizzazione dei clienti, con volontà espresse da neofondamentaliste, abolizioniste e partiti di destra e sinistra, ché la sovradeterminazione non appartiene ad una sola categoria politica, sfidano la volontà di tantissim* sex workers che scendono in piazza a rivendicare la regolarizzazione e ad opporsi fermamente alla criminalizzazione dei clienti, ed eccoci ancora su questa giostra di oppressione, repressione e prepotenza messa su da chi vuole imporci un solo modello di sessualità. Si attende perciò il voto in Senato al quale è stata rinviata la proposta dopo le ultime modifiche.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

#Francia: votata legge che reprime e criminalizza le prostitute

Ricordate la vicenda della legge sulla prostituzione francese? Le abolizioniste peroravano la loro causa promuovendo un progetto di legge che penalizzava i clienti, oltre a immaginare un lavoro di polizia a sorveglianza delle attività prostitutive per incastrarli. Le prostitute sarebbero state acquisite come personale delatorio in dipendenza coatta delle polizie e le “femministe” sarebbero state felici di poter segnare un punto applicando il “modello nordico”, ossia quello svedese, inefficace e deleterio, a detta delle stesse sex workers.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

#Francia: in Senato di nuovo la proposta di legge abolizionista (della prostituzione)

sex workers take part in an anti-abolition demonstration takes part in a demo

In Francia ricomincia il ballo a cura di abolizionist*, conservatori, neofondamentalisti & co. che hanno l’ossessione di impedire il libero scambio sesso/denaro tra adulti consenzienti e consapevoli. Mi riferisco, ovviamente, all’ambigua maniera che gli/le abolizionist* hanno nel trattare la questione della prostituzione confondendo volutamente lo sfruttamento, da impedire e punire, e la prostituzione per scelta che andrebbe invece, così come richiesto dai/dalle sex workers, regolamentata. Già un progetto di legge in Francia era passato per le parti parlamentari, commissioni e senato, vedendo bocciate proprio le parti che ne avrebbero fatto una legge repressiva che intendeva censurare le prostitute, boicottarle e punire i clienti. Ricomincia la storia, e di nuovo pare che nelle prossime settimane se ne ridiscuterà.

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Antiautoritarismo, Contributi Critici, Violenza

#CharlieHebdo: Un messaggio dagli espropriati!

Turkey France Newspaper Attack

Condivido un articolo segnalato e tradotto da Alex, pubblicato pubblicato l’11 gennaio 2015. QUI il pezzo in lingua originale. Buona lettura!

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Di Chris Hedges

L’attacco terroristico in Francia, avvenuto nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo, non riguarda la libertà di espressione né il fondamentalismo islamico. Non rappresenta lo scontro fittizio tra civiltà. E’ invece foriero di un’emergente distopia, dove i miserabili della terra, privati dei mezzi per sopravvivere e della speranza, brutalmente controllati, sminuiti e ridicolizzati dai privilegiati, che vivono nello splendore e nell’indolenza dell’Occidente industrializzato, attaccano con furia distruttiva.
Siamo noi ad aver progettato la rabbia degli espropriati. Il male rapace dell’impero e del capitalismo globale ha x generato il male del terrorismo. E invece di comprendere le radici di quella rabbia, nel tentativo di alleviarla, abbiamo costruito sofisticati sistemi di sicurezza e sorveglianza, approvato leggi che consentono mirati assassinii e torture a danno dei deboli, ammassato moderni eserciti e macchine dell’industria della guerra per dominare il mondo con la forza. Questo non riguarda la giustizia. Non ha nulla a che fare con la guerra al terrore. Non riguarda la libertà, la democrazia o la libertà d’espressione. Riguarda invece la pazza corsa alla sopravvivenza dei privilegiati a spese dei poveri. E questo i poveri lo sanno.

Se trascorreste un po’ di tempo, come io ho fatto, in Gaza, Iraq, Yemen, Algeria, Egitto e Sudan, così come nelle deprimenti e segregate banlieues, progetti edilizi che circondano città francesi come Parigi e Lione, nei quali poveri immigrati nordafricani sono costretti, allora iniziereste a capire i fratelli Cherif Kouachi e Said Kouachi, uccisi venerdì in uno scontro a fuoco con la polizia francese. C’è pochissimo lavoro in queste sacche di squallore. Il razzismo è manifesto. La disperazione dilaga, specialmente tra gli uomini che sentono di non avere uno scopo. Le molestie agli immigrati, solitamente commesse dalla polizia durante i controlli di verifica dell’identità, sono quasi costanti. In un caso la polizia ha spinto un immigrato nordafricano, senza nessuna ragione apparente, giù da un vagone della metro parigina su cui viaggiava, per poi picchiarlo senza pietà sul binario. I musulmani francesi compongono tra il 60 e il 70 per cento della popolazione nelle carceri francesi. Come le sirene, droghe e alcol appaiono invitanti, per ridurre il dolore delle comunità musulmane povere.

