Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze, Violenza

#decretofemminicidi: se sei una #NoTav prendi le botte! (not in my name!)

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Il Decreto Legge approvato dal Consiglio dei Ministri con norme a contrasto della violenza sulle donne, così come lo vediamo pubblicizzato nei media [1] [2] [3] [4], ha un approccio paternalista e autoritario alla questione, non tiene conto delle proposte delle persone, delle stesse donne che da tanto si occupano del fenomeno e, sul piano della propaganda, impone un piano repressivo inefficace, brandisce aggravanti senza senso e spaccia per nuove alcune soluzioni che esistono già.

Non viene finanziato alcun Osservatorio, utile ad analizzare e definire il fenomeno prima di assumere qualunque decisione, è basato sull’impostazione già espressa dai Ministri Alfano e Cancellieri con l’aiuto della consulente Isabella Rauti per la Violenza di Genere, con l’accordo della vice ministro del Lavoro Dottoressa Guerra che ha già chiarito come le donne vanno tutelate in quanto “risorsa”.

Non stupisce perciò la proposta di aggravanti che colpirebbero uomini che fanno violenza su mogli, madri e ancor meno stupisce l’aggravante per chi userebbe violenza su una donna incinta. Quel che si vuole tutelare, evidentemente, non è la persona ma un ruolo di genere preciso. La lotta contro il femminicidio è dunque rivolta contro chi colpisce donne, madri e mogli, inficiandone la possibilità di essere “risorsa” per la propria peculiarità riproduttiva e il proprio ruolo di cura.

Il Decreto, da quel che si legge, nonostante la difficoltà a reperirne il testo integrale, non si esprime in relazione alla violenza di genere nel suo complesso, includendo gay, lesbiche, trans, migranti rinchiuse nei Cie e separa le vittime in sante e puttane, donne sterili e gravide, soggetti comunque deboli, infantili, incapaci di intendere e volere che incorrerebbero in richiami e sanzioni autoritarie nel caso in cui volessero ritirare una querela.

L’idea della “certezza della pena”, mutuata dalle politiche di destra, con proposta di delazione/segnalazione anonima per denunciare il violento, non ha niente a che fare con un piano preventivo che non interessa il governo. Non interessa investire nella cultura, nell’utilizzo delle reti territoriali esistenti, non interessa in assoluto mettere in discussione gli stessi inneschi culturali che producono discriminazione e violenza nei confronti delle donne. Anzi tali inneschi vengono decisamente riprodotti.

In più il Decreto passa da un argomento all’altro e, coerentemente con l’idea che è sulle forze dell’ordine che decidono di investire invece che su altro, da quel che leggiamo si occupa anche di rafforzare le misure repressive contro chi si oppone in Val Susa alla realizzazione della Tav. Si parla di messa in sicurezza dei cantieri che si traduce in una maggiore militarizzazione ed espropriazione di quel territorio. In più sono previste punizioni più severe per chi osa varcare i confini dell’area in cui è realizzato il cantiere.

Il governo ottiene così consenso su una misura repressiva con l’alibi di norme in difesa delle donne. La lotta contro la violenza sulle donne può essere realizzata legittimando autoritarismo e repressione? E’ possibile allearsi con chi autorizza le forze dell’ordine a manganellare ed arrestare gli/le attivist* #NoTav in nome della lotta contro la violenza sulle donne?

Questo governo si occupa così tanto delle donne che le usa per legittimare soluzioni repressive contro quelle che non restano a casa a fare da madri e mogli. Dunque se resti a casa a svolgere il tuo ruolo di cura forse qualcuno ti dedicherà due righe fingendo di tutelarti. Se invece vai in piazza a rivendicare diritti e a difendere la Val Susa sei cattiva e meriti di essere manganellata.

Sarebbe opportuno, adesso, che tutte le donne che hanno chiaro quello che sta succedendo in Italia sulla pelle delle donne, giacché viene strumentalizzato un tema importante per tante tra noi, si esprimessero e prendessero le distanze dalle posizioni del governo.

E’ questo il momento in cui tante e tanti dovremmo fare sentire la nostra voce perché innanzitutto chi decide di varare un decreto legge su un tema che ci riguarda dovrebbe consultarci e non pianificare strategie che servono solo a fare apparire forte, legittimo, un governo che non è riuscito a fare nulla di concreto per i cittadini e le cittadine che dice di rappresentare. Un governo che giudica prioritaria la costruzione di un’opera inutile e dispendiosa (la Tav Torino-Lione) alla realizzazione di piani concreti che parlino di diritto al reddito, alla casa, alla gratuità di servizi, che aiutino uomini, donne, tantissime persone sempre più piene di problemi economici.

