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La resistenza in Turchia e i deliri di Se Non Ora Quando (Snoq)

Se Non Ora Quando delira: paragona Piazza Taksim al 13 febbraio 2011 come “segnali forti di cambiamento”. La prima è una lotta contro il fascismo e per difendere diritti elementari e libertà civili. La seconda è stata una sollevazione moralista contro le escort chiamate in piazza “zoccole”. Suvvia, per favore! Almeno la decenza di non dover fare auto-promozione/propaganda mentre altrove c’è gente che fa resistenza e muore per difendere i propri diritti. Resistenza di cui Se Non Ora Quando non sa niente. Quando è stata l’ultima volta che le Snoq sono andate a manifestare accanto alla gente che difende la valle contro la Tav?

Quello che succede in Turchia non è difesa di alberi e non c’entra niente con la difesa della dignità dei corpi e bla bla che sarebbe l’essenza del grande moto rivoluzionario di Se Non Ora Quando. Snoq non ha sollevato niente. Se scende in piazza domani piuttosto la polizia le fa un applauso e si aggrega perché Snoq i tutori li legittima al controllo dei corpi (in difesa della nostra dignità e bla bla of course). Dopodiché è veramente increscioso che Snoq non perda occasione per autopromuoversi come “prima di noi il nulla”.

Non siete voi la rivoluzione. Voi con il vostro rosa, le vostre campagne elettorali a sostegno del Pd e i vostri cori bipartisan e trasversali con le donne di destra tutte unite a difendere non si capisce cosa mentre ci tolgono diritti, violano libertà elementari e voi non sollevate un muscolo, anzi, forse solo un indignato sopracciglio, e non perché siete d’accordo, ogni volta che un manifestante NoTav viene picchiato, arrestato, ogni volta che una attivista, studentessa, precaria, disoccupata, va in piazza e viene manganellata mentre voi strizzate l’occhio a donne che firmano provvedimenti che ci tolgono il lavoro.

Quando vi vedremo in piazza con le maschere antigas a lottare per difendere territori e diritti della gente che viene repressa allora potrete dire di aver fatto qualcosa di rivoluzionario. Fino ad ora avete solo reso un servizio al Governo Letta/Alfano, alle Fornero, alle tante donne di destra e finta/sinistra che di resistenza antifascista e antiliberista in piazza non ne sanno niente.

Vabbè. Ma d’altro canto cosa aspettarsi da chi produce fumo mediatico di stabilizzazione di sistema per invisibilizzare istanze ben più radicali e fondamentali per le lotte in difesa dei diritti delle donne…

La resistenza turca non può essere normalizzata mentre voi fate il vostro marketing quotidiano. Ci siete riuscite con le lotte femministe che avete contribuito a rendere una volgare rappresentazione di istanze proto/fasciste ma di certo non potete sperare di riuscirci con quello che avviene in Turchia. Occupatevi piuttosto del fatto che a rappresentarci sulla violenza di genere al governo c’è la Rauti con la quale avete fatto insieme One Billion Rising. Occupatevi di questo. E diteci dove diamine sta la vostra resistenza e la vostra rivoluzione.

—>>>Questo è quello che succede anche in Italia. Prendete nota!

14 pensieri su “La resistenza in Turchia e i deliri di Se Non Ora Quando (Snoq)”

  1. Sono d’accordo sull’inopportunità del paragone con piazza Piazza Taksim ma non sono affatto d’accordo con l’analisi sulla manifestazione di SNOQ, sarà anche partita dalla questione delle escort, ma basta che vi riascoltate i discorsi delle organizzatrici per capire che in ballo c’è il ruolo della donna nella società italiana. Quando un presidente del consiglio suggerisce a una disoccupata di trovarsi un marito ricco, zittisce una parlamentare perché è troppo brutta per essere ascoltata, dichiara che non si può fare nulla contro la violenza sulle donne perché bisognerebbe mettere un militare accanto a tutte le belle ragazze… Insomma se la Rauti balla contro la violenza sulle donne a me sembra un grande, GRANDISSIMO risultato nella diffusione di una cultura condivisa. Saluti

    1. sai che c’è? che la demonizzazione di un uomo serve ad azzerare iniziative che lottano giusto contro la cultura espressa da tante persone (non da uno solo). e a me che rauti balli in piazza dopo essere stata al family day e aver firmato una proposta di legge per privatizzare i consultori in lazio non sembra un risultato proprio per niente. confermo quanto scritto. snoq normalizza le istanze femministe e le riduce a rappresentazioni proto/fasciste (ricordi le iniziative con le bandiere italiane a celebrare l’unità d’italia?). questo è quello che fa. non produce alcun cambiamento culturale. anzi.