I cinque milioni di nordafricani in Francia non sono considerati “francesi” dai francesi. E quando tornano ad Algeri, Tangeri o Tunisi, dove forse sono nati e brevemente hanno vissuto, vengono trattati come alieni reietti. Imprigionati tra due mondi, vagano senza meta, come hanno fatto i due fratelli, perdendosi in droga e microcriminalità.
Diventare un guerriero santo, un jihadista, un rappresentante di un ideale puro e assoluto è una conversione inebriante. E’ comune a un jihadista come lo fu per i membri delle Brigate Rosse o per i vecchi partiti fascisti e comunisti. Coloro che si convertono a qualunque ideale assoluto che promette di dare inizio a un’utopia, adottano una visione manichea della storia, colma di bizzarre teorie di cospirazione. Le forze di opposizione, perfino quelle innocue, sono caratterizzate da una celata malevolenza. I convertiti credono di vivere in un universo binario diviso tra bene e male, il puro e l’impuro. E come campioni dei buoni e dei puri, santificano il loro vittimismo e demonizzano i miscredenti. Credono di essere i prescelti per cambiare la storia. Abbracciano così una violenza ipermachista, vista come agente purificatore dai contaminati del mondo, incluse quelle persone che appartengono ad altri sistemi di credenze, razze e culture. Queste sono le ragioni per cui l’estrema destra francese che ruota intorno a Marine Le Pen, la leader del Fronte Nazionale Anti-Immigrati, ha tanto in comune con i jihadisti che Le Pen dice di voler annientare.

Quando affondi nella disperazione, quando vivi intrappolato a Gaza, la vasta prigione a cielo aperto di Israele, dormendo in 10 su un pavimento in un tugurio di cemento, camminando ogni giorno nelle strade infangate del tuo campo rifugiati per procurarti una bottiglia d’acqua, perché quella che scorre dal tuo rubinetto è tossica, mettendoti in fila presso un ufficio dell’ONU per ottenere un poco di cibo perché non c’è lavoro e la tua famiglia ha fame, subendo i periodici bombardamenti aerei di Israele che lasciano centinaia di morti, la tua religione è tutto ciò che ti rimane. La preghiera musulmana, celebrata cinque volte al giorno, è l’unica cosa che dà un senso di struttura e di significato, e , soprattutto, di autostima. E quando i privilegiati del mondo deridono l’unica cosa che ti dà dignità, reagisci con una furia incoerente. E quando tu e quasi tutti quelli che ti circondano si sentono impotenti nel reagire, questa furia è esasperata.

I fumetti del profeta del settimanale satirico parigino, Charlie Hebdo, sono offensivi e infantili. Nessuno di essi è divertente, ed espongono la grottesca doppia morale adottata quando si parla di musulmani. In Francia un negazionista dell’Olocausto o qualcuno che neghi l’esistenza del genocidio Armeno, può essere imprigionato per un anno e obbligato a pagare una multa di € 50’800. In Francia è un reato deridere l’Olocausto nel modo in cui Charlie Hebdo ha deriso l’Islam. Ai liceali francesi deve essere insegnato delle persecuzioni degli ebrei perpetrate dai nazisti, ma questi stessi studenti non leggono quasi niente nei loro libri di testo circa le diffuse atrocità francesi, incluso il bilancio delle vittime tra gli algerini, che alcune fonti fissano a più di un milione, durante la Guerra di Indipendenza Algerina contro la Francia coloniale. Le leggi francesi proibiscono di indossare pubblicamente il burqa, un abito coprente femminile che include una maglia che copre il viso, così come il niqab, un velo che ha una piccola apertura per gli occhi. Le donne che li indossano in pubblico posso essere arrestate, multate per un’equivalente di €170 e obbligate a prestare servizio alla comunità. La scorsa estate la Francia vietò le manifestazioni a supporto dei palestinesi, mentre Israele conduceva bombardamenti giornalieri che hanno causato la morte di centinaia di civili. Il messaggio diretto ai musulmani è chiaro: le vostre tradizioni, la vostra storia e sofferenza non importano. La vostra versione non sarà ascoltata. Joe Sacco ha avuto il coraggio di mostrare questo messaggio nelle tavole che ha disegnato per la testata The Guardian. E come Sacco ha osservato, se non siamo in grado di ascoltare, continueremo, all’infinito, a barattare terrorismo di stato con altro terrorismo.

