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Snoq appoggia #DlFemminicidio? La rivolta interna contro Comencini & Co!

BXFfoX0IAAAi0iYTra i comitati di Se Non Ora Quando c’è un grande malumore. Non è passato molto tempo dal momento in cui scrivevo su Il Fatto Quotidiano di due posizioni differenti. Una divulgata dal sito nazionale di Snoq, coincidente a quella di parlamentari del Pd che hanno sollecitato e rivendicano l’approvazione del decreto #femminicidio e l’altra di ben 42 comitati che hanno espresso e continuano ad esprimere una posizione autonoma e diversa. Non è passato neppure molto tempo da che Angela Azzaro su Gli Altri scriveva delle grandi responsabilità politiche e culturali di Snoq a proposito dell’approvazione del decreto.

C’è malumore perché, come si evince con chiarezza dalle pagine di discussione facebook del comitato fiorentino e quelle di altri, numerosi, comitati di Snoq, quello che sembrerebbe mancare è un minimo di democrazia nel processo decisionale. Chi parla a nome di chi? Quando il gruppo di un solo comitato, che vale, da ciò che leggo, 15 persone, rilascia una intervista sul Corriere, utilizzando la pesante artiglieria mediatica di cui dispone, chi rappresenta? E può parlare a nome di tutta Snoq o in questo c’è una prevaricazione enorme e l’intenzione di invisibilizzare la posizione di tantissime che non la pensano allo stesso modo?

Il malumore è espresso anche su twitter dove militanti di comitati vari parlano di una assemblea richiesta dopo un tentativo di mediazione. Dovrebbero incontrarsi la prossima settimana e raccontarsi, forse, quel che c’è che non va. Perché io vi racconto tutto questo? Perché ritengo che le critiche a Snoq siano assolutamente condivisibili, sono la prima ad avanzarle senza sconti, ma come le stesse militanti dei tanti comitati mi hanno insegnato, ascoltando con pazienza e disponibilità le ragioni delle durissime critiche, loro stesse, per prime, non condividono molte delle posizioni espresse da questo nucleo nazionale che scippa il brand Snoq, invisibilizza le posizioni critiche, interne ed esterne, e usa, invece, il lavoro che dai comitati viene svolto per accreditare un nulla concreto in termini di attivismo nelle piazze e nei territori da parte di chi ha vasto pubblico sui media.

Quando nell’ambito dei femminismi si parla di unità bisogna dire con chiarezza che l’unità gestita in senso verticale, con processi decisionali non chiari e il continuo rinviare le discussioni, anche pubbliche, per fare passare un pensiero unico, quella, direi, non si chiama “unità” ma egemonia che sfrutta gli stessi strumenti di potere che utilizzerebbe qualunque macchina di propaganda di partito o di governo gestita in senso patriarcale.

E dunque si ripropone il punto. Alcune donne di uno dei comitati di Snoq, che fanno capo alla posizione già espressa dalla Comencini, dichiarano al Corriere della Sera la propria soddisfazione per il decreto che evidentemente piace soltanto a loro.

Non piace alle donne degli altri comitati. Non piace ai centri antiviolenza. Non piace ai tanti collettivi femministi. Non piace a nessuna di noi. Piace soltanto a questo comitato, alle donne del Pd/Pdl, distinguendo la posizione di un gruppo di parlamentari del Pd, Michela Marzano in testa, che hanno raccolto le obiezioni di chi ha perfino, con grande buon senso e spirito costruttivo, fornito proposte di emendamenti a modifica.

Ma queste poche donne di un solo comitato Snoq insistono nel voler propagandare l’efficacia di un decreto che sin dagli esordi, in realtà, mostra di non essere efficace affatto. Sposano una visione securitaria e paternalista e loro stesse sono paternaliste quando in fondo sembrerebbero affermare che solo loro sanno quel che è bene per tutte noi.

E non è forse questa una pratica patriarcale? Non è forse questa la maniera di imporci norme che abbiamo l’obbligo di gradire? La stessa maniera che viene usata da chi ha mille volte colonizzato le nostre vite? Dunque tutte noi, le tante donne che spiegano, ragionevolmente, i tantissimi motivi per cui questo decreto non va bene, siamo delle bambine da assistere della cui opinione non bisogna tenere conto? L’infantilizzazione, la prospettiva tutoriale, vittimizzante, in fondo delegittimante delle singole opinioni delle donne non parte giusto da questo tipo di atteggiamento?

Quel che dall’esterno io posso dire è che spero davvero che dopo la brutta parentesi culturale imposta da chi, tra le donne di Snoq, ha voluto usare cause, obiettivi e ragioni di lotta delle donne per orientare il voto o per imporre una visione unica del mondo (la loro!) si apra un nuovo capitolo della dialettica femminista in Italia.

Fuori dai denti, senza rimuovere il conflitto, perché, il fatto che tu sia donna, se non mi ascolti, se non rispetti la mia autodeterminazione, se mi prevarichi nelle mie decisioni, nella mia capacità di individuare soluzioni per me, il fatto, dunque, che tu biologicamente sia come me, ebbene, non ti rende migliore e sicuramente non sospende né il mio giudizio critico né la mia necessità di autorappresentarmi nonostante te.

Tifo rivolta, sono con le dissidenti di Snoq. Sperando riescano, finalmente, a raccontare un altro modo di fare politica. Un modo che sia, forse, evidentemente un po’ più nuovo di così.

—>>>Update: QUI la risposta di Snoq Factory che esprime totale disaccordo con la opinione di Snoq Libere di cui fa parte Comencini & Co.

6 pensieri su “Snoq appoggia #DlFemminicidio? La rivolta interna contro Comencini & Co!”

  1. Finalmente un pò di chiarezza !!! SNOQ non è composto solo da LIBERE O FACTORY. SNOQ è tanto altro, sono i tanti comitati che lavorano ogni giorno sui loro territori, un lavoro fatto con impegno, convinzione e competenza in territori a volte molto difficili,una testimonianza può darla il “mio” comitato SNOQ RC, un impegno spesso nell’ “invisibilità nazionale” di molti giornaliste/i e di molte testate che scelgono di mantenere la visibilità di alcune a discapito del lavoro politico di tante altre … “illustri sconosciute”

    1. Antonella, sono felice, nel mio piccolo, di essere riuscita a darvi voce. Altre già sanno come la penso. Non so se tutto quello che fate io lo condivido o meno ma quel che certamente condivido è il fatto che riteniate utile un confronto a partire da una posizione che non sia mai di subordinazione. Altrimenti non resta granché da dirsi, non ci si confronta e non si cresce. E’ la precondizione a qualunque tipo di altra pratica quella dell’orizzontalità e per quel che mi riguarda avete tutto il mio sostegno. 🙂

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