#19o #PortaPia All’assemblea parlano gli invisibili, quelli che vengono oscurati sempre, le cui rivendicazioni vengono cancellate, in un modo o nell’altro, da chi specula sulle nostre vite, da chi ha tutto l’interesse a cancellare volti ed emergenze mostrandoci i “mostri” mediaticamente gonfiati per legittimare la repressione, e dal governo che continua a realizzare una politica che massacra la povera gente per rifocillare le tasche di privilegiati. Parlano quelli che lottano, in tutti i territori, mentre raccontano le fatiche, quotidiane, di chi resiste agli sfratti, all’esproprio delle vite, dei respiri, perfino dei sogni.
E se i media non vedono tutto questo sono semplicemente idioti, perché neppure intuiscono quale sia una notizia. Quello che succede a Roma è stato retwittato e divulgato all’estero più che in Italia. E questa è aria di regime. E’ quello che è successo in Turchia. #OccupyPortaPia è come #OccupyGezi, salvo per quelli a cui le rivoluzioni piacciono solo se stanno in altri Paesi. L’assemblea rivendica il fatto che non vuole divisioni tra buoni e cattivi. Domani saranno davanti al tribunale a chiedere la libertà di chi è stato arrestato e martedì c’è l’incontro con ministro Lupi e sindaco sull’emergenza abitativa e sullo stop agli sfratti.
E poi ci sono i migranti che scrivono “scusate se non siamo annegati“. C’è la Bossi/Fini da cancellare. C’è la precarietà da risolvere. C’è il reddito da pretendere. Perché il governo non anestetizza, non può più farlo, perché la gente è vigile e non c’è nessuna rappresentanza parlamentare che possa rappresentare istanze, annacquandole, per difficoltà a unire i bisogni di tutte le precarietà, migranti compresi, o perché semplicemente sono troppo lontani dai reali bisogni della gente.
Il movimento esiste, come quello di Madrid, quello di altre nazioni, e racconta storie che abbiamo imparato a conoscere, nel tempo. Le prime pagine dei media definiscono solo un quadro raccapricciante. Definiscono se stessi. Nessuna libertà. Confermata la loro subordinazione a gruppi editoriali e parti politiche che sanno soltanto criminalizzare i movimenti, coloro i quali non portano voti, non sono ricattabili, non devono dire grazie a nessuno, che hanno una propria voce e si autorappresentano.
La gente autodeterminata che conquista la piazza e parla per se’, assumendosene i rischi e le conseguenze, in Italia per i media vale zero. Non è funzionale. Perché racconta l’Italia reale, quella della crisi che ci massacra l’esistenza, perché non si piega, orgogliosa, di fronte a nulla, perché non si presta neppure all’alibi della celebrazione di Stato dei martiri della crisi che giustificano ulteriori tagli e provvedimenti economici che fanno bene soltanto ai ricchi.
Nessun suicidio ma uomini, donne, tutti, insieme, che vanno a spiegare ragioni che nessuno vuole mai sentire. E a dimostrare che non sono argomenti di cui la stampa vuole parlare c’è tutto quello che leggete oggi, a parte qualche articolo di parti vicine al movimento, qualcuno che bilancia l’informazione e fa arrivare delle cose, dopodiché c’è il vuoto più totale.
E il vuoto è dei partiti, inclusa quella parte socialdemocratica che comunque ha simpatie neoliberiste, che intreccia e scioglie alleanze filo/governative, poi finge antagonismo che punta su temi di coscienza, ma alla resa dei conti eccoli a pronunciarsi facendo distinzione tra buoni e cattivi. Uniti ai fascisti nel dire che quella brutta gente della piazza, quelli che alla mattina aiutano le occupazioni di famiglie di migranti, che si beccano denunce e condanne per aiutare e aiutarsi a campare, quelli che non si rassegnano a darsi fuoco, ma inventano riappropriazione di spazi rubati dalla speculazione, mettono in circolo cultura, analisi politica indipendente, quelli lì stanno sulle palle a tutti.
Ieri, quella brutta gente, i movimenti, studenti, precari, migranti, notav, nomuos, i sindacati di base, espulsi dai tavoli della contrattazione dai sindacati filo/governativi che concertano con i potenti, quando c’è da smantellare stato sociale e cancellare diritti contrattuali dei lavoratori, hanno portato in piazza 80.000 persone. A sfidare il terrorismo psicologico operato dai media, gli stessi che raccontano costantemente che dei poveri bisogna aver paura. Ed è un movimento che rifiuta la logica delle leadership uniche, dove ciascun@ rappresenta se stess@ e tutti valgono qualcosa, dove l’antifascismo è un valore, dove le idee sono chiarissime e dove si parla di bisogni, desideri. E’ un movimento che, finalmente, parla di conflitto di classe.
Serve. Tutto questo serve. Serve perfino a quella parte radical chic che è povera e precaria e che può anche non dover contare su una occupazione di un alloggio sfitto per campare e non restare sotto i ponti ma sappiamo bene tutti che quel che vive è pessimo.
L’assemblea si dà appuntamento domani a piazzale Clodio per chiedere la liberazione delle persone arrestate. Martedì ore 18.00 appuntamento con sindaco e ministro alle infrastrutture, poi a Firenze (e altre città) e l’appuntamento a Roma è per la prima settimana di novembre (9/10). Si chiede una riforma del welfare. Reddito. Casa. Diritti.
Infine Eleonora, dalla piazza, dice contro il decreto sicurezza (#femminicidio): “Nessun pacchetto sicurezza travestito da decreto sul femminicidio sulla pelle delle donne. Non in nostro nome, non vogliamo tutela e sicurezza. Non in nostro nome. Non vogliamo sicurezza. Vogliamo riprenderci la nostra autodeterminazione.“.
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Remember: victim blaming politico/sociale