“E’ una triste situazione quando per Libertà si intende quella di insultare, avvilire e deridere le idee più sacre delle persone”, mi scrisse lo studioso islamista Hamza Yusuf, americano, che vive in California. “In alcuni paesi latini le persone vengono assolte da accuse di omicidio, se la madre dell’imputato è stata calunniata dall’assassinato. L’ho visto in Spagna molti anni fa. Non è una giustificazione per un omicidio, ma spiega le cose in termini di onore, che non ha più significato nell’occidente. L’Irlanda è un paese occidentale che in parte mantiene ancora questo concetto, si parla delle leggi irlandesi sul duello che furono usate nel Kentucky, l’ultimo stato dell’unione a renderlo illegale. Una volta, nell’Occidente, il duello era molto importante, quando l’onore aveva un significato profondo nell’animo degli uomini. Ora non ci è permesso di sentirci offesi da nulla, se non per insulti razzisti, che per una persona profondamente religiosa hanno meno significato rispetto ad un attacco alla propria fede. I paesi musulmani sono ancora governati , come ben sapete, da codici di vergogna e onore. La religione è una cosa grossa. Ero amareggiato dai tweet e dai manifesti con su scritto “Je suis Charlie”, perché se di certo non ho compassione per quei folli fanatici [gli uomini armati che hanno invaso la redazione], non provo solidarietà per i derisori.”

Charlie Hebdo, nonostante il fatto che insista nel dire che ha sempre satireggiato su chiunque e su qualunque religione, ha licenziato una artista e scrittore nel 2008 per un articolo giudicato antisemita.
Poco dopo gli attacchi dell’11 settembre, mentre vivevo a Parigi e lavoravo come inviato per il New York Times, andai a La Cité des 4.000, un grigio progetto edile dove gli immigrati nordafricani vivevano in appartamenti con finestre murate. Le scale erano piene di rifiuti. Gli slogan disegnati nelle pareti con lo spray denunciavano il governo francese e lo definivano fascista. Membri delle tre maggiori bande vendevano cocaina e hashish nei parcheggi tra le carcasse di diverse automobili carbonizzate. Alcuni giovani uomini mi lanciarono pietre. Ripetevano “Fanculo gli Stati Uniti! Fanculo gli Stati Uniti! Fanculo gli Stati Uniti!” e “Osama Bin Laden! Osama Bin Laden! Osama Bin Laden!”. Vicino la porta di un’anziana signora ebrea qualcuno aveva verniciato la scritta “Morte agli ebrei.”, che lei poi ricoprì con vernice bianca.

Nelle banlieues Osama Bin Laden era un eroe. Quando la notizia dell’attacco dell’11/09 raggiunse La Cité des 4000- cosi chiamata perché al tempo della sua costruzione contava 4000 appartamenti residenziali pubblici- giovani uomini si riversarono fuori dai loro appartamenti per esultare e cantare in arabo “Dio è grande!”. In Francia si era disputata, un paio di settimane prima, la prima partita di calcio tra una squadra francese e algerina dalla Guerra di Indipendenza Algerina terminata nel 1962. I nordafricani gridarono e fischiarono durante l’inno nazionale francese. Ripetevano: “Bin Laden! Bin Laden! Bin Laden!”. Due ministri francesi, entrambe donne, furono bersagliate di bottiglie. Mentre la squadra francese si avvicinava alla vittoria i fan algerini, per fermare il gioco, invasero il campo.
“Vuoi che piangiamo gli americani quando bombardano e uccidono palestinesi e iracheni ogni giorno?” mi disse Mohaam Abak durante la mia visita a La Cité des 4000 nel 2001, seduto con due amici su una panchina. “Vogliamo più morti americani, così che possano incominciare a capire come ci si sente.”