      1. Il femminismo non deve essere per forza di un tipo solo, e non è perché siamo donne che dobbiamo per forza essere unite come si dice. Però a me la tematica della violenza sembra un chiavistello per accedere a spazi una volta impensabili e spostare alcuni paletti a favore dell’autodeterminazione femminile. Ovviamente posso sbagliarmi. Ma sul serio non capisco in che cosa SNOQ sarebbe protofascista. E’ perché c’è dentro Zanardo?

        1. io non ho parlato della zanardo.
          non è protofascista snoq. protofascista è la politica in direzione della quale ha orientato gli obiettivi. primo tra tutti l’annacquamento delle radicalità per far piacere il femminismo alle signore di destra che di femminismo non sanno niente a parte immaginare che si tratti di una cosa che serva a coprire le gambe alle veline in tv. trattare il tema della violenza sulle donne senza parlare di autodeterminazione, mettendo dentro gente che ha una idea bizzarra sulla legge 194, sul welfare, sull’autodeterminazione, in tema di lavoro. e potrei dirne altre…
          un risultato è questo

          https://abbattoimuri.wordpress.com/2013/06/02/di-violenza-sulle-donne-e-antiviolenza-istituzionale-che-normalizza-la-lotta-perche-nulla-cambi/

          o questo: https://abbattoimuri.wordpress.com/2013/06/15/corpi-di-stato-va-in-scena-il-salvataggio-coatto-delle-donne/

          1. “Insomma se la Rauti balla contro la violenza sulle donne a me sembra un grande, GRANDISSIMO risultato nella diffusione di una cultura condivisa.”
            Solo a te, credimi, solo a te…

  2. Fa piacere sapere che il femminismo italiano non è solamente l’ipocrisia moralista di Se non ora quando o il bigottismo di genere di qualcun altra, ma anche autentico slancio libertario volto alla costruzione di una società in cui le donne siano davvero più libere e non ingabbiate in nuovi stereotipi. Un sincero apprezzamento.

  3. Detto questo non capisco perche’ per essere femministe doc sia necessario appoggiare anche il movimento No Tav o simili..ho posizioni sfumate in merito e non intendo assolutamente entrare in polemica, pero’ non riesco a vedere il legame tra una questione ambientale e la condizione della donna in Italia

    1. se non ci riesci a vederlo il legame tra le due lotte (ma sono davvero due?) pazienza! sopravviveremo. 🙂
      e io non sto parlando di femminismi doc. non mi importa come vuoi definirti. io sto parlando di sostanza delle lotte.

      1. si’ sopravvivero’ anche io, e’ che nella sostanza mi sembrano lotte diverse e fondamentalmente irrelate tra di loro! la potesta’ sul proprio corpo ha poco a che vedere con la gestione del territorio, in un caso si parla di diritti individuali inviolabili e nel secondo di armonizzare esigenze locali e di sviluppo nazionale. Nel primo caso e’ sacrosanto affermare un limite invalicabile, il secondo(parlo di TAV) rientra banalmente nella sindrome Not In My Backyard.

  4. Credo che questa iniziativa SNOQ sia un modo per ‘normalizzare’ quanto avviene in Turchia; suona tipo “tranquilli, è la solita iniziativa per istituzioni ‘pulite’, non è qualcosa che vuole destabilizzare il sistema”.

    1. Non sono d’accordo con la tua analisi Igor.
      A me sembra che le bandiere turche e le immagini di Ataturk non siano affatto indice di lotte per “destabilizzare il sistema”, quanto per riappropriarsi di un modello dello stato laico distorto da un decennio di oscurantismo.

      1. Beh, da quello che si capisce dalle (poche) fonti obiettive, credo che le immagini di Ataturk vadano un po’ decontestualizzate… nel senso: è difficile coagulare tutto il risentimento contro il neoliberismo-islamista di Erdogan (notate che tutti si concentrano sul secondo elemento, ma anche il primo è oggetto di furiosa contestazione, non è un caso che la goccia che ha fatto traboccare il vaso sia la violazione di un’area verde) in un simbolo unico, e in certo senso Ataturk va bene per rappresentare questo malcontento al di là della sua precisa caratterizzazione storica.
        Ridurla a una contestazione ‘liberale’ – come fa lo SNOQ per la laicità non mi sembra corretto: in fondo la Tuchia è ammirata da tanti economisti per la sua crescita record (due volte e mezzo quella tedesca per intenderci), oltre a essere baluardo della NATO verso il medio oriente. Credo che la protesta incarni il lato oscuro di questa crescita e dei suoi paraventi islamisti: ed è per questo che la vedo molto anti-sistema. Ovviamente spero in più notizie per capire se ci ho preso o no in questa valutazione, ma alcuni segnali ci sono.

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