Sono una donna vittima di violenza e non mi interessa l’approvazione di un decreto legge che sancisce un principio: se voglio strumenti di difesa devo innanzitutto legittimare i tutori che useranno i manganelli contro compagni, compagne e amiche che lottano in Val Susa.

Ci sono altre donne, uomini, persone, che hanno voglia di dire con me che tutto ciò non può avvenire in nostro nome?

Not in my name!

Grazie!

legittimarepressione

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11 pensieri su “#decretofemminicidi: se sei una #NoTav prendi le botte! (not in my name!)”

  1. IO! Intanto ci sono IO per quello che può contare. NOT IN MY NAME!
    Sono pienamente d’accordo con quello che stai dicendo; sono anni che stiamo scivolando in un sistema sempre più autoritario, abbiamo molte cose più in comune con le dittature che con le democrazie. E tutto si è sviluppato con il consenso della gente, fanno in modo che sia una tua richiesta come cittadino, oppure è una “dolorosa necessità”. Non ricordo chi; diceva che la differenza fra una dittatura e una democrazia, è sul controllo. Nella democrazia i governati controllano i governanti e nella dittatura i governanti controllano i governati. Non a caso nello stesso pacchetto ci sono nuove norme sulla microcriminalità. Da una parte si depenalizza il falso in bilancio, sull’illecito finanziamento ai partiti, sulla corruzione e concussione, dall’altra si inaspriscono i reati dei poveri. Chi fa il falso in bilancio non va a rubare all’anziano.
    Oppure di sceriffi, amministratori senza decoro, che con la scusa del decoro, (niente di più soggettivo) fanno le peggiori carognate come quelle a Forte Dei Marmi, che vogliono impedire agli immigrati di ripararsi all’ombra.. si sa i poveri devono essere sfruttati, lavorare per poco, essere sempre grati al padrone che li sfrutta, e non farsi vedere in giro, perché ai ricchi, piace la povertà ma non i poveri, è una questione di decoro.
    Poi volevo parlare anche del femminismo, di quello che hai detto nei post precedenti. Ma forse domani, oggi non ho più la testa….

  2. ma dico queste poche, ( purtroppo!..); donne che stanno al governo e che appoggiano queste oscenità un po’ di dignità in quanto donne non ce l’hanno?? non si sentono umiliate da queste leggi?? o forse non sono donne??

    1. Sono d’accordo con quanto scritto in questo post. Questo decreto rientra in un piano di politiche securitarie che criminalizzando tutto/i/e appaiano legittime agli occhi dell’opinione pubblica appoggiandosi ad un immaginario da emergenza umanitaria che si nutre di paternalismo di matrice cattolica.

    2. Io mi sento straumiliata! Questo decreto pone tutte le donne al livello di portatori di handicap, oltre a considerare qualsiasi uomo potenzialmente colpevole. Perché non lanciamo una raccolta di firme per questo obbrobrio? Si potrebbe lanciarla su change.org ,ad esempio, e presentarla facendo presente che anche gli uomini etero e bambini possono essere vittime.

  3. che poi, con quali mezzi le forze dell’ordine dovrebbero poter cogliere il colpevole in flagranza di reato se non hanno neanche la benzina per le pattuglie? perché non si investe in strumenti culturali come la formazione di personale specifico invece di ritrovarsi, al momento della denuncia, davanti a un maresciallo annoiato e svogliato che il massimo e doversi sentire rispondere cose del tipo ” ma è proprio sicura?quello è il padre dei suoi figli!” o peggio, doverci litigare e sentirsi rispondere “signorina, poi sarà il giudice a stabilire se è stalking, non lo deve dire lei!” a fronte di un elenco ben preciso catalogabile sotto il nome di ‘atti persecutori’. che rabbia.

    1. vedrai che il capitolo successivo è quello dei braccialetti elettronici che sono un bel business in cantiere per fare spendere un po’ di soldi pubblici in granaglie senza alcuna utilità.

  4. Nessun accenno ai finanziamenti ai centri anti violenza? Alla risoluzione dei problemi di disoccupazione femminile? Spesso le donne subiscono perché non hanno soldi. Non sanno dove andare e come mantenere i figli. SOLDI ALLE DONNE è l’unica vera soluzione.

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