“L’America ha dichiarato guerra ai musulmani molto tempo fa.” Disse Laala Teula, un immigrato algerino che lavorò per molti anni come meccanico delle ferrovie. “Questa è solo la reazione.”
E’ pericoloso ignorare questa rabbia. Ma è ancora più pericoloso rifiutare di esaminare e comprendere le sue origini. Non è nata dal Corano o dall’Islam. Deriva dalla disperazione di massa, da evidenti condizioni di povertà insieme alla violenza dell’impero occidentale, allo sfruttamento capitalista e all’arroganza. Mentre le risorse del mondo si riducono, soprattutto con le conseguenze del cambiamento climatico, il messaggio che inviamo agli sfortunati della terra è chiaro e inequivocabile: Noi abbiamo tutto e se tenterete di sottrarci qualcosa, noi vi uccideremo. Il messaggio che gli espropriati rimandano è altrettanto chiaro e inequivocabile. E’ stato consegnato a Parigi.

Leggi anche:

Rendere omaggio a #CharlieHebdo: boicotta la manifestazione dell’11 gennaio (per 10 ragioni)

#CharlieHebdo: davvero l’attacco c’entra con la “libertà di espressione”?

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Je ne suis pas Charlie (Io non sono Charlie)

Mi dispiace ma io non sono Charlie

#Francia: dopo l’attentato ecco l’isteria collettiva e la spinta islamofoba

Condannare il fanatismo altrove per giustificare quello di casa nostra

Antiautoritarismo, Comunicazione, Contributi Critici, R-Esistenze, Violenza

Rendere omaggio a #CharlieHebdo: boicotta la manifestazione dell’11 gennaio (per 10 ragioni)

Pezzo tradotto dal francese da Maghda. QUI la versione originale. Buona lettura.

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Primo, condanniamo senza riserve la barbarie di questo crimine indifendibile.

Secondo, onoriamo la memoria delle vittime e dei loro cari.
Vi chiedo perciò di boicottare la manifestazione dell’11 Gennaio per le vittime della tragedia di Charlie Hebdo. Per le seguenti ragioni:

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1- Per non essere complici di un’infame strumentalizzazione.
Merkel, Cameron, Renzi e Rajoy saranno presenti alla manifestazione. Manca solo Obama.
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Antiautoritarismo, Antifascismo, Antirazzismo, Autodeterminazione, Comunicazione, R-Esistenze

#CharlieHebdo: Io non mi dissocio da niente

Condivido questo post che mi sembra riassumere ancora una posizione critica. Buona lettura!

Di Karim Metref, educatore e blogger che vive a Torino, e ha scritto una lettera di risposta a un articolo di Igiaba Scego.

Cara Igiaba,

in questi giorni saremo messi sotto torchio e le prossime campagne elettorali saranno fatte sulla nostra schiena. Gli xenofobi di tutta Europa vanno in brodo di giuggiole per la gioia e anche gli establishment europei che non hanno risposte da dare per la crisi saranno contenti di resuscitare il vecchio spauracchio per far rientrare le pecore spaventate nel recinto.

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Antiautoritarismo, Antifascismo, Antirazzismo, Comunicazione, R-Esistenze

Je ne suis pas Charlie (Io non sono Charlie)

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E’ un articolo in spagnolo, con un punto di vista altro che non giustifica affatto quanto è successo e che non legittima alcuna censura. Mai. Provo una traduzione approssimativa. Il testo originale sta QUI. Buona lettura!

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Comincio chiarendo, prima di tutto, che ritengo un’atrocità l’attacco agli uffici della rivista satirica Charlie Hebdo a Parigi e non credo che in nessun caso sia giustificabile trasformare una sede giornalistica, con i professionisti che ci sono dentro, in un obiettivo militare. Lo stesso vale quando questa cosa si verifica in Colombia o in Palestina. Io non tollero alcun fondamentalismo, chiunque sia che lo pratichi: cristiani, ebrei, musulmani, francesizzati o meno, così come quelli che tendono a raggiungere il riconoscimento dato dalla repubblica cose se si trattasse di una dea.
Faccio questi chiarimenti, necessari, perché, vedo tanti guru dell’alta politica europea che dichiarano di vivere in una “democrazia esemplare” luogo di “grandi libertà”, anche se sappiamo come il grande fratello, in realtà, ci osservi tutti e che ogni cenno di dissenso viene punito in modo duro.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze, Violenza

#Francia: licenziano donna che non vuole essere “liberata” dal velo!

