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Pratiche femministe: fuori i fascismi da casa mia!

Pratiche femministe:

La barbarie e il linciaggio non sono pratiche femministe. La gogna non lo è. La segnalazione seriale ad una autorità per la rimozione di un pensiero, una immagine, qualunque cosa, non lo è.

Lo è la resistenza, autogestita, la sovversione, la diffusione di controcultura e contropensieri, l’analisi critica, il subvertising, un riot, un qualunque esercizio di liberazione e riappropriazione di corpi, liberi da norme, regole esasperate, coercizioni, ruoli.

I femminismi non sono più femminismi. Ci sono femminismi rivoluzionari e poi ce n’è una versione, autoritaria, che è fascista, di un fascismo che abbiamo in casa nei metodi e nelle pratiche prima che negli appellativi usati per definire la singola identità politica delle persone.

I fascismi di casa mia non mi permettono di sovvertire un dogma, di parlare la mia lingua, me ne impongono una, la neolingua, ed è un continuo normalizzare, un continuo spostare a destra contenuti e significati, fino a produrre un cortocircuito culturale per cui io, femminista, divento perfino una nemica perché voglio continuare a sovvertire dopo aver individuato i revisionismi in atto.

Questa immagine [che le ragazze hanno inviato a FaS] rappresenta una azione fatta da compagne a Lerici per dire che “dei nostri corpi decidiamo noi” in risposta all’intervento etero-normativo tratto da un noto sito che non sto a citare e diffuso dal prete della Chiesa.

Le risposte a quel volantino sono state autoritarie. Qualcun@ si è rivolta alle autorità e le autorità hanno rimosso tutto e poi si è innescato un meccanismo tale per cui è partita la gogna mediatica e il linciaggio. Perché al pari di un qualunque fascismo inquisitorio se becchi uno che fa o dice una cosa non condivisibile lo prendi e lo mostri al mondo intero per fargli sputare addosso. Pornomostruosità per pornoindignazione, appunto.

Nel fare questa cosa alcune donne si sono ancora una volta appellate al diritto del rispetto per la dignità delle donne e questa richiesta viene pienamente accolta dalla Chiesa che con le femministe autoritarie ha in comune la visione di una angelicità del corpo femminile in forma medioevale. Vestito lo vogliono le une e vestito lo vogliono gli altri.

Le ragazze di Lerici non hanno atteso autorizzazione da alcuna autorità. Un Riot di riappropriazione dei significati, mostrando i corpi non in abiti succinti ma addirittura nudi, forti, per riaffermare il diritto alla autodeterminazione contro ogni autoritarismo che detta norme sulle maniere di utilizzo dei corpi di chiunque. La loro azione, tra le altre cose, restituisce alle donne il diritto a non considerarsi affatto angeli ma umane, nella loro corporeità autonoma, ribelle, sovversiva, non da tutelare, non bambine bisognose di protezione e di difesa della “dignità” di chissacché, ma indipendenti anche nella maniera di decidere le forme attraverso le quali difendersi disancorandosi dalla cultura dominante, normalizzante di quegli stessi femminismi che sembrano alleate ai maschilismi quando ci riconsegnano sempre e comunque tra le braccia di tutori che pensano soltanto a ricoprirci le cosce scoperte.

mammeetc

Poi c’è quest’altra azione fatta da donne che stanno ribellandosi ai licenziamenti Mediaset. Vedete come lo striscione sia perfettamente in linea con il pensiero delle Snoq? Vedete quanto ricalchi esattamente, anzi, sintetizzi il senso logico di tutta la propaganda a partire dalla manifestazione antiberlusconiana del 13 febbraio?

E’ drammaticamente chiaro nella sua sintesi. Valori dominanti di quello che oggi pretende di definirsi femminismo e si mischia a quelle come me e anzi vorrebbe addirittura dettare a me significati e norme (la dettatura avviene per mano di femministe autoritarie e bersaniani paternalisti difensori della vulva, nuovi patriarchi del terzo millennio) in cui per parlare di violenza sulle donne bisogna dire che le donne sono più buone, istintivamente votate alla cura, crocerossine di nascita, e gli uomini da “aiutare”, che per parlare di donne in generale bisogna caratterizzarne l’essenza materna, la riproduttività, la meravigliosità uterina. Noi siamo in quanto mamme perché sennò non esistiamo (e la maternità non si sposa con la mignottaggine ovviamente perché le mamme sono sante e alle mignotte non è dato avere figli). Questo è l’humus sostanziale con il quale il “mio” femminismo si scontra da tanto e che richiede una risposta ferma, precisa, che in più azioni simboliche e comunicative potete leggere qui, qui, qui. Perché a sdoganare microfascismi non siamo state noi, quelle come me, ma quelle altre, le autoritarie.

E poi ci leggi l’altro irrigidimento identitario che ultimamente ha contagiato anche le compagne perché col cazzo che la storia della divisione tra donne perbene e donne permale non ha inciso. Ha inciso eccome al punto che siamo tutte diventate professioniste del parlare di puttanaggine ma le puttane non le lasciamo parlare mai. Ed è per questo che io le cito sempre e che quando ne parlo mi riferisco alle loro rivendicazioni e non alle mie che quel mestiere, almeno per la parte che compone strutturalmente l’offerta di quel tipo di servizi, non lo faccio.

A dirvi quanto sia grave questo tempo basta il modo in cui vengono accolti questi due differenti messaggi politici. Il primo viene assunto nella sua sovversività ma come fastidioso, non utile, non femminista addirittura perché le stesse donne ti dicono che la difesa della dignità delle donne è a partire dal decoro che sei in grado di rispettare. Per te stessa, eh, mica per altro. Ti dicono di metterti un burqa sempre e solo per il tuo bene.

Il secondo messaggio invece viene accettato di buon grado e nessuno sembra avere qualcosa da dire perché e la mamma e la mignotta e figurati se non si è d’accordo su questi due assunti di vetero revisionismo autoritario legittimato e rilanciato con più glamour dalle Snoq?

Ecco: le tante donne e i tanti uomini che in questo momento si dicono interessati alle questioni di femmine e violenza eccetera sono tutti/e figli/e del secondo messaggio, aderiscono a quell’idea e a quella norma. Ed è quel raggruppamento di gente che pretende di riscrivere il femminismo facendolo diventare ancora etero-normativo, biologicamente riduzionista, totalmente incline a trovare simpatie in ogni istituzione normalizzante e tutoriale della società, inclusa la Chiesa, che sta prendendo il sopravvento.

Ecco perché in Italia, e lo ripeto, non si fa una Slut Walk. Però vedrete che da qui ad un anno una bella sfilata delle mamme sante AntiPadri/AntiPas sotto il Vaticano non ve la toglie nessuno. Tempo di essere uteri, gente, e chi vuole solo essere persona non esiste…

5 pensieri su “Pratiche femministe: fuori i fascismi da casa mia!”

  1. tra l’altro sembra che non esitano “mignotte” che sono anche madri e viceversa.
    Io credo che nessun modo di essere donna sia di per sè meno autentico d un altro..”tradizionale” o no che sia

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