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[QUI traduzione e recensione della vignetta di Rosalarian]

Se io abitassi in Francia penso che a questo punto indosserei il velo, perché lo fanno apparire tanto trasgressivo, perché diventa una risposta agli autoritarismi di chi dice che per “salvarti” vuole vietarti le tue convinzioni, il tuo percorso, la tua scelta o quel che è. Non penso che tutte le donne che indossano il velo siano libere e lo stesso penso delle donne che quel velo non lo indossano. La libertà individuale si misura in altro modo e certo il mio grado di libertà non può prescriverlo la legge neppure se dice di farlo per il mio bene.

Però è vezzo francese o dei paesi neocolonialisti, anche un po’ autoritari e razzisti, se vogliamo, come succede nel nord europa,  quello di pretendere la consegna del corpo delle donne allo Stato paternalista che, con il plauso delle femministe, dice di volerlo tutelare. Io trovo che le leggi promosse dalla Francia contro chi porta il velo, esattamente come quella abolizionista che pone un grave stigma sulle prostitute, siano di un autoritarismo senza eguali. Condite di islamofobia, razzismo, e quella presunzione nord/occidentale che trovi in tutte quelle persone che immaginano tu sia liberata soltanto se vieni assimilata dalla loro cultura.

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A Parigi, le “femministe puttane” a margine del corteo principale dell’8 marzo

Una dei manifestanti che hanno preso parte al corteo delle “femministe puttane” che ha riunito prostitute e difensori delle donne col velo, parallelamente a quello tradizionale femminista dell’8 marzo, sabato 8 marzo 2014 a Parigi.
Una delle manifestanti che hanno preso parte al corteo delle “femministe puttane” che ha riunito prostitute e difensori delle donne col velo, parallelamente a quello tradizionale femminista dell’8 marzo, sabato 8 marzo 2014 a Parigi.

Dal blog Queer Notes di Agnes Nutter (seguitelo!):

Articolo originale su Libération. Traduzione mia.

Dell’AFP (Agence France Presse – agenzia di stampa francese, la nostra ansa, NdT) – 8 marzo 2014

Prostitute e difensori delle donne col velo fianco a fianco: un migliaio di persone che non si riconoscono più nel femminismo tradizionale hanno sfilato sabato a Parigi, al di fuori del corteo principale nella giornata internazionale dei diritti delle donne, ha riscontrato un giornalista dell’AFP.

Eterogeneo, ha radunato allo stesso tempo un gruppo di militanti pro-Palestinesi o dell’NPA (Nuovo Partito Anticapitalista, NdT) che dei difensori dei diritti di transessuali e prostitute, il corteo, perlopiù composto da giovani, ha preso slancio nel primo pomeriggio dal quartiere di Belleville, nella zona nord della capitale.

“Prostitute in pericolo”, “musulmane stigmatizzate”, “noi siamo delle femministe puttane” hanno scandito i manifestanti. “Voi non liberateci, ci pensiamo noi!”, si può leggere sui cartelloni.

“E’ violenza voler decidere al posto delle donne” che si vogliono prostituire o portare il velo, come hanno la capacità di fare le femministe tradizionali, ha dichiarato Marcia Bruner, una delle organizzatrici di questo raggruppamento battezzato “8 marzo per tutte”.

I manifestanti rimproverano al governo la penalizzazione dei clienti della prostituzione, il mantenimento dell’interdizione sulla PMA (procreazione medicalmente assistita, NdT) per le coppie dello stesso sesso, e si preoccupano per l’”infragilimento” del diritto all’aborto.

“Non ci riconosciamo più nel corteo istituzionale” e neppure nel movimento femminista delle Femen, poiché entrambi portano con sé degli “stereotipi razzisti e islamofobici”, “focalizzandosi” sul velo, ha spiegato Elsa Diaz, del collettivo delle donne di quartiere di Sien-Saint-Denis.

Malgrado la presenza di appena qualche donna con il velo nel corteo alternativo, “le sosteniamo nella loro volontà di portare o no il velo”.

“Il femminismo mainstream (maggioritario, NdR) pensa che tutte le donne che prendono delle decisioni che implicano il libero uso del proprio corpo, le lavoratrici del sesso per esempio, svalorizzino l’immagine della donna”, si è lamentata dal canto suo Elisa, una “escort” membro dello Strass, il sindacato delle prostitute. “Vogliamo gli stessi diritti di tutte le altre donne”.

 

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Voglio camminare a fianco delle madri, delle puttane, delle donne grasse – di Virginie Despentes

AVT_Virginie-Despentes_2598E’ una intervista pubblicata su Liberation anche a proposito della pessima legge francese sulla prostituzione (alla quale è seguita analoga intenzione nel parlamento europeo) e delle sempre più pressanti posizioni neocolonialiste tra i femminismi. Tradotta da Agnes Nutter. Non condivido tutto quello che la Despentes dice ma eccovela. Buona lettura!

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“Voglio camminare a fianco delle madri, delle puttane, delle donne grasse”.

Di Cécile Daumas – 7 marzo 2014 (Libération.fr)

Intervista – Virginie Despentes si dispiace per la violenza delle opposizioni tra femministe:

Scrittrice, Virginie Despentes si è fatta notare nel 2006 grazie a un saggio femminista convincente, King Kong Girl. Difende le prostitute, le donne col velo, le lesbiche e le vecchie.

Perché essere contro la penalizzazione dei clienti (delle prostitute, N.d.T.) e contro la legge sul velo a scuola?

La penalizzazione dei clienti è utile al potere per controllare le immigrate clandestine. Non si tratta di proteggere le vittime della tratta, ma di opprimerle ancora di più. Il femminismo non dovrebbe essere strumentalizzato per permettere al governo di inasprire le politiche sull’immigrazione. Il colpo di stato delle banche nel 2008 ha precarizzato le donne, che sono i soggetti peggio accolti nel mercato del lavoro. Si potevano adottare misure diverse per inviare un segnale di solidarietà anziché dare addosso a chi sopravvive prostituendosi.

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#Francia, video #antiviolenza e la condivisione acritica di contenuti reazionari

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Succede che tre giorni fa, più o meno, alcune di noi cominciano a mostrare insofferenza perché circola un video riproposto su siti e blog femministi, veicolato da pagine sedicenti femministe, e l’aria inquisitoria è talmente pregna di giudizi sanzionatori che spingono all’autocensura al punto che si fa attenzione a fare emergere una critica che pure è ovvia. Per chi ha fatto studi di genere o per chi si occupa da anni di questioni di genere e comunicazione non è possibile non vedere quali messaggi reazionari si nascondano dietro immagini, video, articoli, post che vorrebbero parlare di violenza sulle donne ma in realtà usano il tema per veicolare messaggi di altro tipo. Siamo in Francia, è il luogo neocolonialista per eccellenza, classista, razzista, moralista e autoritaria nella maniera di definire un presunto femminismo che usa le lotte delle donne vittimizzandole, sovradeterminando i soggetti, imponendo criminalizzazioni e stigmi, prima sul velo, poi sulla prostituzione, ed è così chiaro che il messaggio complessivo che ne viene fuori è discriminatorio che non dovrebbe neppure esserci il bisogno di spiegarlo.

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Copiose manciate di fumo negli occhi. Riflessioni sulla Francia e l’aborto

ManoGabbia_480Da Incroci de-Generi:

La notizia della recente riforma della normativa che in Francia regola l’aborto legale sta sollecitando in Italia entusiasmi un po’ troppo facili, a parere di chi scrive. Innanzitutto, l’aborto in Francia era già legale e permesso a tutte coloro che si trovassero in una situazione di sofferenza a causa del loro stato. Una clausola oltremodo vaga e facilmente aggirabile, che non sappiamo quanto  fosse di ostacolo concreto a coloro che volessero abortire, probabilmente non più di quanto lo sia l’obiezione di coscienza in Italia. Non mi risulta – ma forse è solo mia ignoranza – che in Francia, al di là delle recenti manifestazioni di solidarietà per le spagnole, ci fossero mobilitazioni per una riforma della legge sull’interruzione di gravidanza. Mi risulta però che le sex workers sono ancora in strada a protestare contro la recente legge abolizionista che le riguarda e a rivendicare il loro diritto all’autodeterminazione, inascoltate tanto dal governo francese quanto dalla ministra per i diritti della donne Najat Vallaud-Belkacem. All’improvviso, dopo una legge abolizionista, veniamo a conoscenza di questa riforma che molto semplicemente cancella una clausola e la sostituisce con un’altra: l’aborto sarà permesso a tutte le donne incinta che non vogliono portare a termine una gravidanza. Una modifica formale, dunque, che non sappiamo quanto inciderà sulla sostanza. Un po’ troppo poco per festeggiare la piena conquista della libertà di scelta, anche perché una conquista è frutto di una lotta e non di una disposizione calata, ex abrupto, dall’alto.

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